mercoledì 30 giugno 2021

Il Vangelo del Giovedì 1 Luglio 2021

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Preziosissimo Sangue di Gesù.

Prima lettura.

Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.

Dal libro della Gènesi (22, 1-19)

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!».

Rispose: «Eccomi!».

Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio

di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio

Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che

Dio gli aveva indicato.

Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.

Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo

andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi».

Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano

il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.

Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!».

Rispose: «Eccomi, figlio mio».

Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?».

Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!».

Proseguirono tutti e due insieme.

Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare,

collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna.

Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.

Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!».

Rispose: «Eccomi!».

L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente!

Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio.

Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede"; perciò oggi si dice: «Sul monte

il Signore si fa vedere».

L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro

per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato

tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa

la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare;

la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.

Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu

hai obbedito alla mia voce».

Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea

e Abramo abitò a Bersabea.

Parola di Dio.

Vangelo.

Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Dal Vangelo secondo Matteo (9,1-8) anno dispari.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.

Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto.

Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».

Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia».

Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore?

Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"?

Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare

i peccati: Àlzati-disse allora al paralitico-, prendi il tuo letto e va' a casa tua».

Ed egli si alzò e andò a casa sua.

Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva

dato un tale potere agli uomini.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il peccato esiste nonostante quello che si dice in giro.

Non è un’invenzione dei preti ma la consapevolezza che l’uomo, creato per essere un

capolavoro, spesso gioca male la sua libertà e si allontana dal suo progetto, accontentandosi.

Il peccato non è la trasgressione di una legge ma il fallimento di un obiettivo: quello

di diventare come Dio ci ha immaginato.

Le indicazioni che Dio ci ha donato nella Rivelazione ci permettono di vigilare sul

nostro percorso, di capire cosa è bene e cosa è male, di impegnarci con intelligenza

a perseguire il bene.

Il peccato è male perché ci fa del male, perché rovina ciò che siamo veramente.

Al tempo di Gesù si pensava, erroneamente, che la malattia fosse la punizione

divina per un peccato commesso.

Non è così, certo; ma il peccato può provocare una paralisi dell’anima profonda

quanto una paralisi del corpo.

Progressivamente, se non agiamo, perseverando nell’errore ci blocchiamo, disimpariamo

ad amare, ci paralizziamo nella fede e nella speranza.

In quel momento speriamo che qualche amico volenteroso ci prenda di peso e ci porti,

nella preghiera, al cospetto di Gesù per essere perdonati e poter correre nuovamente

sulle strade della fede!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

martedì 29 giugno 2021

Il Vangelo del Mercoledì 30 Giugno 2021

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

SS. primi martiri della Chiesa di Roma.

Prima lettura.

Il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco.

Dal libro della Gènesi (21,5.8-20)

Abramo aveva cento anni quando gli nacque il figlio Isacco.

Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando

Isacco fu svezzato.

Ma Sara vide che il figlio di Agar l’Egiziana, quello che lei aveva partorito ad

Abramo, scherzava con il figlio Isacco.

Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di

questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco».

La cosa sembrò un gran male agli occhi di Abramo a motivo di suo figlio.

Ma Dio disse ad Abramo: «Non sembri male ai tuoi occhi questo, riguardo

al fanciullo e alla tua schiava: ascolta la voce di Sara in tutto quello che ti dice,

perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe.

Ma io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava, perché è tua discendenza».

Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre d’acqua e li diede ad Agar,

caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via.

Ella se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea.

Tutta l’acqua dell’otre era venuta a mancare.

Allora depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza

di un tiro d’arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!».

Sedutasi di fronte, alzò la voce e pianse.

Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le

disse: «Che hai, Agar?

Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Àlzati,

prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione».

Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua.

Allora andò a riempire l’otre e diede da bere al fanciullo.

E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco.

Parola di Dio.

Vangelo.

Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

Dal Vangelo secondo Matteo (8,28-34) anno dispari.

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati,

uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno

poteva passare per quella strada.

Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio?

Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».

A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni

lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci».

Egli disse loro: «Andate!».

Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù

dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.

I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche

il fatto degli indemoniati.

Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di

allontanarsi dal loro territorio.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Al tempo di Gesù ciò che non si riusciva a spiegare veniva attribuito al demonio,

alle forze oscure.

Così malattie come l’epilessia o i comportamenti bipolari erano attribuiti alle

forze demoniache.

La guarigione degli indemoniati Gadareni ci offre l’occasione per riflettere sulla

presenza del male nella nostra vita.

Quando viviamo nei sepolcri, cioè con una visione mortifera della vita,

lasciamo prevalere le tenebre.

Quando ci lasciamo travolgere dalla furia e dalla violenza, lasciamo prevalere le tenebre.

Quando pensiamo che Dio sia un despota esigente che pretende dei servigi dai

proprio figli, lasciamo prevalere le tenebre.

Ma Gesù non si scoraggia e irrompe nella nostra vita, se gli andiamo incontro,

e trova una soluzione.

Il Maestro è Signore anche delle tenebre, nulla lo può sconfiggere, nessuno lo

può far indietreggiare.

Gli sta a cuore la salvezza dei poveracci che hanno visto la loro vita ridursi ad

una sopravvivenza bestiale.

E li salva.

Ben diversa, invece, la reazione dei concittadini dei due malcapitati che,

vista la moria dei maiali, pregano gentilmente Gesù di andarsene.

La fede e l’economia hanno sempre avuto qualche divergenza di vedute!

Perciò, non andiamo ad infognarci in pensieri strani, ma seguiamo il Signore

e la sua Parola, attraverso l’aiuto della preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

lunedì 28 giugno 2021

Il Vangelo del Martedì 29 Giugno 2021

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Santi Pietro e Paolo, apostoli.

Prima lettura.

Quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!

Dagli Atti degli Apostoli (3,1-10)

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa.

Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.

Erano quelli i giorni degli Àzzimi.

Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti

di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.

Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente

a Dio una preghiera per lui.

In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro,

piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti

alle porte le sentinelle custodivano il carcere.

Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.

Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!».

E le catene gli caddero dalle mani.

L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali».

E così fece. L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».

Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava

succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione.

Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta

di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro.

Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo

e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Dio mi scelse fin dal seno di mia madre.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (1,11-20)

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che

io lasci questa vita.

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto,

mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno

atteso con amore la sua manifestazione.

Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare

a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui

liberato dalla bocca del leone.

Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno;

a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio.

Vangelo.

Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,15-19) anno dispari.

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi

discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».

Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa

o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né

sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.

E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le

potenze degli inferi non prevarranno su di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà

legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La Chiesa celebra con solennità, oggi, Pietro e Paolo, le colonne.

Degli apostoli sono certamente stati i più significativi e i più importanti; per le loro

vicende, per la loro fede, per il loro comune destino.

È bellissimo il fatto che oggi la Chiesa celebri insieme due santi così diversi eppure

così simili nell’esperienza di fede.

Diversi per formazione; l’uno pescatore, l’altro intellettuale; diversi per provenienza;

l’uno nato e vissuto in Galilea, ai confini del mondo, l’altro nato all’estero, in una

grande città cosmopolita, Tarso, e cresciuto a Gerusalemme; diversi per esperienza

di fede; l’uno chiamato da Gesù, l’altro che ha conosciuto Gesù solo dopo la sua

resurrezione; diversi per capacità apostolica; l’uno più prudente, timido, riflessivo,

l’altro focoso e appassionato, grande predicatore.

Meglio; Luca ci racconta che Pietro e Paolo si sono anche presi a male parole quando

si è trattato di capire come sviluppare la nascente fede cristiana.

E molti, anche nella storia della Chiesa, li hanno contrapposti; Pietro il garante della

fede e Paolo il “padre” di tutte le eresie perché alle sue lettere si sono ispirati

i grandi scismatici.

Ma, e questo è ciò che amo della Chiesa!, pur così diversi Pietro e Paolo si sono

rispettati ed amati nel Signore, e hanno capito che ognuno aveva un ruolo specifico

da portare avanti.

Insieme, a Roma, hanno reso gloria al medesimo Cristo che li aveva conquistati.

Che bello!

Imitiamoli questi due Santi, aiutandoci con la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 27 giugno 2021

Il Vangelo del Lunedì 28 Giugno 2021

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

San Ireneo, vescovo e martire.

Prima lettura.

Davvero sterminerai il giusto con l’empio?

Dal libro della Gènesi (18,16-33)

Quegli uomini [ospiti di Abramo] si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma

dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli.

Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare,

mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno

benedette tutte le nazioni della terra?

Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui

a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore

compia per Abramo quanto gli ha promesso».

Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro

peccato è molto grave.

Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido

fino a me; lo voglio sapere!».

Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora

alla presenza del Signore.

Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio?

Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere?

E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?

Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come

l'empio; lontano da te!

Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».

Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città,

per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».

Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono

polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi

cinque distruggerai tutta la città?».

Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».

Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta».

Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».

Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta».

Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».

Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore: forse là se ne troveranno venti».

Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».

Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se

ne troveranno dieci».

Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò

alla sua abitazione.

Parola di Dio.

Vangelo.

Seguimi.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,18-22) anno dispari.

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all'altra riva.

Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada».

Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,

ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».

E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima

a seppellire mio padre».

Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Perché siamo discepoli?

In cosa siamo discepoli?

Chi vive in opposizione alla fede o alla Chiesa pensa che i cristiani fuggano la

realtà per costruirsi un piccolo e rassicurante mondo fatto di pensieri belli e santi.

E che la fede sia una specie di gigantesca anestesia dalla realtà, l’oppio dei popoli,

come diceva bene qualcuno.

Il Vangelo, invece, è molto esigente; chiede al discepolo di fuggire i luoghi comuni,

chiede consapevolezza di sé.

La fede non è un comodo rifugio, non è un “nido”, non è un castello che ci protegge

dal mondo malvagio; il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, osa camminare

sulle strade del mondo senza protezioni.

Così devono essere i suoi discepoli.

La fede non difende la tradizione a tutti i costi, non propone un modello sociale basato

sulla gerarchia, una sorta di Confucianesimo occidentale; Gesù osa chiedere al discepolo

di non partecipare al funerale del padre, non in segno di spregio o per mancanza di

rispetto, ma per indicare l’urgenza di una nuova missione e l’esistenza di nuovi

e più saldi rapporti di parentela.

Non è proprio come lo dipingono gli stereotipi il cristianesimo, ma persone pronte

a credere nella Parola del Signore, facendosi aiutare dalla preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 26 giugno 2021

Il Vangelo di Domenica 27 Giugno 2021

 

Della 13° Domenica del Tempo Ordinario.

San Cirillo d'Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa.

Prima lettura.

Per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.

Dal libro della Sapienza (1,13-15;2,23-24)

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi.

Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono

portatrici di salvezza, in esse non c'è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.

La giustizia infatti è immortale.

Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.

Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza

coloro che le appartengono.

Parola di Dio.

Seconda lettura.

La vostra abbondanza supplisca all'indigenza dei fratelli poveri.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (8,7.9.13-15)

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni

zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa.

Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto

povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza.

Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro

abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: "Colui

che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno".

Parola di Dio.

Vangelo.

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43) anno B.

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò

attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.

E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si

gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a

imporle le mani, perché sia salvata e viva".

Andò con lui.

Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto

per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi

piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò

il suo mantello.

Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata".

E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla

folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?".

I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te

e dici: "Chi mi ha toccato?"".

Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.

E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò

davanti e gli disse tutta la verità.

Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata.

Va' in pace e sii guarita dal tuo male".

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero

a dire: "Tua figlia è morta.

Perché disturbi ancora il Maestro?".

Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere,

soltanto abbi fede!".

E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni,

fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente

che piangeva e urlava forte.

Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete?

La bambina non è morta, ma dorme".

E lo deridevano.

Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli

che erano con lui ed entrò dove era la bambina.

Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla,

io ti dico: àlzati!".

E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni.

Essi furono presi da grande stupore.

E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di

darle da mangiare.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La figlia di Giairo ha dodici anni.

Da dodici anni l’emorroissa soffre di perdite di sangue.

Dodici è il numero che richiama Israele, la sposa, le dodici tribù che la compongono.

Marco ci dice che Israele si è spenta, esangue, senza vita, abbandonata dai suoi

pastori che pascono se stessi, e che Dio, in Cristo, le ridona vita.

Dodici è il numero della totalità, come i mesi dell’anno.

Marco oggi ci parla di due situazioni in cui descrive il massimo del dolore, la totalità della disperazione, l’apoteosi della tragedia, quando la barca viene travolta dalla tempesta.

La donna emorroissa non solo è ammalata e ha girato senza risultato da tutti i più

famosi medici del paese senza risultato; la sua condizione la rende impura, non

può toccare nessuno senza renderlo impuro.

Non ha vita affettiva, né rapporti sessuali, forse non ha famiglia né amicizie;

la sua condizione la rende sola.

Giairo è disperato; esiste un dolore più devastante della morte di un figlio?

La donna si avvicina timidamente, non vuol farsi notare.

Non osa chiedere nulla al Maestro, come potrebbe?

Tanti anni di solitudine l’hanno infine convinta di essere sbagliata, di essere

peccatrice, impura.

Le è proibito di toccare; trasmetterebbe la sua impurità.

Decide di osare, di trasgredire la legge; lo tocca.

Per incontrare Dio, a volte, bisogna superare gli schemi religiosi, bisogna

trasgredire le regole.

Lo sfiora appena, accarezza il mantello, certamente non se ne accorgerà.

Chi mi ha toccato?

La donna sbianca, gli apostoli si fermano nel tentativo di tenere a distanza la folla.

Non vedi Rabbì? Tutti ti toccano!

Ha ragione Gesù; in mille gli si sono fatti vicini, ma una sola lo ha toccato.

Ha toccato il cuore di questo Cristo di Dio, gli ha rubato la forza ed è guarita.

La malattia non è forse lo squilibrio della nostra armonia interiore?

Il Signore si lascia derubare, la sua forza dona guarigione e salvezza a questa

donna che si ritiene inadatta, incapace, condannata.

Gesù ci guarisce nel profondo, ci salva da ogni disarmonia.

Continua il suo cammino Gesù, gli apostoli lo guardano straniti.

Gesù guarda la donna con un lungo sguardo, come lo sguardo di Gesù che

sceglie i discepoli.

Gli altri, la folla, gli apostoli stessi non sanno.

Lui, il Rabbì, e la donna sì, sanno bene cosa è successo.

La spinge ad uscire dal suo nascondimento, la mostra agli altri.

La sua guarigione è pubblica, la sua purificazione compiuta, nessuno ora deve

tenerla lontana.

Come Israele, guarita nel profondo. Come noi.

Il discepolo è guarito dalla dissipazione interiore, in questo mondo che divora

ogni energia, che ruba il tempo e il senso della vita, che ci spinge alla solitudine

in mezzo alla folla.

La gente esce fuori dalla casa di Giairo urlando; la ragazza è morta.

Gesù insiste, entra, dice che dorme. E viene deriso.

Come? Viene deriso?

Che gente è che prima urla e un secondo dopo deride?

Che dolore finto è il loro se si prendono la briga di denigrare l’affermazione del Nazareno?

Che cattivo gusto hanno queste persone che passano dalla disperazione alla burla?

Ipocriti, finti, fasulli.

Dolore di facciata, malvagità a malapena repressa, bieca esteriorità.

Gesù invece sa.

Lui che piangerà davanti all’amico Lazzaro conosce, partecipa, si lascia coinvolgere.

Darà la vita per Lazzaro, per noi, per me.

Il nostro Dio non è indifferente, non finge di soffrire.

Qualche giorno fa Gesù diceva agli apostoli impauriti; non avete ancora fede?

E, oggi, all’emorroissa Gesù dice; va, la tua fede ti ha salvato e a Giairo; abbi fede.

Questa è la differenza sostanziale tra gli apostoli che pure toccano Gesù senza

risultati e la donna ammalata, questo il solco che si crea tra Giairo e i suoi parenti che

addirittura deridono il buonumore a parer loro farneticante di Gesù; la fede.

La fede placa le tempeste interiori, la fede ci guarisce dalle ferite interiori,

la fede ci risuscita.

Questa è la riflessione di Marco.

E la nostra, spero.

L’atteggiamento del cristiano di fronte alla morte è la fede.

La morte è e resta il più inquietane interrogativo del destino dell’uomo e, anche

sulla possibilità della reale bontà di Dio.

Se Dio è buono, perché la morte?

Gesù è venuto a darci una buona notizia anche sulla morte.

Come ci svela la splendida pagina della Sapienza, il nostro è un Dio amante della vita.

Noi crediamo di essere stati creati immortali, e di essere nelle mani di Dio.

Questa vita che viviamo, la viviamo proiettata nel futuro come una pienezza.

Il dolore del distacco, della morte, ci viene presentato da San Paolo come le necessarie

doglie di un parto che danno alla luce una nuova creatura.

Questo Dio tenerissimo che solleva la figlia di Giairo è colui che ha per noi un destino

di vita e di Risurrezione.

Basta? Non lo so, davvero.

Ai tanti Giairo cui muore la figlia non so se basta.

Elemosiniamo certezza e salvezza, la fede è solo una flebile fiamma per

attraversare il mare in tempesta.

Mi fido, amici, mi fido con tutta la mia disperazione, e ai fratelli che leggono

queste parole addito il Figlio di Dio che ci solleva dalla tenebra.

Infine consideriamo le tante morti interiori da cui dobbiamo risorgere; la fanciulla,

segno di autenticità, di purezza, spesso giace immobile nella nostra vita; troppe

le delusioni, le stanchezze, per essere ancora ottimisti.

Da quale morte interiore dobbiamo risorgere?

Solo, abbiamo fede, questo il Signore Gesù ci chiede per una nuova vita in Lui.

Il Rabbì oggi ci dice; Talità kum!

Si amici; alziamoci come quella fanciulla, anche se la nostra anima è morta,

il Signore Gesù, la prenderà fra le sue mani e la farà rivivere.

Santa Domenica della vera fede nel Signore, Fausto.