venerdì 5 gennaio 2024

Il Vangelo del Sabato 6 Gennaio 2024

 

Epifania del Signore. 

Prima lettura.

La gloria del Signore brilla sopra di te.

Dal libro del profeta Isaìa (60,1-6)

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la

tua luce, la gloria del Signore brilla

sopra di te.

Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,

nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te

risplende il Signore, la sua gloria

appare su di te.

Cammineranno le genti alla tua luce, i re

allo splendore del tuo sorgere.

Alza gli occhi intorno e guarda: tutti

costoro si sono radunati, vengono a te.

I tuoi figli vengono da lontano, le tue

figlie sono portate in braccio.

Allora guarderai e sarai raggiante,

palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,

perché l'abbondanza del mare si riverserà

su di te, verrà a te la ricchezza delle genti.

Uno stuolo di cammelli ti invaderà,

dromedari di Màdian e di Efa, tutti

verranno da Saba, portando oro e incenso

e proclamando le glorie del Signore.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 71 (72)

Ripetiamo. Ti adoreranno, Signore,

tutti i popoli della terra.

 

O Dio, affida al re il tuo diritto,

al figlio di re la tua giustizia; egli

giudichi il tuo popolo secondo giustizia

e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

 

Nei suoi giorni fiorisca il giusto

e abbondi la pace,

finché non si spenga la luna.

E dòmini da mare a mare,

dal fiume sino ai confini della terra. R.

 

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,

i re di Saba e di Seba offrano doni.

Tutti i re si prostrino a lui,

lo servano tutte le genti. R.

 

Perché egli libererà il misero che invoca

e il povero che non trova aiuto.

Abbia pietà del debole e del misero

e salvi la vita dei miseri. R.

 

Seconda Lettura

Ora è stato rivelato che tutte le genti

sono chiamate, in Cristo Gesù,

a condividere la stessa eredità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

agli Efesìni (3,2-3a.5-6)

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare

del ministero della grazia di Dio, a me

affidato a vostro favore: per rivelazione

mi è stato fatto conoscere il mistero.

Esso non è stato manifestato agli uomini

delle precedenti generazioni come ora è

stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti

per mezzo dello Spirito: che le genti sono

chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la

stessa eredità, a formare lo stesso corpo e

ad essere partecipi della stessa promessa

per mezzo del Vangelo.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Abbiamo visto la sua stella in

Oriente e siamo venuti per

adorare il Signore. (Cf. Mt 2,2)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.

Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12) anno pari.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al

tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi

vennero da oriente a Gerusalemme e

dicevano: «Dov'è colui che è nato,

il re dei Giudei?

Abbiamo visto spuntare la sua stella e

siamo venuti ad adorarlo».

All'udire questo, il re Erode restò

turbato e con lui tutta Gerusalemme.

Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli

scribi del popolo, si informava da loro

sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.

Gli risposero: «A Betlemme di Giudea,

perché così è scritto per mezzo del

profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l'ultima delle città

principali di Giuda: da te infatti uscirà

un capo che sarà il pastore del mio

popolo, Israele"».

Allora Erode, chiamati segretamente i

Magi, si fece dire da loro con esattezza

il tempo in cui era apparsa la stella e li

inviò a Betlemme dicendo: «Andate e

informatevi accuratamente sul bambino

e, quando l'avrete trovato, fatemelo

sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono.

Ed ecco, la stella, che avevano visto

spuntare, li precedeva, finché giunse

e si fermò sopra il luogo dove si

trovava il bambino.

Al vedere la stella, provarono una

gioia grandissima.

Entrati nella casa, videro il bambino

con Maria sua madre, si prostrarono

e lo adorarono.

Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono

in dono oro, incenso e mirra.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode,

per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il Natale vero volge al termine.

Stanchi di subire una festa scippata al

cristianesimo, di festeggiare un

compleanno senza festeggiato, abbiamo

cercato nello sguardo del neonato di

Betlemme il volto di Dio.

E lo abbiamo trovato.

Il vero volto di Dio è il volto di un neonato

con gli occhi socchiusi che cerca avidamente

l’acerbo seno della madre adolescente.

Ecco, questo è Dio; accetta di spogliarsi

della sua divinità per poter comunicare

con noi, per dirci quanto ci ama, per dire

che ha bisogno di ciascuno di noi.

Festa sconcertante, il Natale, che ribalta

i luoghi comuni, anche quelli consolidati

di noi cattolici di lungo corso.

Una Vergine partorisce, un giovanotto

semplice e generoso deve rinunciare ai

suoi sogni per accudire ad una sposa e a

un figlio non suoi, Dio nasce viandante,

accolto in una grotta, solo dei personaggi

ambigui, i pastori, si accorgono della sua

nascita, due anziani devoti, Simeone e

Anna, riconoscono nel Tempio la luce

delle nazioni e, infine, sono gli atei i primi

a riconoscere in quel bambino l’Assoluto.

Epifania; manifestazione.

La festa di Dio che si manifesta a tutti i

popoli, che spezza il vincolo con il popolo

di Israele per allargarlo a tutte le nazioni.

Una festa straordinaria, seconda solo alla

Pasqua e alla Pentecoste; oggi nelle Chiese

sorelle ortodosse si festeggia il Natale.

Festa-ettepareva!-brutalmente paganizzata

con l’intrusa vecchietta, la befana, che

poco ha a che vedere con la splendida

pagina che abbiamo letto.

Tra tutte le pagine del Vangelo, sicuramente

quella che più assomiglia ad una pia

favoletta è proprio questa; la stella,

i magi, i doni, i ricordi dell’infanzia

e del presepe ci emozionano, ma

niente di più.

Al contrario, la storia ci aiuta a capire

meglio la portata di questo racconto che,

certamente, ha in Matteo un intento

teologico (i pagani riconoscono il Messia

di Israele!) ma con solidi appigli storici.

I Magi non erano né tre né re, come recita

il proverbio popolare; il nome ‘magi’ è

vago, e richiama delle persone facoltose

(possono assentarsi da casa per lungo

tempo) dedite alla scienza degli astri,

curiosi di verificare le loro supposizioni.

Niente a che vedere con i nostri oroscopi,

per carità!, piuttosto la consapevolezza

che ad eventi astrali corrispondono eventi

terreni, ad esempio la nascita di un re.

Non stupisce, allora, che questi curiosi

e insaziabili personaggi si muovano a

cercare il re alla corte di Erode e che,

sviati, finiscano col trovare un bambino

e sua madre.

Lo stravolgimento del Natale continua;

Gesù viene riconosciuto da pagani che

con tenacia cercano la verità e viene

ignorato dal popolo della Promessa, è il

rischio che anche le nostre comunità

cristiane corrono, quello di vedere dei

non credenti incontrare Dio, e noi di

restare a guardare.

I Magi sono l’immagine dell’uomo che cerca,

che indaga, che si muove e segue la stella.

La scienza e la fede non si oppongono,

cercando un senso alla loro ricerca

intellettuale, i Magi si trovano di fronte

all’assoluto di Dio, tanto più sconcertante

quanto inatteso.

Non come Erode e i sacerdoti del Tempio

che, pur ‘sapendo’, restano ai loro posti.

Per riconoscere Gesù occorre smuoversi,

indagare, seguire, lasciarsi provocare,

cercare.

Dio si lascia trovare, certo; ma da chi lo

desidera, non da chi lo ignora.

La fede non è solo ‘sapere’ (i dottori

della legge conoscono la profezia di

Michea!) ma smuoversi, no.

Gerusalemme e Betlemme distano

qualche chilometro; dai palazzi del potere

religioso e politico, nessuno si prende la

briga di andare a verificare.

I Magi sono l’immagine di tutti quegli

uomini che, spinti dal desiderio e dalla

sete della verità, hanno finito con

l’incontrare un ‘segno’, la stella, della

presenza di Dio, una testimonianza,

un avvenimento, una parola di un cristiano

e, seguendolo, hanno scoperto il volto di Dio.

Seduti alla poltrona delle proprie incrollabili

supposizioni finiremo col lasciare la fede

dietro di noi, col ‘conoscere’ il luogo dove

Gesù è nato, come i sacerdoti del Tempio,

ma non piegheremo mai le ginocchia,

esterrefatti, davanti al prodigio di un

Bambino che è Dio.

I Magi questo salto lo fanno, questo

capitombolo della fede lo compiono. 

Offrono oro incenso e mirra.

Oro, dono destinato ai re, incenso, resina

odorosa destinata a Dio e; mirra? 

Regalo di pessimo gusto, amici; la mirra

è unguento usato per imbalsamare i cadaveri,

regalo poco opportuno, non trovate?

Nel Bambino i Magi riconoscono il Re,

il Dio, il Crocifisso.

Non suscita tenerezza questo Bambino,

ma conversione e contraddizione.

Così diverso dall’idea di Dio che ci siamo

fatti, come Erode questo Bambino suscita

violenza, un Dio così è da eliminare.

Narra una leggenda che ci fosse un

quarto re, che portava in dono la pace.

Gesù Bambino, pare, rimase molto

deluso per quest’assenza.

Da allora il dono della pace è quello

che Dio desidera con maggiore forza

dagli uomini.

Pare che il quarto re si attardò lungo la

via, fermandosi da persone bisognose,

ammalate, a portare la pace.

Forse anche a voi è successo di incontrarlo.

E noi, alla fine di questo tempo di Natale,

con cosa arriviamo alla grotta?

Quali doni, se pur poveri, siamo

disposti a offrirgli?

Che il Signore ci conceda, almeno un

poco, di contemplare il suo volto di

tenerezza per poter piegare anche noi le

ginocchia davanti al vero volto di Dio.

santa Epifania, a tutti voi, amici, Fausto.