mercoledì 12 agosto 2020

Il Vangelo del Giovedì 13 Agosto 2020


Della 19° settimana del Tempo Ordinario.
San Ponziano, papa e Ippolito, sacerdote, martiri.
Prima lettura dal libro del profeta Ezechiele (12,1-12).
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, tu abiti in mezzo
a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi
per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.
Tu, figlio dell'uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro
occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove
stai verso un altro luogo.
Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli.
Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio, come fosse
il bagaglio di un esule.
Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati.
Fa' alla loro presenza un'apertura nel muro ed esci di lì.
Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell'oscurità.
Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto
di te un simbolo per gli Israeliti».
Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come
quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani.
Uscii nell'oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle.
Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, non ti ha
chiesto la casa d'Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo?
Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Questo messaggio è per il principe
di Gerusalemme e per tutta la casa d'Israele che vi abita.
Tu dirai: Io sono un simbolo per voi.
Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù.
Il principe che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell'oscurità,
e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso,
per non vedere con gli occhi il paese».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-19,1) anno pari.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio
fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?
Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi.
Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che
gli doveva diecimila talenti.
Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse
venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con
me e ti restituirò ogni cosa".
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!".
Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con
me e ti restituirò".
Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse
pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono
a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?".
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse
restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della
Giudea, al di là del Giordano.
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Siamo chiamati a perdonare come Dio perdona, siamo chiamati a perdonare
perché noi per primi siamo stati perdonati.
Non perdoniamo perché siamo migliori, né perdoniamo perché l’altro cambi
in conseguenza ai nostro perdono.
Perdoniamo perché l’odio uccide noi che lo proviamo, non la persona verso
cui lo indirizziamo!
Perdoniamo per imitare il Padre, perdoniamo perché siamo tutti debitori gli
uni verso gli altri e il perdono ci rende liberi.
Il perdono non cancella il ricordo, non è un’amnesia.
A volte si dice; perdono ma non dimentico.
È ovvio che sia così!
Se una persona ha rovinato la mia vita, il solo vederla mi scuote e mi fa soffrire.
Il perdono non cancella l’esigenza della giustizia, ma non fa della giustizia un idolo.
Pietro, e noi, siamo invitati ad imitare il padrone che condona il nostro debito
immenso e perdonare coloro che a noi devono soltanto pochi soldi, attraverso
l’aiuto della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.