lunedì 20 marzo 2017

Il Vangelo del Martedì 21 Marzo 2017

1° Lettura dal libro del profeta Daniele (3,25.34-43)
Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno dispari.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il
mio fratello commette colpe contro di me, quante volte
dovrò perdonargli?
Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a
settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare
i conti con i suoi servi.
Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un
tale che gli doveva diecimila talenti.
Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che
fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva,
e così saldasse il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi
pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare
e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli
doveva cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello
che devi!”.
Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi
pazienza con me e ti restituirò”.
Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che
non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti
e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo
malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi
hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io
ho avuto pietà di te?”.
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non
avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete
di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Diecimila talenti è una cifra talmente spropositata che al tempo
di Gesù tutti capivano il senso di quella parabola: siamo debitori
nei confronti di Dio.
Egli ci perdona continuamente dai nostri peccati, per cui questo
dovrebbe farci vivere in un atteggiamento di continua umiltà.
Il problema sorge quando noi dobbiamo fare partecipi gli altri di
questo stesso atteggiamento di perdono e di pazienza di Dio: noi
che abbiamo avuto un condono enorme non siamo poi in grado
di perdonare le piccole offese quotidiane che gli altri ci riservano.
Gesù sottolinea il controsenso di quest'atteggiamento: per tale motivo,
vigiliamo attentamente sul nostro comportamento, e facciamo del
perdono uno stile di comportamento: e così saremo davvero figlio
del Padre che è nei cieli.
Non è per niente facile, ma attraverso la preghiera possiamo riuscirci.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.