Domenica del Battesimo del Signore.
San Massimo di
Pavia, vescovo.
Prima Lettura
Ecco il mio servo
di cui mi compiaccio.
Dal libro del profeta
Isaìa (42,1-4.6-7)
Così dice il Signore: «Ecco
il mio servo che
io sostengo, il mio
eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio
spirito su di lui; egli porterà
il diritto alle
nazioni.
Non griderà né alzerà
il tono, non farà udire
in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna
incrinata, non
spegnerà uno stoppino dalla
fiamma smorta; proclamerà
il diritto con verità.
Non verrà meno e non
si abbatterà, finché non
avrà stabilito il
diritto sulla terra, e le isole
attendono il suo
insegnamento.
Io, il Signore, ti ho
chiamato per la giustizia
e ti ho preso per
mano; ti ho formato e ti ho
stabilito come
alleanza del popolo e luce
delle nazioni, perché
tu apra gli occhi ai
ciechi e faccia uscire
dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione
coloro che abitano nelle tenebre».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 28 (29)
Ripetiamo. Il
Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Date al Signore, figli
di Dio,
date al Signore gloria
e potenza.
Date al Signore la
gloria del suo nome,
prostratevi al Signore
nel suo atrio santo. R.
La voce del Signore è
sopra le acque,
il Signore sulle
grandi acque.
La voce del Signore è
forza,
la voce del Signore è
potenza. R.
Tuona il Dio della
gloria,
nel suo tempio tutti
dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto
sull’oceano del cielo,
il Signore siede re
per sempre. R.
Seconda Lettura
Dio consacrò in
Spirito santo Gesù di Nazaret
Dagli Atti degli
Apostoli (10,34-38)
In quei giorni, Pietro
prese la parola e disse: «In
verità sto rendendomi
conto che Dio non fa
preferenza di persone,
ma accoglie chi lo teme e
pratica la giustizia,
a qualunque nazione appartenga.
Questa è la Parola che
egli ha inviato ai figli
d’Israele, annunciando
la pace per mezzo di
Gesù Cristo: questi è
il Signore di tutti.
Voi sapete ciò che è
accaduto in tutta la Giudea,
cominciando dalla
Galilea, dopo il battesimo
predicato da Giovanni;
cioè come Dio consacrò
in Spirito Santo e
potenza Gesù di Nàzaret,
il quale passò
beneficando e risanando tutti
coloro che stavano
sotto il potere del
diavolo, perché Dio
era con lui».
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Si aprirono i cieli e
la voce del Padre disse:
«Questi è il Figlio
mio, l’amato: ascoltatelo!». (Mc 9,6)
Alleluia.
Vangelo
Appena battezzato,
Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.
Dal Vangelo secondo
Matteo (3,13-17) anno A.
In quel tempo, Gesù
dalla Galilea venne al
Giordano da Giovanni,
per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva
impedirglielo, dicendo:
«Sono io che ho
bisogno di essere battezzato
da te, e tu vieni da
me?».
Ma Gesù gli rispose:
«Lascia fare per ora, perché
conviene che adempiamo
ogni giustizia».
Allora egli lo lasciò
fare.
Appena battezzato,
Gesù uscì dall’acqua:
ed ecco, si aprirono
per lui i cieli ed egli
vide lo Spirito di Dio
discendere come una
colomba e venire sopra
di lui.
Ed ecco una voce dal
cielo che diceva: «Questi
è il Figlio mio,
l’amato: in lui ho posto il
mio compiacimento».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Tu vieni da me?, si chiede
stupito Giovanni il profeta.
Tu vieni da me?, non si capacita
il più grande tra
gli uomini, non sa darsi pace.
La sua vita è passata aspettando
quel momento e,
ora che è arrivato, non è come se
lo aspettava.
Come accade anche a noi; Dio non
è mai come
ce lo immaginiamo.
Ha passato la sua infanzia
sapendo di essere il
prescelto, gliel’ha raccontato la
mamma Elisabetta
e papà Zaccaria, il dubbioso,
consapevoli di essere
stati travolti dalla grazia e
dall’iniziativa di Dio.
Ha passato la sua giovinezza
intera ad imparare,
a meditare, a leggere, a
scrutare, a riflettere.
Sceso nel deserto di Giuda, ha
imparato ad
attendere il Messia disprezzando
l’illegittima
classe sacerdotale, Erode e il rinato
Tempio.
Un profeta eroso dal vento, secco
e inquietante,
rabbioso e passionale.
È sceso nel deserto per farsi
deserto.
Sono venuti da lontano, prima
poche decine,
poi un fiume di persone ad
aspettarlo, in
silenzio, sulle rive del
Giordano.
E quando compare, Giovanni è una
furia; urla,
insulta la gente, minaccia la
punizione divina.
E tutti tacciono, il capo chino.
Ciò che dice è vero; nessuno
merita salvezza,
nessuno merita perdono, nessuno
merita Dio.
Non dicono forse le Scritture che
il Messia verrà
inviato solo se il popolo si
fosse preparato?
Ma il popolo è bue, lontano,
superstizioso, distratto.
E Giovanni ne lamenta la
tiepidezza; così il
Messia arriverà mai!
E invece.
Tu vieni da me?, si è chiesta
Maria guardando
il suo ventre che, giorno dopo
giorno, cresceva,
prima lievemente, poi sempre di
più.
Tu vieni da me?, si è chiesto il
giovane Giuseppe,
nella notte tormentata in cui Dio
gli ha rubato la
ragazza e gli ha chiesto,
gentilmente, di prendersi
in casa una sposa e un figlio non
suoi.
Tu vieni da me?, si sono chiesti
i pastori,
i maledetti, svegliandosi di
soprassalto storditi
dalla luce di mille angeli.
Tu vieni da me?, si sono chiesti
i facoltosi
curiosi d’oriente, uscendo dal
palazzo del
folle Erode e seguendo la stella
fino a Betlem.
Tu vieni da me?, mi sono chiesto
cento, mille
volte, in questa mia luminosa ed
inquieta vita,
quando ho visto Dio raggiungere i
dimenticati,
saltare gli steccati, sfinirsi
nel cercare ogni
perduto, ogni sconfitto, ogni
perdente.
Nel cercare me.
Mischiato fra i peccatori, il
capo chino, uguale
agli uguali, confuso fra il
fango, avanza il
falegname di Nazareth.
Giovanni continua ad immergere le
persone
sotto l’acqua per poi farle
riemergere, nuove.
Lo vede, infine, e si ferma.
Tu vieni da me?: com’è possibile?
Non è l’uomo a dover cercare Dio?
Non è Israele ad essersi rovinato
con le proprie
mani, abbandonando Dio che ora lo
aveva
abbandonato all’ostinazione del
proprio cuore?
Non è, Dio, il nascosto,
l’inconoscibile, il desiderio
segreto e irraggiungibile della
ricerca umana?
No, Giovanni, ti sbagli.
Dio è diverso, anche da ciò che
ti aspettavi, tu,
il più grande tra i credenti.
È già tutto qui il Vangelo, è già
tutto evidente
e palese il volto di Dio, è già
detto e mostrato
l’essenziale, è già chiuso il
discorso.
Giovanni tentenna, e noi con lui.
I ragionamenti, le distinzioni,
la meritocrazia
religiosa, peggio-se possibile-di
quella sociale,
le devozioni, tutto è spazzato
via da quel gesto
umile e devastante di Dio.
Egli è il totalmente altro,
l’assoluto, il realizzato,
la perfezione, la pienezza.
E l’abbandona, per farsi
solidale, per venire
incontro, per conoscere, per
redimere, per salvare.
Senza condizioni, senza ricatti,
senza attese.
Dio ama, perciò si spoglia di sé,
perciò avanza
nel fango.
Si apre il cielo.
Isaia aveva profetizzato un cielo
chiuso,
inaccessibile agli uomini.
Ora è per sempre spalancato.
Scende una colomba; non il fuoco
che brucia
Sodoma e Gomorra, non l’acqua del
diluvio
che annega i peccatori.
Ma la mite colomba perché con la
dolcezza
Cristo convertirà i nostri cuori.
È il Figlio, colui che viene,
perché assomiglia al Padre.
È il prediletto, termine usato
per indicare il
sacrificio di Isacco, già si
staglia all’orizzonte
la croce, determinazione del
folle amore di Dio.
Primo gesto di una lunga serie
che in tre anni
porterà il Rabbì a pendere dalla
croce, Gesù
svela il volto di un Dio che esce
a cercare la
pecora persa, che attende il
ritorno del figlio
spendaccione; che si ferma nella
casa di Zaccheo,
che banchetta con i peccatori,
che non giudica
la peccatrice pubblica, che porge
l’altra guancia,
che non spegne il lucignolo
fumigante, né spezza
la canna incrinata, che fa festa
per ogni peccatore
che si converte, che
muore-infine-pronunciando
parole di perdono.
Ecco Dio, amici. Ecco
il nostro Dio.
Santa Domenica del
Battesimo in Cristo, amici, Fausto.