venerdì 24 luglio 2015

Il Vangelo del Sabato 25 Luglio 2015

1° Lettura dalla seconda lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (4,7-15)
Dal Vangelo secondo Matteo (20,20-28) anno B.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei
figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per
chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano
uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel
tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?».
Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però
sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta
a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre
mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con
i due fratelli.
Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete
che i governanti delle nazioni dóminano su di
esse e i capi le opprimono.
Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare
grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole
essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo.
Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto
per farsi servire, ma per servire e dare la propria
vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il discepolo vive in sé un dinamismo misterioso;
egli da un lato vive continuamente la sconfitta,
l’indigenza e la povertà, nel continuo dubbio che
il suo sia tempo perso e la sua missione inutile.
Eppure, d’altro canto egli sperimenta come il
seme da lui gettato, prima o poi cresce e fruttifica;
è il mistero della partecipazione al destino di
Gesù Cristo, il quale apparentemente visse la sua
missione all’insegna di un’apparente fallimento.
Eppure, proprio il fallimento della croce è in
realtà l’espressione massima del dono che ci
salva e che ci dà salvezza.
Abbiamo mai sperimentato nella nostra vita quel
senso di inutilità e di impotenza?
Ci sembra che la nostra coerenza cristiana non
abbia nessun frutto?
Io si, tante volte.
Ed allora, fidiamoci di Dio, e vedremo anche noi
i frutti della nostra fedeltà.
Ecco perché, uno dei discorsi più duri che Dio ci
fa e che noi facciamo sempre fatica ad accettare
è il fatto che Egli ci chiami a condividere non tanto
gli onori e la gloria, quanto il dono di sé fino alla morte.
Anche coloro che stettero a stretto contatto con
Gesù e che poterono ascoltarne i discorsi più
profondi, fecero questa fatica.
Giacomo e Giovanni, forse sentendosi in qualche
modo prediletti da Gesù, per mezzo della loro
madre, gli chiedono un riconoscimento che sa
ancora troppo di umano e di trionfalistico.
Il cammino è ancora lungo, ma alla fine i due
fratelli capiranno; Giacomo sarà il primo degli
apostoli a ricevere il martirio, dimostrando di aver
compreso la lezione; con Dio si guadagna tutto
quando si ha il coraggio di perdere tutto per Lui.
Sappiamo farlo anche noi? È molto difficile,
per questo dobbiamo aiutarci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.