Della 34° settimana del Tempo Ordinario.
Santa Cecilia, Vergine e martire.
Prima Lettura
Non si trovò
nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Dal libro del profeta
Daniele (1,16.8-20)
L'anno terzo del regno
di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia,
marciò su Gerusalemme
e la cinse d'assedio.
Il Signore diede
Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli
arredi del tempio di
Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del
suo dio, e li depositò
nel tesoro del tempio del suo dio.
Il re ordinò ad
Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani
israeliti di stirpe
regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell'aspetto, dotati
di ogni sapienza,
istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di
insegnare loro la
scrittura e la lingua dei Caldèi.
Il re assegnò loro una
razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli
beveva; dovevano
essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero
entrati al servizio
del re.
Fra loro vi erano
alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Ma Daniele decise in
cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il
vino dei suoi
banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi.
Dio fece sì che
Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari.
Però egli disse a
Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello
che dovete mangiare e
bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri
giovani della vostra
età e così mi rendereste responsabile davanti al re».
Ma Daniele disse al
custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato
Daniele, Ananìa,
Misaèle e Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci
da mangiare verdure e
da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre
facce con quelle dei
giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di
fare con i tuoi servi
come avrai constatato».
Egli acconsentì e fece
la prova per dieci giorni, al termine dei quali si vide che
le loro facce erano
più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che
mangiavano le vivande
del re.
Da allora in poi il
sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e del
vino che bevevano, e
diede loro soltanto verdure.
Dio concesse a questi
quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura
e ogni sapienza, e
rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
Terminato il tempo,
stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli
presentati, il capo
dei funzionari li portò a Nabucodònosor.
Il re parlò con loro,
ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa,
Misaèle e Azarìa, i
quali rimasero al servizio del re; su qualunque argomento
in fatto di sapienza e
intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte
superiori a tutti i
maghi e indovini che c'erano in tutto il suo regno.
Parola di Dio.
Vangelo
Vide una vedova povera,
che gettava due monetine.
Dal Vangelo secondo
Luca (21,1-4) anno dispari.
In quel tempo, Gesù,
alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro
offerte nel tesoro del
tempio.
Vide anche una vedova
povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In
verità vi dico: questa
vedova, così povera, ha gettato più di tutti.
Tutti costoro,
infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo.
Ella invece, nella sua
miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
L’abitudine di praticare
l’elemosina facendosi ben vedere è molto antica, evidentemente.
Soccorrere i poveri è qualcosa
che ci rende onore, che ci rende più uomini.
Purtroppo, però, molti non hanno
letto tutto il Vangelo e pretendono di vedere
il proprio nome pubblicato in
qualche bell’elenco pubblico con tanti di
sentiti ringraziamenti.
In tutta assoluta e cattolica
umiltà.
Così doveva accadere al tempo di
Gesù quando l’offerta al tempio, una tassa
imposta agli ebrei per il
mantenimento del ricostruito edificio sacro, confluiva
in un grande contenitore e dava
l’occasione ai benestanti di Gerusalemme di
manifestare pubblicamente e
rumorosamente la loro generosa offerta.
Generosi benefattori che,
probabilmente, nemmeno hanno notato la povera
vecchina che stava gettando uno
spicciolo, qualche centesimo,
nell’immenso contenitore.
Gesù, invece, la nota e la indica
come esempio di discepolato.
Perché il gesto che compie ha una
caratteristica eccezionale; è autentico.
Ciò che questa donna offre è
donato a Dio, non alla crescita della sua fama.
Imitiamola nel donare a Dio ciò
che abbiamo di necessario per vivere, non di
superfluo, facendoci aiutare
dalla preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona giornata, Fausto.