sabato 15 aprile 2023

Il Vangelo di Domenica 16 Aprile 2023

 

Della 2° Domenica di Pasqua.

Della Divina Misericordia.

Prima Lettura

Tutti i credenti stavano insieme e

avevano ogni cosa in comune.

Dagli Atti degli Apostoli (2,42-47)

[Quelli che erano stati battezzati] erano

perseveranti nell'insegnamento degli

apostoli e nella comunione, nello spezzare

il pane e nelle preghiere.

Un senso di timore era in tutti, e prodigi

e segni avvenivano per opera degli apostoli.

Tutti i credenti stavano insieme e avevano

ogni cosa in comune; vendevano le loro

proprietà e sostanze e le dividevano con

tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Ogni giorno erano perseveranti insieme

nel tempio e, spezzando il pane nelle case,

prendevano cibo con letizia e semplicità

di cuore, lodando Dio e godendo il favore

di tutto il popolo.

Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva

alla comunità quelli che erano salvati.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 117 (118)

Ripetiamo. Rendete grazie al Signore

perché è buono: il suo amore è per sempre.

 

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

Dica la casa di Aronne:

«Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre».  R.

 

Mi avevano spinto con forza per farmi

cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore,

egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria

nelle tende dei giusti: la destra

del Signore ha fatto prodezze.  R.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d'angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci in esso ed esultiamo!  R.

 

Seconda Lettura

Ci ha rigenerati per una speranza viva,

mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1,3-9)

Sia benedetto Dio e Padre del Signore

nostro Gesù Cristo, che nella sua grande

misericordia ci ha rigenerati, mediante la

risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per

una speranza viva, per un'eredità che non

si corrompe, non si macchia e non marcisce.

Essa è conservata nei cieli per voi, che

dalla potenza di Dio siete custoditi

mediante la fede, in vista della salvezza

che sta per essere rivelata nell'ultimo tempo.

Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora

dovete essere, per un po' di tempo, afflitti

da varie prove, affinché la vostra fede,

messa alla prova, molto più preziosa

dell'oro-destinato a perire e tuttavia

purificato con fuoco-torni a vostra lode,

gloria e onore quando Gesù Cristo

si manifesterà.

Voi lo amate, pur senza averlo visto e

ora, senza vederlo, credete in lui.

Perciò esultate di gioia indicibile e

gloriosa, mentre raggiungete la mèta

della vostra fede: la salvezza delle anime.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai

creduto; beati quelli che non hanno

visto e hanno creduto! (Gv 20,29)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Otto giorni dopo venne Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31) anno A.

La sera di quel giorno, il primo della

settimana, mentre erano chiuse le porte

del luogo dove si trovavano i discepoli

per timore dei Giudei, venne Gesù, stette

in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!

Come il Padre ha mandato me, anche

io mando voi».

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete

lo Spirito Santo.

A coloro a cui perdonerete i peccati,

saranno perdonati; a coloro a cui non

perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato

Dìdimo, non era con loro quando

venne Gesù.

Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo

visto il Signore!».

Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle

sue mani il segno dei chiodi e non metto

il mio dito nel segno dei chiodi e non

metto la mia mano nel suo fianco,

io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo

in casa e c'era con loro anche Tommaso.

Venne Gesù, a porte chiuse, stette in

mezzo e disse: «Pace a voi!».

Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo

dito e guarda le mie mani; tendi la tua

mano e mettila nel mio fianco; e non

essere incredulo, ma credente!».

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore

e mio Dio!».

Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto,

tu hai creduto; beati quelli che non

hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli,

fece molti altri segni che non sono

stati scritti in questo libro.

Ma questi sono stati scritti perché

crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio

di Dio, e perché, credendo, abbiate

la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Caro Tommaso, fa strano scriverti una

lettera, ma ho deciso, dopo tanti anni,

di schierarmi formalmente e solennemente

dalla tua parte.

Mi spiego meglio.

Ogni anno, dopo l’ebbrezza della festa

di Pasqua, puntualmente ti ritroviamo

col Vangelo che ti riguarda.

San Giovanni ci dice che il fatto, o meglio

il fattaccio, è accaduto otto giorni dopo

l’apparizione di Gesù a porte chiuse nel

Cenacolo, la sera di Pasqua.

Ora; sono stufo di vederti descritto come

un incredulo.

Su te abbiamo addirittura composto un

proverbio “Tommaso, che non ci crede se

non ci mette il naso” e, così, sei arrivato

fino a noi con la falsa nomea di incredulo. 

È il nostro consueto modo di leggere il

Vangelo, col cervello in stand-by,

ascoltando come se fosse una pia ed

edificante favoletta, senza la voglia di

approfondire ciò che dovrebbe nutrire

la nostra vita e la nostra fede.

Eppure, Tommaso, leggendo bene il

racconto di Giovanni, si capisce subito

che tu al Rabbì ci avevi creduto,

fin troppo, più degli altri.

D’altronde, le uniche due volte in cui

si parla di te nel Vangelo, hai dimostrato

fegato ed entusiasmo.

La prima volta Gesù decise di salire a

Gerusalemme, ignorando la pessima aria

che tirava.

Il rischio era reale; Gesù era malvisto dal

Sinedrio che già complottava per farlo

arrestare; malgrado questo, il Maestro

decise di rischiare.

Tu, Tommaso, dicesti: “Andiamo a morire

con lui!” (Gv 11,16).

Poco dopo, quando Gesù parlò del suo

destino, e chiese di essere seguito, tu gli

chiedesti: “Signore, non sappiamo dove

vai e come possiamo conoscere la via?”

al che, Gesù ti rispose “Io sono la via, la

verità e la vita” (cfr Gv 14,5-6).

Poi, quelle maledette quarantotto ore.

Tutti voi, Tommaso, eravate impreparati,

straniti, distratti.

La croce vi era piombata addosso come

un treno in corsa, vi aveva spezzato

l’anima, aveva travolto tutto.

Non foste capaci di fare il benché minimo

gesto, nessuna reazione, solo la paura e il

dolore, la disperazione senza fine.

Incredulo, tu? Andiamo!

Piuttosto credulone, con l’entusiasmo

che ti contraddistingueva tra i dodici.

Sai, Tommaso, mi sono riconosciuto molte

volte in te; ti ho visto nel volto di molti

amici scoraggiati e delusi dopo aver dato

l’anima per un sogno, un progetto.

Più voli in alto e più-cadendo-ti fai del male.

La croce, per te inattesa, aveva inchiodato

il tuo Maestro e la tua vita, messo fine

al tuo sogno.

E ti vedo-sbalordito, attonito-che ascolti

i tuoi compagni.

Le tue ferite sanguinano copiosamente e

questi-gioiosi-ti raccontano di averlo visto

vivo, risorto.

Non sai capacitarti di quello che dicono,

e-soprattutto-di chi te lo dice.

Giovanni, che c’era, ha scritto solo la prima

parte di ciò che hai detto; la frase durissima

del “non crederò”-per pudore, Giovanni

è cortese e delicato-e non ha riportato le

tue altre frasi, dette con la voce rotta dalla

rabbia e dalla voglia di piangere.

Ma io le conosco e riporto la parte censurata:

“Tu Pietro? Tu Andrea?, e tu Giacomo?

Voi mi dite che Lui è vivo? 

Siamo scappati tutti, come conigli; siamo

stati deboli, non abbiamo creduto!

Eppure, Lui ce l’aveva detto, ci aveva avvisati.

Lo sapevamo che poteva finire così,

e non gli siamo stati vicini, non ne siamo

stati capaci.

Ora, proprio voi, venite a dirmi di averlo

visto, vivo?

No, non è possibile, come faccio a credervi?”.

Sai, Tommaso; hai ragione.

Incontro spesso cristiani come te, feriti

dalla pessima testimonianza di noi

discepoli, scandalizzati dal baratro che

mettiamo tra la nostra fede e la nostra vita,

increduli a causa della nostra piccolezza.

Noi, discepoli del Maestro, che invece di

essere trasparenza del Risorto, diventiamo

filtro, e facciamo emergere le nostre

fragilità, piuttosto che la luce luminosa

che ci ha avvolti e cambiati.

Quanti ne conosco come te, Tommaso!

Brava gente scossa dall’atteggiamento

di un prete despota, giovani turbati dalle

nostre comunità fiacche, cercatori di Dio

scoraggiati dal nostro poco entusiasmo.

Ma-e questo è stupefacente-Giovanni ci

dice che otto giorni dopo eri ancora con loro.

Non li hai mollati come a volte vedo fare,

non ti sei sentito superiore, migliore, a parte.

Hai voluto condividere la tua amarezza con

loro, non hai pensato di fare una Chiesa

alternativa, non ti sei sentito molto “liberal”

e all’avanguardia.

Come frate Francesco poverello farà, hai

voluto convertire la Chiesa dal di dentro,

senza uscirne.

E hai fatto benissimo; apposta per te è

venuto il Maestro; vedi come ti ama?

Lo vedi ora; è lì, apposta per te.

Ti mostra le sue piaghe, il costato. 

Poi sorride e ti parla.

Lo so bene, Tommaso, e scusa se a volte

noi facciamo dei commenti discutibili;

quella frase bellissima non è un rimprovero,

Gesù non ti sta rinfacciando la tua

incredulità, macché.

Le sue parole sono un immenso gesto d’amore.

Mostrando le palme delle mani trafitte, ti

sussurra: “Tommaso, so che hai sofferto tanto.

Guarda; anch’io ho sofferto!”. 

E ti sei arreso, finalmente.

Hai lasciato la diga del pianto rompere

gli argini, ti sei lasciato travolgere

dall’amore e dalla fede, ti sei buttato in

ginocchio e tu, primo tra i dodici, hai

osato dire ciò che nessuno prima aveva

osato neppure pensare; Gesù è Dio.

Si amici, Gesù è Dio e questo ci basta,

santa Domenica della scoperta, Fausto