Della 11° Domenica del Tempo Ordinario.
Sant'Antonio di
Padova, Sacerdote e Dottore della Chiesa.
Prima lettura.
Io innalzo l’albero
basso.
Dal libro del profeta
Ezechièle (17,22-24)
Così dice il Signore
Dio: "Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte
dei suoi rami lo
coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul
monte alto d'Israele.
Metterà rami e farà
frutti e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli
uccelli dimoreranno, ogni volatile all'ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli
alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l'albero alto
e innalzo l'albero
basso, faccio seccare l'albero verde e germogliare l'albero secco.
Io, il Signore, ho
parlato e lo farò".
Parola di Dio.
Seconda lettura.
Sia abitando nel corpo
sia andando in esilio, ci sforziamo di essere graditi al Signore.
Dalla seconda lettera
di san Paolo apostolo ai Corìnzi (5,6-10)
Fratelli, sempre pieni
di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore
finché abitiamo nel
corpo-camminiamo infatti nella fede e non nella visione-,
siamo pieni di fiducia
e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando
nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
Tutti infatti dobbiamo
comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno
la ricompensa delle
opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
Parola di Dio.
Vangelo.
É il più piccolo di
tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.
Dal Vangelo secondo
Marco (4,26-34) anno B.
In quel tempo, Gesù
diceva [alla folla]: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta
il seme sul terreno;
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce.
Come, egli stesso non
lo sa.
Il terreno produce
spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella
spiga; e quando il
frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la
mietitura".
Diceva: "A che
cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo
descriverlo?
È come un granello di
senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti
i semi che sono sul
terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte
le piante dell'orto e
fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua
ombra".
Con molte parabole
dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere.
Senza parabole non
parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Ci sono tante cose che non
capiamo della vita.
Di come vada il mondo, del senso
della storia e di di Dio.
Siamo sempre pronti a
sottolineare l’illogicità delle cose che accadono, come se il mondo fosse
costantemente travolto da logiche caotiche.
Se Dio c’è, come dicono alcuni,
deve essere un pò confuso, o distratto, o pigro.
Ma anche se non siamo credenti
siamo costretti ad arrenderci davanti all’evidenza; nell’uomo sembrano
prevalere e vincere forze di auto-distruzione, di follia, di sopraffazione.
Lo vediamo nelle dinamiche
famigliari, in ufficio, al lavoro e a scuola.
Più raramente, però, almeno così
accade a me!, abbiamo il coraggio di ammettere
che anche noi siamo
incomprensibili a noi stessi, un mistero, uno scherzo della natura.
Davanti a tanta complessità il
rischio è quello di paralizzarsi, di gettare la spugna.
O, come vedo fare più spesso,
semplicemente fregarsene; si sta nel fiume,
vediamo dove porta la corrente.
Nel frattempo cerco di non
annegare.
La Scrittura, oggi, propone una
chiave di lettura della Storia, delle mie relazioni,
di me, innovativa e birichina.
Un bel modo per riprendere la
lettura del Vangelo di Marco!
Ioiachim, l’ultimo discendente
del re Davide, è stato sconfitto e deportato
in Babilonia dal feroce re
Nabucodonosor.
Tutto è perduto; la città santa
distrutta, il tempio bruciato e l’Arca trafugata
come bottino di guerra.
Il terremoto della guerra non
offre speranze, il rigoglioso cedro della dinastia
davidica è stato impietosamente
tagliato alla radice.
Sembra di leggere la cronaca
della follia distruttrice dell’Isis.
Eppure, dice uno dei deportati,
un sacerdote del tempio, Ezechiele, Dio prenderà
un germoglio dall’albero reciso e
lo pianterà, facendolo ricrescere.
Ma, lo sappiamo, non sarà più un
regno terreno quello che crescerà, ma un’altra
realtà, un Regno che passa
attraverso i cuori.
E colui che verrà, il germoglio
di Iesse, è per noi il Cristo.
Dio non si stanca dell’umanità,
non si scoraggia, non si lascia atterrire dai nostri errori,
ma, sempre, ci conduce alla
pienezza in modi che non ci aspettiamo.
Se anche tutto sembra precipitare
nel caos, Dio ci rassicura: esiste un orizzonte
alto e altro da far crescere.
Ma perché ciò avvenga dobbiamo
entrare nella logica di Dio.
È Lui che fa, a noi assecondare
la sua opera.
Accorgendoci di Lui, scoprendo la
nostra interiorità e le dinamiche dell’anima,
coltivando la vita spirituale.
Il seminatore ha gettato la
Parola.
È inutile sedersi e aspettare che
germogli.
Se il terreno è buono, cioè
ricettivo, accogliente, la Parola crescerà senza che
nemmeno ce ne accorgiamo.
Forse lo avete già sperimentato;
se avete preso sul serio il Vangelo, se avete
insistito, se avete lasciato lo
Spirito agire, vi ritrovate, magari dopo tanti anni,
ad avere uno sguardo sul mondo
completamente diverso.
E anche su voi stessi.
Lo testimonio, lo vivo sulla mia
pelle; Dio è capace di compiere cose che
nemmeno immaginiamo, se solo lo
lasciamo fare.
Ma, questo, è anche lo stile con
cui noi seminiamo la Parola; senza ansia,
senza patemi d’animo.
Siamo sempre molto concentrati
sul discepolato, su cosa fare per diventare testimoni.
Ottimo, bene.
Ma subito dopo occorre ricordarci
che è Dio che opera.
Il mondo è già salvo, solo che
non lo sa.
Noi possiamo vivere da salvati,
al meglio delle nostre possibilità.
Il seme cresce da sé.
Se il seme è piantato, stai
tranquillo, lascia fare al Signore.
La vita interiore richiede tempo
e ritmo che non possiamo pretendere di
manipolare e nella fede la
priorità è sempre di Dio.
La seconda parabola ci ricorda la
stupefacente proprietà del seme di senapa, piccolo
al punto da rassomigliare alla
polvere, e che pure diventa un grande arbusto.
La realtà del Regno è così, sia
in noi che intorno a noi.
In noi; un piccolo gesto, un
piccolo impegno, una piccola apertura nei confronti
del Signore può spalancare la
diga della fede che tutto irriga e feconda.
Anche se la nostra vita è colma
di distrazioni, il seme può crescere, nella mia
vita e intorno a me, con piccoli
gesti di testimonianza, talora insignificanti,
che producono risultati
sorprendenti.
E il Regno intorno a noi è così;
questa piccola comunità di uomini e donne
che è la Chiesa ha solcato
l’oceano della storia fecondando il mondo della
speranza del Vangelo.
Allo sguardo della fede non
sfugge il fatto che milioni di uomini e donne si
riconoscono fratelli e figli e
cambiano la storia indirizzandola su sentieri di luce;
non temiamo, dunque, perché la
nostra comunità, i nostri gesti, la nostra
celebrazione feconda la realtà,
la insemina, lasciando che sia il Signore a far
crescere il suo Regno in mezzo a
noi.
Che splendido modo di
vivere la quotidianità; basta essere dei bravi seminatori!
Coraggio, allora amici,
da questa Domenica, diamoci una mano e seminiamo
assieme, il seme della
Parola, sarà una cosa fantastica, Santa Domenica Fausto