sabato 12 giugno 2021

Il Vangelo di Domenica 13 Giugno 2021

 

Della 11° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant'Antonio di Padova, Sacerdote e Dottore della Chiesa.

Prima lettura.

Io innalzo l’albero basso.

Dal libro del profeta Ezechièle (17,22-24)

Così dice il Signore Dio: "Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte

dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul

monte alto d'Israele.

Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico.

Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all'ombra dei suoi rami riposerà.

Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l'albero alto

e innalzo l'albero basso, faccio seccare l'albero verde e germogliare l'albero secco.

Io, il Signore, ho parlato e lo farò".

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere graditi al Signore.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (5,6-10)

Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore

finché abitiamo nel corpo-camminiamo infatti nella fede e non nella visione-,

siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.

Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.

Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno

la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

Parola di Dio.

Vangelo.

É il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.

Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34) anno B.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta

il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.

Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella

spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura".

Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?

È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti

i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte

le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra".

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere.

Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Ci sono tante cose che non capiamo della vita.

Di come vada il mondo, del senso della storia e di di Dio.

Siamo sempre pronti a sottolineare l’illogicità delle cose che accadono, come se il mondo fosse costantemente travolto da logiche caotiche.

Se Dio c’è, come dicono alcuni, deve essere un pò confuso, o distratto, o pigro.

Ma anche se non siamo credenti siamo costretti ad arrenderci davanti all’evidenza; nell’uomo sembrano prevalere e vincere forze di auto-distruzione, di follia, di sopraffazione.

Lo vediamo nelle dinamiche famigliari, in ufficio, al lavoro e a scuola.

Più raramente, però, almeno così accade a me!, abbiamo il coraggio di ammettere

che anche noi siamo incomprensibili a noi stessi, un mistero, uno scherzo della natura.

Davanti a tanta complessità il rischio è quello di paralizzarsi, di gettare la spugna.

O, come vedo fare più spesso, semplicemente fregarsene; si sta nel fiume,

vediamo dove porta la corrente.

Nel frattempo cerco di non annegare.

La Scrittura, oggi, propone una chiave di lettura della Storia, delle mie relazioni,

di me, innovativa e birichina.

Un bel modo per riprendere la lettura del Vangelo di Marco!

Ioiachim, l’ultimo discendente del re Davide, è stato sconfitto e deportato

in Babilonia dal feroce re Nabucodonosor.

Tutto è perduto; la città santa distrutta, il tempio bruciato e l’Arca trafugata

come bottino di guerra.

Il terremoto della guerra non offre speranze, il rigoglioso cedro della dinastia

davidica è stato impietosamente tagliato alla radice.

Sembra di leggere la cronaca della follia distruttrice dell’Isis.

Eppure, dice uno dei deportati, un sacerdote del tempio, Ezechiele, Dio prenderà

un germoglio dall’albero reciso e lo pianterà, facendolo ricrescere.

Ma, lo sappiamo, non sarà più un regno terreno quello che crescerà, ma un’altra

realtà, un Regno che passa attraverso i cuori.

E colui che verrà, il germoglio di Iesse, è per noi il Cristo.

Dio non si stanca dell’umanità, non si scoraggia, non si lascia atterrire dai nostri errori,

ma, sempre, ci conduce alla pienezza in modi che non ci aspettiamo.

Se anche tutto sembra precipitare nel caos, Dio ci rassicura: esiste un orizzonte

alto e altro da far crescere.

Ma perché ciò avvenga dobbiamo entrare nella logica di Dio.

È Lui che fa, a noi assecondare la sua opera.

Accorgendoci di Lui, scoprendo la nostra interiorità e le dinamiche dell’anima,

coltivando la vita spirituale.

Il seminatore ha gettato la Parola.

È inutile sedersi e aspettare che germogli.

Se il terreno è buono, cioè ricettivo, accogliente, la Parola crescerà senza che

nemmeno ce ne accorgiamo.

Forse lo avete già sperimentato; se avete preso sul serio il Vangelo, se avete

insistito, se avete lasciato lo Spirito agire, vi ritrovate, magari dopo tanti anni,

ad avere uno sguardo sul mondo completamente diverso.

E anche su voi stessi.

Lo testimonio, lo vivo sulla mia pelle; Dio è capace di compiere cose che

nemmeno immaginiamo, se solo lo lasciamo fare.

Ma, questo, è anche lo stile con cui noi seminiamo la Parola; senza ansia,

senza patemi d’animo.

Siamo sempre molto concentrati sul discepolato, su cosa fare per diventare testimoni.

Ottimo, bene.

Ma subito dopo occorre ricordarci che è Dio che opera.

Il mondo è già salvo, solo che non lo sa.

Noi possiamo vivere da salvati, al meglio delle nostre possibilità.

Il seme cresce da sé.

Se il seme è piantato, stai tranquillo, lascia fare al Signore.

La vita interiore richiede tempo e ritmo che non possiamo pretendere di

manipolare e nella fede la priorità è sempre di Dio.

La seconda parabola ci ricorda la stupefacente proprietà del seme di senapa, piccolo

al punto da rassomigliare alla polvere, e che pure diventa un grande arbusto.

La realtà del Regno è così, sia in noi che intorno a noi.

In noi; un piccolo gesto, un piccolo impegno, una piccola apertura nei confronti

del Signore può spalancare la diga della fede che tutto irriga e feconda.

Anche se la nostra vita è colma di distrazioni, il seme può crescere, nella mia

vita e intorno a me, con piccoli gesti di testimonianza, talora insignificanti,

che producono risultati sorprendenti.

E il Regno intorno a noi è così; questa piccola comunità di uomini e donne

che è la Chiesa ha solcato l’oceano della storia fecondando il mondo della

speranza del Vangelo.

Allo sguardo della fede non sfugge il fatto che milioni di uomini e donne si

riconoscono fratelli e figli e cambiano la storia indirizzandola su sentieri di luce;

non temiamo, dunque, perché la nostra comunità, i nostri gesti, la nostra

celebrazione feconda la realtà, la insemina, lasciando che sia il Signore a far

crescere il suo Regno in mezzo a noi.

Che splendido modo di vivere la quotidianità; basta essere dei bravi seminatori!

Coraggio, allora amici, da questa Domenica, diamoci una mano e seminiamo

assieme, il seme della Parola, sarà una cosa fantastica, Santa Domenica Fausto