Della 1° Domenica di Quaresima.
Santa Francesca Romana, religiosa.
Prima lettura.
Professione di fede del popolo eletto.
Dal libro del Deuteronomio (26,4-10).
Mosè parlò al popolo e disse: «Il sacerdote
prenderà la cesta dalle tue mani e la
deporrà davanti all'altare del Signore,
tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole
davanti al Signore, tuo Dio: "Mio padre
era un Aramèo errante; scese in Egitto,
vi stette come un forestiero con poca
gente e vi diventò una nazione grande,
forte e numerosa.
Gli Egiziani ci maltrattarono, ci
umiliarono e ci imposero una
dura schiavitù.
Allora gridammo al Signore, al Dio dei
nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra
voce, vide la nostra umiliazione, la nostra
miseria e la nostra oppressione; il Signore
ci fece uscire dall'Egitto con mano potente
e con braccio teso, spargendo terrore
e operando segni e prodigi.
Ci condusse in questo luogo e ci diede
questa terra, dove scorrono latte e miele.
Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti
del suolo che tu, Signore, mi hai dato".
Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio,
e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal Sal. 90
Ripetiamo. Resta con noi, Signore,
nell'ora della prova.
Chi abita al riparo dell'Altissimo passerà
la notte all'ombra dell'Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia
fortezza, mio Dio in cui confido». R.
Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie. R.
Sulle mani essi ti porteranno, perché il
tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi. R.
«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha
conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell'angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso». R.
Seconda Lettura.
Professione di fede di chi crede in Cristo.
Dalla lettera di san Paolo
apostolo ai Romani (10,8-13).
Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino
a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo
cuore», cioè la parola della fede che
noi predichiamo.
Perché se con la tua bocca proclamerai:
«Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore
crederai che Dio lo ha risuscitato dai
morti, sarai salvo.
Con il cuore infatti si crede per ottenere
la giustizia, e con la bocca si fa la
professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque
crede in lui non sarà deluso».
Poiché non c'è distinzione fra Giudeo
e Greco, dato che lui stesso è il Signore
di tutti, ricco verso tutti quelli che
lo invocano.
Infatti: «Chiunque invocherà il nome
del Signore sarà salvato».
Parola di Dio.
Canto al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo.
Gesù fu guidato dallo Spirito
nel deserto e tentato dal diavolo.
Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13) anno C.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito
Santo, si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto, per
quaranta giorni, tentato dal diavolo.
Non mangiò nulla in quei giorni, ma
quando furono terminati, ebbe fame.
Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei
Figlio di Dio, di' a questa pietra che
diventi pane».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non
di solo pane vivrà l'uomo"».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò
in un istante tutti i regni della terra e gli
disse: «Ti darò tutto questo potere e la
loro gloria, perché a me è stata data
e io la do a chi voglio.
Perciò, se ti prostrerai in adorazione
dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore,
Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul
punto più alto del tempio e gli disse: «Se
tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui;
sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà
ordini a tuo riguardo affinché essi ti
custodiscano"; e anche: "Essi ti porteranno
sulle loro mani perché il tuo piede non
inciampi in una pietra"».
Gesù gli rispose: «È stato detto: "Non
metterai alla prova il Signore Dio tuo"».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il
diavolo si allontanò da lui fino al
momento fissato.
Vangelo
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Eccoci,
infine.
Quaranta
giorni l’anno, poco più del 10%
del
tempo che vivremo.
Quaranta
giorni, come quaranta furono
gli
anni che servirono ad un popolo di
schiavi
per scoprirsi figli.
Quaranta
furono i giorni che il Nazareno
volle
vivere prima di iniziare la sua
missione
e decidere quale Messia diventare.
Deponiamo
le maschere; quelle di
carnevale
e quelle che la vita ci ha cucito
addosso,
quelle che gli altri ci hanno
messo,
quelle dietro cui ci rifugiamo
per
paura delle scelte.
Davanti
a Dio, almeno davanti a Lui,
possiamo
restare nudi senza
provare
vergogna.
Gesù
è spinto dallo Spirito Santo; i suoi
anni
di quotidianità, il silenzio assordante
di
Nazareth è ormai alle spalle.
Ora
è pronto per dire Dio.
Libero
di scegliere.
Gesù
solidale con l’uomo vuole ripercorrere
il
sentiero di Israele, sperimenta la fame,
si
lascia avvolgere dal silenzio stordente
del
deserto, si lascia invadere dalla luce
accecante
del sole che riflette i colori
delle
scarne rocce del deserto di Giuda.
Gesù
vuole scegliere come annunciare la
Parola,
come svelare il mistero di Dio.
La
conoscenza che Gesù ha di Dio è
assoluta;
Egli è il Verbo di Dio.
Ma,
in quanto uomo, Egli vuole poter
scegliere,
elabora un piano pastorale,
cerca
nel silenzio una risposta.
Dio,
fattosi uomo, ora conosce l’odore
della
resina e la stanchezza di una
giornata
di lavoro.
Ora
Egli sa.
Come
sa che l’uomo è fragile, ondivago,
buffo,
scostante; come aiutarlo a superare
la
brutta immagine di Dio che si è fatto?
Gesù
entra nel silenzio del deserto per
decidere
quale Messia essere.
Noi
entriamo nel deserto per chiederci se
l’uomo
che siamo è quello che avremmo
voluto
diventare e, soprattutto, se assomiglia
all’uomo,
magnifico, che Dio porta nel cuore.
Gesù
ha davanti a sé una strada maestra,
consolidata,
preparata dai profeti, lievitata
nel
cuore di un popolo servo e oppresso da
secoli
da potenze straniere; il Messia vittorioso.
Un
Messia muscoloso, politico, deciso, condottiero.
La
gente (come logico) si aspetta qualcuno
che
magicamente risolva i problemi, che
punisca
i malvagi (sempre gli altri, ovvio)
e
che ristabilisca un bel governo come
quello
del re Davide, magari esentasse.
Ma
il demonio arriva.
Più
suadente e affascinante di tutte le
rappresentazioni
grottesche che ne
abbiamo
fatto.
La
sua proposta è semplice,
ragionevole
e scontata.
Vuoi
fare il Messia? Magnifico!
Non
esagerare, però; riguardati, affidati
a
un personal trainer, cura l’immagine,
se
non fai lo splendido nessuno ti noterà.
Vuoi
fare il Messia? Geniale!
Ti
toccherà contattare politici e sacerdoti,
ragionare
con loro, qualche compromesso
sarà
necessario.
Vuoi
fare il Messia? Notevole!
Qualche
bel miracolo, Gesù, qualche statua
della
Madonna che lacrima sangue, qualche
segno
prodigioso e vedrai che le folle si
strapperanno
i capelli per te!
Ha
ragione, il demonio.
Cita
pure la Parola di Dio.
Non
basta conoscere la Bibbia per fare
la
volontà di Dio.
Gesù
replica; no, non farò così.
La
vita è essenza, non immagine,
fosse
anche immagine religiosa.
Andrò
al cuore delle persone, sarà il mio
amore,
attinto dal Padre, a scavare
i
solchi nelle anime.
Il
potere è ambiguo; se da, pretende.
Io
voglio essere libero di parlare del
vero
volto di Dio.
Il
miracolo è pericoloso; voglio che la
gente
ami Dio per ciò che Dio è, non
per
ciò che dà.
Ecco,
Dio ha deciso.
In
queste parole l’essenza del suo ministero.
E
del suo fallimento. Temporaneo.
Gesù
sarà un Messia di basso profilo,
Gesù,
non userà nessun altro strumento
se
non l’amore per convincere, per
annunciare,
per convertire.
È
un rischio enorme, il suo.
Capirà,
il popolo? Si accontenterà?
Spalancherà
il proprio cuore allo stupore
di
incontrare un Dio dimesso e fragile,
un
Dio vissuto e adulto?
La
sfida è lanciata, il demonio lo lascia.
Tornerà
al momento giusto, nel Getsemani,
per
dire a Gesù che è stato un illuso, che si
è
sbagliato, per convincerlo ad abbandonare
l’inutile
gesto di morire per amore.
E
noi amici, che uomini vogliamo essere?
Che
donna?
Che
marito, figlio, collega, prete?
Chi
vogliamo essere?
Davanti
a noi molte scelte, immensi
consigli,
suadenti tentazioni che ci
raggiungono
ininterrottamente; appari,
cambia,
rifatti, imponi, urla, combatti.
Ma
noi, dentro, cosa vogliamo
davvero
essere?
Guardiamo l’orologio, allora, quaranta
giorni da ora per accorgerci che la nostra
livida città è un deserto e che questo
deserto lo possiamo o dobbiamo attraversare.
Lo ha fatto Dio.
Lo possiamo fare anche noi, amici,
buon cammino Quaresimale
e buona Domenica, Fausto.