sabato 4 giugno 2022

Il Vangelo di Domenica 5 Giugno 2022

 

Della 8° Domenica del Tempo di Pasqua.

Della Domenica di Pentecoste, festa dello Spirito Santo.

Prima Lettura

Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Dagli Atti degli Apostoli (2,1-11)

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti

insieme nello stesso luogo.

Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte

impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.

Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su

ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a

parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che

è sotto il cielo.

A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva

parlare nella propria lingua.

Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che

parlano non sono forse Galilei?

E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?

Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della

Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell'Egitto

e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei

e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle

grandi opere di Dio».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,8-17)

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.

Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento

che lo Spirito di Dio abita in voi.

Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.

Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito

è vita per la giustizia.

E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che

ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per

mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo

i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete.

Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma

avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale

gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio.

E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero

prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio.

Sequenza

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

 

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

 

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell'anima,

dolcissimo sollievo.

 

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

 

O luce beatissima,

invadi nell'intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

 

Senza la tua forza,

nulla è nell'uomo,

nulla senza colpa.

 

Lava ciò che è sórdido,

bagna ciò che è árido,

sana ciò che sánguina.

 

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò che è sviato.

 

Dona ai tuoi fedeli,

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

 

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

Vangelo

Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23b-26) anno C.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei

comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché

rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi

verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate

non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi.

Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi

insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Non possiamo farcela, non scherziamo.
No, non siamo in grado. 
Nessuno che abbia un pò di sano realismo lo può (veramente) fare. 
Non siamo capaci di annunciare il Regno con sufficiente trasparenza, con

coerenza minima, con passione necessaria.

Il mondo implode nella sua crisi e nella sua insanabile aggressività e anche noi

ne siamo contagiati e travolti.

E sentiamo tutto il peso della nostra fragilità personale comunitaria.
Questa storia dell’affidare alla Chiesa, a questa Chiesa, le redini del Regno

è stato uno scherzo, o un inganno o una follia. Siamo seri.
È quello che si sono detti per ore i paurosi discepoli radunati al cenacolo.
Gesù se n’è andato davvero e loro devono capire cosa fare.
Annunciare il Regno, d’accordo.

Dove, come a partire da quando, dicendo cosa?
Fuori tira ancora una brutta aria per i discepoli del Nazareno, per quale

masochistica ragione dovrebbero uscire e farsi nuovamente arrestare?
Pietro e gli altri lo sanno bene, lo hanno vissuto sulla propria pelle; non sono

all’altezza del compito.

Diamine; solo un mese prima erano tutti fuggiti a rotta di collo!

Come aspettarsi, ora, una reazione diversa, un comportamento all’altezza della situazione?
Pensano e discutono, gli apostoli.

Un pò si fanno coraggio, un pò non alzano lo sguardo.

No, non ce la possono fare, non da soli, non adesso.
Si sta alzando il vento. 
Strano, non succede quasi mai in primavera, a Gerusalemme.

Non è un vento; è l’uragano.

Un uragano che li strappa alle loro certezze, che li devasta, che li scompiglia

e li scapiglia, che li converte, infine.

Il fuoco scende nel cuore e li consuma.

Il terremoto fa crollare le loro piccole certezze e i loro progetti ansimanti.
No, certo, non ce la possono fare. D’accordo.
Sarà lo Spirito ad agire.

È arrivato, il dono (annunciato) del Risorto.

È più folle e più anarchico di come neppure osassero immaginare.

Più di ogni altra luce, più di ogni convinzione o determinazione, di ogni

progetto o piano pastorale.
Eccolo, lo Spirito.
Il cuore ora è gonfio, escono per strada, fermano i pellegrini di passaggio

a Gerusalemme per la Pentecoste.

Parlano del Maestro, lo professano Messia e Signore e presente.
È arrivato lo Spirito.

Si divertono a giocare con noi, gli evangelisti.

A stuzzicarci e farci uscire dalla sindrome del “sappiamo già tutto”.

Ognuno di loro scherza e ci provoca; quando è sceso lo Spirito?
Giovanni dice che Gesù dona lo Spirito dall’alto della croce, morendo.
O forse la sera di Pasqua, apparendo ai discepoli.
O, a credere Luca, nella festa ebraica della Pentecoste.
Enigmi da svelare per capire chi è lo Spirito.
Lo Spirito nasce dalla croce perché la croce manifesta la misura dell’amore

di Dio che è lo Spirito.

È dono totale, definitivo, vitale (Credo lo Spirito che dà la vita professiamo nel Credo).
Lo Spirito è dono del risorto e porta con sé i doni della pace del cuore e la

capacità di perdonare.
E lo Spirito è la nuova Legge che sostituisce quella donata da Dio a Mosé sul

Sinai, la festa che gli ebrei festeggiavano il giorno di Pentecoste.

Ora la Legge è scritta nei cuori ed è lo Spirito a ricordarcela.

Il Consolatore, per sradicare ogni solitudine, per fare della Chiesa la compagnia

di Dio agli uomini.
Il Vivificatore, per togliere l’asfalto e ogni altra crosta che ostinatamente

ricopre il volto di Dio e la Parola.
Il Paracleto, per difenderci dalla paura e dalla parte oscura che è in noi e che

ci turba impedendoci di essere veramente discepoli.
Il Suggeritore, per ricordare ai discepoli cosa ha detto Gesù quando ce ne dimentichiamo.
Egli ricostruisce i linguaggi, ci dona la grazia di capirci, di intenderci, di comunicare.

Supera l’arroganza dell’uomo che costruisce torri per manifestare la propria

forza e usa il linguaggio del potere che non fa capire, che confonde, che allontana.

Pentecoste è l’Antibabele, l’altro modo di capirsi, accomunati dalla stessa

ricerca interiore.
Eccolo il fuoco, che scalda e illumina, che indica una strada nella notte.
Eccola la nube, che tiene lontani gli egiziani e illumina il cammino del popolo

che fugge verso la libertà del cuore, la nebbia che toglie ogni punto di

riferimento per affidarsi a Dio solo.
Ecco il vento che soffia dove vuole; siamo noi ad orientare le vele per

raccoglierlo e metterci in navigazione.
Ecco il terremoto che ci scardina dal profondo.
Ecco la colomba, portatrice di buone notizie, quando torna nelle mani sicure

di Noè che l’ha inviata per sapere se il diluvio è finito, mite e arrendevole.

Teniamolo nel cassetto lo Spirito, per favore.
È pericoloso, devastante, inquietante.
Quando la Chiesa si siede o si arrocca fa nascere i santi che la ribaltano.
Quando pensiamo che la nostra vita sia finita, annientata, ci spalanca lo

sguardo del cuore.
Quando le nostre parrocchie languono, si clericalizzano, si svuotano, si abituano,

si stancano, si illudono egli scuote dalle fondamenta, fa crollare i palazzi della

retorica e ci spinge a uscire nelle strade del nostro quartiere a dire Dio.
Gli Atti degli apostoli sono una divertente comica in cui lo Spirito combina

pasticci e gli apostoli corrono (invano) cercando di capire cosa fare veramente.
È lo Spirito che guida la Chiesa, anche se cerchiamo continuamente di

correggere la rotta.
È Lui, se vogliamo, amici, che può orientare la nostra vita verso i cammini della santità.
È Lui che soffia, nonostante tutto.

Che il soffio dello Spirito Santo vi spinga sulle ali della santità, amici,

Santa Domenica di Pentecoste, Fausto.