Della 3° settimana del Tempo Ordinario.
San Tommaso
d'Aquino, Sacerdote e Dottore della Chiesa.
Prima Lettura
Mi hai disprezzato
e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita.
Dal secondo libro di
Samuele (11,1-4a.5-10a.13-17)
All'inizio dell'anno
successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in
guerra, Davide mandò
Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a
compiere devastazioni
contro gli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà,
mentre Davide rimaneva
a Gerusalemme.
Un tardo pomeriggio
Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla
terrazza della reggia.
Dalla terrazza vide
una donna che faceva il bagno: la donna era molto
bella d'aspetto.
Davide mandò a
informarsi sulla donna.
Gli fu detto: «È
Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l'Ittita».
Allora Davide mandò
messaggeri a prenderla.
La donna concepì e
mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta».
Allora Davide mandò a
dire a Ioab: «Mandami Urìa l'Ittita».
Ioab mandò Urìa da
Davide.
Arrivato Urìa, Davide
gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come
andasse la guerra.
Poi Davide disse a
Urìa: «Scendi a casa tua e làvati i piedi».
Urìa uscì dalla reggia
e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re.
Ma Urìa dormì alla
porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non
scese a casa sua.
La cosa fu riferita a
Davide: «Urìa non è sceso a casa sua».
Davide lo invitò a
mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Urìa
uscì per andarsene a
dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore
e non scese a casa
sua.
La mattina dopo Davide
scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Urìa.
Nella lettera aveva
scritto così: «Ponete Urìa sul fronte della battaglia più
dura; poi ritiratevi
da lui perché resti colpito e muoia».
Allora Ioab, che
assediava la città, pose Urìa nel luogo dove sapeva che c'erano
uomini valorosi.
Gli uomini della città
fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi
della truppa e dei
servi di Davide e perì anche Urìa l'Ittita.
Parola di Dio.
Vangelo
L'uomo getta il
seme e dorme; il seme germoglia e cresce.
Come, egli stesso
non lo sa.
Dal Vangelo secondo
Marco (4,26-34) anno pari.
In quel tempo, Gesù
diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un
uomo che getta il seme
sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno,
il seme germoglia e
cresce.
Come, egli stesso non
lo sa.
Il terreno produce
spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco
pieno nella spiga; e
quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce,
perché è arrivata la
mietitura».
Diceva: «A che cosa
possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola
possiamo descriverlo?
È come un granello di
senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più
piccolo di tutti i
semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato,
cresce e diventa più
grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi
che gli uccelli del
cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole
dello stesso genere annunciava loro la Parola, come
potevano intendere.
Senza parabole non
parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli
spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Di cosa dobbiamo preoccuparci?
Perché fatichiamo ancora a
fidarci del Signore?
Quanto scoraggiamento vedo negli
sguardi affaticati dei nostri preti!
Quanto dolore nelle loro parole!
La Chiesa sembra perdere
consensi, nubi fosche si addensano all’orizzonte.
Ma anche al di fuori della fede
le cose non vanno meglio, anzi.
Guardandoci intorno rischiamo
davvero di lasciarci cadere le braccia; il mondo
non cambia, la violenza e l’indifferenza
sembrano inarrestabili, assistiamo
impotenti al dilagare della
dittatura, dell’economia rovinata, dell’ignoranza
e dell’arroganza dei super pagati
politici, come in questi giorni che devono
votare per eleggere il presidente
della nostra nazione e non riescono a mettersi
d’accordo, ed è tutta settimana
che fanno incontro notturni come facevano
i carbonari, dopo che hanno avuto
sei mesi di tempo per decidere chi eleggere,
sono veramente dei pagliacci.
Ma per fortuna il Signore, oggi,
ci incoraggia; il Regno cresce anche se non
ce ne accorgiamo, come il seme
gettato dal seminatore si fa strada fra le zolle
della terra e diventa spiga e
grano.
Bando all’ansia, amici!
Smettiamola di ragionare da
piccoli manager ossessionati dai risultati
o di misurare la validità della
nostra pastorale!
Entriamo, infine, nella logica di
Dio, crediamo (almeno noi!) alle parole del Maestro.
Le nostre comunità cristiane sono
diventate una piccola e disarmata realtà nel
caos delle opinioni; siamo un
piccolo drappello, come il granello di senapa.
Non spaventiamoci, allora, e
ancora, lieti, mettiamo la nostra vita al servizio
del Vangelo, facendoci aiutare
dalla preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona giornata, Fausto.