sabato 25 novembre 2023

Il Vangelo di Domenica 26 Novembre 2023

 

Della 34° Domenica del Tempo Ordinario.

Solennità di Cristo Re, Re dell'Universo.

Prima Lettura

Voi siete mio gregge, io giudicherò

tra pecora e pecora.

Dal libro del profeta Ezechièle (34,11-12.15-17)

Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso

cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna.

Come un pastore passa in rassegna il suo

gregge quando si trova in mezzo alle sue

pecore che erano state disperse, così io

passerò in rassegna le mie pecore e le

radunerò da tutti i luoghi dove erano

disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.

Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo

e io le farò riposare.

Oracolo del Signore Dio.

Andrò in cerca della pecora perduta e

ricondurrò all'ovile quella smarrita,

fascerò quella ferita e curerò quella

malata, avrò cura della grassa e della

forte; le pascerò con giustizia.

A te, mio gregge, così dice il Signore Dio:

Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora,

fra montoni e capri.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 22 (23)

Ripetiamo. Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

 

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare.

Ad acque tranquille mi conduce. R.

 

Rinfranca l'anima mia,

mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome. R.

 

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca. R.

 

Sì, bontà e fedeltà mi saranno

Compagne tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore

per lunghi giorni. R.

 

Seconda Lettura

Consegnerà il regno a Dio Padre,

perché Dio sia tutto in tutti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo

ai Corìnzi (15,20-26.2)

Fratelli, Cristo è risorto dai morti,

primizia di coloro che sono morti.

Perché, se per mezzo di un uomo venne

la morte, per mezzo di un uomo verrà

anche la risurrezione dei morti.

Come infatti in Adamo tutti muoiono,

così in Cristo tutti riceveranno la vita.

Ognuno però al suo posto: prima Cristo,

che è la primizia; poi, alla sua venuta,

quelli che sono di Cristo.

Poi sarà la fine, quando egli consegnerà

il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al

nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.

È necessario infatti che egli regni finché non

abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.

L'ultimo nemico a essere annientato sarà

la morte.

E quando tutto gli sarà stato sottomesso,

anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a

Colui che gli ha sottomesso ogni cosa,

perché Dio sia tutto in tutti.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Benedetto colui che viene nel

nome del Signore!

Benedetto il Regno che viene,

del nostro padre Davide! (Mc 11,9.10)

 

Alleluia alleluia.

 

Vangelo

Siederà sul trono della sua gloria e

separerà gli uni dagli altri.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46) anno A.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella

sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà

sul trono della sua gloria.

Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.

Egli separerà gli uni dagli altri, come il

pastore separa le pecore dalle capre, e porrà

le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla

sua destra: "Venite, benedetti del Padre

mio, ricevete in eredità il regno preparato

per voi fin dalla creazione del mondo,

perché ho avuto fame e mi avete dato da

mangiare, ho avuto sete e mi avete dato

da bere, ero straniero e mi avete accolto,

nudo e mi avete vestito, malato e mi avete

visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".

Allora i giusti gli risponderanno: "Signore,

quando ti abbiamo visto affamato e ti

abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti

abbiamo dato da bere?

Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti

abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?

Quando mai ti abbiamo visto malato o in

carcere e siamo venuti a visitarti?".

E il re risponderà loro: "In verità io vi dico:

tutto quello che avete fatto a uno solo di

questi miei fratelli più piccoli, l'avete

fatto a me".

Poi dirà anche a quelli che saranno alla

sinistra: "Via, lontano da me, maledetti,

nel fuoco eterno, preparato per il diavolo

e per i suoi angeli, perché ho avuto fame

e non mi avete dato da mangiare, ho avuto

sete e non mi avete dato da bere, ero

straniero e non mi avete accolto, nudo

e non mi avete vestito, malato e in carcere

e non mi avete visitato".

Anch'essi allora risponderanno: "Signore,

quando ti abbiamo visto affamato o assetato

o straniero o nudo o malato o in carcere,

e non ti abbiamo servito?".

Allora egli risponderà loro: "In verità io

vi dico: tutto quello che non avete fatto

a uno solo di questi più piccoli, non

l'avete fatto a me".

E se ne andranno: questi al supplizio

eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

E così oggi concludiamo l’anno liturgico.

Dalla prossima Domenica inizieremo il

cammino di Avvento in preparazione al Natale.

Ci prepariamo ad accogliere l’evangelista

Marco e a salutare Matteo.

Il quale, prima di congedarsi, ci lascia

una pagina che è una frustata, un pugno

nello stomaco, un zampata in pieno volto,

così, tanto per scuotere le nostre coscienze

intorpidite di innocui cattolici da poltrona.

Prima, però chiariamo una cosa; la Chiesa

non ha nostalgie monarchiche e non

dobbiamo guardare ai (pochi e incoerenti)

regnanti di questa terra per prendere esempio.

Dire che Gesù è il Signore dell’Universo,

è una destabilizzante testimonianza di fede;

quell’ebreo marginale perso nelle pieghe

della storia è colui che ha l’ultima Parola,

colui che dà misura e senso ad ogni

esperienza umana, che svela il mistero

nascosto nei secoli.

Significa credere che le vicende umane

non stanno precipitando in un baratro di

violenza e di caos, ma nelle braccia di Dio.

Ci vuole molta fede per fare una tale

affermazione, ve ne dò atto, soprattutto

dopo più di duemila anni di cristianesimo

in cui le cose non sembrano cambiate in meglio.

Dire che Cristo è ‘sovrano’ della mia

vita, significa riconoscere che solo in Lui

ha senso il nostro percorso di vita e di fede.

Ed è bello, alla fine di quest’anno, ribadire

con forza, insieme, questa nostra convinzione.

Ma; leggendo il Vangelo conclusivo di Matteo

restiamo sconcertati ed interdetti.

Il clima è cupo, la visione di questo giudice

implacabile come alcuni pittori ce l’hanno

riportata, il possente Cristo di Michelangelo

della cappella Sistina, ad esempio, fa paura.

Cosa ha che vedere questa pagina con il

resto del Vangelo?

Matteo si è sbagliato?

O ci siamo sbagliati noi quando continuiamo

a professare il volto di un Dio compassionevole?

I pastori, sul fare della sera, separavano

le pecore dalle capre.

Le capre, senza il ‘cappotto’ fornito da

madre natura, pativano il freddo proveniente

dal deserto ed andavano ricoverate in un

posto più caldo, come una stalla o

sotto una roccia.

Quest’immagine è lo sfondo del racconto

di Gesù, una separazione che è una protezione,

un’attenzione verso i soggetti deboli.

Il pastore accoglie le pecore che lo hanno

riconosciuto nel volto del povero, del

debole, del perseguitato.

Era prassi comune nel mondo ebraico, ma

ne troviamo traccia anche in altre culture,

valorizzare i gesti di compassione verso i deboli.

Due sono le novità apportate dal Vangelo

di Matteo; Gesù lascia intendere che è

Lui che curiamo nel povero, identificandosi

nell’uomo sconfitto.

In secondo luogo questa identità è

sconosciuta al discepolo che resta stupito

nell’avere soccorso Dio senza saperlo.

Il messaggio che Matteo ci rivolge è

piuttosto chiaro; l’incontro con Dio

cambia il tuo modo di vedere gli altri,

riesci ad incontrarlo anche nel volto

sfigurato del povero.

Gesù non parla di ‘buoni’ poveri o di

carcerati vittime di un errore giudiziario!

Anche nel povero che ha sperperato tutto

per colpa o nell’omicida, possiamo

riconoscere un frammento della scintilla di Dio!

Gesù ripete la stessa idea, ma in negativo,

questa volta.

Come era consuetudine per i rabbini, che

sempre ribadivano il proprio insegnamento

una volta in positivo e una volta in negativo.

Per calcare la mano Gesù conclude che

colui che non lo riconosce brucerà nel

fuoco della Geenna.

Lasciate perdere le immagini orribili

dell’inferno e il timore di Dio che non

è paura del Padre ma paura di perdere il

suo amore per nostra negligenza!

La Geenna è una delle valli che circonda

Gerusalemme, mai abitata perché, secondo

la storia, lì i Gebusei praticavano sacrifici

umani prima della conquista della città

da parte del re Davide.

Al tempo di Gesù nella valle della Geenna

si bruciavano le immondizie.

Se non sappiamo riconoscere il volto

di Dio nel fratello siamo; na monnezza!

Alla fine dei tempi, davanti al Cristo

in maestà che succederà?

Lo trovate scritto, leggete bene, e mettete

da parte il taccuino su cui avete segnato

puntigliosamente le ore di preghiera,

le messe e le confessioni sopportate con

cristiana rassegnazione e le eventuali

giustificazioni da tirare fuori nel caso

Dio fosse più esigente di quello che

ci raccontavano.

Il Signore ci chiederà se lo avremo

riconosciuto, nel povero, nel debole,

nell’affamato, nel solo, nell’anziano

abbandonato, nel parente scomodo.

Sì; avete capito bene.

Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto.

E sul cuore con cui lo avremo fatto.

La fede è concretezza, non parole,

la preghiera contagia la vita, la cambia,

non la anestetizza, la celebrazione

continua nella città, non si esaurisce

nel Tempio.

Allora, certo, la preghiera, l’Eucarestia,

la confessione, sono strumenti di

comunione col Cristo e tra di noi per

fare della nostra vita il luogo della fede.

Nel mio ufficio, alla mia facoltà, sul mio

posto di lavoro, in casa a spadellare

mi salverò.

Se saprò portare la fede da dentro a fuori,

da lontano a vicino, e riconoscere il volto

del Cristo adorato nel volto del fratello

che incontro ogni giorno, mi salverò.

La regalità di Cristo, oggi, si manifesta

nei nostri gesti.

Cristo è Signore se sapremo sempre di

più amare i fratelli, diventare trasparenza

della misericordia, testimoni credibili

della compassione.

Cristo vince se l’amore trionfa.

Anche nella mia e nella vostra vita.

Santa Domenica di Cristo Re dell’Universo, Fausto.