venerdì 26 giugno 2020

Il Vangelo del Sabato 27 Giugno 2020


Della 12° settimana del Tempo Ordinario.
S. Cirillo di Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa.
Prima lettura dal libro delle Lamentazioni (2,2.10-14.18,-19)
Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe; ha abbattuto nella
sua ira le fortezze della figlia di Giuda, ha prostrato a terra, ha profanato il suo
regno e i suoi capi.
Siedono a terra in silenzio gli anziani della figlia di Sion, hanno cosparso di cenere
il capo, si sono cinti di sacco; curvano a terra il capo le vergini di Gerusalemme.
Si sono consunti per le lacrime i miei occhi, le mie viscere sono sconvolte; si riversa
per terra la mia bile per la rovina della figlia del mio popolo, mentre viene meno
il bambino e il lattante nelle piazze della città.
Alle loro madri dicevano: «Dove sono il grano e il vino?».
Intanto venivano meno come feriti nelle piazze della città; esalavano il loro respiro
in grembo alle loro madri.
A che cosa ti assimilerò?
A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme?
A che cosa ti eguaglierò per consolarti, vergine figlia di Sion?
Poiché è grande come il mare la tua rovina; chi potrà guarirti?
I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato la
tua colpa per cambiare la tua sorte; ma ti hanno vaticinato lusinghe, vanità e illusioni.
Grida dal tuo cuore al Signore, gemi, figlia di Sion; fa' scorrere come torrente le
tue lacrime, giorno e notte!
Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio!
Àlzati, grida nella notte, quando cominciano i turni di sentinella, effondi come
acqua il tuo cuore, davanti al volto del Signore; alza verso di lui le mani per la
vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all'angolo di ogni strada.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-17) anno pari.
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che
lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato
e soffre terribilmente».
Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio
tetto, ma di soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!",
ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!",
ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità
io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!
Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno
a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del
regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti».
E Gesù disse al centurione: «Va', avvenga per te come hai creduto».
In quell'istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre.
Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la
parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo
del profeta Isaìa: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù lascia Nazareth e sceglie di vivere a Cafarnao, capitale della Galilea.
E di qui annuncia che il regno di Dio è vicino, anzi è alle porte.
Alle parole fa seguire i gesti; guarisce i malati e conforta i deboli.
Si avvicina a Lui un centurione, uomo estraneo al culto e alle tradizioni di Israele.
Ha un servo malato.
Per questo viene da Gesù; non sa bene neanche come presentargli il caso.
È sufficiente però che metta un pò del suo cuore nelle mani di Gesù, per essere esaudito.
Gesù, infatti, legge nel cuore di quest’uomo e, con la generosità di chi sa
commuoversi, subito gli risponde che andrà a casa sua per guarire il suo servo.
Noi a questo punto forse avremmo approfittato di una generosità così gratuita.
Quel centurione, no.
Adesso si vergogna ancora di più; si trova davanti a se stesso, alla propria vita,
a un giudizio su di sé e con spontanea verità, dice che non è degno che il
Maestro si rechi da lui.
Si vergogna davanti a un uomo così buono.
E pronuncia quelle splendide parole, che ancora oggi ripetiamo nella
liturgia: “O Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì
soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”.
E il servo del centurione, guarisce sulla parola di Gesù.
Ma anche quell’uomo guarisce dopo il suo incontro con il Maestro, ha scoperto
di essere indegno, ma ha trovato chi lo ha compreso nel profondo.
Anche noi siamo indegni di riceve attenzione dal Signore, ma Lui ci dice che,
se crediamo alla sua Parola, anche noi saremo compresi nel profondo del nostro
cuore tante volte ferito, facendoci aiutare dalla preghiera 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.