giovedì 6 aprile 2023

Il Vangelo del Venerdì 7 Aprile 2023

 

Venerdì Santo; Passione del Signore.

Oggi contemplando la Croce e vedendo

Te, Gesù, su di essa, ci rendiamo conto

che la tua Croce prima di essere il libro

della sofferenza è il libro dell’amore.

Non sappiamo se nelle parole “dare la

vita” dobbiamo vedere un invito a offrire

la nostra vita, oppure un invito a far sì che

la vita fiorisca, cresca nel mondo, in ogni

persona e popolo.

Preferiamo vedervi le due dimensioni. 

Insegnaci a dare la nostra vita e insegnaci

a fare crescere la vita, perché anche per noi

l’ultima nostra parola sia: “missione compiuta”.

Tutto è compiuto.

San Giovanni Battista de la Salle, sacerdote.

Prima Lettura

Egli è stato trafitto per le nostre colpe.

(Quarto canto del Servo del Signore)

Dal libro del profeta Isaìa (52,13-53,12)

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà

onorato, esaltato e innalzato grandemente.

Come molti si stupirono di lui-tanto era

sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto

e diversa la sua forma da quella dei figli

dell’uomo-, così si meraviglieranno di lui

molte nazioni; i re davanti a lui si

chiuderanno la bocca, poiché vedranno

un fatto mai a essi raccontato e

comprenderanno ciò che mai avevano udito.

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?

A chi sarebbe stato manifestato il

braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti

a lui e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza per attirare i

nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo

dei dolori che ben conosce il patire, come

uno davanti al quale ci si copre la faccia; era

disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre

sofferenze, si è addossato i nostri dolori;

e noi lo giudicavamo castigato, percosso

da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per le nostre colpe,

schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto

su di lui; per le sue piaghe noi siamo

stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,

ognuno di noi seguiva la sua strada; il

Signore fece ricadere su di lui l’iniquità

di noi tutti.

Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì

la sua bocca; era come agnello condotto

al macello, come pecora muta di fronte

ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu

tolto di mezzo; chi si affligge per la

sua posterità?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per

la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi, con

il ricco fu il suo tumulo, sebbene non

avesse commesso violenza né vi fosse

inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in sacrificio di

riparazione, vedrà una discendenza, vivrà

a lungo, si compirà per mezzo suo la

volontà del Signore.

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce

e si sazierà della sua conoscenza; il giusto

mio servo giustificherà molti, egli si

addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,

dei potenti egli farà bottino, perché ha

spogliato se stesso fino alla morte ed è

stato annoverato fra gli empi, mentre

egli portava il peccato di molti

e intercedeva per i colpevoli.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 30 (31)

Ripetiamo. Padre, nelle tue mani

consegno il mio spirito.

 

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò

deluso; difendimi per la tua giustizia.

Alle tue mani affido il mio spirito;

tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. R.

 

Sono il rifiuto dei miei nemici

e persino dei miei vicini,

il terrore dei miei conoscenti;

chi mi vede per strada mi sfugge.

Sono come un morto, lontano dal cuore;

sono come un coccio da gettare. R.

 

Ma io confido in te, Signore;

dico: «Tu sei il mio Dio,

i miei giorni sono nelle tue mani».

Liberami dalla mano dei miei nemici

e dai miei persecutori. R.

 

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,

salvami per la tua misericordia.

Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,

voi tutti che sperate nel Signore. R.

 

Seconda Lettura

Cristo imparò l'obbedienza e divenne

causa di salvezza per tutti coloro

che gli obbediscono.

Dalla lettera agli Ebrei (4,14-16;5,7-9)

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote

grande, che è passato attraverso i cieli,

Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma

la professione della fede.

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote

che non sappia prendere parte alle nostre

debolezze: egli stesso è stato messo alla

prova in ogni cosa come noi, escluso

il peccato.

Accostiamoci dunque con piena fiducia al

trono della grazia per ricevere misericordia

e trovare grazia, così da essere aiutati al

momento opportuno.

[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita

terrena, offrì preghiere e suppliche, con

forti grida e lacrime, a Dio che poteva

salvarlo da morte e, per il suo pieno

abbandono a lui, venne esaudito.

Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza

da ciò che patì e, reso perfetto, divenne

causa di salvezza eterna per tutti coloro

che gli obbediscono.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

 

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino

alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome

che è al di sopra di ogni nome. (Cf. Fil 2,8-9)

 

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

 

Vangelo

Passione del Signore.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo

Giovanni (18,1-19,42 anno dispari.

Catturarono Gesù e lo legarono.

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi

discepoli al di là del torrente Cèdron,

dove c’era un giardino, nel quale entrò

con i suoi discepoli.

Anche Giuda, il traditore, conosceva quel

luogo, perché Gesù spesso si era trovato

là con i suoi discepoli.

Giuda dunque vi andò, dopo aver preso

un gruppo di soldati e alcune guardie

fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei,

con lanterne, fiaccole e armi.

Gesù allora, sapendo tutto quello che

doveva accadergli, si fece innanzi e

disse loro: «Chi cercate?».

Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».

Disse loro Gesù: «Sono io!».

Vi era con loro anche Giuda, il traditore.

Appena disse loro «Sono io»,

indietreggiarono e caddero a terra.

Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».

Risposero: «Gesù, il Nazareno».

Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io.

Se dunque cercate me, lasciate che questi

se ne vadano», perché si compisse la parola

che egli aveva detto: «Non ho perduto

nessuno di quelli che mi hai dato».

Allora Simon Pietro, che aveva una spada,

la trasse fuori, colpì il servo del sommo

sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro.

Quel servo si chiamava Malco.

Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la

spada nel fodero: il calice che il Padre

mi ha dato, non dovrò berlo?».

Lo condussero prima da Anna

Allora i soldati, con il comandante e le

guardie dei Giudei, catturarono Gesù,

lo legarono e lo condussero prima da

Anna: egli infatti era suocero di Caifa,

che era sommo sacerdote quell’anno.

Caifa era quello che aveva consigliato

ai Giudei: «È conveniente che un solo

uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù

insieme a un altro discepolo.

Questo discepolo era conosciuto dal

sommo sacerdote ed entrò con Gesù

nel cortile del sommo sacerdote.

Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.

Allora quell’altro discepolo, noto al

sommo sacerdote, tornò fuori, parlò

alla portinaia e fece entrare Pietro.

E la giovane portinaia disse a Pietro:

«Non sei anche tu uno dei discepoli

di quest’uomo?».

Egli rispose: «Non lo sono».

Intanto i servi e le guardie avevano acceso

un fuoco, perché faceva freddo, e si

scaldavano; anche Pietro stava con

loro e si scaldava.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò

Gesù riguardo ai suoi discepoli e al

suo insegnamento.

Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo

apertamente; ho sempre insegnato nella

sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei

si riuniscono, e non ho mai detto nulla

di nascosto.

Perché interroghi me?

Interroga quelli che hanno udito ciò che

ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa

ho detto».

Appena detto questo, una delle guardie

presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo:

«Così rispondi al sommo sacerdote?».

Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male,

dimostrami dov’è il male.

Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».

Allora Anna lo mandò, con le mani legate,

a Caifa, il sommo sacerdote.

Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?

Non lo sono!

Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi.

Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei

suoi discepoli?».

Egli lo negò e disse: «Non lo sono».

Ma uno dei servi del sommo sacerdote,

parente di quello a cui Pietro aveva tagliato

l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto

con lui nel giardino?».

Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Il mio regno non è di questo mondo

Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio.

Era l’alba ed essi non vollero entrare nel

pretorio, per non contaminarsi e poter

mangiare la Pasqua.

Pilato dunque uscì verso di loro e domandò:

«Che accusa portate contro quest’uomo?».

Gli risposero: «Se costui non fosse un

malfattore, non te l’avremmo consegnato».

Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi

e giudicatelo secondo la vostra Legge!».

Gli risposero i Giudei: «A noi non è

consentito mettere a morte nessuno».

Così si compivano le parole che Gesù

aveva detto, indicando di quale morte

doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece

chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il

re dei Giudei?».

Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure

altri ti hanno parlato di me?».

Pilato disse: «Sono forse io Giudeo?

La tua gente e i capi dei sacerdoti ti

hanno consegnato a me.

Che cosa hai fatto?».

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di

questo mondo; se il mio regno fosse di

questo mondo, i miei servitori avrebbero

combattuto perché non fossi consegnato ai

Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?».

Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.

Per questo io sono nato e per questo sono

venuto nel mondo: per dare testimonianza

alla verità.

Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i

Giudei e disse loro: «Io non trovo in

lui colpa alcuna.

Vi è tra voi l’usanza che, in occasione

della Pasqua, io rimetta uno in libertà per

voi: volete dunque che io rimetta in libertà

per voi il re dei Giudei?».

Allora essi gridarono di nuovo: «Non

costui, ma Barabba!».

Barabba era un brigante.

Salve, re dei Giudei!

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.

E i soldati, intrecciata una corona di spine,

gliela posero sul capo e gli misero addosso

un mantello di porpora.

Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve,

re dei Giudei!».

E gli davano schiaffi.

Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro:

«Ecco, io ve lo conduco fuori, perché

sappiate che non trovo in lui colpa alcuna».

Allora Gesù uscì, portando la corona

di spine e il mantello di porpora.

E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie

gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».

Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e

crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa».

Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo

una Legge e secondo la Legge deve

morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe

ancor più paura.

Entrò di nuovo nel pretorio e disse

a Gesù: «Di dove sei tu?».

Ma Gesù non gli diede risposta.

Gli disse allora Pilato: «Non mi parli?

Non sai che ho il potere di metterti in

libertà e il potere di metterti in croce?».

Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun

potere su di me, se ciò non ti fosse stato

dato dall’alto.

Per questo chi mi ha consegnato a te ha

un peccato più grande».

Via! Via! Crocifiggilo!

Da quel momento Pilato cercava di

metterlo in libertà.

Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui,

non sei amico di Cesare!

Chiunque si fa re si mette contro Cesare».

Udite queste parole, Pilato fece condurre

fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo

chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.

Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno.

Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».

Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!».

Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?».

Risposero i capi dei sacerdoti: «Non

abbiamo altro re che Cesare».

Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Lo crocifissero e con lui altri due

Essi presero Gesù ed egli, portando la

croce, si avviò verso il luogo detto del

Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo

crocifissero e con lui altri due, uno da

una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo.

Pilato compose anche l’iscrizione e la

fece porre sulla croce; vi era scritto:

«Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».

Molti Giudei lessero questa iscrizione,

perché il luogo dove Gesù fu crocifisso

era vicino alla città; era scritta in ebraico,

in latino e in greco.

I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero

allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei

Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono

il re dei Giudei”».

Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

Si sono divisi tra loro le mie vesti

I soldati poi, quando ebbero crocifisso

Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro

parti-una per ciascun soldato-, e la tunica.

Ma quella tunica era senza cuciture,

tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.

Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola,

ma tiriamo a sorte a chi tocca».

Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si

sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia

tunica hanno gettato la sorte».

E i soldati fecero così.

Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

Stavano presso la croce di Gesù sua madre,

la sorella di sua madre, Maria madre

di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto

a lei il discepolo che egli amava, disse

alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».

Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».

E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai

tutto era compiuto, affinché si compisse

la Scrittura, disse: «Ho sete».

Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero

perciò una spugna, imbevuta di aceto,

in cima a una canna e gliela accostarono

alla bocca.

Dopo aver preso l’aceto, Gesù

disse: «È compiuto!».

E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa

E subito ne uscì sangue e acqua.

Era il giorno della Parascève e i Giudei,

perché i corpi non rimanessero sulla croce

durante il sabato-era infatti un giorno

solenne quel sabato-, chiesero a Pilato

che fossero spezzate loro le gambe

e fossero portati via.

Vennero dunque i soldati e spezzarono

le gambe all’uno e all’altro che erano

stati crocifissi insieme con lui.

Venuti però da Gesù, vedendo che era

già morto, non gli spezzarono le gambe,

ma uno dei soldati con una lancia gli colpì

il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua

testimonianza è vera; egli sa che dice il

vero, perché anche voi crediate.

Questo infatti avvenne perché si compisse la

Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso».

E un altro passo della Scrittura dice

ancora: «Volgeranno lo sguardo a

colui che hanno trafitto».

Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero

con teli insieme ad aromi

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa,

che era discepolo di Gesù, ma di nascosto,

per timore dei Giudei, chiese a Pilato di

prendere il corpo di Gesù.

Pilato lo concesse.

Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Vi andò anche Nicodèmo-quello che in

precedenza era andato da lui di notte-e

portò circa trenta chili di una mistura

di mirra e di áloe.

Essi presero allora il corpo di Gesù e lo

avvolsero con teli, insieme ad aromi,

come usano fare i Giudei per preparare

la sepoltura.

Ora, nel luogo dove era stato crocifisso,

vi era un giardino e nel giardino un

sepolcro nuovo, nel quale nessuno era

stato ancora posto.

Là dunque, poiché era il giorno della

Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro

era vicino, posero Gesù.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È il giorno santificato una volta per tutte,

nella nostra storia di uomini, dalla Passione

e Morte del Dio Crocifisso.

Più nessuno cancellerà quel giorno.

Molti uomini ci saranno che negheranno

Dio o lo bestemmieranno o lotteranno per

farne perfino scomparire il nome dalla

faccia della terra.

Eppure essi stessi scompariranno e nessuno

potrà più far dimenticare agli uomini il

Venerdì Santo del Dio sulla Croce.

È saggio ricordare un giorno come questo.

Le cose che stanno condensate in quella

Croce, sono molte, troppe, per poterle dire

in poche parole.

C’è la sapienza di Dio che critica la cattiva

vita del mondo, e la critica con una

obbedienza appassionata a Dio Padre

e un amore fedele a tutti gli uomini.

In tempi come questi, così colpevoli del

silenzio riguardo a Dio, della dimenticanza

di Dio, così colpevoli d’ateismo, è molto

importante che noi guardiamo al Cristo

Crocifisso come a un appassionato

testimone che Dio è il primo, che Dio è

tutto, che Dio è l’unico, che si deve dare

o lasciare qualunque cosa pur di servire

questo Dio.

Nello stesso modo, in questi tempi così

attraversati da odio, egoismo e violenza,

nulla è più evidente di questa Croce, dove

splende, spalancato verso tutti, il Cuore

di Cristo, che, non per sé, ma per i

fratelli ha affrontato la sua Passione.

La Croce è uno spettacolo di dolore, è una

sintesi di sofferenza, è una pagina di verità.

È sempre vero che, per espiare il peccato

del mondo, non bastano le parole, ci vuole

l’obbedienza che sa soffrire, l’amore che

sa sacrificarsi; e la Croce a questo proposito

non è affatto passata di moda.

Il peccato c’è, anche se molti lo negano

e molti altri preferiscono riderne.

Il peccato c’è dinanzi a Dio, e non ha

perso nulla della sua tragica gravità;

perciò soltanto la Croce ci salva.

Null’altro che la Croce di Cristo si

oppone veramente e validamente alla

realtà misteriosa del peccato.

Vorrà dire dunque che le nostre sofferenze

saranno assunte nella Passione di Cristo

e diventeranno, a loro volta, una barriera

contro il peccato del mondo, una realtà

che salva.

In quella Croce vanno a raccogliersi tutte

le sofferenze, visibili e ignote, tutte le

lacrime, tutti i tormenti, tutte le angosce

degli uomini, tutte quelle che l’umanità

chiama le «sue croci», la sua passione.

Questa fiumana di dolore, solo immergendosi

nella Croce di Cristo ed entrando nel dolore

di Cristo, trova un suo senso e una sua

direzione di salvezza.

Il Signore Gesù che sa che cosa vuol dire

soffrire, prende i nostri dolori nei suoi,

non ne sciupa nessuno, li rispetta tutti,

li capisce.

È un richiamo di appassionata fedeltà a Dio,

di grande amore agli uomini, di serio modo

di affrontare il peccato del mondo, di

santificazione perenne del dolore;

la Croce parla di continuo.

È anche la morte di un condannato;

Gesù fu ingiustamente condannato.

È dunque la morte di tutti coloro che

finiscono la loro vita, prima di aver

trovato giustizia.

È bene, che non muoiano disperati, che

non muoiano ribelli e amareggiati,

perché questo Crocifisso presto

risorgerà, ribellandosi anche alla

morte ingiustamente subita,

spezzando dunque la forza della

violenza, della complicità e

dell’oppressione dei potenti su

tutti coloro che sono agnelli muti

e vanno ad essere scannati.

C’è vittoria nella Croce; c’è sapienza

nella Croce, nel medesimo tempo

c’è un mistero di profondissima umiltà.

E noi dobbiamo imitare Cristo Signore,

umile obbediente-dice Paolo-fino alla

morte in Croce.

Abbiamo ancora troppo amor proprio,

troppo orgoglio da esprimere; siamo

ancora troppo ombrosi, permalosi,

insofferenti e pieni di rancore.

L’umiltà di Dio ha molto da insegnarci

su come vivere la vita di ogni giorno,

come amarci di più, come portare con

più pazienza la croce che spesso noi

stessi siamo gli uni per gli altri.

Quanta sapienza in questa Croce di Dio!

Proponiamo insieme di imparare di più

dalla Croce di Dio.

Ci furono tempi in cui la gran parte degli

uomini e delle donne non sapevano né

leggere né scrivere, ma erano tempi in cui

sapevano guardare a Cristo Crocifisso.

Non che i tempi degli analfabeti fossero

migliori dei nostri; ma noi dobbiamo

ricuperare la sapienza di questa pagina immortale.

Proviamoci, giorno per giorno, a guardare

per qualche minuto il Cristo Crocifisso;

lasciamo che, giorno per giorno, ci riveli

qualche cosa del suo segreto, e allora ne

usciremo più cristiani.

Vero, amici, è la croce che ti rende più

forte e, soltanto attraverso la croce

possiamo capire fino in fondo che cos’è

la nostra vita, buon Venerdì Santo, Fausto.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buon Venerdì Santo, Fausto.