Venerdì Santo; Passione del Signore.
Oggi contemplando la
Croce e vedendo
Te, Gesù, su di essa,
ci rendiamo conto
che la tua Croce prima
di essere il libro
della sofferenza è il
libro dell’amore.
Non sappiamo se nelle
parole “dare la
vita” dobbiamo vedere
un invito a offrire
la nostra vita, oppure
un invito a far sì che
la vita fiorisca,
cresca nel mondo, in ogni
persona e popolo.
Preferiamo vedervi le
due dimensioni.
Insegnaci a dare la nostra
vita e insegnaci
a fare crescere la
vita, perché anche per noi
l’ultima nostra parola
sia: “missione compiuta”.
Tutto è compiuto.
San Giovanni
Battista de la Salle, sacerdote.
Prima Lettura
Egli è stato
trafitto per le nostre colpe.
(Quarto canto del
Servo del Signore)
Dal libro del profeta
Isaìa (52,13-53,12)
Ecco, il mio servo
avrà successo, sarà
onorato, esaltato e
innalzato grandemente.
Come molti si
stupirono di lui-tanto era
sfigurato per essere
d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma
da quella dei figli
dell’uomo-, così si
meraviglieranno di lui
molte nazioni; i re
davanti a lui si
chiuderanno la bocca, poiché
vedranno
un fatto mai a essi
raccontato e
comprenderanno ciò che
mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al
nostro annuncio?
A chi sarebbe stato
manifestato il
braccio del Signore?
È cresciuto come un
virgulto davanti
a lui e come una
radice in terra arida.
Non ha apparenza né
bellezza per attirare i
nostri sguardi, non
splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto
dagli uomini, uomo
dei dolori che ben
conosce il patire, come
uno davanti al quale
ci si copre la faccia; era
disprezzato e non ne
avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è
caricato delle nostre
sofferenze, si è
addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo
castigato, percosso
da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto
per le nostre colpe,
schiacciato per le
nostre iniquità.
Il castigo che ci dà
salvezza si è abbattuto
su di lui; per le sue
piaghe noi siamo
stati guariti.
Noi tutti eravamo
sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva
la sua strada; il
Signore fece ricadere
su di lui l’iniquità
di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò
umiliare e non aprì
la sua bocca; era come
agnello condotto
al macello, come
pecora muta di fronte
ai suoi tosatori, e
non aprì la sua bocca.
Con oppressione e
ingiusta sentenza fu
tolto di mezzo; chi si
affligge per la
sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla
terra dei viventi, per
la colpa del mio
popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura
con gli empi, con
il ricco fu il suo
tumulo, sebbene non
avesse commesso
violenza né vi fosse
inganno nella sua
bocca.
Ma al Signore è
piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se
stesso in sacrificio di
riparazione, vedrà una
discendenza, vivrà
a lungo, si compirà
per mezzo suo la
volontà del Signore.
Dopo il suo intimo
tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua
conoscenza; il giusto
mio servo
giustificherà molti, egli si
addosserà le loro
iniquità.
Perciò io gli darò in
premio le moltitudini,
dei potenti egli farà
bottino, perché ha
spogliato se stesso
fino alla morte ed è
stato annoverato fra
gli empi, mentre
egli portava il
peccato di molti
e intercedeva per i
colpevoli.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 30 (31)
Ripetiamo. Padre,
nelle tue mani
consegno il mio
spirito.
In te, Signore, mi
sono rifugiato, mai sarò
deluso; difendimi per
la tua giustizia.
Alle tue mani affido
il mio spirito;
tu mi hai riscattato,
Signore, Dio fedele. R.
Sono il rifiuto dei
miei nemici
e persino dei miei
vicini,
il terrore dei miei
conoscenti;
chi mi vede per strada
mi sfugge.
Sono come un morto,
lontano dal cuore;
sono come un coccio da
gettare. R.
Ma io confido in te,
Signore;
dico: «Tu sei il mio
Dio,
i miei giorni sono
nelle tue mani».
Liberami dalla mano
dei miei nemici
e dai miei
persecutori. R.
Sul tuo servo fa’
splendere il tuo volto,
salvami per la tua
misericordia.
Siate forti, rendete
saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate
nel Signore. R.
Seconda Lettura
Cristo imparò
l'obbedienza e divenne
causa di salvezza
per tutti coloro
che gli
obbediscono.
Dalla lettera agli
Ebrei (4,14-16;5,7-9)
Fratelli, poiché
abbiamo un sommo sacerdote
grande, che è passato
attraverso i cieli,
Gesù il Figlio di Dio,
manteniamo ferma
la professione della
fede.
Infatti non abbiamo un
sommo sacerdote
che non sappia
prendere parte alle nostre
debolezze: egli stesso
è stato messo alla
prova in ogni cosa
come noi, escluso
il peccato.
Accostiamoci dunque
con piena fiducia al
trono della grazia per
ricevere misericordia
e trovare grazia, così
da essere aiutati al
momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei
giorni della sua vita
terrena, offrì
preghiere e suppliche, con
forti grida e lacrime,
a Dio che poteva
salvarlo da morte e,
per il suo pieno
abbandono a lui, venne
esaudito.
Pur essendo Figlio,
imparò l’obbedienza
da ciò che patì e,
reso perfetto, divenne
causa di salvezza
eterna per tutti coloro
che gli obbediscono.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Gloria e lode a te,
Cristo Signore!
Per noi Cristo si è
fatto obbediente fino
alla morte e a una
morte di croce.
Per questo Dio lo
esaltò e gli donò il nome
che è al di sopra di
ogni nome. (Cf. Fil 2,8-9)
Gloria e lode a te,
Cristo Signore!
Vangelo
Passione del
Signore.
Passione di nostro
Signore Gesù Cristo secondo
Giovanni (18,1-19,42
anno dispari.
Catturarono Gesù e lo
legarono.
In quel tempo, Gesù
uscì con i suoi
discepoli al di là del
torrente Cèdron,
dove c’era un
giardino, nel quale entrò
con i suoi discepoli.
Anche Giuda, il
traditore, conosceva quel
luogo, perché Gesù
spesso si era trovato
là con i suoi
discepoli.
Giuda dunque vi andò,
dopo aver preso
un gruppo di soldati e
alcune guardie
fornite dai capi dei
sacerdoti e dai farisei,
con lanterne, fiaccole
e armi.
Gesù allora, sapendo
tutto quello che
doveva accadergli, si
fece innanzi e
disse loro: «Chi
cercate?».
Gli risposero: «Gesù,
il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono
io!».
Vi era con loro anche
Giuda, il traditore.
Appena disse loro
«Sono io»,
indietreggiarono e
caddero a terra.
Domandò loro di nuovo:
«Chi cercate?».
Risposero: «Gesù, il
Nazareno».
Gesù replicò: «Vi ho
detto: sono io.
Se dunque cercate me,
lasciate che questi
se ne vadano», perché
si compisse la parola
che egli aveva detto:
«Non ho perduto
nessuno di quelli che
mi hai dato».
Allora Simon Pietro,
che aveva una spada,
la trasse fuori, colpì
il servo del sommo
sacerdote e gli tagliò
l’orecchio destro.
Quel servo si chiamava
Malco.
Gesù allora disse a
Pietro: «Rimetti la
spada nel fodero: il
calice che il Padre
mi ha dato, non dovrò
berlo?».
Lo condussero prima da
Anna
Allora i soldati, con
il comandante e le
guardie dei Giudei,
catturarono Gesù,
lo legarono e lo
condussero prima da
Anna: egli infatti era
suocero di Caifa,
che era sommo
sacerdote quell’anno.
Caifa era quello che
aveva consigliato
ai Giudei: «È
conveniente che un solo
uomo muoia per il
popolo».
Intanto Simon Pietro
seguiva Gesù
insieme a un altro
discepolo.
Questo discepolo era
conosciuto dal
sommo sacerdote ed
entrò con Gesù
nel cortile del sommo
sacerdote.
Pietro invece si fermò
fuori, vicino alla porta.
Allora quell’altro
discepolo, noto al
sommo sacerdote, tornò
fuori, parlò
alla portinaia e fece
entrare Pietro.
E la giovane portinaia
disse a Pietro:
«Non sei anche tu uno
dei discepoli
di quest’uomo?».
Egli rispose: «Non lo
sono».
Intanto i servi e le
guardie avevano acceso
un fuoco, perché
faceva freddo, e si
scaldavano; anche
Pietro stava con
loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote,
dunque, interrogò
Gesù riguardo ai suoi
discepoli e al
suo insegnamento.
Gesù gli rispose: «Io
ho parlato al mondo
apertamente; ho sempre
insegnato nella
sinagoga e nel tempio,
dove tutti i Giudei
si riuniscono, e non
ho mai detto nulla
di nascosto.
Perché interroghi me?
Interroga quelli che
hanno udito ciò che
ho detto loro; ecco,
essi sanno che cosa
ho detto».
Appena detto questo,
una delle guardie
presenti diede uno
schiaffo a Gesù, dicendo:
«Così rispondi al
sommo sacerdote?».
Gli rispose Gesù: «Se
ho parlato male,
dimostrami dov’è il
male.
Ma se ho parlato bene,
perché mi percuoti?».
Allora Anna lo mandò,
con le mani legate,
a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno
dei suoi discepoli?
Non lo sono!
Intanto Simon Pietro
stava lì a scaldarsi.
Gli dissero: «Non sei
anche tu uno dei
suoi discepoli?».
Egli lo negò e disse:
«Non lo sono».
Ma uno dei servi del
sommo sacerdote,
parente di quello a
cui Pietro aveva tagliato
l’orecchio, disse:
«Non ti ho forse visto
con lui nel
giardino?».
Pietro negò di nuovo,
e subito un gallo cantò.
Il mio regno non è di
questo mondo
Condussero poi Gesù
dalla casa di Caifa nel pretorio.
Era l’alba ed essi non
vollero entrare nel
pretorio, per non
contaminarsi e poter
mangiare la Pasqua.
Pilato dunque uscì
verso di loro e domandò:
«Che accusa portate
contro quest’uomo?».
Gli risposero: «Se
costui non fosse un
malfattore, non te
l’avremmo consegnato».
Allora Pilato disse
loro: «Prendetelo voi
e giudicatelo secondo
la vostra Legge!».
Gli risposero i
Giudei: «A noi non è
consentito mettere a
morte nessuno».
Così si compivano le
parole che Gesù
aveva detto, indicando
di quale morte
doveva morire.
Pilato allora rientrò
nel pretorio, fece
chiamare Gesù e gli
disse: «Sei tu il
re dei Giudei?».
Gesù rispose: «Dici
questo da te, oppure
altri ti hanno parlato
di me?».
Pilato disse: «Sono
forse io Giudeo?
La tua gente e i capi
dei sacerdoti ti
hanno consegnato a me.
Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio
regno non è di
questo mondo; se il
mio regno fosse di
questo mondo, i miei
servitori avrebbero
combattuto perché non
fossi consegnato ai
Giudei; ma il mio regno
non è di quaggiù».
Allora Pilato gli
disse: «Dunque tu sei re?».
Rispose Gesù: «Tu lo
dici: io sono re.
Per questo io sono
nato e per questo sono
venuto nel mondo: per
dare testimonianza
alla verità.
Chiunque è dalla
verità, ascolta la mia voce».
Gli dice Pilato: «Che
cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì
di nuovo verso i
Giudei e disse loro:
«Io non trovo in
lui colpa alcuna.
Vi è tra voi l’usanza
che, in occasione
della Pasqua, io
rimetta uno in libertà per
voi: volete dunque che
io rimetta in libertà
per voi il re dei
Giudei?».
Allora essi gridarono
di nuovo: «Non
costui, ma Barabba!».
Barabba era un
brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece
prendere Gesù e lo fece flagellare.
E i soldati,
intrecciata una corona di spine,
gliela posero sul capo
e gli misero addosso
un mantello di
porpora.
Poi gli si
avvicinavano e dicevano: «Salve,
re dei Giudei!».
E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di
nuovo e disse loro:
«Ecco, io ve lo
conduco fuori, perché
sappiate che non trovo
in lui colpa alcuna».
Allora Gesù uscì,
portando la corona
di spine e il mantello
di porpora.
E Pilato disse loro:
«Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi
dei sacerdoti e le guardie
gridarono:
«Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato:
«Prendetelo voi e
crocifiggetelo; io in
lui non trovo colpa».
Gli risposero i
Giudei: «Noi abbiamo
una Legge e secondo la
Legge deve
morire, perché si è
fatto Figlio di Dio».
All’udire queste
parole, Pilato ebbe
ancor più paura.
Entrò di nuovo nel
pretorio e disse
a Gesù: «Di dove sei
tu?».
Ma Gesù non gli diede
risposta.
Gli disse allora
Pilato: «Non mi parli?
Non sai che ho il
potere di metterti in
libertà e il potere di
metterti in croce?».
Gli rispose Gesù: «Tu
non avresti alcun
potere su di me, se
ciò non ti fosse stato
dato dall’alto.
Per questo chi mi ha
consegnato a te ha
un peccato più
grande».
Via! Via!
Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato
cercava di
metterlo in libertà.
Ma i Giudei gridarono:
«Se liberi costui,
non sei amico di
Cesare!
Chiunque si fa re si
mette contro Cesare».
Udite queste parole,
Pilato fece condurre
fuori Gesù e sedette
in tribunale, nel luogo
chiamato Litòstroto,
in ebraico Gabbatà.
Era la Parascève della
Pasqua, verso mezzogiorno.
Pilato disse ai
Giudei: «Ecco il vostro re!».
Ma quelli gridarono:
«Via! Via! Crocifiggilo!».
Disse loro Pilato:
«Metterò in croce il vostro re?».
Risposero i capi dei
sacerdoti: «Non
abbiamo altro re che
Cesare».
Allora lo consegnò
loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con
lui altri due
Essi presero Gesù ed
egli, portando la
croce, si avviò verso
il luogo detto del
Cranio, in ebraico
Gòlgota, dove lo
crocifissero e con lui
altri due, uno da
una parte e uno
dall’altra, e Gesù in mezzo.
Pilato compose anche
l’iscrizione e la
fece porre sulla
croce; vi era scritto:
«Gesù il Nazareno, il
re dei Giudei».
Molti Giudei lessero
questa iscrizione,
perché il luogo dove
Gesù fu crocifisso
era vicino alla città;
era scritta in ebraico,
in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti
dei Giudei dissero
allora a Pilato: «Non
scrivere: “Il re dei
Giudei”, ma: “Costui
ha detto: Io sono
il re dei Giudei”».
Rispose Pilato: «Quel
che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra
loro le mie vesti
I soldati poi, quando
ebbero crocifisso
Gesù, presero le sue
vesti, ne fecero quattro
parti-una per ciascun
soldato-, e la tunica.
Ma quella tunica era
senza cuciture,
tessuta tutta d’un
pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra
loro: «Non stracciamola,
ma tiriamo a sorte a
chi tocca».
Così si compiva la
Scrittura, che dice: «Si
sono divisi tra loro
le mie vesti e sulla mia
tunica hanno gettato
la sorte».
E i soldati fecero
così.
Ecco tuo figlio! Ecco
tua madre!
Stavano presso la
croce di Gesù sua madre,
la sorella di sua
madre, Maria madre
di Clèopa e Maria di
Màgdala.
Gesù allora, vedendo
la madre e accanto
a lei il discepolo che
egli amava, disse
alla madre: «Donna,
ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo:
«Ecco tua madre!».
E da quell’ora il
discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù,
sapendo che ormai
tutto era compiuto,
affinché si compisse
la Scrittura, disse:
«Ho sete».
Vi era lì un vaso
pieno di aceto; posero
perciò una spugna,
imbevuta di aceto,
in cima a una canna e
gliela accostarono
alla bocca.
Dopo aver preso
l’aceto, Gesù
disse: «È compiuto!».
E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
Qui ci si genuflette e
si fa una breve pausa
E subito ne uscì
sangue e acqua.
Era il giorno della
Parascève e i Giudei,
perché i corpi non
rimanessero sulla croce
durante il sabato-era
infatti un giorno
solenne quel sabato-,
chiesero a Pilato
che fossero spezzate
loro le gambe
e fossero portati via.
Vennero dunque i
soldati e spezzarono
le gambe all’uno e
all’altro che erano
stati crocifissi
insieme con lui.
Venuti però da Gesù,
vedendo che era
già morto, non gli
spezzarono le gambe,
ma uno dei soldati con
una lancia gli colpì
il fianco, e subito ne
uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà
testimonianza e la sua
testimonianza è vera;
egli sa che dice il
vero, perché anche voi
crediate.
Questo infatti avvenne
perché si compisse la
Scrittura: «Non gli
sarà spezzato alcun osso».
E un altro passo della
Scrittura dice
ancora: «Volgeranno lo
sguardo a
colui che hanno
trafitto».
Presero il corpo di
Gesù e lo avvolsero
con teli insieme ad
aromi
Dopo questi fatti
Giuseppe di Arimatèa,
che era discepolo di
Gesù, ma di nascosto,
per timore dei Giudei,
chiese a Pilato di
prendere il corpo di
Gesù.
Pilato lo concesse.
Allora egli andò e
prese il corpo di Gesù.
Vi andò anche Nicodèmo-quello
che in
precedenza era andato
da lui di notte-e
portò circa trenta
chili di una mistura
di mirra e di áloe.
Essi presero allora il
corpo di Gesù e lo
avvolsero con teli,
insieme ad aromi,
come usano fare i
Giudei per preparare
la sepoltura.
Ora, nel luogo dove
era stato crocifisso,
vi era un giardino e
nel giardino un
sepolcro nuovo, nel
quale nessuno era
stato ancora posto.
Là dunque, poiché era
il giorno della
Parascève dei Giudei e
dato che il sepolcro
era vicino, posero
Gesù.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
È il giorno santificato una volta
per tutte,
nella nostra storia di uomini,
dalla Passione
e Morte del Dio Crocifisso.
Più nessuno cancellerà quel
giorno.
Molti uomini ci saranno che
negheranno
Dio o lo bestemmieranno o
lotteranno per
farne perfino scomparire il nome
dalla
faccia della terra.
Eppure essi stessi scompariranno
e nessuno
potrà più far dimenticare agli
uomini il
Venerdì Santo del Dio sulla
Croce.
È saggio ricordare un giorno come
questo.
Le cose che stanno condensate in
quella
Croce, sono molte, troppe, per
poterle dire
in poche parole.
C’è la sapienza di Dio che
critica la cattiva
vita del mondo, e la critica con
una
obbedienza appassionata a Dio
Padre
e un amore fedele a tutti gli
uomini.
In tempi come questi, così
colpevoli del
silenzio riguardo a Dio, della
dimenticanza
di Dio, così colpevoli d’ateismo,
è molto
importante che noi guardiamo al
Cristo
Crocifisso come a un appassionato
testimone che Dio è il primo, che
Dio è
tutto, che Dio è l’unico, che si
deve dare
o lasciare qualunque cosa pur di
servire
questo Dio.
Nello stesso modo, in questi
tempi così
attraversati da odio, egoismo e
violenza,
nulla è più evidente di questa
Croce, dove
splende, spalancato verso tutti,
il Cuore
di Cristo, che, non per sé, ma
per i
fratelli ha affrontato la sua
Passione.
La Croce è uno spettacolo di
dolore, è una
sintesi di sofferenza, è una
pagina di verità.
È sempre vero che, per espiare il
peccato
del mondo, non bastano le parole,
ci vuole
l’obbedienza che sa soffrire, l’amore
che
sa sacrificarsi; e la Croce a
questo proposito
non è affatto passata di moda.
Il peccato c’è, anche se molti lo
negano
e molti altri preferiscono
riderne.
Il peccato c’è dinanzi a Dio, e
non ha
perso nulla della sua tragica
gravità;
perciò soltanto la Croce ci
salva.
Null’altro che la Croce di Cristo
si
oppone veramente e validamente
alla
realtà misteriosa del peccato.
Vorrà dire dunque che le nostre
sofferenze
saranno assunte nella Passione di
Cristo
e diventeranno, a loro volta, una
barriera
contro il peccato del mondo, una
realtà
che salva.
In quella Croce vanno a
raccogliersi tutte
le sofferenze, visibili e ignote,
tutte le
lacrime, tutti i tormenti, tutte
le angosce
degli uomini, tutte quelle che l’umanità
chiama le «sue croci», la sua passione.
Questa fiumana di dolore, solo
immergendosi
nella Croce di Cristo ed entrando
nel dolore
di Cristo, trova un suo senso e
una sua
direzione di salvezza.
Il Signore Gesù che sa che cosa
vuol dire
soffrire, prende i nostri dolori
nei suoi,
non ne sciupa nessuno, li
rispetta tutti,
li capisce.
È un richiamo di appassionata
fedeltà a Dio,
di grande amore agli uomini, di
serio modo
di affrontare il peccato del
mondo, di
santificazione perenne del dolore;
la Croce parla di continuo.
È anche la morte di un
condannato;
Gesù fu ingiustamente condannato.
È dunque la morte di tutti coloro
che
finiscono la loro vita, prima di
aver
trovato giustizia.
È bene, che non muoiano
disperati, che
non muoiano ribelli e
amareggiati,
perché questo Crocifisso presto
risorgerà, ribellandosi anche
alla
morte ingiustamente subita,
spezzando dunque la forza della
violenza, della complicità e
dell’oppressione dei potenti su
tutti coloro che sono agnelli
muti
e vanno ad essere scannati.
C’è vittoria nella Croce; c’è
sapienza
nella Croce, nel medesimo tempo
c’è un mistero di profondissima
umiltà.
E noi dobbiamo imitare Cristo
Signore,
umile obbediente-dice Paolo-fino
alla
morte in Croce.
Abbiamo ancora troppo amor
proprio,
troppo orgoglio da esprimere;
siamo
ancora troppo ombrosi, permalosi,
insofferenti e pieni di rancore.
L’umiltà di Dio ha molto da
insegnarci
su come vivere la vita di ogni
giorno,
come amarci di più, come portare
con
più pazienza la croce che spesso
noi
stessi siamo gli uni per gli
altri.
Quanta sapienza in questa Croce
di Dio!
Proponiamo insieme di imparare di
più
dalla Croce di Dio.
Ci furono tempi in cui la gran
parte degli
uomini e delle donne non sapevano
né
leggere né scrivere, ma erano
tempi in cui
sapevano guardare a Cristo
Crocifisso.
Non che i tempi degli analfabeti
fossero
migliori dei nostri; ma noi
dobbiamo
ricuperare la sapienza di questa
pagina immortale.
Proviamoci, giorno per giorno, a
guardare
per qualche minuto il Cristo
Crocifisso;
lasciamo che, giorno per giorno,
ci riveli
qualche cosa del suo segreto, e
allora ne
usciremo più cristiani.
Vero, amici, è la croce
che ti rende più
forte e, soltanto
attraverso la croce
possiamo capire fino in
fondo che cos’è
la nostra vita, buon
Venerdì Santo, Fausto.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buon Venerdì Santo,
Fausto.