martedì 11 aprile 2023

Il Vangelo del Mercoledì 12 Aprile 2023

 

Del Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua.

San Zeno di Verona, Vescovo.

Prima Lettura

Quello che ho te lo do: nel nome di

Gesù, àlzati e cammina!

Dagli Atti degli Apostoli (3,1-10)

In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al

tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio.

Qui di solito veniva portato un uomo,

storpio fin dalla nascita; lo ponevano

ogni giorno presso la porta del tempio

detta Bella, per chiedere l'elemosina

a coloro che entravano nel tempio.

Costui, vedendo Pietro e Giovanni che

stavano per entrare nel tempio, li

pregava per avere un'elemosina.

Allora, fissando lo sguardo su di lui,

Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda

verso di noi».

Ed egli si volse a guardarli, sperando di

ricevere da loro qualche cosa.

Pietro gli disse: «Non possiedo né argento

né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome

di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!».

Lo prese per la mano destra e lo sollevò.

Di colpo i suoi piedi e le caviglie si

rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise

a camminare; ed entrò con loro nel tempio

camminando, saltando e lodando Dio.

Tutto il popolo lo vide camminare e lodare

Dio e riconoscevano che era colui che

sedeva a chiedere l'elemosina alla porta

Bella del tempio, e furono ricolmi di

meraviglia e stupore per quello che

gli era accaduto.

Parola di Dio.

Vangelo

Riconobbero Gesù nello spezzare il pane.

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35) anno dispari.

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo

della settimana], due [dei discepoli] erano

in cammino per un villaggio di nome

Èmmaus, distante circa undici chilometri

da Gerusalemme, e conversavano tra loro

di tutto quello che era accaduto.

Mentre conversavano e discutevano insieme,

Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro.

Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi

discorsi che state facendo tra voi lungo

il cammino?».

Si fermarono, col volto triste; uno di loro,

di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei

forestiero a Gerusalemme!

Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».

Domandò loro: «Che cosa?».

Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il

Nazareno, che fu profeta potente in opere

e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;

come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità

lo hanno consegnato per farlo condannare

a morte e lo hanno crocifisso.

Noi speravamo che egli fosse colui che

avrebbe liberato Israele; con tutto ciò,

sono passati tre giorni da quando queste

cose sono accadute.

Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno

sconvolti; si sono recate al mattino alla

tomba e, non avendo trovato il suo corpo,

sono venute a dirci di aver avuto anche

una visione di angeli, i quali affermano

che egli è vivo.

Alcuni dei nostri sono andati alla tomba

e hanno trovato come avevano detto le

donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere

in tutto ciò che hanno detto i profeti!

Non bisognava che il Cristo patisse queste

sofferenze per entrare nella sua gloria?».

E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti,

spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si

riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove

erano diretti, egli fece come se dovesse

andare più lontano.

Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché

si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».

Egli entrò per rimanere con loro.

Quando fu a tavola con loro, prese il pane,

recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

Ma egli sparì dalla loro vista.

Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva

forse in noi il nostro cuore mentre egli

conversava con noi lungo la via, quando

ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno

a Gerusalemme, dove trovarono riuniti

gli Undici e gli altri che erano con loro,

i quali dicevano: «Davvero il Signore è

risorto ed è apparso a Simone!».

Ed essi narravano ciò che era accaduto

lungo la via e come l’avevano riconosciuto

nello spezzare il pane.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È bellissimo questo brano del Vangelo

per un piccolo commento, vale la pena

perdere qualche minuto ed approfondirlo,

scusate ma mi piace un sacco.

Di quanto tempo abbiamo bisogno per

credere alla Pasqua?

Quante volte l’abbiamo ascoltato quel

messaggio sconcertante eppure straordinario?

Come gli amici di Emmaus, anche noi

camminiamo tristi nella vita, non sapendo

bene cosa pensare; anche noi-come

Tommaso-stentiamo ad uscire dalle

nostre delusioni.

Eppure due caratteristiche accomunano

i tre personaggi in questione; lo

scoraggiamento, la delusione cocente

nella propria vita e la mancanza di

fiducia nella comunità; Domenica

scorsa Tommaso non credeva

all’annuncio dei suoi amici, qui

Cleopa e l’amico non credono alla

testimonianza di “alcune donne, delle nostre”.

I discepoli di Emmaus sono amareggiati

come Tommaso, anche loro chiusi nel

dolore, storditi, non si accorgono

neppure che Gesù li accompagna

nel loro cammino.

Ne conosco molti di cristiani così; fermi

al Venerdì Santo, devoti alla croce, ma

incapaci di accogliere la gioia debordante

della Pasqua.

Intendiamoci; è straordinaria la nostra

devozione verso il dolore condiviso da

Dio nel crocifisso, è emozionante fissare

lo sguardo sull’uomo che pende dalla croce.

Ma se lì si ferma la nostra fede, siamo degli

illusi, se Gesù non è risorto, non è che uno

dei tanti personaggi della storia che non è

riusciti a cambiare un bel niente.

È molto più difficile condividere la sofferenza

che la gioia, e Gesù lo sa.

Cleopa e il compagno sono quasi scocciati

dallo sconosciuto ospite; non si vede a

sufficienza la loro sofferenza?

Da dove viene questo straniero?

Gesù li ascolta parlare della propria

crocifissione; Lui è già oltre, altrove.

Amico che soffri, non vedi che il Signore

ti cammina accanto?

Non riesci ad alzare lo sguardo e riconoscerlo?

Non c’è che un modo per uscire dal dolore;

non amarlo.

E Gesù lo sa; li scuote, questi discepoli

assonnati e stanchi, li schiaffeggia con la

Parola, li rimprovera, dov’è la loro fede?

Non bisognava che accadesse tutto questo?

Non hanno mai letto le Scritture?

No, sono troppo di malumore per ricordarsi

delle Parole del Rabbì e dei profeti. 

La locanda, l’invito a restare; quello

straniero ha detto cose sacrosante, il cuore

si è scaldato, hanno visto uno spiraglio

e lo invitano a cena.

E l’ospite si ferma e compie un gesto

semplice, banale, visto fare mille volte

dal Signore Gesù; spezza il pane e scompare.

E i due capiscono, vedono ciò che

L’attaccamento al loro dolore aveva loro

impedito di vedere; Gesù è davvero risorto!

Corrono, questa volta, tornano indietro, dagli

apostoli, raccontano, gioiscono, si capacitano

di ciò che davvero è successo.

Anche noi abbiamo davanti tutta la vita per

accorgerci che il Maestro è vivo; anche noi

siamo chiamati ad ascoltare la Parola che

scalda il cuore e a riconoscerlo nello spezzare

il pane, a riconoscerlo pellegrino con noi sulle

strade della vita.

Tutte le splendide apparizioni del Risorto

seguono lo stesso schema; c'è una situazione

di scoraggiamento, di stallo, Lui non viene

riconosciuto, poi accade qualcosa, un gesto,

e Gesù viene riconosciuto; la voce per Maria,

le bende per Giovanni, le piaghe per Tommaso,

il pane qui a Emmaus, la pesca a Tiberiade;

è come se Gesù risorto non fosse evidente,

come se la sua presenza fosse velata,

nascosta da qualcosa.

Sappiamo riconoscere oggi il Maestro

risorto nei segni?

Lo sappiamo vedere e incontrare nei mille

modi con cui resta in mezzo a noi?

Nel grande segno dell’Eucarestia? 

Leggiamo bene; sembra una vera e propria

liturgia questa apparizione; il cammino,

l’ascolto delle letture, il pane spezzato, l’annuncio.

Quel gesto che-da allora-le prime comunità

fedelmente celebreranno e che anche noi

oggi siamo invitati a celebrare ogni

Domenica per riconoscere nel pane

spezzato la presenza del Maestro.

Un ultimo appunto; lasciamo perdere la

sofferenza, ve ne prego.

Trasmettiamo davvero l’idea di un cristianesimo

dolorante, di una religione per casi disperati,

di un Dio infermiere della Storia!

So che ci sono persone che passano la vita

appesi ad una croce, e li amo e li rispetto

come icone del Crocifisso.

Ma-molto più spesso-le nostre sofferenze

sono come quelle dei nostri amici di

Emmaus, incapaci di alzare lo sguardo

dalla propria delusione.

Guardiamo al Risorto, amici, vedremo

che le cose cambieranno.

Scommettiamo?

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.