Della 13° settimana del Tempo Ordinario.
Sant'Antonio Maria
Zaccaria, sacerdote.
Prima Lettura
Manderò la fame nel
paese; non fame di
pane ma di
ascoltare le parole del Signore.
Dal libro del profeta
Amos (8,4-6.9-12)
«Ascoltate questo, voi
che calpestate il
povero e sterminate
gli umili del paese,
voi che dite:
"Quando sarà passato il
novilunio e si potrà
vendere il grano?
E il sabato, perché si
possa smerciare il
frumento, diminuendo
l'efa e aumentando
il siclo e usando
bilance false, per comprare
con denaro gli
indigenti e il povero per un
paio di sandali?
Venderemo anche lo
scarto del grano"».
«In quel
giorno-oracolo del Signore Dio-farò
tramontare il sole a
mezzogiorno e oscurerò
la terra in pieno
giorno!
Cambierò le vostre
feste in lutto e tutti i
vostri canti in
lamento: farò vestire ad
ogni fianco il sacco,
farò radere tutte le
teste: ne farò come un
lutto per un figlio
unico e la sua fine sarà
come un giorno d'amarezza.
Ecco, verranno giorni
- oracolo del Signore
Dio-in cui manderò la
fame nel paese; non
fame di pane né sete
di acqua, ma di ascoltare
le parole del
Signore».
Allora andranno
errando da un mare
all'altro e vagheranno
da settentrione a
oriente, per cercare
la parola del Signore,
ma non la troveranno.
Parola di Dio.
Vangelo
Non sono i sani che
hanno bisogno
del medico, ma i
malati.
Misericordia io
voglio e non sacrifici.
Dal Vangelo secondo
Matteo (9,9-13) anno pari.
In quel tempo, Gesù,
vide un uomo,
chiamato Matteo,
seduto al banco delle
imposte, e gli disse:
«Seguimi».
Ed egli si alzò e lo
seguì.
Mentre sedeva a tavola
nella casa,
sopraggiunsero molti
pubblicani e
peccatori e se ne
stavano a tavola
con Gesù e con i suoi
discepoli.
Vedendo ciò, i farisei
dicevano ai suoi
discepoli: «Come mai
il vostro maestro
mangia insieme ai
pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse:
«Non sono i sani che
hanno bisogno del
medico, ma i malati.
Andate a imparare che cosa
vuol dire:
"Misericordia io
voglio e non sacrifici".
Io non sono venuto a
chiamare i giusti,
ma i peccatori».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
È seduto al banco delle imposte
Matteo,
quando incrocia lo sguardo di
quel falegname
ospite in casa di Simone il
pescatore.
Pensa che gli voglia chiedere
qualcosa,
un favore, uno sconto, un aiuto.
È temuto Levi, è un pubblicano
che
riscuote le tasse per conto dei
romani.
Lo odiano tutti, visceralmente,
ma lo
temono e lo rispettano.
E invece il Nazareno non gli
chiede nulla.
Sorride e gli dice di lasciare
tutto.
Sta scherzando, sicuramente.
È stranito ora Matteo, ma lo
sguardo
di Gesù non lo abbandona.
Cosa avrà visto in quello
sguardo?
Quale abisso di bene e di luce?
Quanta misericordia e
compassione?
Cosa può spingere una persona a
lasciare
tutto per davvero? Sul serio?
Forse anche noi abbiamo
incrociato il
suo sguardo, forse anche noi ci
siamo
sentiti travolti dalla
misericordia,
forse anche noi abbiamo colto la
misura infinita della tenerezza
di Dio.
È venuto per noi ammalati, il
Signore,
non per quelli che non hanno
bisogno
di salvezza.
È venuto senza porre condizioni,
mettendosi in gioco, sfidandoci
ad
osare, a rischiare e a pregare il
Padre.
E la cosa straordinaria è che
questo
incontro Matteo lo racconta trent’anni
dopo e ne parla con una
freschezza e
una nostalgia che commuove.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il
tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri
debiti come anche
noi li rimettiamo ai
nostri debitori,
e non abbandonarci
alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e
benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi peccatori, adesso
e nell'ora della
nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e
sempre, nei secoli dei
secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.