Della 1° Domenica di Quaresima.
San Pietro Damiani,
vescovo e dottore della Chiesa.
Prima lettura dal libro
della Gènesi (9,8-15)
Dio disse a Noè e ai
suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia
alleanza con voi e con
i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente
che è con voi,
uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono
usciti dall'arca, con
tutti gli animali della terra.
Io stabilisco la mia
alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle
acque del diluvio, né
il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse: «Questo è
il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni
essere vivente che è
con voi, per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco
sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra.
Quando ammasserò le
nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò
la mia alleanza che è
tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non
ci saranno più le
acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla
prima lettera di san Pietro apostolo (3,18-22)
Carissimi, Cristo è
morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti,
per ricondurvi a Dio;
messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
E nello spirito andò a
portare l'annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo
avevano rifiutato di
credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei
giorni di Noè, mentre
si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto,
furono salvate per
mezzo dell'acqua.
Quest'acqua, come
immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la
sporcizia del corpo,
ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una
buona coscienza, in virtù
della risurrezione di Gesù Cristo.
Egli è alla destra di
Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità
sugli angeli, i
Principati e le Potenze.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo
Marco (1,12-15) anno B.
In quel tempo, lo
Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta
giorni, tentato da
Satana.
Stava con le bestie
selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu
arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo
di Dio, e diceva: «Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete nel
Vangelo».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Via le maschere, adesso.
Quelle di Carnevale, non ci hanno
permesso di indossarle, dando la colpa alla
pandemia, ed allora, leviamo
quelle che indossiamo sempre.
Inizia la Quaresima, il tempo che
ogni anno ci viene donato per tornare
all’essenziale, per tornare a noi
stessi, per fare in modo che l’anima ci
raggiunga, per incontrare Dio.
Lo desideriamo, certo, ma
sappiamo bene quanto sia difficile conservare la fede,
fare del Vangelo il metro di
giudizio della nostra vita, restare in intimità con noi stessi.
Questo tempo di essenzialità ci
prepara alla grande festa della Pasqua e dobbiamo
vegliare finché le tante
iniziative proposte dalle parrocchie in queste settimane non
ci giungano abitudinarie e
fiacche.
Non lasciamo la maschera che
indossiamo per indossare la maschera del penitente
pensando, così, di far piacere a
Dio.
Il problema non è mangiare il
prosciutto di venerdì, o mettere da parte dei soldi
per le missioni, né fare le facce
da mortificati, ma vivificare la nostra fede.
Come Gesù è entrato nel deserto
per decidere come affrontare la sua missione,
così anche noi entriamo del deserto
per mettere a fuoco le scelte che vogliamo fare.
Certo; leggendo il Vangelo di
Marco si resta piuttosto delusi; l’evangelista sintetizza
le tentazioni di Gesù in due soli
versetti, senza entrare nel dettaglio.
Ma stiamo imparando a diffidare
dell’apparente semplificazione di Marco.
Le sfumature che
contraddistinguono il suo racconto sono un universo da scoprire.
È lo Spirito che spinge Gesù nel
deserto per soddisfare il suo desiderio di verità,
di preghiera e di silenzio.
Lo abbiamo già incontrato, di
notte, da solo, a pregare il Padre, il Maestro.
Ora lo ritroviamo per un lungo
periodo a concentrarsi solo sul suo rapporto con Dio.
Avessimo il coraggio anche noi di
imparare il silenzio!
Di scoprire una preghiera fatta
di ascolto!
Di osare, sospinti dallo Spirito,
qualche giorno all’anno da dedicare allo spirito!
Avessimo anche noi il coraggio di
ridire al nostro cristianesimo tiepido che lo
Spirito ci spinge!
Che ci obbliga all’interiorità!
Per quaranta giorni Gesù resta
nel deserto, tentato da satana.
Non è una parentesi nella sua
vita; i quaranta giorni, nel cammino dell’Esodo,
indicando una generazione, cioè
una vita.
Per tutta la vita Gesù ha voluto
stare in contatto intimo con Dio, nel deserto del suo cuore.
Per tutta la vita Gesù ha
combattuto contro colui che divide, contro l’avversario, il satana.
Il termine usato da Marco, uno
dei tanti a sua disposizione, non indica, in questo caso,
la personificazione del male, ma
lo spirito maligno, l’avversario, il divisore.
La parte oscura della realtà che
ci mette a dura prova, continuamente.
Esiste il male e ci porta alla
paralisi, come dicevamo domenica scorsa.
Esiste ed agisce continuamente
nelle nostre vite.
Siamo liberi ed è impegnativo
scegliere la parte luminosa della realtà, quella che
proviene da Dio.
Anche noi a volte abbiamo
l’impressione di essere sempre in battaglia.
È consolante sapere che anche
Gesù ha vissuto così. E ha vinto.
Fiere e angeli lo servono. Che
significa?
Gli esegeti danno due
spiegazioni, scegliete voi quella che vi convince di più.
Forse Marco sostiene che Gesù sta
creando una nuova realtà.
L’uomo che vive in armonia con il
creato, con le bestie feroci, richiama lo stato
iniziale di Adamo.
Come a dire; Gesù è il nuovo
Adamo.
Ma, aggiungo io da birichino,
come a dire che nel deserto il Maestro ritrova
l’armonia primigenia, e anche
noi.
Cosa altro dobbiamo sentirci dire
per riappropriarci del silenzio e della preghiera?
Forse Marco si riferisce alle
fiere della profezia di Daniele; lì indicavano le grandi
potenze straniere dell’epoca, qui
indica i poteri contro cui Gesù deve fare i conti (Roma,
il sinedrio, i farisei) ma,
anche, i poteri che riconoscono la supremazia del Signore.
La nostra vita è come un tessuto;
la trama siamo noi a disegnarla, ma deve essere
necessariamente intrecciata con
l’ordito.
La sensazione che la nostra vita
non vada da nessuna parte ci deriva, forse, dal fatto
che ci illudiamo di intessere una
stoffa senza un ordito a cui appoggiare le nostre trame.
Gli angeli, in questo caso,
indicano le tante presenze che Gesù, e noi, incontriamo
nel nostro percorso di fede e che
ci riportano verso Dio.
Un amico, un prete, un evento, un
libro possono diventare angeli che ci
aiutano a superare le tentazioni.
Marco è l’unico che lega la fine
del deserto con l’inizio della predicazione in Galilea.
Non entriamo nel deserto per restarci,
non costruiamo un mondo a parte, ma il
superamento della tentazione e il
ritorno all’armonia iniziale, conseguiti grazie
all’aiuto dei tanti inviati con
cui Dio accompagna il nostro cammino ci spingono
a diventare testimoni credibili.
Buon cammino
Quaresimale, amici, inoltriamoci insieme a Gesù, nel deserto
del nostro cuore, per
ritrovare la nuova Pasqua, Fausto.