Della 8° Domenica del Tempo Ordinario.
San Gabriele
dell'Addolorata, Religioso.
Prima Lettura
Non lodare nessuno
prima che abbia parlato.
Dal libro del Siràcide
(27,5-8)
Quando si scuote un
setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute,
ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista
li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare
è il banco di prova
per un uomo.
Il frutto dimostra
come è coltivato l'albero, così la parola rivela i pensieri
del cuore.
Non lodare nessuno
prima che abbia parlato, poiché questa è la prova
degli uomini.
Parola di Dio.
Seconda Lettura
Ci ha dato la
vittoria per mezzo di Gesù Cristo.
Dalla prima lettera di
san Paolo apostolo ai Corìnzi (15,54-58)
Fratelli, quando
questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità
e questo corpo mortale
d'immortalità, si compirà la parola della
Scrittura: "La
morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov'è, o morte, la tua
vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo
pungiglione?".
Il pungiglione della
morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge.
Siano rese grazie a
Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei
carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo
sempre più nell'opera
del Signore, sapendo che la vostra fatica non è
vana nel Signore.
Parola di Dio.
Vangelo
La bocca esprime
ciò che dal cuore sovrabbonda.
Dal Vangelo secondo
Luca (6,39-45) anno C.
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli una parabola: "Può forse
un cieco guidare un
altro cieco?
Non cadranno tutti e
due in un fosso?
Un discepolo non è più
del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato,
sarà come il suo
maestro.
Perché guardi la
pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi
della trave che è nel
tuo occhio?
Come puoi dire al tuo
fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che
è nel tuo
occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?
Ipocrita!
Togli prima la trave
dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la
pagliuzza dall'occhio
del tuo fratello.
Non vi è albero buono
che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero
cattivo che produca un
frutto buono.
Ogni albero infatti si
riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli
spini, né si vendemmia
uva da un rovo.
L'uomo buono dal buon
tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo
dal suo cattivo tesoro
trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che
dal cuore
sovrabbonda".
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Togli prima la trave dal tuo
occhio e allora potrai vederci bene nel togliere
la pagliuzza dall’occhio del tuo
fratello
Gesù ci propone oggi un Vangelo
piuttosto ostico, con il desiderio-da parte
sua-di lasciare che le
beatitudini dirigano la nostra vita.
Vi ricordo, però, questo dato
fondamentale della vita cristiana; la vita morale
è conseguenza di un incontro, non
uno sterile moralismo, la legge di Dio,
ricorda san Paolo è opera del
Signore, non fatica vana come l’obbedire
esternamente ad una norma.
È un pò come quando vedo i
ragazzi che si prendono una cotta; la prima
cosa che salta agli occhi è che
si curano di più, si tengono in ordine,
diventano improvvisamente puntuali;
perché innamorati.
Gesù ci chiede di essere
misericordiosi perché il Padre è misericordioso;
il nostro agire è conseguenza
dell’incontro che abbiamo avuto con Dio.
Il peccato, dunque, è l’agire
morale.
E subito, sicuramente, ci vengono
in mente le grandi tragedie della vita,
gli omicidi, le stragi, le
aberrazioni di cui veniamo a conoscenza.
Bhé, visto tutto ciò che capita
nel mondo noi non siamo poi così tanto male!
Non uccidiamo, non rubiamo (nel
senso di rapina a mano armata, ma se
capita di grattare senza troppi
danni qualche soldino) quindi siamo a posto.
Invece la Scrittura ci invita a
leggere la nostra vita puntando in alto, di non
paragonarci a chi si comporta
peggio, trovandoci passabili, ma confrontandoci
col sogno di Dio su di noi.
Dio ci vede come dei capolavori,
dei pezzi unici, come dei figli.
Vuole che-come aquile-voliamo in
alto, e invece noi sembriamo dei paperi
che guardano con sufficienza le
galline.
Gesù è chiaro; non guardare alla
pagliuzza nell’occhio del fratello tu che hai
un trave nell’occhio.
Quant’è vero!
Quanta fatica faccio a
riconoscere i miei sbagli!
Quanto sono pronto a
giustificarli, ad attenuarli!
Con me sono comprensivo e
benevolo, con gli errori degli altri sono spietato
e giudico con durezza eccessiva.
Esagero? Ascoltatevi!
Ascoltiamoci quando si tratta di
parlare di un’altra persona, dei miei vicini,
dell’amministratore del mio
condominio.
Siamo sempre troppo adolescenti,
intenti a proteggerci per paura che qualcuno
ci ferisca, sempre troppo
concentrati a far apparire il meglio di noi per paura
che gli altri non vedano il
peggio.
Liberi, amici, liberi!
Siamo aquile fatte per volare,
sbattete le ali!
Dio ci dona ali di aquila per
accogliere ciò che siamo con verità, per imparare
ad amarci e ad amare gli altri
con semplicità, per sapere che siamo capolavori in
costruzione e durante i lavori in
corso uno sopporta un pò di polvere e di rumore.
Impariamo a vedere noi stessi e
gli altri così come Dio ci vede.
Non si tratta allora di non
giudicare le situazioni, di non esprimere pareri, no.
Ma di cambiare il criterio di
riferimento, di vedere le cose con lo sguardo pieno
di speranza del Padre che fa
sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.
E’ una vera conversione quella
che Gesù chiede, un cambiare del tutto
l’atteggiamento, un guardare in
modo diverso.
Siamo tutti peccatori, siamo
tutti figli; non abbiamo bisogno, come i bambini
dell’asilo, di fare bella figura
davanti alla maestra; un padre e una madre
conoscono i difetti dei propri
figli e amorevolmente li accettano e
cercano-insieme-di migliorarli.
Gesù ci invita a guardare i
fatti, non i sogni; dai frutti si vedono gli alberi.
Frutto buono-albero buono,
semplice, no?
È vero!
Può essere un’idea interrogarsi
sulla propria vita, sulle cose che crediamo
importanti, sulle nostre scelte;
che frutti danno?
Siamo sereni, pieni di vita,
capaci di affrontare le avversità?
Buon segno, abbiamo messo il
Vangelo al centro.
Ma se-invece-il lavoro sempre più
ingombrante, l’ansia del benessere o la
voglia di apparire vi danno
inquietudine, interrogatevi ed abbiate l’umiltà
della retromarcia.
In settimana cominciamo la Quaresima;
perché non fare la “penitenza” di
entrare in questa logica, perché
non vedere il lato luminoso della vita degli
altri, invece di vedere sempre
l’aspetto negativo?
Varrebbe più di mille Venerdì di
magro e dell’obolo per le missioni (fatelo
comunque, ma col cuore!).
Proviamoci, amici,
forse possiamo essere più sereni, perciò, facciamo pulizia
nei nostri occhi, Santa
Domenica, Fausto.