sabato 27 gennaio 2024

Il Vangelo di Domenica 28 Gennaio 2024

 

Della 4° settimana del Tempo Ordinario.

San Tommaso d’Aquino.

Prima lettura.

Susciterò un profeta e gli porrò

in bocca le mie parole.

Dal libro del Deuterònomio (18,15-20)

Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore,

tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te,

tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me.

A lui darete ascolto.

Avrai così quanto hai chiesto al Signore,

tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea,

dicendo: "Che io non oda più la voce del

Signore, mio Dio, e non veda più questo

grande fuoco, perché non muoia".

Il Signore mi rispose: "Quello che hanno

detto, va bene.

Io susciterò loro un profeta in mezzo ai

loro fratelli e gli porrò in bocca le mie

parole ed egli dirà loro quanto io

gli comanderò.

Se qualcuno non ascolterà le parole che

egli dirà in mio nome, io gliene

domanderò conto.

Ma il profeta che avrà la presunzione di

dire in mio nome una cosa che io non gli

ho comandato di dire, o che parlerà in

nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 94 (95)

Ripetiamo. Ascoltate oggi la voce del Signore.

 

Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo

la roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia. R.

 

Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio

davanti al Signore che ci ha fatti.

È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo

pascolo, il gregge che egli conduce. R.

 

Se ascoltaste oggi la sua voce!

«Non indurite il cuore come a Merìba,

come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova pur avendo

visto le mie opere». R.

 

Seconda Lettura

La vergine si preoccupa delle cose

del Signore, per essere santa.

Dalla prima lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (7,32-35)

Fratelli, io vorrei che foste senza

preoccupazioni: chi non è sposato

si preoccupa delle cose del Signore,

come possa piacere al Signore; chi

è sposato invece si preoccupa delle

cose del mondo, come possa piacere

alla moglie, e si trova diviso!

Così la donna non sposata, come la

vergine, si preoccupa delle cose del

Signore, per essere santa nel corpo

e nello spirito; la donna sposata invece

si preoccupa delle cose del mondo,

come possa piacere al marito.

Questo lo dico per il vostro bene: non

per gettarvi un laccio, ma perché vi

comportiate degnamente e restiate

fedeli al Signore, senza deviazioni.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Il popolo che abitava nelle tenebre vide

una grande luce, per quelli che abitavano

in regione e ombra di morte una

luce è sorta. (Mt 4,16)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Insegnava loro come uno che ha autorità.

Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28) anno B.

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato

nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava.

Ed erano stupiti del suo insegnamento:

egli infatti insegnava loro come uno che

ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un

uomo posseduto da uno spirito impuro

e cominciò a gridare, dicendo: «Che

vuoi da noi, Gesù Nazareno?

Sei venuto a rovinarci?

Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

E Gesù gli ordinò severamente: «Taci!

Esci da lui!».

E lo spirito impuro, straziandolo e

gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si

chiedevano a vicenda: «Che è mai questo?

Un insegnamento nuovo, dato con autorità.

Comanda persino agli spiriti impuri

e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque,

in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Oggi la Parola parla della Chiesa.

È difficile parlare della Chiesa, siamo onesti.

Se fosse tutto e solo legato alla teologia,

al Vangelo, ai santi, al mistero e alla luce

che l’avvolge sarebbe tutto semplice,

splendente, trasparente.

Ma non è solo così.

Gesù, pensando alla Chiesa, immaginando

una comunità di fratelli che si mettessero

a servizio gli uni degli altri, ha preso le

persone che aveva davanti, colme di

limiti e di difetti.

E così, nella Chiesa, da sempre convive

quest’intreccio misterioso e faticoso di

santità e di peccato, di ali e di pesi,

di luce e di ombra.

Santa e peccatrice, casta meretrice, la Chiesa

è fatta di uomini e di Dio, dei nostri limiti

e della sua benevolenza.

Quanto vorrei che non fosse così!

Come vorrei che, io per primo, che la

Chiesa fosse fatta solo di persone

disponibili, coerenti, misericordiose,

che pensano sempre col Vangelo nel cuore.

E, invece, non è sempre così.

In me abita tutta la forza della Parola

e l’esperienza di Dio.

E la contraddizione dei miei limiti e delle

mie stanchezze.

Forse Dio lascia che restiamo in questa

situazione di tensione interiore, di anelito,

di desiderio di santità.

Tutti rivolti a Lui, nella nostalgia infinita

della sua presenza, potremmo montarci

la testa per l’esperienza della luce divina

e, allora, inciampiamo nella nostra piccola

e dolorosa incoerenza.

Da questa Chiesa, a volte severa e

incomprensibile, ho ricevuto Cristo.

Certo, alcune cose non mi garbano,

né io garbo alla Chiesa.

Ma posso ripudiare mia madre solo perché

il vestito che indossa la invecchia?

Marco inizia il suo racconto con un evento

sconcertante; la liberazione di un indemoniato.

Dentro la sinagoga.

Non fuori, né accanto; dentro.

È come se Marco dicesse; il primo annuncio

che dobbiamo/possiamo fare, la prima

liberazione da attuare è dentro la comunità.

Prima di guardare fuori il mondo ostile

e oscuro, occorre avere il coraggio di

liberare da ogni tenebra le nostre comunità.

E dalla peggiore delle eresie del nostro

nuovo millennio; accontentarsi di una

fede che è solo esteriorità, abitudine,

cultura, conservazione.

Una fede che non c’entra nulla con la vita.

Che c’entri con noi, Nazareno?

L’indemoniato è simbolo di tutte le

obiezioni che c’impediscono, infine,

di tornare ad essere credenti.

Abita nella sinagoga, partecipa alla

preghiera, professa la sua fede.

Marco, con sfrontatezza, con franchezza,

come un profeta degno della promessa di

Mosè, ammonisce la comunità che legge

il suo Vangelo; il primo esorcismo che

Gesù esercita è nella comunità, tra i fratelli.

Non esistono pericoli ‘fuori’, ma ‘dentro’

di noi, dentro le nostre scelte viviamo le

contraddizioni della fede, dentro le nostre

comunità abita la logica tenebrosa

della divisione.

L’affermazione del credente indemoniato

è terribile: “Che c’entri con noi, sei venuto

per rovinarci!”

È demoniaca una fede che tiene il Signore

lontano dalla quotidianità, che lo relega nel

sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni,

senza calarle nella dura quotidianità.

È demoniaca una fede che vede in Dio

un concorrente e che contrappone la

piena riuscita della vita e della fede; se Dio

esiste io sono castrato, non posso

realizzare i miei desideri.

È demoniaca una fede che resta alle parole:

il demone riconosce in Gesù il santo di Dio

ma non aderisce al suo Vangelo.

Ecco tre rischi concreti e misurabili per

noi discepoli che frequentiamo la sinagoga;

professare la fede in un Dio che non

c’entra con la nostra vita, un Dio

avversario, un Dio da riconoscere solo

a voce: “Che c’entri con noi?”.

Il rischio, diffuso e presente nella Chiesa

del terzo millennio, nel nostro occidente

che crede di credere, pasciuto e annoiato,

è quello di possedere una fede che resta

chiusa nel prezioso recinto del sacro,

di una fede fatta di sacri formalismi e di

tradizioni, che però non riesce ad incidere,

a cambiare la mentalità e il destino del mondo.

Una fede che non cambia la vita, i rapporti

in economia, in politica, nella giustizia,

è una fede fintamente cristiana.

Non basta credere; anche il demonio crede,

anch’egli sa bene chi è Gesù e, proprio

per questo, sa che Egli è venuto per

distruggere le tenebre che abitano

prepotenti il nostro mondo.

Ecco la sfida che il Signore lancia alla

sua e alla nostra Chiesa; tornare ad essere

davvero credenti, finalmente discepoli.

È una grande sfida, amici, riuscirà a

vincerla?, spero proprio di si, noi

aiutiamolo con la preghiera,

buona Domenica Fausto.