San Gregorio
Giovanni Barbarigo, vescovo.
Prima lettura.
Sarete per me un
regno di sacerdoti
e una nazione
santa.
Dal libro dell'Èsono
(19,2-6a)
In quei giorni, gli
Israeliti, levate le tende
da Re-fidìm, giunsero
al deserto del Sinai,
dove si accamparono;
Israele si accampò
davanti al monte.
Mosè salì verso Dio, e
il Signore lo chiamò
dal monte, dicendo:
«Questo dirai alla casa
di Giacobbe e
annuncerai agli Israeliti: “Voi
stessi avete visto ciò
che io ho fatto all’Egitto
e come ho sollevato
voi su ali di aquile e vi
ho fatti venire fino a
me.
Ora, se darete ascolto
alla mia voce e
custodirete la mia
alleanza, voi sarete per
me una proprietà
particolare tra tutti i
popoli; mia infatti è
tutta la terra!
Voi sarete per me un
regno di sacerdoti
e una nazione santa”».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 99
Ripetiamo.
Noi siamo suo
popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore,
voi tutti della
terra, servite il
Signore nella gioia,
presentatevi a lui con
esultanza. R.
Riconoscete che solo il
Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi
siamo suoi,
suo popolo e gregge del
suo pascolo. R.
Buono è il Signore,
il suo amore è per
sempre,
la sua fedeltà di
generazione
in generazione. R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san
Paolo apostolo
ai Romani (5,6-11)
Fratelli, quando
eravamo ancora deboli, nel
tempo stabilito Cristo
morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno
è disposto a morire
per un giusto; forse
qualcuno oserebbe
morire per una persona
buona.
Ma Dio dimostra il suo
amore verso di
noi nel fatto che,
mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo è
morto per noi.
A maggior ragione ora,
giustificati nel
suo sangue, saremo
salvati dall’ira
per mezzo di lui.
Se infatti,
quand’eravamo nemici, siamo
stati riconciliati con
Dio per mezzo della
morte del Figlio suo,
molto più, ora che
siamo riconciliati,
saremo salvati
mediante la sua vita.
Non solo, ma ci
gloriamo pure in Dio,
per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo,
grazie al quale ora
abbiamo ricevuto
la riconciliazione.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è
vicino: convertitevi
e credete nel Vangelo.
(Mc 1,15)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
Chiamati a sé i
suoi dodici discepoli, li mandò.
Dal Vangelo secondo
Matteo (9,36-10,8) anno A.
In quel tempo, Gesù,
vedendo le folle,
ne sentì compassione,
perché erano
stanche e sfinite come
pecore che non
hanno pastore.
Allora disse ai suoi
discepoli: «La messe
è abbondante, ma sono
pochi gli operai!
Pregate dunque il
signore della messe
perché mandi operai
nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi
dodici discepoli,
diede loro potere
sugli spiriti impuri
per scacciarli e
guarire ogni malattia
e ogni infermità.
I nomi dei dodici
apostoli sono: primo,
Simone, chiamato
Pietro, e Andrea suo
fratello; Giacomo,
figlio di Zebedèo,
e Giovanni suo
fratello; Filippo e
Bartolomeo; Tommaso e
Matteo
il pubblicano;
Giacomo, figlio di
Alfeo, e Taddeo;
Simone il Cananeo
e Giuda l’Iscariota,
colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici
che Gesù invò,
ordinando loro: «Non
andate fra i pagani
e non entrate nelle
città dei Samaritani;
rivolgetevi piuttosto
alle pecore perdute
della casa d’Israele.
Strada facendo,
predicate, dicendo che
il regno dei cieli è
vicino.
Guarite gli infermi,
risuscitate i morti,
purificate i lebbrosi,
scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Oggi Levi il pubblicano, ormai
rinato, ora
diventato Matteo apostolo,
finalmente
libero dai pregiudizi e dagli
sguardi
taglienti dei vicini, lui ricco e
temuto,
ci racconta nel suo splendido
Vangelo
di un Gesù che vede l’umanità
persa,
come pecore senza pastore, e ne
prova compassione.
Vero; fatichiamo a trovare la
felicità,
fatichiamo a capire cosa
veramente ci
possa saziare e sfamare, come
pecore
senza pastore diventiamo preda
del
venditore di turno.
Sì amici, questo nostro delirante
tempo
la felicità ce la vende a caro
prezzo e noi,
spaesati, finiamo col seguire l’idea
più
seducente, più luccicante, che
sembra
appagare quel bisogno profondo di
bene
e di vero che alberga nel nostro
cuore.
Gesù si commuove perché vede noi,
sue
creature, faticare più del dovuto
nello
sbrogliare la matassa della
felicità.
Non era questo il progetto di Dio
quando
ci aveva donato la libertà,
caratteristica
unica che svela a noi stessi la
nostra
dignità e che, troppe volte, è
diventato
dono difficile da gestire,
superiore alle
nostre forze che volentieri
cediamo
all’incantatore di turno.
Pecore senza pastore; così ci
vede il
Maestro, commuovendosi.
Ma, porca miseria, la pagina
finisce nel
modo più inatteso e incredibile.
Vediamo, amici, vediamo; tutti ci
aspetteremmo; Gesù che si
commuove e
quindi si propone come un Buon
pastore.
No; Gesù si commuove e inventa la
Chiesa!
Vedo già le vostre smorfie, amici,
ma
credetemi, così sta scritto.
Gesù pensa ad una compagnia, ad
una
ricerca comune, ad un sogno
realizzato;
uomini e donne, suoi discepoli,
capaci,
insieme, di cercare senso e pienezza,
misura e gioia.
Lo so, non è facile capire e
amare la Chiesa.
Troppe fragilità, troppe
contro-testimonianze,
troppe persone che si dicono
credenti e
che collezionano i peggiori
difetti,
troppe incoerenze.
Eppure; che idea aveva quel folle
di
Gesù nel mettere insieme un
gruppo
del genere?
Leggete, prego.
Nessuno si sognerebbe di mettere
insieme
dodici persone così radicalmente
diverse
per realizzare un progetto!
Pescatori abituati alla
concretezza e alla
rudezza insieme ad intellettuali
come
Matteo e Giovanni;
tradizionalisti come
Giacomo insieme a pubblicani,
peccatori
pubblici, terroristi come Simone
del
gruppo degli Zeloti, disposti ad
uccidere
l’invasore romano.
C’è l’intero Israele in questo
gruppo,
l’intera umanità nella sua vivace
diversità.
La Chiesa è la comunità dei
discepoli di
Gesù, diversi tra loro in tutto
se non
Nell’amore del Maestro, chiamati
ad
annunciare il Vangelo con
semplicità e verità.
Questa è, nel sogno di Dio, la
Chiesa.
Paradosso di Dio; all’umanità
ferita
e fragile che necessita di una
guida,
propone un pezzo di umanità,
altrettanto
fragile e ferita, trasfigurata
dall’Amore.
Vi svelo un segreto; io amo la
Chiesa.
Amo questo pazzesco sogno di Dio
che
sono chiamato a vivere; capiamoci;
non
quello sgorbio di chiesa troppe
volte
dipinto dai mezzi di informazione
e
coltivato dalle nostre tiepide
appartenenze.
No; la Chiesa comunità di
perdonati,
non di perfetti, di diversi che
cercano
l’Uno, di compagni di viaggio
chiamati
a rendere presente il Pastore nei
loro
gesti continuamente da riformare,
sempre da convertire.
Sì, preferisco così; la povertà e
lo scandalo
Dell’Incarnazione è anche questo
Dio
sceglie di farsi annunciare da
persone
incostanti e dubbiose.
La sua genialità e la
sua lungimiranza
sono-appunto-in questa
sua incredibile
volontà di insegnarci a
prenderci carico
gli uni degli altri, a
diventare-qui,
oggi-sorriso di Dio per
il fratello.
Questa, amici, è la
Chiesa che mi piace e di
cui faccio parte, Buona
Domenica, Fausto.