Della 5° Domenica di Quaresima.
San Pietro da Verona, sacerdote e martire.
Prima lettura.
Ecco, io faccio una cosa nuova e darò
acqua per dissetare il mio popolo.
Dal libro di profeta Isaia (43,16-21).
Così dice il Signore, che aprì una strada
nel mare e un sentiero in mezzo ad
acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli, esercito
ed eroi a un tempo; essi giacciono morti,
mai più si rialzeranno, si spensero come
un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate
più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio
ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi, perché avrò fornito
acqua al deserto, fiumi alla steppa, per
dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal Sal. 125
Ripetiamo: Grandi cose ha
fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte
di Sion, ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di
sorriso, la nostra lingua di gioia. R.
Allora si diceva tra le genti: «Il Signore
ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per
noi: eravamo pieni di gioia. R.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.
Seconda Lettura.
A motivo di Cristo, ritengo che tutto
sia una perdita, facendomi conforme
alla sua morte.
Dalla lettera di san Paolo
apostolo ai Filippesi (3,8-14).
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita
a motivo della sublimità della conoscenza
di Cristo Gesù, mio Signore.
Per lui ho lasciato perdere tutte queste
cose e le considero spazzatura, per
guadagnare Cristo ed essere trovato in
lui, avendo come mia giustizia non
quella derivante dalla Legge, ma quella
che viene dalla fede in Cristo, la giustizia
che viene da Dio, basata sulla fede:
perché io possa conoscere lui, la potenza
della sua risurrezione, la comunione alle
sue sofferenze, facendomi conforme alla
sua morte, nella speranza di giungere
alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono
arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di
correre per conquistarla, perché anch'io
sono stato conquistato da Cristo Gesù.
Fratelli, io non ritengo ancora di
averla conquistata.
So soltanto questo: dimenticando ciò
che mi sta alle spalle e proteso verso
ciò che mi sta di fronte, corro verso la
mèta, al premio che Dio ci chiama a
ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Canto al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Ritornate a me con tutto il cuore,
dice il Signore, perché io sono
misericordioso e pietoso.
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Vangelo.
Chi di voi è senza peccato, getti
per primo la pietra contro di lei.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (8,1-11) anno C.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il
monte degli Ulivi.
Ma al mattino si recò di nuovo nel
tempio e tutto il popolo andava da lui.
Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero
una donna sorpresa in adulterio, la posero
in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa
donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato
di lapidare donne come questa.
Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova
e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere
col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo,
si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza
peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per
uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.
Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna,
dove sono?
Nessuno ti ha condannata?».
Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno;
va' e d'ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Dio
non ci punisce, non abbiamo fatto
nulla
di male perché il Signore ci mandi
un
lutto o una malattia.
Spesso
l’origine del dolore siamo noi,
la
nostra fragilità, le nostre scelte sbagliate.
Dio
non è un concorrente alla nostra
felicità,
non ce l’ha con noi, non dobbiamo
allontanarci
da Lui per realizzarci.
Dio
non è un padre/padrone da tenere
buono
con mille devozioni e mille preghiere.
Dio
è un padre che ci aspetta, che ci
rispetta,
che ci lascia fare i percorsi e le
esperienze
della vita sperando di non perderci.
Dio
è un padre buono che da del pane al
figlio
che gliene chiede, che fa piovere
sui
giusti e sui malvagi.
Ci
basta per convertirci? Non ancora?
Leggiamo
la storia dell’adultera, allora.
A
Gesù viene intessuta una trappola
straordinaria,
ammettiamolo.
Una
donna (non ha nome, gli accusatori
non
la conoscono, è solo una infedele)
viene
colta in flagrante adulterio (e il
fedifrago
che era con lei?
Non
c’è, ovvio.
Maschilismo
assoluto venduto per
giustizia)
ed è portata davanti al
falegname
divenuto Rabbì.
Mosè
ha prescritto che donne come
‘quella’
vanno lapidate, in modo che sia
chiaro
a tutti (alle donne soprattutto)
che
è meglio restare fedeli.
Gesù,
spiegaci tu; cosa dobbiamo fare?
Trappola
splendida, davvero.
È
il Sinedrio che l’ha condannata a morte,
quando
la pena di morte è riservata ai romani.
Gesù
si schiererà con l’oppressore?
O
riconoscerà il giudizio illegittimo
del
Sinedrio?
È
Mosè che ha prescritto la condanna
a
morte; oserà contraddire una legge
divina
l’anarchico falegname?
La
condannerà, come dice Mosè, e il
padre
misericordioso si ritirerà in buon
ordine
per lasciar spazio al Dio giudice?
Una
trappola splendida, non c’è che dire.
Gesù
si china e riflette.
Fa
ciò che loro non vogliono fare, compie
ciò
che ogni legge, ogni giudizio (anche
religioso)
deve fare; chinarsi, cioè
piegarsi
nell’umiltà e riflettere.
Scrive,
ora, il Nazareno.
Scrive
sul selciato del Tempio, sulla pietra.
La
legge scritta nella pietra con le parole
stesse
di Dio, incise a fuoco e consegnata
a
Mosè è stata tradita, svilita, asservita
a
costumi e tradizioni solo umane,
piccine
e meschine.
Sì,
questa donna ha tradito il marito.
Ma
il popolo di Israele ha tradito lo
spirito
autentico della Legge.
Richiama
all’essenziale, il figlio di Dio,
riscrive
sulla pietra la legge che gli
uomini
hanno adattato e stravolto.
Tutti
tacciono, ora.
Gesù,
la Parola, parla. «Avete ragione;
ha
sbagliato.
Fate
bene ad ucciderla, occorre essere
inflessibili
per salvare la Legge.
Nessuno
di voi sbaglia, tutti siete migliori,
a
nessuno di voi capiterà di fare lo stesso
sbaglio.
Bravi.
Il
primo che non ha sbagliato lanci per
primo
la pietra».
Tutti
tacciono, Gesù riprende a scrivere
la
Legge.
E
ora la Legge si incide nei cuori.
Già,
ha ragione il Rabbì.
Se
ragioniamo sempre col codice in
mano
chi si salva?
Se
ci accusiamo gli uni gli altri
chi
sopravvive?
Tutti
se ne vanno, ad uno ad uno.
Le
pietre restano in terra.
Gesù,
ora, è fintamente stupito.
Dove
sono tutti?
Lui,
l’unico senza peccato, l’unico che
potrebbe
a ragione scagliare la pietra,
non
lo fa.
Chiede
solo alla donna di guardarsi
dentro,
di recuperare dignità, di volersi
più
bene.
Gesù
non giustifica, né condanna, invita
ad
alzare lo sguardo, ad andare oltre,
a
guardare col cuore la fragilità dell’altro
e
scoprirvi-riflessa-la propria.
No,
Dio non giudica.
Ci
giudicano la vita, la società, il datore
di
lavoro, noi stessi.
Tutti
ci giudicano, Dio no.
Dio
ama, e basta.
E
questa donna viene liberata.
Salvata
dalla lapidazione, è ora salvata
dalla
sua fragilità.
‘Non
peccare più’ ammonisce Gesù.
Chiesa,
amata Chiesa, fatta di perdonati,
non
di giusti.
Chiesa
abitata da gente che sa perdonare
perché
perdonata, che giudica con amore,
senza
ferire, guardando avanti, che indica
una
strada, non un tribunale.
Quando
vivremo del perdono che ci
riempie
il cuore diverremo trasparenza
di
Dio per l’uomo contemporaneo che
cerca,
nel suo profondo, amore e luce in
una
società che ama solo i bravi e i giusti
e
dimentica la verità della nostra fragilità.
È
un fiume in piena l’incontro con Dio,
che
fa guardare avanti, come profetizza
il
profeta Isaia.
Senza
guardare indietro, i deportati di
Babilonia
sono invitati a guardare avanti.
Profezia
per la Chiesa ripiegata su se
stessa,
perché, uomini di Chiesa,
sono
intenti a difendere privilegi e
posizioni,
sempre impegnati a proteggersi
dal
mondo esterno invece che a lasciarsi
scuotere
dallo Spirito.
Profezia per l’uomo che cerca e che è
ferito dalla vita, invito a guardare avanti,
a credere in una vita diversa, come fa la
povera donna adultera che incontra
l’infinito sguardo di Dio.
Tutto il resto, ci provoca Paolo,
è spazzatura, perdita, di fronte alla
conoscenza di Cristo.
Ci basta?
Spero di si, amici, buona Domenica Fausto.