sabato 5 aprile 2025

Il Vangelo di Domenica 6 Aprile 2025

 

Della Domenica di Quaresima.

San Pietro da Verona, sacerdote e martire.

Prima lettura.

Ecco, io faccio una cosa nuova e darò

acqua per dissetare il mio popolo.

Dal libro di profeta Isaia (43,16-21).

Così dice il Signore, che aprì una strada

nel mare e un sentiero in mezzo ad

acque possenti,

che fece uscire carri e cavalli, esercito

ed eroi a un tempo; essi giacciono morti,

mai più si rialzeranno, si spensero come

un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate

più le cose passate,

non pensate più alle cose antiche!

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio

ora germoglia, non ve ne accorgete?

Aprirò anche nel deserto una strada,

immetterò fiumi nella steppa.

Mi glorificheranno le bestie selvatiche,

sciacalli e struzzi, perché avrò fornito

acqua al deserto, fiumi alla steppa, per

dissetare il mio popolo, il mio eletto.

Il popolo che io ho plasmato per me

celebrerà le mie lodi».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal. 125

Ripetiamo: Grandi cose ha

fatto il Signore per noi.

 

Quando il Signore ristabilì la sorte

di Sion, ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di

sorriso, la nostra lingua di gioia. R.

 

Allora si diceva tra le genti: «Il Signore

ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per

noi: eravamo pieni di gioia. R.

 

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,

come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia. R.

 

Nell'andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni. R.

 

Seconda Lettura.

A motivo di Cristo, ritengo che tutto

sia una perdita, facendomi conforme

alla sua morte.

Dalla lettera di san Paolo

apostolo ai Filippesi (3,8-14).

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita

a motivo della sublimità della conoscenza

di Cristo Gesù, mio Signore.

Per lui ho lasciato perdere tutte queste

cose e le considero spazzatura, per

guadagnare Cristo ed essere trovato in

lui, avendo come mia giustizia non

quella derivante dalla Legge, ma quella

che viene dalla fede in Cristo, la giustizia

che viene da Dio, basata sulla fede:

perché io possa conoscere lui, la potenza

della sua risurrezione, la comunione alle

sue sofferenze, facendomi conforme alla

sua morte, nella speranza di giungere

alla risurrezione dai morti.

Non ho certo raggiunto la mèta, non sono

arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di

correre per conquistarla, perché anch'io

sono stato conquistato da Cristo Gesù.

Fratelli, io non ritengo ancora di

averla conquistata.

So soltanto questo: dimenticando ciò

che mi sta alle spalle e proteso verso

ciò che mi sta di fronte, corro verso la

mèta, al premio che Dio ci chiama a

ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù.

 

Ritornate a me con tutto il cuore,

dice il Signore, perché io sono

misericordioso e pietoso.

 

Lode e onore a te, Signore Gesù.

 

Vangelo.

Chi di voi è senza peccato, getti

per primo la pietra contro di lei.

Dal Vangelo secondo

Giovanni (8,1-11) anno C.

In quel tempo, Gesù si avviò verso il

monte degli Ulivi.

Ma al mattino si recò di nuovo nel

tempio e tutto il popolo andava da lui.

Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero

una donna sorpresa in adulterio, la posero

in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa

donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.

Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato

di lapidare donne come questa.

Tu che ne dici?».

Dicevano questo per metterlo alla prova

e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere

col dito per terra.

Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo,

si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza

peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.

Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per

uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.

Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna,

dove sono?

Nessuno ti ha condannata?».

Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».

E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno;

va' e d'ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Dio non ci punisce, non abbiamo fatto

nulla di male perché il Signore ci mandi

un lutto o una malattia.

Spesso l’origine del dolore siamo noi,

la nostra fragilità, le nostre scelte sbagliate.

Dio non è un concorrente alla nostra

felicità, non ce l’ha con noi, non dobbiamo

allontanarci da Lui per realizzarci.

Dio non è un padre/padrone da tenere

buono con mille devozioni e mille preghiere.

Dio è un padre che ci aspetta, che ci

rispetta, che ci lascia fare i percorsi e le

esperienze della vita sperando di non perderci.

Dio è un padre buono che da del pane al

figlio che gliene chiede, che fa piovere

sui giusti e sui malvagi.

Ci basta per convertirci? Non ancora?

Leggiamo la storia dell’adultera, allora.

A Gesù viene intessuta una trappola

straordinaria, ammettiamolo.

Una donna (non ha nome, gli accusatori

non la conoscono, è solo una infedele)

viene colta in flagrante adulterio (e il

fedifrago che era con lei?

Non c’è, ovvio.

Maschilismo assoluto venduto per

giustizia) ed è portata davanti al

falegname divenuto Rabbì.

Mosè ha prescritto che donne come

‘quella’ vanno lapidate, in modo che sia

chiaro a tutti (alle donne soprattutto)

che è meglio restare fedeli.

Gesù, spiegaci tu; cosa dobbiamo fare?

Trappola splendida, davvero.

È il Sinedrio che l’ha condannata a morte,

quando la pena di morte è riservata ai romani.

Gesù si schiererà con l’oppressore?

O riconoscerà il giudizio illegittimo

del Sinedrio?

È Mosè che ha prescritto la condanna

a morte; oserà contraddire una legge

divina l’anarchico falegname?

La condannerà, come dice Mosè, e il

padre misericordioso si ritirerà in buon

ordine per lasciar spazio al Dio giudice?

Una trappola splendida, non c’è che dire.

Gesù si china e riflette.

Fa ciò che loro non vogliono fare, compie

ciò che ogni legge, ogni giudizio (anche

religioso) deve fare; chinarsi, cioè

piegarsi nell’umiltà e riflettere.

Scrive, ora, il Nazareno.

Scrive sul selciato del Tempio, sulla pietra.

La legge scritta nella pietra con le parole

stesse di Dio, incise a fuoco e consegnata

a Mosè è stata tradita, svilita, asservita

a costumi e tradizioni solo umane,

piccine e meschine.

Sì, questa donna ha tradito il marito.

Ma il popolo di Israele ha tradito lo

spirito autentico della Legge.

Richiama all’essenziale, il figlio di Dio,

riscrive sulla pietra la legge che gli

uomini hanno adattato e stravolto.

Tutti tacciono, ora.

Gesù, la Parola, parla. «Avete ragione;

ha sbagliato.

Fate bene ad ucciderla, occorre essere

inflessibili per salvare la Legge.

Nessuno di voi sbaglia, tutti siete migliori,

a nessuno di voi capiterà di fare lo stesso

sbaglio. Bravi.

Il primo che non ha sbagliato lanci per

primo la pietra».

Tutti tacciono, Gesù riprende a scrivere

la Legge.

E ora la Legge si incide nei cuori.

Già, ha ragione il Rabbì.

Se ragioniamo sempre col codice in

mano chi si salva?

Se ci accusiamo gli uni gli altri

chi sopravvive?

Tutti se ne vanno, ad uno ad uno.

Le pietre restano in terra.

Gesù, ora, è fintamente stupito.

Dove sono tutti?

Lui, l’unico senza peccato, l’unico che

potrebbe a ragione scagliare la pietra,

non lo fa.

Chiede solo alla donna di guardarsi

dentro, di recuperare dignità, di volersi

più bene.

Gesù non giustifica, né condanna, invita

ad alzare lo sguardo, ad andare oltre,

a guardare col cuore la fragilità dell’altro

e scoprirvi-riflessa-la propria.

No, Dio non giudica.

Ci giudicano la vita, la società, il datore

di lavoro, noi stessi.

Tutti ci giudicano, Dio no.

Dio ama, e basta.

E questa donna viene liberata.

Salvata dalla lapidazione, è ora salvata

dalla sua fragilità.

‘Non peccare più’ ammonisce Gesù.

Chiesa, amata Chiesa, fatta di perdonati,

non di giusti.

Chiesa abitata da gente che sa perdonare

perché perdonata, che giudica con amore,

senza ferire, guardando avanti, che indica

una strada, non un tribunale.

Quando vivremo del perdono che ci

riempie il cuore diverremo trasparenza

di Dio per l’uomo contemporaneo che

cerca, nel suo profondo, amore e luce in

una società che ama solo i bravi e i giusti

e dimentica la verità della nostra fragilità.

È un fiume in piena l’incontro con Dio,

che fa guardare avanti, come profetizza

il profeta Isaia.

Senza guardare indietro, i deportati di

Babilonia sono invitati a guardare avanti.

Profezia per la Chiesa ripiegata su se

stessa, perché, uomini di Chiesa,

sono intenti a difendere privilegi e

posizioni, sempre impegnati a proteggersi

dal mondo esterno invece che a lasciarsi

scuotere dallo Spirito.

Profezia per l’uomo che cerca e che è

ferito dalla vita, invito a guardare avanti,

a credere in una vita diversa, come fa la

povera donna adultera che incontra

l’infinito sguardo di Dio.

Tutto il resto, ci provoca Paolo,

è spazzatura, perdita, di fronte alla

conoscenza di Cristo.

Ci basta?

Spero di si, amici, buona Domenica Fausto.