sabato 26 ottobre 2024

Il Vangelo di Domenica 27 Ottobre 2024

 

Della 30° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant' Evaristo, Papa e martire.

Prima Lettura

Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.

Dal libro del profeta Geremìa (31,7-9)

Così dice il Signore: «Innalzate canti di

gioia per Giacobbe, esultate per la

prima delle nazioni,

fate udire la vostra lode e dite: "Il Signore

ha salvato il suo popolo, il resto d'Israele".

Ecco, li riconduco dalla terra del

settentrione e li raduno dalle estremità

della terra; fra loro sono il cieco e lo

zoppo, la donna incinta e la partoriente:

ritorneranno qui in gran folla.

Erano partiti nel pianto, io li riporterò

tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi

ricchi d'acqua per una strada dritta in cui

non inciamperanno, perché io sono un

padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 125 (126)

Ripetiamo. Grandi cose ha fatto

il Signore per noi.

 

Quando il Signore ristabilì la sorte

di Sion, ci sembrava di sognare.

Allora la nostra bocca si riempì di

sorriso, la nostra lingua di gioia. R.

 

Allora si diceva tra le genti: «Il

Signore ha fatto grandi cose per loro».

Grandi cose ha fatto il Signore per noi:

eravamo pieni di gioia. R.

 

Ristabilisci, Signore, la nostra

sorte, come i torrenti del Negheb.

Chi semina nelle lacrime

mieterà nella gioia. R.

 

Nell'andare, se ne va piangendo,

portando la semente da gettare,

ma nel tornare, viene con gioia,

portando i suoi covoni. R.

 

Seconda Lettura

Tu sei sacerdote per sempre,

secondo l'ordine di Melchìsedek.

Dalla lettera agli Ebrei (5,1-6)

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli

uomini e per gli uomini viene costituito

tale nelle cose che riguardano Dio, per

offrire doni e sacrifici per i peccati.

Egli è in grado di sentire giusta

compassione per quelli che sono

nell'ignoranza e nell'errore, essendo

anche lui rivestito di debolezza.

A causa di questa egli deve offrire sacrifici

per i peccati anche per se stesso, come

fa per il popolo.

Nessuno attribuisce a se stesso questo

onore, se non chi è chiamato da Dio,

come Aronne.

Nello stesso modo Cristo non attribuì a

se stesso la gloria di sommo sacerdote,

ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio,

oggi ti ho generato», gliela conferì

come è detto in un altro passo: «Tu sei

sacerdote per sempre, secondo

l'ordine di Melchìsedek».

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto

la morte e ha fatto risplendere la vita

per mezzo del Vangelo. (Cf. 2Tm 1,10)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Rabbunì, che io veda di nuovo!

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52) anno B.

In quel tempo, mentre Gesù partiva da

Gèrico insieme ai suoi discepoli e a

molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo,

che era cieco, sedeva lungo la strada

a mendicare.

Sentendo che era Gesù Nazareno,

cominciò a gridare e a dire: «Figlio

di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse,

ma egli gridava ancora più forte: «Figlio

di Davide, abbi pietà di me!».

Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».

Chiamarono il cieco, dicendogli:

«Coraggio! Àlzati, ti chiama!».

Egli, gettato via il suo mantello,

balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi

che io faccia per te?».

E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che

io veda di nuovo!».

E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede

ti ha salvato».

E subito vide di nuovo e lo seguiva

lungo la strada.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

I colori non li conosce, ma i suoni sì.

È talmente concentrato su ogni piccolo

brusio, su ogni tipo di passo, che a

distanza ti sa dire chi passa.

È una vita che sta seduto sulla

strada a mendicare.

Quel passo veloce è il bambino

della casa accanto.

Non c’è da aspettarsi molto da lui,

non ha monete, ma mi saluta sempre.

Quell’altro passo deciso è quello del

panettiere, ma non mi ha mai mollato

neanche un pezzo di pane; quel

chiacchiericcio invece è quello delle

comari del vicolo, qualche volta se si

accorgono e perdono il filo del loro

continuo parlare, mi lasciano

cadere qualcosa.

Alcuni si fermano a parlare con lui e

soprattutto gli dicono che in altri paesi

c’è un uomo di nome Gesù, che sa

restituire ad ogni uomo la sua dignità;

non fa il medico, non è un mago, non fa

il prete del Tempio, continua a parlare di

Dio come nessuno mai ha fatto; non

chiede soldi, ma fede; non gli interessano

quelli che contano, ma quelli che stanno

male e che soffrono.

E per questo povero cieco, figlio di

Timèo, i giorni passano lunghi e tristi,

la vita si piega a intercettare i passi

buoni, i rumori della gente di speranza.

Come tanti nostri giorni che passano su

orizzonti chiusi, senza mai capire dove

siamo, verso che cosa andiamo, adattati

al ribasso, ripiegati su noi stessi, in un

vicolo chiuso, ciechi noi stessi perché

non vogliamo o non possiamo vedere al

di là del nostro interesse, della nostra

passione, del nostro calcolo.

Non è neanche una vita in bianco e nero,

è solo tutto grigio perché capisci che alla

tua età non interessi più a nessuno.

Ma all’improvviso sente un movimento

strano, un vociare nuovo; non è la gente

che esce dalla Sinagoga, non è la gente

che va al mercato, è la gente che si lascia

scappare sempre più forte il nome di Gesù.

Gli scatta una molla dentro, non ce la fa

più e si mette a gridare, non lo riesce a

calmare nessuno.

Lì c’è la luce, lì c’è la vita, lì sta

passando Lui.

Non voglio monete, non ne posso più

di questo orizzonte chiuso.

Gesù s’accorge e lo chiama.

Un balzo contro ogni prudenza, non gli

interessa di sbattere contro un muro o un

palo; butta là il mantello; Signore che

io torni a vedere.

E Gesù; la tua fede ti ha salvato

e quello comincia a vedere.

Ha voluto con tutto se stesso quel dono,

e Gesù non glielo può negare.

È balzato prepotentemente in una vita piena.

Un balzo così mi interessa, amici,

buona Domenica Fausto.