Della 10° Domenica del Tempo Ordinario.
Corpus Domini Solennità
del Corpo e Sangue
di Cristo.
Prima lettura.
Ti ha nutrito di un
cibo, che tu non
conoscevi e che i
tuoi padri non
avevano mai
conosciuto.
Dal libro del
Deuteronòmio (8,2-3.14b-16a)
Mosè parlò al popolo
dicendo: «Ricòrdati
di tutto il cammino
che il Signore, tuo Dio,
ti ha fatto percorrere
in questi quarant'anni
nel deserto, per
umiliarti e metterti alla
prova, per sapere
quello che avevi nel
cuore, se tu avresti
osservato o no i
suoi comandi.
Egli dunque ti ha
umiliato, ti ha fatto
provare la fame, poi
ti ha nutrito di
manna, che tu non
conoscevi e che i
tuoi padri non avevano
mai conosciuto,
per farti capire che
l'uomo non vive
soltanto di pane, ma
che l'uomo vive
di quanto esce dalla
bocca del Signore.
Non dimenticare il
Signore, tuo Dio, che
ti ha fatto uscire
dalla terra d'Egitto, dalla
condizione servile;
che ti ha condotto per
questo deserto grande
e spaventoso, luogo
di serpenti velenosi e
di scorpioni, terra
assetata, senz'acqua;
che ha fatto sgorgare
per te l'acqua dalla
roccia durissima; che
nel deserto ti ha
nutrito di manna
sconosciuta ai tuoi
padri».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 147
Ripetiamo. Loda
il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore,
Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha
rinforzato le sbarre
delle tue porte,
in mezzo a te ha
benedetto i tuoi figli. R.
Egli mette pace nei
tuoi confini
e ti sazia con fiore
di frumento.
Manda sulla terra il
suo messaggio:
la sua parola corre
veloce. R.
Annuncia a Giacobbe la
sua parola,
i suoi decreti e i
suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con
nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere
loro i suoi giudizi. R.
Seconda Lettura
Poiché vi è un solo
pane, noi siamo,
benché molti, un
solo corpo.
Dalla prima lettera di
san Paolo
apostolo ai Corìnzi (10,16-17)
Fratelli, il calice
della benedizione che
noi benediciamo, non è
forse comunione
con il sangue di
Cristo?
E il pane che noi
spezziamo, non è forse
comunione con il corpo
di Cristo?
Poiché vi è un solo
pane, noi siamo,
benché molti, un solo
corpo: tutti infatti
partecipiamo all'unico
pane.
Parola di Dio.
SEQUENZA
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere
gettato.
Con i simboli è
annunziato,
in Isacco dato a
morte,
nell'agnello della
Pasqua,
nella manna data ai
padri.
Buon pastore, vero
pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei
viventi.
Tu che tutto sai e
puoi,
che ci nutri sulla
terra,
conduci i tuoi
fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi
santi.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo,
dice il Signore, se
uno mangia di
questo pane vivrà in
eterno. (Gv 6,51)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
La mia carne è vero
cibo e il
mio sangue vera
bevanda.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (6,51-58) anno B.
In quel tempo, Gesù
disse alla folla: «Io
sono il pane vivo,
disceso dal cielo.
Se uno mangia di
questo pane vivrà in
eterno e il pane che
io darò è la mia carne
per la vita del
mondo».
Allora i Giudei si
misero a discutere
aspramente fra loro:
«Come può costui
darci la sua carne da
mangiare?».
Gesù disse loro: «In
verità, in verità io vi
dico: se non mangiate
la carne del Figlio
dell'uomo e non bevete
il suo sangue,
non avete in voi la
vita.
Chi mangia la mia
carne e beve il mio
sangue ha la vita
eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è
vero cibo e il mio
sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia
carne e beve il mio
sangue rimane in me e
io in lui.
Come il Padre, che ha
la vita, ha mandato
me e io vivo per il
Padre, così anche colui
che mangia me vivrà
per me.
Questo è il pane
disceso dal cielo; non è come
quello che mangiarono
i padri e morirono.
Chi mangia questo pane
vivrà in eterno».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Una Domenica per riflettere su
chi è Dio.
Una Domenica per riflettere su
cosa
facciamo ogni Domenica.
Abbiamo bisogno di molto Spirito
Santo
per capire, per non banalizzare,
per
lasciarci convertire. E molto.
Perché il cuore della presenza di
Cristo,
quella doppia mensa della Parola
e
dell’Eucarestia, l’incontro
gioioso col
Risorto che faceva dire ai primi
martiri
di Abitene; non possiamo non
celebrare
il giorno del Signore, l’inizio
della
settimana, il pane del cammino,
la cena
del Signore ripetuta con fedeltà
in
obbedienza dai primi secoli, oggi
è
diventata, quando va bene, stanca
abitudine, reiterata cerimonia,
perdendo
il senso dell’incontro con Dio,
la
consapevolezza dell’immensa
fortuna
che abbiamo nell’avere in mezzo a
noi
la presenza stessa del Signore
che si fa
pane spezzato, che si dona.
Cosa ci è successo?
Perché è così difficile
partecipare ad una
celebrazione in cui si respiri la
fede?
Perché i nostri preti, invece di
parlare
della Parola, ci inondano di
inutili parole
e di astratti concetti teologici,
o giocano
a fare gli intrattenitori
simpaticoni?
Perché le persone che abbiamo
intorno,
troppo spesso, sono solo degli
anonimi
spettatori con i quali non
abbiamo
nulla da spartire?
Oggi è giorno per tornare
all’essenziale,
per ridire la fede della Chiesa;
noi
crediamo nella presenza di Cristo
in
mezzo alla sua comunità, nel
segno
efficace dell’Eucarestia, nella
Parola
che riecheggia nei nostri cuori.
Un altro cibo è stato dato al
popolo
in fuga dall’Egitto.
Un cibo che non aveva più nulla a
che
vedere con le cipolle degli
egiziani.
Un cibo inatteso e misterioso che
il
popolo riconosce come donato
direttamente da Dio.
Abbiamo bisogno di nutrirci.
Di cibo, ovvio, ma anche di
affetto,
di luce, di senso, di felicità.
E questo cibo manca; quante
persone
muoiono per inedia spirituale!
Si spengono interiormente!
Manca il cibo che ci permette di
camminare, di capire il grande
mistero
che resta l’esistenza di ognuno
di noi!
È Dio che ci dona il pane del
cammino
verso la pienezza, verso
l’eternità,
verso la luce.
È Dio che si fa pane.
Un pane capace di renderci uniti.
È una comunità vivace, quella di
Corinto,
ma anche molto rissosa.
Persone di carattere diverso, di
condizione
sociale diversa, faticano, dopo
avere
incontrato il Signore, a trovare
sufficienti
ragioni per costruire comunione.
Proprio come accade oggi, quando
la
Chiesa italiana, troppo spesso, dà
l’impressione di un’appartenenza
esteriore, di una crescente
rissosità
(politica, anzitutto), di una
contrapposizione fra esperienze
diverse, fra entusiasti e
prudenti,
fra conservatori ed innovatori.
Fatevi un giro su Internet o
partecipate
a un pranzo fra preti per
accorgervi,
purtroppo, che anche fra
cristiani si
alzano i toni, si assegnano patentini
di ortodossia, si difendono papi
o Concili, riti o leader
carismatici.
E Paolo ha una felice intuizione;
se ci
frammentiamo così tanto,
prendiamo
il frammento che ci unisce.
Il pane spezzato riporta
all’unità,
all’essenziale, al centro.
Siamo cristiani perché Cristo ci
ha
chiamato, ci ha scelto.
La Chiesa non è il club dei bravi
ragazzi
che pregano Dio, ma la comunità
dei
diversi radunati nell’unico Dio.
L’Eucarestia, allora, diventa il
catalizzatore dell’unità.
Nell’impegnativo discorso fatto
da Gesù
dopo la moltiplicazione dei pani
in
Giovanni, Gesù parla
esplicitamente
della sua carne da mangiare e del
suo sangue da bere.
Discorso scandaloso,
incomprensibile,
che pure preannuncia il gesto
che, da lì
a qualche tempo, compirà come
ultimo
dono fatto alla comunità.
In Israele la carne è segno della
debolezza
e della fragilità umana; non
dobbiamo
scandalizzarci per la povertà
delle nostre
comunità, per la pochezza del Vangelo
così come viene vissuto dai
cristiani.
Il Verbo si fa carne, si consegna
alle
mani di un povero prete.
In Israele il sangue porta la
vita, è
impensabile cibarsi di animali
soffocati
nel proprio sangue.
Gesù chiede ai discepoli di
condividere
la sua stessa vita.
Ecco cos’è l’Eucarestia.
Non è un problema di lingua o di
rito,
ma di fede.
Certo; sarebbe cento volte meglio
se le
nostre assemblee fossero più
accoglienti,
cantassero canti più belli e
intonati, e se
le nostre Chiese fossero davvero
luoghi
ospitali che invitano ad alzare
lo sguardo.
Ma è inutile illudersi; quello
che ancora
manca alle nostre liturgie è la
certezza
che il Signore si rende presente.
Manca la fede, purtroppo.
Ma per fortuna non
dappertutto, perciò,
amici, uniamoci oggi,
nelle nostre
Eucaristie per
condividere il Corpo
ed il Sangue del nostro
Signore Gesù,
che è la nostra fonte
di vita.
Santa Domenica del Corpus
Domini, Fausto.