sabato 2 settembre 2023

Il Vangelo di Domenica 3 Settembre 2023

 

Della 22° Domenica del Tempo Ordinario.

San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa.

Prima Lettura

La parola del Signore è diventata

per me causa di vergogna.

Dal libro del profeta Geremìa (20,7-9)

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato

sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di derisione ogni

giorno; ognuno si beffa di me.

Quando parlo, devo gridare, devo urlare:

«Violenza! Oppressione!».

Così la parola del Signore è diventata

per me causa di vergogna e di scherno

tutto il giorno.

Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non

parlerò più nel suo nome!».

Ma nel mio cuore c’era come un fuoco

ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi

sforzavo di contenerlo,

ma non potevo.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 62 (63)

Ripetiamo. Ha sete di te, Signore, l'anima mia.

 

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l’anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua. R.

 

Così nel santuario ti ho contemplato,

guardando la tua potenza e la tua gloria.

Poiché il tuo amore vale più della vita,

le mie labbra canteranno la tua lode. R.

 

Così ti benedirò per tutta la vita:

nel tuo nome alzerò le mie mani.

Come saziato dai cibi migliori, con

labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.

 

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,

esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

A te si stringe l’anima mia:

la tua destra mi sostiene. R.

 

Seconda Lettura

Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (12,1-2)

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di

Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio

vivente, santo e gradito a Dio; è questo

il vostro culto spirituale.

Non conformatevi a questo mondo,

ma lasciatevi trasformare rinnovando

il vostro modo di pensare, per poter

discernere la volontà di Dio, ciò che

è buono, a lui gradito e perfetto.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo

illumini gli occhi del nostro cuore

per farci comprendere a quale

speranza ci ha chiamati. (Cf. Ef 1,17-18)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Se qualcuno vuole venire dietro

a me, rinneghi se stesso.

Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27) anno A.

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare

ai suoi discepoli che doveva andare a

Gerusalemme e soffrire molto da parte

degli anziani, dei capi dei sacerdoti e

degli scribi, e venire ucciso e risorgere

il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a

rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia,

Signore; questo non ti accadrà mai».

Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’

dietro a me, Satana!

Tu mi sei di scandalo, perché non pensi

secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se

qualcuno vuole venire dietro a me,

rinneghi se stesso, prenda la sua croce

e mi segua.

Perché chi vuole salvare la propria vita,

la perderà; ma chi perderà la propria

vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se

guadagnerà il mondo intero, ma perderà

la propria vita?

O che cosa un uomo potrà dare in cambio

della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire

nella gloria del Padre suo, con i suoi

angeli, e allora renderà a ciascuno

secondo le sue azioni».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

In questa strana estate assistiamo,

annichiliti, alla violenza di chi, uccide,

violenta e stupra, anche bambine,

perché si sentono onnipotenti.

Le notizie che ci giungono da ogni parte

d’Italia, dove ogni giorno, un uomo o

branchi di uomini, uccidono o stuprano

donne inermi, ci stringono il cuore

e ci sconcertano.

Perché Dio non interviene?

Perché non protegge gli inermi dalla furia

cieca della follia omicida?

Come vorremmo un Dio interventista!

L’idea di un Messia vittorioso e combattivo,

che avrebbe reso giustizia dell’oppressione

del popolo, è l’orizzonte in cui si situa

l’episodio evangelico di oggi, continuazione

di quello di Domenica scorsa.

Pietro riconosce in Gesù il Messia.

Gesù, però, non vuole creare illusioni.

Pietro ha faticato, e non poco, a dichiarare

che il falegname di Nazareth è il Messia

atteso da Israele.

Troppo diverso il suo modo di servire il

Regno, troppo audace la sua predicazione,

troppo innovativa la sua idea di Dio per

poterlo identificare con il nuovo e glorioso

re Davide che avrebbe ricostituito la gloria

del passato Israele e che tutti aspettavano!

Pietro aveva riconosciuto in Gesù il Cristo

e Gesù lo aveva riconosciuto come pietra

da costruzione, come pietra viva fondata

sulla fede, la pietra che avrebbe sostenuto

altri fratelli nella fede.

Ora, invece, Pietro diventa pietra di

inciampo, pietra di scandalo.

Brutta storia.

Ora che Pietro lo ha riconosciuto come

Messia, Gesù spiega a tutti cosa significa

per Lui essere ‘messia’.

Nessuna gloria, nessun potere, nessun

compromesso nel suo essere messia.

Gesù dice di essere disposto ad andare

fino in fondo nella sua scelta, è disposto

a morire piuttosto che rinnegare il suo

volto di Dio.

E così sarà.

I discepoli restano interdetti; fino a poco

tempo prima avevano ragionato su chi

sarebbe stato messo a capo del nuovo

Regno, ora Gesù parla di dolore e di morte.

Pietro lo prende da parte (è pur sempre il

papa!) e lo invita a cambiare linguaggio

a non scoraggiare il morale delle truppe.

Anche lui, come spesso facciamo noi,

vuole insegnare a Dio come si fa a fare Dio.

E Gesù reagisce, duramente; cambia

mentalità, Pietro, diventa discepolo.

Troppe volte invece di seguire il Signore

lo precediamo.

Siamo noi ad indicargli al strada, non

seguiamo più la strada che Egli ci indica.

Siamo noi a suggerirgli le soluzioni ai

problemi, non ci fidiamo più della sua

presenza, della sua azione.

Pretendiamo che sia Dio a diventare

nostro discepolo.

Geremia, nella prima lettura, si

lamenta con Dio.

Lui voleva fare il profeta di buone notizie,

è diventato un rompiscatole insostenibile,

tutti lo odiamo, anche i suoi famigliari.

Geremia vorrebbe lasciare (come biasimarlo?),

ma riflette e ritorna alla fiamma che l’ha sedotto.

Quando mettiamo noi stessi al posto di Dio,

della fiamma, facciamo come Pietro e ci

allontaniamo dal cammino.

Non chiediamoci a che punto siamo nel

nostro percorso interiore.

Chiediamoci se siamo ancora dietro a Cristo.

Gesù insiste, ora, si rivolge a tutti, e a noi.

Non blandisce le persone, non cerca facili

discepoli, non seduce, non ama il marketing.

La sua proposta è cruda, diretta,

atroce, insostenibile.

Pronuncia tre imperativi che risuonano

come una sfida.

Vuoi essere mio discepolo?

Rinnega te stesso.

Cioè non mettere te stesso al centro

dell’universo, non voler emergere a tutti

i costi, non fare come tutti che, nel mondo,

sgomitano per essere visti e notati.

Sei unico, sei prezioso sei un capolavoro,

perché devi combattere per dimostrarlo agli altri?

Il discepolo, come il Maestro, prende a

cuore la felicità di chi gli sta accanto,

guarda oltre, mette la sua vita in gioco

perché tutti possano appartenere al Regno.

Non mettere sempre te stesso al centro,

metti il sogno di Dio al centro, con libertà,

da adulto, da uomo nuovo.

Prendi la tua croce.

Cioè non avere paura di amare fino a

soffrire, di amare fino a perderti.

Come Geremia che non riesce a staccarsi

dall’amore bruciante di Dio nonostante

le tante delusioni che sta vivendo.

Purtroppo una certa devozione spicciola

ha finito con lo stravolgere la simbologia

della croce; nata come misura dell’amore

di Dio, è diventata l’emblema del dolore.

Dio non ama il dolore, sia chiaro, né lo

esige (e ci mancherebbe!) ma, a volte,

amare significa anche sopportare e soffrire.

E Gesù ne sa qualcosa.

Seguimi.

Condividi la scelta di Gesù, il suo sogno,

il suo progetto.

Dio è presente e si manifesta a noi,

orienta le nostre scelte con equilibrio

e intelligenza, ascoltando la sua Parola,

lasciandoci plasmare dalla sua voce interiore.

Seguire Gesù significa cambiare orizzonte,

conoscere la Parola e lasciare che sia la

fede a motivare e cambiare le nostre scelte,

convertire i nostri cuori.

Siamo per sempre discepoli, per sempre

cercatori, mai veramente arrivati.

Avete perfettamente ragione; come si

fa a seguire un Dio così?

Infatti lentamente ed inesorabilmente

abbiamo annacquato questa pagina,

l’abbiamo resa accettabile, possibile,

ragionevole.

Ma l’amore di Dio ha ben poco di

ragionevole e, spesso, indica vette

altissime per ribadire che siamo capaci,

assieme a Lui, di diventare discepoli.

Vangelo esigente, alla fine di questa estate.

Ma un Vangelo che ci spalanca al sogno di Dio.

Ma anche un Vangelo che ci spalanca

il cuore, almeno spero, buona

Domenica Amici, Fausto.