Della 2° Domenica del Tempo Ordinario.
Sant’Antonio,
abate.
Prima lettura dal primo
libro di Samuèle (3,3b-10.19)
In quei giorni,
Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
Allora il Signore
chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli
e gli disse: «Mi hai
chiamato, eccomi!».
Egli rispose: «Non ti
ho chiamato, torna a dormire!».
Tornò e si mise a
dormire.
Ma il Signore chiamò
di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli
dicendo: «Mi hai
chiamato, eccomi!».
Ma quello rispose di
nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!».
In realtà Samuèle fino
allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era
stata ancora rivelata
la parola del Signore.
Il Signore tornò a
chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente
e corse da Eli
dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!».
Allora Eli comprese
che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle:
«Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore,
perché il tuo servo ti
ascolta"».
Samuèle andò a dormire
al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!».
Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il
Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla
prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (6,13c-15a.17-20)
Fratelli, il corpo non
è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.
Dio, che ha
risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i
vostri corpi sono membra di Cristo?
Chi si unisce al
Signore forma con lui un solo spirito.
State lontani
dall'impurità!
Qualsiasi peccato
l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità,
pecca contro il
proprio corpo.
Non sapete che il
vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?
Lo avete ricevuto da
Dio e voi non appartenete a voi stessi.
Infatti siete stati
comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (1, 35-42) anno B.
In quel tempo Giovanni
stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava,
disse: «Ecco l'agnello di Dio!».
E i suoi due
discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò
e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».
Gli risposero:
«Rabbì-che, tradotto, significa maestro-, dove dimori?».
Disse loro: «Venite e
vedrete».
Andarono dunque e
videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui;
erano circa le quattro
del pomeriggio.
Uno dei due che
avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito,
era Andrea, fratello
di Simon Pietro.
Egli incontrò per
primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il
Messia»-che si traduce
Cristo-e lo condusse da Gesù.
Fissando lo sguardo su
di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni;
sarai chiamato
Cefa»-che significa Pietro.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Inizio anno faticoso, con eventi
che incupiscono l’anima a causa di chi, in una
folle interpretazione della politica,
uccide commercianti, piccoli artigiani,
turismo, sport e quant’altro
fatti chiudere per salvaguardare la salute, [che
sia la verità lo sapremo], pensando
di fare un favore a un dio che non esiste,
il dio dell’idolatria!
Abbiamo bisogno di luce, di
quella del Battesimo, di quella dell’Epifania.
Di tanta luce.
E oggi, all’inizio del tempo
“ordinario”, che di “ordinario” ha ben poco, la liturgia
ci propone una straordinaria
riflessione sul senso della vita, sull’opportunità che
abbiamo di diventare finalmente
discepoli del Signore.
Lo sono già! Obietterà, non senza
ragione, qualcuno.
È vero, altrimenti non saremmo
qui a meditare.
Ma ci vuole tutta una vita per
diventare discepoli, senza mai arrendersi,
senza mai illudersi di avere capito.
Senza commettere lo sbaglio di
credere di possedere Dio.
E di ergersi a suoi difensori con
un [DPCM] in mano.
Samuele è figlio di una donna
sterile, Anna, come spesso accade nella Bibbia.
Nella gioia di avere un figlio
inatteso, la madre decide di affidarlo alle cure
di Eli, il sacerdote.
Samuele diventerà un profeta
straordinario, colui che consacrerà i primi re di Israele.
Sta nel tempio, Samuele, assiste
alle liturgie, ha un’ottima guida spirituale.
Ma ancora non conosce Dio.
Possiamo frequentare il tempio
senza “conoscere” Dio là dove la conoscenza,
nella Scrittura, indica un
approccio intimo e totalizzante.
Incontro che avviene nel cuore
della notte.
Solo se sappiamo ritagliare degli
spazi di quiete e di silenzio possiamo “conoscere” Dio.
E quanto mancano questi spazi
alle nostre vite, alle nostre città!
Ma abbiamo bisogno di qualcuno
che ci aiuti a capire; Eli, come il Battista,
come Paolo, è una buona guida che
indirizza a Dio, non a se stesso.
Così Samuele incontra Dio.
Non nel tempio ma nel deserto
Giovanni e Andrea incontrano Dio.
Hanno seguito il carisma del
Battista, hanno lasciato tutto per seguirlo, anche
la loro pelle è stata riarsa dal
sole e dal vento del deserto di Giuda.
Ora il loro maestro sa che è
finito il suo tempo.
È fermo, statico, mentre Gesù
passa.
È finito il suo tempo, e lo sa.
E indica Gesù, mischiato fra i
penitenti.
È Lui, ora, che devono seguire.
Lo chiama agnello di Dio, come
l’agnello immolato la notte di Pasqua, come
l’agnello immolato al posto del
popolo il giorno di Yom kippur, come l’agnello
sacrificato al posto di Isacco,
come l’agnello mansueto del profeta Isaia.
Forse il Battista vede nel
Nazareno l’ombra della sofferenza e la determinazione
del dono di sé.
Certamente la vede l’evangelista
che riporta l’incontro.
Che bello avere un maestro che
indica il Maestro, che si fa da parte, che conduce
al vero pastore.
Che volete?
È la prima parola che Gesù
pronuncia nel Vangelo di Giovanni; che volete?
Non cerca discepoli, non li
blandisce o si congratula con loro per la scelta fatta.
Chiede ragione della loro scelta.
Dio non vuole discepoli a
rimorchio, cristiani sbadati, cattolici per abitudine.
Chiede consapevolezza.
Il nostro è un Dio che chiede di
seguirlo, ma da adulti.
La fede non è mai un comodo
rifugio che ci protegge dal mondo cattivo,
il tappeto sotto cui nascondere
le nostre miserie.
Dio vuole uomini veri e liberi.
Sono spiazzati, Giovanni e
Giacomo.
Troppo forte e diretta la domanda
per non inquietare.
Cosa cercano? Non lo sanno
ancora.
Chiedono aiuto, chiedono lumi, un
qualche appiglio, un punto di riferimento.
Dove abiti?
Quanto bisogno di certezze
abbiamo prima di poterci fidare!
Quanti “se” e “ma” mettiamo prima
di dire il nostro “sì” definitivo al Signore!
È Lui che, allora come oggi, ci
risponde; venite a vedere.
Non chiediamo, fidiamoci, muoviamoci,
facciamo diventare questa ricerca
un’esperienza, investiamo.
Più freddo e asettico, nel testo
di Giovanni, l’incontro con Simone.
Lui tace, non dice nulla, nessun
entusiasmo, solo una grande passività; viene condotto.
E Gesù se ne accorge, vede in lui
una durezza, un’ostinazione, è duro come la pietra.
Ma su quella pietra appoggerà la
fede.
Da un evidente difetto saprà
trarne un grande vantaggio per i fratelli.
Così accade a chi diventa
discepolo.
La fede non è “fare”, “sapere” ma
“conoscere”.
Noi per primi siamo chiamati ad
andare a vedere, noi per primi siamo chiamati
a fare l’esperienza della
sequela.
Ed essi andarono, videro e
restarono con Lui.
Dopo essersi fidati restano,
accettano, si lasciano coinvolgere.
L’annotazione finale di Giovanni
è simpaticissima; erano circa le
quattro del pomeriggio.
Quel giorno, quell’istante, è
così importante per lui che segna l’inizio di una vita nuova.
Sono passati forse sessant’anni
da quell’evento e il discepolo ricorda l’ora precisa,
tutto è cambiato, ormai, per
Giovanni e Andrea; quel giorno è stato come l’inizio
di una nuova Creazione.
A questo siamo chiamati; a fare
esperienza di Dio.
Un tempo poco ordinario, per la
verità.
Nella speranza che
anche chi ci governa, possano prendere esempio
da loro; sono un
illuso?
Spero per il bene di
tutti che ci riescano.
Buona Domenica, amici,
nella speranza che cambi qualche cosa e possiamo
ritornare ad una vita
normale, Fausto.