sabato 31 ottobre 2020

Il Vangelo di Domenica 1 Novembre 2020

 

Della 31° Domenica del Tempo Ordinario.

Tutti i Santi.

Prima lettura dall'Apocalisse di san Giovanni Apostolo (7,2-4.9-14).

Io, Giovanni, vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente.

E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la

terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non

avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila

segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele.

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva

contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti

candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul

trono, e all'Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e

si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen!

Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio

nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di

bianco, chi sono e da dove vengono?».

Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai».

E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato

le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello».

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente!

Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato

ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12) anno A.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si

avvicinarono a lui i suoi discepoli.

Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché

di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni

sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Oggi è la festa dei santi, la festa del nostro destino, della nostra chiamata.

La Chiesa in cammino, fatta di santi e di peccatori, ci invita a guardare alla

verità profonda di ogni uomo; dietro ogni sguardo, dentro ognuno di noi,

si nasconde un santo potenziale.

Noi crediamo che ogni uomo nasce per realizzare il sogno di Dio e che il

nostro posto è insostituibile.

Il santo è colui che ha scoperto questo destino e l’ha realizzato, meglio; si è

lasciato fare, ha lasciato che il Signore prendesse possesso della sua vita.

La nostra generazione è chiamata a riappropriarsi dei santi, a tirarli giù dalle

nicchie della devozione in cui li abbiamo esiliati per farli diventare nostri amici

e consiglieri, nostri fratelli e maestri.

Coloro che hanno vissuto la totalità di Dio desiderano fortemente che anche

noi sperimentiamo l’immensa gioia che essi hanno vissuto.

La santità che celebriamo-in verità-è quella di Dio e avvicinandoci a Lui ne

siamo prima sedotti, poi contagiati.

La Bibbia parla spesso di Dio e della sua santità, la sua perfezione d’amore,

di equilibrio, di luce e di pace.

Lui è il Santo, il totalmente altro ma, ci rivela la Scrittura, Dio desidera

fortemente condividere la sua santità con il suo popolo.

Dio ci vede già santi, vede in noi la pienezza che noi neppure osiamo

immaginare, accontentandoci delle nostre mediocrità.

Scriveva un grande letterato francese; non c’è che una tristezza, quella di

non essere santi. Quant’è vero!

Il santo è tutto ciò che di più bello e nobile esiste nella natura umana, in ciascuno

di noi esiste la nostalgia alla santità, a ciò che siamo chiamati a diventare; ascoltiamola.

Tiriamo giù dalle nicchie i fratelli santi, riportiamoli nella quotidianità della

nostra vita, ascoltiamoli mentre ci suggeriscono i percorsi che ci portano

verso la pienezza della felicità.

I santi non sono persone strane, uomini e donne macerati dalla penitenza,

ma discepoli che hanno creduto nel sogno di Dio.

Il santo non è uno nato predestinato, uomini e donne come noi, si sono fidati

e lasciati fare da Dio.

I santi non sono dei maghetti operatori di prodigi; il più grande miracolo è

la loro continua conversione.

I santi non sono perfetti e impeccabili, ma hanno avuto il coraggio, che spesso

noi non abbiamo, di ricominciare, dopo avere sbagliato.

I santi non sono dei solitari; dopo avere conosciuto la gloria e la bellezza di Dio,

non hanno che un desiderio; quella di condividerla con noi.

Chiediamo ai santi un aiuto per il nostro cammino; Pietro ci doni la sua fede

rocciosa, Francesco la sua perfetta letizia, Paolo l’ardore della fede, Teresina

la semplicità dell’abbandonarsi a Dio.

Così, insieme, noi quaggiù e loro che ora sono colmi, cantiamo la bellezza di Dio

in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se solo ci fidassimo!

Santi subito! E noi?

Se la santità è il modello della piena umanità, perché non porci questo obbiettivo?

Santo è chi lascia che il Signore riempia la sua vita fino a farla diventare dono per gli altri.

Festeggiare i santi significa celebrare una Storia alternativa.

La storia che studiamo sui testi scolastici, la storia che dolorosamente giunge nelle

nostre case, fatta di violenza e prepotenza, non è la vera Storia.

Intessuta e mischiata alla storia dei potenti, esiste una Storia diversa che

Dio ha inaugurato; il suo regno.

Le Beatitudini ci ricordano con forza qual’è la logica di Dio.

Logica in cui si percepisce chiaramente la diversa mentalità tra Dio e gli uomini;

i beati, quelli che vivono fin d’ora la felicità, sono i miti, i pacifici, i puri, quelli

che vivono con intensità e dono la propria vita, come i santi.

Questo regno che il Signore ha inaugurato e che ci ha lasciato in eredità, sta a noi,

nella quotidianità, renderlo presente e operante nel nostro tempo, anche in questo

periodo tragico a causa della pandemia.

Contemplare il nostro destino, il grande progetto di bene e di salvezza che Dio

ha sull’umanità ci permette di affrontare con speranza la difficile memoria

dei nostri defunti.

Chi ha amato e ha perso l’amore sa quanto dolore provochi la morte.

Gesù ha una buona notizia sulla morte, su questo misterioso incontro, questo

appuntamento certo per ognuno.

La morte, sorella morte, è una porta attraverso cui raggiungiamo la dimensione

profonda da cui proveniamo, quell’aspetto invisibile in cui crediamo, le cose che

restano perché-come diceva il saggio Petit Prince-l’essenziale è invisibile agli occhi.

Siamo immortali, amici, dal momento del nostro concepimento siamo immortali

e tutta la nostra vita consiste nello scoprire le regole del gioco, il tesoro nascosto,

come un feto che cresce per essere poi partorito nella dimensione della pienezza.

Siamo immensamente di più di ciò che appariamo, più di ciò che pensiamo di essere.

Siamo di più; la nostra vita, per quanto realizzata, per quanto soddisfacente non

potrà mai riempire il bisogno assoluto di pienezza che portiamo nel nostro intimo.

E Gesù ce lo conferma; sì, è proprio così, la tua vita continua, sboccia, fiorisce, cresce.

Per una pienezza di ricerca e di totalità se hai scoperto le regole del gioco, per una

vita di dubbio e di inquietudine, se hai rifiutato con ostinazione di essere raggiunto.

Fa strano dirlo, lo so, ma l’inferno-che è l’assenza di Dio-esiste ed è l’opportunità

che tutti abbiamo di respingere per sempre l’amore di Dio, è un segno di rispetto.

Certo tutti ci auguriamo che sia vuoto e Dio si svela come un cocciuto che vuole

a tutti i costi la salvezza dei suoi figli.

L’eternità è già iniziata, amici, giochiamocela bene, non aspettiamo la morte,

non evitiamola, ma pensiamoci con serenità per rivedere la nostra vita, per

andare all’essenziale, per dare il vero e il meglio di noi stessi.

I nostri amici defunti-che affidiamo alla tenerezza di Dio-ci precedono

nell’avventura di Dio.

Dio vuole la salvezza di ognuno, con ostinazione, ma ci lascia liberi, poiché

amati, di rispondere a questo amore o di rifiutarlo.

Preghiamo oggi, amici, perché davvero il Maestro ci doni fedeltà al suo progetto di amore.

La nostra preghiera ci mette in comunione con i nostri defunti, facendo sentire loro

il nostro affetto, nell’attesa dei cieli nuovi e della terra nuova che ci aspettano.

Buona Domenica, nell’affetto di tutti i nostri cari defunti Fausto.