Domenica delle Palme.
1° Lettura dal libro
del profeta Isaìa (50,4-7)
2° Lettura dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi (2,6-11)
Dal Vangelo secondo Marco
(14,1-15,47) Anno B.
Mancavano due giorni
alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli
scribi cercavano il
modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire.
Dicevano infatti: «Non
durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Gesù si trovava a
Betània, nella casa di Simone il lebbroso.
Mentre era a tavola,
giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno
di profumo di puro
nardo, di grande valore.
Ella ruppe il vaso di
alabastro e versò il profumo sul suo capo.
Ci furono alcuni, fra
loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo?
Si poteva venderlo per
più di trecento denari e darli ai poveri!».
Ed erano infuriati
contro di lei.
Allora Gesù disse:
«Lasciatela stare; perché la infastidite?
Ha compiuto un'azione
buona verso di me.
I poveri infatti li
avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete,
ma non sempre avete
me.
Ella ha fatto ciò che
era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura.
In verità io vi dico:
dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero,
in ricordo di lei si
dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda
Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per
consegnare loro Gesù.
Quelli, all'udirlo, si
rallegrarono e promisero di dargli del denaro.
Ed egli cercava come
consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli
Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli
gli dissero: «Dove
vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei
suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà
incontro un uomo con
una brocca d'acqua; seguitelo.
Là dove entrerà, dite
al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza,
in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli?".
Egli vi mostrerà al
piano superiore una grande sala, arredata e già pronta;
lì preparate la cena
per noi».
I discepoli andarono
e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro
e prepararono la
Pasqua.
Venuta la sera, egli
arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano,
Gesù disse: «In verità
io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà».
Cominciarono a
rattristarsi e a dirgli, uno dopo l'altro: «Sono forse io?».
Egli disse loro: «Uno
dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto.
Il Figlio dell'uomo se
ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo, dal
quale il Figlio
dell'uomo viene tradito!
Meglio per quell'uomo
se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano,
prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, dicendo:
«Prendete, questo è il mio corpo».
Poi prese un calice e
rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
E disse loro: «Questo
è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti.
In verità io vi dico
che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno
in cui lo berrò nuovo,
nel regno di Dio».
Dopo aver cantato
l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Gesù disse loro:
«Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: "Percuoterò
il pastore e le pecore
saranno disperse".
Ma, dopo che sarò
risorto, vi precederò in Galilea».
Pietro gli disse:
«Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!».
Gesù gli disse: «In
verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che
due volte il gallo
canti, tre volte mi rinnegherai».
Ma egli, con grande
insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te,
io non ti rinnegherò».
Lo stesso dicevano
pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere
chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli:
«Sedetevi qui, mentre
io prego».
Prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
Disse loro: «La mia
anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate».
Poi, andato un po'
innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile,
passasse via da lui
quell'ora.
E diceva: «Abbà!
Padre!
Tutto è possibile a
te: allontana da me questo calice!
Però non ciò che
voglio io, ma ciò che vuoi tu».
Poi venne, li trovò
addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi?
Non sei riuscito a
vegliare una sola ora?
Vegliate e pregate per
non entrare in tentazione.
Lo spirito è pronto,
ma la carne è debole».
Si allontanò di nuovo
e pregò dicendo le stesse parole.
Poi venne di nuovo e
li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti,
e non sapevano che
cosa rispondergli.
Venne per la terza
volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta!
È venuta l'ora: ecco,
il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.
Alzatevi, andiamo!
Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre
ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui
una folla con spade e
bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi
e dagli anziani.
Il traditore aveva
dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò,
è lui; arrestatelo e
conducetelo via sotto buona scorta».
Appena giunto, gli si
avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò.
Quelli gli misero le
mani addosso e lo arrestarono.
Uno dei presenti
estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote
e gli staccò
l'orecchio.
Allora Gesù disse
loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi
con spade e bastoni.
Ogni giorno ero in
mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato.
Si compiano dunque le
Scritture!».
Allora tutti lo
abbandonarono e fuggirono.
Lo seguiva però un
ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono.
Ma egli, lasciato
cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal
sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti,
gli anziani e gli
scribi.
Pietro lo aveva
seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo
sacerdote, e se ne
stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.
I capi dei sacerdoti e
tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù
per metterlo a morte,
ma non la trovavano.
Molti infatti testimoniavano
il falso contro di lui e le loro testimonianze non
erano concordi.
Alcuni si alzarono a
testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo
udito mentre diceva:
"Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d'uomo,
e in tre giorni ne
costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"».
Ma nemmeno così la
loro testimonianza era concorde.
Il sommo sacerdote,
alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù
dicendo: «Non rispondi
a?
Che cosa testimoniano
costoro contro di te?».
Ma egli taceva e non
rispondeva a.
Di nuovo il sommo
sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo,
il Figlio del
Benedetto?».
Gesù rispose: «Io lo
sono!
E vedrete il Figlio
dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire
con le nubi del
cielo».
Allora il sommo
sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno
abbiamo ancora di
testimoni?
Avete udito la
bestemmia; che ve ne pare?».
Tutti sentenziarono
che era reo di morte.
Alcuni si misero a
sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e
a dirgli: «Fa' il
profeta!».
E i servi lo
schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù
nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo
sacerdote e, vedendo
Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli
disse: «Anche tu eri
con il Nazareno, con Gesù».
Ma egli negò, dicendo:
«Non so e non capisco che cosa dici».
Poi uscì fuori verso
l'ingresso e un gallo cantò.
E la serva, vedendolo,
ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro».
Ma egli di nuovo
negava.
Poco dopo i presenti
dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno
di loro; infatti sei
Galileo».
Ma egli cominciò a
imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo
di cui parlate».
E subito, per la
seconda volta, un gallo cantò.
E Pietro si ricordò
della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due
volte il gallo canti,
tre volte mi rinnegherai».
E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino,
i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il
sinedrio, dopo aver
tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via
e lo consegnarono a
Pilato.
Pilato gli domandò:
«Tu sei il re dei Giudei? ».
Ed egli rispose: «Tu
lo dici».
I capi dei sacerdoti
lo accusavano di molte cose.
Pilato lo interrogò di
nuovo dicendo: «Non rispondi a?
Vedi di quante cose ti
accusano!».
Ma Gesù non rispose
più a, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era
solito rimettere in libertà per loro un carcerato,
a loro richiesta.
Un tale, chiamato
Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella
rivolta avevano
commesso un omicidio.
La folla, che si era
radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere.
Pilato rispose loro:
«Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».
Sapeva infatti che i
capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.
Ma i capi dei
sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse
in libertà per loro
Barabba.
Pilato disse loro di
nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello
che voi chiamate il re
dei Giudei?».
Ed essi di nuovo
gridarono: «Crocifiggilo!».
Pilato diceva loro:
«Che male ha fatto?».
Ma essi gridarono più
forte: «Crocifiggilo!».
Pilato, volendo dare
soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare
Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo
condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono
tutta la truppa.
Lo vestirono di
porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero
attorno al capo.
Poi presero a
salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».
E gli percuotevano il
capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando
le ginocchia, si
prostravano davanti a lui.
Dopo essersi fatti
beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare
le sue vesti, poi lo
condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare
la sua croce un tale che passava, un certo Simone di
Cirene, che veniva
dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
Condussero Gesù al
luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio»,
e gli davano vino
mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e
si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che
ognuno avrebbe preso.
Erano le nove del
mattino quando lo crocifissero.
La scritta con il
motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei».
Con lui crocifissero
anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano
di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi,
tu che distruggi il
tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso
scendendo dalla
croce!».
Così anche i capi dei
sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di
lui e dicevano: «Ha
salvato altri e non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re
d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!».
E anche quelli che
erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno,
si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.
Alle tre, Gesù gridò a
gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa:
«Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?».
Udendo questo, alcuni
dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!».
Uno corse a inzuppare
di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava
da bere, dicendo:
«Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere».
Ma Gesù, dando un
forte grido, spirò.
Il velo del tempio si
squarciò in due, da cima a fondo.
Il centurione, che si
trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel
modo, disse: «Davvero
quest'uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune
donne, che osservavano da lontano, tra le quali
Maria di Màgdala,
Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome,
le quali, quando era
in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre
che erano salite con
lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera,
poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato,
Giuseppe d’Arimatea,
membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli
il regno di Dio, con
coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò
che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli
domandò se era morto
da tempo.
Informato dal
centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato
un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il
lenzuolo e lo mise in
un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare una
pietra all’entrata del sepolcro.
Maria di Màgdala e
Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Parola del Signore.
Riflessione personale
sul Vangelo di oggi.
Il racconto della passione di
Gesù ha sempre un effetto profondo sul nostro cuore;
subito ci viene in mente di
identificarci con qualche personaggio che ha un ruolo
più o meno importante nella vicenda.
noi chi siamo?
Forse Pietro o Maria di Màgdala o
Giuda o uno degli Apostoli o Pilato... Forse,
qualcosa di ognuno di loro vive
in noi; per questo, nonostante le nostre fragilità
e le nostre infedeltà siamo
chiamati, come ogni anno, ad accompagnare Gesù sul
Calvario, per essere inondati dai
fiumi di misericordia che sgorgano dal suo
costato trafitto.
Seguiamolo senza paura e non dobbiamo
temere per i nostri peccati; Egli, dalla
sua croce, ci darà vita e dignità
nuova.
Non dobbiamo fare altro che
seguirlo con amore, nel silenzio e nella preghiera
fatta con il cuore, in questo
giorno santo.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci
indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio
ora e sempre nei
secoli dei secoli.
Amen.
Buona Domenica delle
Palme, Fausto.