sabato 24 marzo 2018

Il Vangelo di Domenica 25 Marzo 2018


Domenica delle Palme.
1° Lettura dal libro del profeta Isaìa (50,4-7)
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi (2,6-11)
Dal Vangelo secondo Marco (14,1-15,47) Anno B.
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli
scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire.
Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso.
Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno
di profumo di puro nardo, di grande valore.
Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo.
Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo?
Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!».
Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite?
Ha compiuto un'azione buona verso di me.
I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete,
ma non sempre avete me.
Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura.
In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero,
in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per
consegnare loro Gesù.
Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro.
Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli
gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà
incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo.
Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza,
in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?".
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta;
lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro
e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano,
Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà».
Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l'altro: «Sono forse io?».
Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto.
Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo, dal
quale il Figlio dell'uomo viene tradito!
Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti.
In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno
in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: "Percuoterò
il pastore e le pecore saranno disperse".
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!».
Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che
due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai».
Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te,
io non ti rinnegherò».
Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli:
«Sedetevi qui, mentre io prego».
Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate».
Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile,
passasse via da lui quell'ora.
E diceva: «Abbà! Padre!
Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice!
Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi?
Non sei riuscito a vegliare una sola ora?
Vegliate e pregate per non entrare in tentazione.
Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole.
Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti,
e non sapevano che cosa rispondergli.
Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta!
È venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.
Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui
una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi
e dagli anziani.
Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò,
è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta».
Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò.
Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote
e gli staccò l'orecchio.
Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi
con spade e bastoni.
Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato.
Si compiano dunque le Scritture!».
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono.
Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono.
Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti,
gli anziani e gli scribi.
Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo
sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù
per metterlo a morte, ma non la trovavano.
Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non
erano concordi.
Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo
udito mentre diceva: "Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d'uomo,
e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"».
Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde.
Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù
dicendo: «Non rispondi a?
Che cosa testimoniano costoro contro di te?».
Ma egli taceva e non rispondeva a.
Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo,
il Figlio del Benedetto?».
Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire
con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno
abbiamo ancora di testimoni?
Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?».
Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e
a dirgli: «Fa' il profeta!».
E i servi lo schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo
sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli
disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù».
Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici».
Poi uscì fuori verso l'ingresso e un gallo cantò.
E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro».
Ma egli di nuovo negava.
Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno
di loro; infatti sei Galileo».
Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo
di cui parlate».
E subito, per la seconda volta, un gallo cantò.
E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due
volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai».
E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il
sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via
e lo consegnarono a Pilato.
Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei? ».
Ed egli rispose: «Tu lo dici».
I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose.
Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi a?
Vedi di quante cose ti accusano!».
Ma Gesù non rispose più a, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato,
a loro richiesta.
Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella
rivolta avevano commesso un omicidio.
La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere.
Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».
Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.
Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse
in libertà per loro Barabba.
Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello
che voi chiamate il re dei Giudei?».
Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!».
Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?».
Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!».
Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono
tutta la truppa.
Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero
attorno al capo.
Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando
le ginocchia, si prostravano davanti a lui.
Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare
le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di
Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio»,
e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che
ognuno avrebbe preso.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.
La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei».
Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi,
tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso
scendendo dalla croce!».
Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di
lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!».
E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.
Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa:
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!».
Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava
da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere».
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.
Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel
modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali
Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome,
le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre
che erano salite con lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato,
Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli
il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli
domandò se era morto da tempo.
Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il
lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il racconto della passione di Gesù ha sempre un effetto profondo sul nostro cuore;
subito ci viene in mente di identificarci con qualche personaggio che ha un ruolo
più o meno importante nella vicenda.
noi chi siamo?
Forse Pietro o Maria di Màgdala o Giuda o uno degli Apostoli o Pilato... Forse,
qualcosa di ognuno di loro vive in noi; per questo, nonostante le nostre fragilità
e le nostre infedeltà siamo chiamati, come ogni anno, ad accompagnare Gesù sul
Calvario, per essere inondati dai fiumi di misericordia che sgorgano dal suo
costato trafitto.
Seguiamolo senza paura e non dobbiamo temere per i nostri peccati; Egli, dalla
sua croce, ci darà vita e dignità nuova.
Non dobbiamo fare altro che seguirlo con amore, nel silenzio e nella preghiera
fatta con il cuore, in questo giorno santo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona Domenica delle Palme, Fausto.