lunedì 15 novembre 2021

Il Vangelo del Martedì 16 Novembre 2021

 

Della 33° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Margherita di Scozia, regina; Santa Gertrude la Grande, Vergine.

Prima Lettura

Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte

per le sante e venerande leggi.

Dal secondo libro dei Maccabèi (6,18-31)

In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti

negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad

aprire la bocca e a ingoiare carne suina.

Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò

volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come

conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito

gustare per attaccamento alla vita.

Quelli che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della

familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte

e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui

stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo

a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome

dell'antica amicizia che aveva con loro.

Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio

della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile

tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose

subito dicendo che lo mandassero pure alla morte.

«Poiché-egli diceva-non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo

che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato alle usanze

straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima

esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla

mia vecchiaia.

Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire,

né da vivo né da morto, alle mani dell'Onnipotente.

Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età

e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte

prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».

Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.

Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in

avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.

Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede

una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci

dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».

In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo

di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.

Parola di Dio.

Vangelo

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10) anno dispari.

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando,

quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava

di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era

piccolo di statura.

Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva

passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi

subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che

possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli

è figlio di Abramo.

Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Luca esagera, come sempre.

Pone al cuore del suo Vangelo la conversione impossibile, il discepolato folle,

la chiamata dell’impresentabile.

Gesù salva colui che nessuno voleva salvare, che nessuno poteva salvare,

che nessuno avrebbe saputo come salvare.

Eccetto Dio.

Accade, certo che accade.

Accade che Zaccheo, capo dei peccatori, curioso, salga su un albero per vedere

senza essere visto.

E Gesù lo stana come si stana un predatore nascosto.

Non si aspettava nessuna salvezza, Zaccheo, abituato agli sguardi gonfi di odio

dei suoi concittadini, impassibile davanti agli sputi che i farisei gli rivolgevano.

Impassibile e indurito finché non ha incontrato l’unico sguardo che non lo

giudicava, dimostrandogli amore.

Scende Zaccheo, scende in fretta perché il profeta vuole andare a casa sua.

Senza condizioni. Senza giudizi. Senza moralismi.

Scende perché si sente amato, accoglie perché si sente accolto.

E si scava la fossa con le sue mani; andrà in rovina restituendo tutto ciò

che ha rubato.

Ma che gli importa, ora?

Così è quel folle di Dio; perdona prima che ci convertiamo.

Anzi; il suo perdono suscita la nostra conversione, la suscita, la fa fiorire.

Per questo, dobbiamo continuamente ringraziarlo con la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.