sabato 2 gennaio 2021

Il Vangelo di Domenica 3 Gennaio 2021

 

Della 2° Domenica dopo Natale.

Santissimo Nome di Gesù.

Prima lettura dal secondo libro di Samuèle (7,1-5.8-12.14-16)

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo

da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa

di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto i teli di una tenda».

Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va' e di' al

mio servo Davide: "Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa,

perché io vi abiti?

Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio

popolo Israele.

Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti

a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra.

Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non

tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in

cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele.

Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici.

Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un

tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.

Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono

sarà reso stabile per sempre"».

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (1,3-6.15-18)

Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia

Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli

eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno

Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio,

che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18) anno B.

[In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di

lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre,

ma le tenebre non l'hanno accolta].

Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti

credessero per mezzo di lui.

Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.

[ Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo

non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.

A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli

che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da

volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la

sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità].

Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui

che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.

Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per

mezzo di Gesù Cristo.

Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del

Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore.                                                 

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il tempo liturgico del Natale è il più breve e il più intenso dell’anno e, quest’anno,

a causa della pandemia, volevano rubarcelo, non ci sono riusciti per fortuna, ma

ci hanno tolto la magia della Santa Notte trepidante, in cui tutti in preghiera

aspettavamo la nascita di Gesù, che è pieno zeppo di stimoli e stupore, ma anche,

infarcito di luoghi comuni e di tradizioni non sempre evangeliche.

Abbiamo riflettuto sulla ragione di questa insopportabile melassa e abbiamo

cercato di ricuperare l’essenziale, di smetterla con il buonismo natalizio per

convertirci, infine, alla rudezza del messaggio evangelico che ci riporta all’essenziale.

Insomma, stiamo per voltare pagina, per chiudere questa breve parentesi natalizia

che ci verrà ricordata, se proprio c’è andata bene, dall’ultimo modello di telefono

cellulare ricevuto in dono, ma anche delle tante restrizioni che il governo ci ha fatto.

Per fortuna un’ultima scossa ce la dà San Giovanni.

In pochi versetti, alla fine del suo Vangelo, Giovanni scrive una prefazione che

è la storia dell’incarnazione, la visione globale e assoluta del disegno di Dio.

Dio, dice Giovanni, esiste da sempre.

Dio, dice Giovanni, è tutto, è pienezza.

E ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui ed è presente un frammento della sua

gloria in ogni cosa.

Che bello!

È la conclusione (più o meno) a cui sono arrivate quasi tutte le esperienze religiose

della storia dell’umanità; Dio è, ed è presente.

Questo significa che attraverso le cose noi possiamo in qualche modo risalire a Dio.

Se non fossimo miopi e presbiti e astigmatici spiritualmente!

Guardiamo un panorama (da mozzare il fiato, come si dice) con la natura che sfodera

tutta la sua potenza e non sappiamo alzare lo sguardo purtroppo, in essa non riusciamo

a vedere Dio, il pittore più grande di tutti i tempi.

Anzi rischiamo di fare della natura un idolo.

No, tutto è come un gigantesco dito puntato oltre, e Dio è un ladro maldestro che

dissemina di indizi la scena del delitto, così il nostro Dio ci spinge ad andare di

là del materiale e del sensibile.

In Dio, dice Giovanni, è la vita e la vita è la luce degli uomini.

Cioè; fuori da Dio, fuori dal senso, fuori da questo sguardo è morte e tenebra.

Vita non significa esistere, vivere non significa respirare.

Vivere significa scoprire dentro la presenza del Signore, scoprire il grande

disegno dell’universo, il grande senso della mia vita.

La vita non è nostra, ci è data, perciò va accolta e rispettata come qualcosa

di donato e non dovuto.

E poi; la luce!

Di quanta luce abbiamo bisogno per vivere nelle nostre tenebre!

Se solo avessimo quell’umiltà, che è consapevolezza, e realismo di saperci

mendicanti, di saperci bisognosi.

Cercheremmo, saremmo magi, diventeremmo cercatori di Dio.

E qui si pone il problema; tutti i venditori di luce del nostro mondo hanno ragione o no?

Intorno a noi propongono centinaia di modelli: “Sii così, compra questo,

comportati così e cosà”.

Ma c’è maggiore serenità, maggiore gioia nel mondo attuale?

Questo mondo, che si è scrollato di dosso Dio, è veramente più libero e realizzato?

Giovanni è schietto; il mondo fatto da Dio non ha riconosciuto il suo creatore.

Ecco il dramma.

Dio viene, e l’uomo non c’è.

La Luce viene (quella che illumina ogni uomo, specifica Giovanni; nessuno è

tagliato fuori dalla volontà di Dio), ma le tenebre non l’hanno accolta.

Natale non è dolcezza e mielosità, ma scontro e durezza; nei secoli ha prevalso

l’aspetto del folclore su quello della fede; dobbiamo recuperare l’impatto forte

della nascita del Signore Gesù; Dio c’è, e noi, ci siamo?

Ecco, tutto qui; a chi accoglie la Luce, Dio dà il potere di diventare figlio di Dio.

Io sono figlio di Dio.

Non m’importa essere altro.

Né premio Nobel, né grande star.

Sono già tutto ciò che potrei desiderare.

Solo che corriamo dietro a mille sogni e a mille chimere pur di ricevere

complimenti e approvazioni.

Ma siamo già figli.

Solo che non lo sappiamo.

Natale è la presa di coscienza della nostra figliolanza, della nostra dignità,

del fatto che Dio si racconti e che sia splendido.

Così è Dio, che ci volete fare, non ama palcoscenici, vuole la semplicità.

Ed è nella semplicità con cui scrivo questi miei strampalati pensieri, che scopro

l’amore che Dio ha per me, coraggio amici, siate semplici e, nella semplicità scoprirete

come ho fatto io, l’immenso amore che il Signore ha per noi, Santa Domenica Fausto.