Domenica delle Palme.
Santa Maddalena di
Canossa, Vergine.
Prima Lettura
Non ho sottratto la
faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso.
Dal libro del profeta
Isaia (50,4-7)
Il Signore Dio mi ha
dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare
una parola allo
sfiduciato.
Ogni mattina fa
attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha
aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi
sono tirato indietro.
Ho presentato il mio
dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi
strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi
assiste, per questo non resto svergognato, per questo
rendo la mia faccia
dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio.
Seconda Lettura
Cristo umiliò se
stesso, per questo Dio lo esaltò
Dalla lettera di san
Paolo apostolo ai Filippesi (2,6-11)
Cristo Gesù, pur
essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio
l'essere come Dio, ma
svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli
uomini.
Dall'aspetto
riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente
fino alla morte e a
una morte di croce.
Per questo Dio lo
esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra, e ogni lingua
proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Vangelo
La passione del
Signore.
Dal Vangelo secondo
Luca (22,14-23.56) anno C.
Quando venne l’ora,
[Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse
loro: «Ho tanto
desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, perché io
vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia
nel regno di Dio».
E, ricevuto un calice,
rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi,
perché io vi dico: da
questo momento non berrò più del frutto della vite, finché
non verrà il regno di
Dio».
Fate questo in memoria
di me.
Poi prese il pane,
rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio
corpo, che è dato per
voi; fate questo in memoria di me».
E, dopo aver cenato,
fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova
alleanza nel mio
sangue, che è versato per voi».
Guai a quell'uomo dal
quale il Figlio dell'uomo viene tradito.
«Ma ecco, la mano di
colui che mi tradisce è con me, sulla tavola.
Il Figlio dell’uomo se
ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo
dal quale egli viene
tradito!».
Allora essi
cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
Io sto in mezzo a voi
come colui che serve.
E nacque tra loro
anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande.
Egli disse: «I re
delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse
sono chiamati
benefattori.
Voi però non fate
così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane,
e chi governa come
colui che serve.
Infatti chi è più
grande, chi sta a tavola o chi serve?
Non è forse colui che
sta a tavola?
Eppure io sto in mezzo
a voi come colui che serve.
Voi siete quelli che
avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi
un regno, come il
Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla
mia mensa nel mio
regno.
E siederete in trono a
giudicare le dodici tribù d’Israele.
Tu, una volta
convertito, conferma i tuoi fratelli.
Simone, Simone, ecco:
Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho
pregato per te, perché
la tua fede non venga meno.
E tu, una volta
convertito, conferma i tuoi fratelli».
E Pietro gli disse:
«Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione
e alla morte».
Gli rispose: «Pietro,
io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte,
abbia negato di
conoscermi».
Deve compiersi in me
questa parola della Scrittura.
Poi disse loro:
«Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è
forse mancato qualcosa?».
Risposero: «Nulla».
Ed egli soggiunse: «Ma
ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca;
chi non ha spada,
venda il mantello e ne compri una.
Perché io vi dico:
deve compiersi in me questa parola della Scrittura: "E fu
annoverato tra gli
empi".
Infatti tutto quello
che mi riguarda volge al suo compimento ».
Ed essi dissero:
«Signore, ecco qui due spade».
Ma egli disse:
«Basta!».
Entrato nella lotta
pregava più intensamente.
Uscì e andò, come al
solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.
Giunto sul luogo,
disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».
Poi si allontanò da
loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava
dicendo: «Padre, se
vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta
la mia, ma la tua volontà».
Gli apparve allora un
angelo dal cielo per confortarlo.
Entrato nella lotta,
pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce
di sangue che cadono a
terra.
Poi, rialzatosi dalla
preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano
per la tristezza.
E disse loro: «Perché
dormite?
Alzatevi e pregate,
per non entrare in tentazione».
Giuda, con un bacio tu
tradisci il Figlio dell'uomo?
Mentre ancora egli
parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda,
uno dei Dodici, li
precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo.
Gesù gli disse:
«Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?».
Allora quelli che
erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero:
«Signore, dobbiamo
colpire con la spada?».
E uno di loro colpì il
servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro.
Ma Gesù intervenne
dicendo: «Lasciate! Basta così!».
E, toccandogli
l’orecchio, lo guarì.
Poi Gesù disse a
coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi
delle guardie del
tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con
spade e bastoni.
Ogni giorno ero con
voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me;
ma questa è l’ora
vostra e il potere delle tenebre».
Uscito fuori, Pietro
pianse amaramente.
Dopo averlo catturato,
lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del
sommo sacerdote.
Pietro lo seguiva da
lontano.
Avevano acceso un
fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche
Pietro sedette in
mezzo a loro.
Una giovane serva lo
vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente,
disse: «Anche questi
era con lui».
Ma egli negò dicendo:
«O donna, non lo conosco!».
Poco dopo un altro lo
vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!».
Ma Pietro rispose: «O
uomo, non lo sono!».
Passata circa un’ora,
un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui;
infatti è Galileo».
Ma Pietro disse: «O
uomo, non so quello che dici».
E in quell’istante,
mentre ancora parlava, un gallo cantò.
Allora il Signore si
voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della
parola che il Signore
gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi
rinnegherai tre
volte».
E, uscito fuori,
pianse amaramente.
Fa’ il profeta! Chi è
che ti ha colpito?
E intanto gli uomini
che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano,
gli bendavano gli
occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?».
E molte altre cose
dicevano contro di lui, insultandolo.
Lo condussero davanti
al loro Sinedrio.
Appena fu giorno, si
riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei
sacerdoti e gli
scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu
sei il Cristo, dillo a
noi».
Rispose loro: «Anche
se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non
mi risponderete.
Ma d’ora in poi il
Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio».
Allora tutti dissero:
«Tu dunque sei il Figlio di Dio?».
Ed egli rispose loro:
«Voi stessi dite che io lo sono».
E quelli dissero: «Che
bisogno abbiamo ancora di testimonianza?
L’abbiamo udito noi
stessi dalla sua bocca».
Non trovo in
quest’uomo alcun motivo di condanna.
Tutta l’assemblea si
alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo:
«Abbiamo trovato
costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva
di pagare tributi a
Cesare e affermava di essere Cristo re».
Pilato allora lo
interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?».
Ed egli rispose: «Tu
lo dici».
Pilato disse ai capi
dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun
motivo di condanna».
Ma essi insistevano
dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta
la Giudea, dopo aver
cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato
domandò se quell’uomo
era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode,
lo rinviò a Erode, che
in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
Erode con i suoi
soldati insulta Gesù.
Vedendo Gesù, Erode si
rallegrò molto.
Da molto tempo infatti
desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava
di vedere qualche
miracolo fatto da lui.
Lo interrogò,
facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla.
Erano presenti anche i
capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo.
Allora anche Erode,
con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise
addosso una splendida
veste e lo rimandò a Pilato.
In quel giorno Erode e
Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro
vi era stata
inimicizia.
Pilato abbandona Gesù
alla loro volontà.
Pilato, riuniti i capi
dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete
portato quest’uomo
come agitatore del popolo.
Ecco, io l’ho
esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna
delle colpe di cui lo
accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato.
Ecco, egli non ha
fatto nulla che meriti la morte.
Perciò, dopo averlo
punito, lo rimetterò in libertà».
Ma essi si misero a
gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui!
Rimettici in libertà
Barabba!».
Questi era stato messo
in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.
Pilato parlò loro di
nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù.
Ma essi urlavano:
«Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
Ed egli, per la terza
volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui?
Non ho trovato in lui
nulla che meriti la morte.
Dunque, lo punirò e lo
rimetterò in libertà».
Essi però insistevano
a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro
grida crescevano.
Pilato allora decise
che la loro richiesta venisse eseguita.
Rimise in libertà
colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio,
e che essi
richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Figlie di Gerusalemme,
non piangete su di me.
Mentre lo conducevano
via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava
dai campi, e gli
misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
Lo seguiva una grande
moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto
e facevano lamenti su
di lui.
Ma Gesù, voltandosi
verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete
su di me, ma piangete
su voi stesse e sui vostri figli.
Ecco, verranno giorni
nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno
generato e i seni che
non hanno allattato".
Allora cominceranno a
dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline:
"Copriteci!".
Perché, se si tratta
così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui
venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno.
Quando giunsero sul
luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori,
uno a destra e l’altro
a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che
fanno».
Poi dividendo le sue
vesti, le tirarono a sorte.
Costui è il re dei
Giudei.
Il popolo stava a
vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri!
Salvi se stesso, se è
lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo
deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e
dicevano: «Se tu sei il
re dei Giudei, salva te stesso».
Sopra di lui c’era
anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Oggi con me sarai nel
paradiso.
Uno dei malfattori
appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e
noi!».
L’altro invece lo rimproverava
dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei
condannato alla stessa
pena?
Noi, giustamente,
perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre
azioni; egli invece
non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: «In
verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito.
Era già verso
mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio, perché il
sole si era eclissato.
Il velo del tempio si
squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran
voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Detto questo, spirò.
Qui ci si genuflette e
si fa una breve pausa.
Visto ciò che era
accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente
quest’uomo era
giusto».
Così pure tutta la
folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a
quanto era accaduto,
se ne tornava battendosi il petto.
Tutti i suoi
conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea,
stavano da lontano a
guardare tutto questo.
Giuseppe pone il corpo
di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia.
Ed ecco, vi era un
uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto.
Egli non aveva aderito
alla decisione e all’operato degli altri.
Era di Arimatèa, una
città della Giudea, e aspettava il regno di Dio.
Egli si presentò a
Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Lo depose dalla croce,
lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro
scavato nella roccia,
nel quale nessuno era stato ancora sepolto.
Era il giorno della
Parascève e già splendevano le luci del sabato.
Le donne che erano
venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse
osservarono il sepolcro
e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono
indietro e prepararono
aromi e oli profumati.
Il giorno di sabato
osservarono il riposo come era prescritto.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Dio non è uno che ti manda le
disgrazie.
Non è un padrone che ti castra e
ti impedisce di volare.
Non è un despota che ti fa stare
buono e zitto sennò ti castiga e allora lavora.
Non è uno che brandisce la Legge
e aspetta di lapidarti.
Ci vuole il deserto e la verità,
la fame di senso e la Parola per riuscire ad
arrendersi all’evidenza di Dio.
Un Dio che lascia crescere i suoi
figli, che ha fatto bene ogni cosa e fa piovere
sui giusti e gli ingiusti: un Dio
che, come un Padre, scruta l’orizzonte e accoglie
con dignità il figlio che lo
voleva morto, ed esce a spiegare le sue ragioni
all’altro figlio offeso; un Dio
che, unico giusto, potrebbe condannarmi e non
lo fa, chiedendomi di uscire
dalla mediocrità del peccato, falsa libertà.
Siamo alla fine del deserto,
amici; ora vediamo all’orizzonte il Tabor.
Inizia la grande settimana, la
più grande.
La settimana piena di stupore e
di sangue, di amore e di emozioni.
Inizia la settimana Santa. Osanna!
Gesù entra a Gerusalemme
trionfalmente.
La gente applaude, agita in alto
i rami strappati dalle palme e dagli ulivi,
stende i propri mantelli al
passaggio del Rabbì di Galilea.
Piccola gloria prima del
disastro, fragile riconoscimento prima del delirio.
Gesù sa, sente, conosce ciò che
sta per accadere.
Troppo instabile il giudizio
dell’uomo, troppo vaga la sua fede, troppo
ondivaga la sua volontà.
Ma che importa?
Sorride, ora, il Nazareno e
ascolta la lode rivolta a Lui e che Egli rivolge al Padre.
Messia impotente e mite, energico
e tenero, affaticato e deciso.
Non entra a Gerusalemme
cavalcando un bianco puledro, non ha soldati
al suo fianco che lo proteggono,
nessun stendardo nessuna insegna lo precede,
nessuna autorità lo riceve; entra
in città cavalcando un ridicolo ciuchino,
ricordando a noi, malati di
protagonismo, che il potere è tale solo se non si
prende troppo sul serio, che la
gloria degli uomini è inutile e breve .
Che potere è servire, come ci ha
ricordato il timido Benedetto.
Osanna, figlio di Davide, Osanna
nostro incredibile Dio, nostro magnifico re.
Osanna dai tuoi figli poveri e
illusi, feriti e mendicanti, Osanna re dei poveri,
protettore dei falliti, Osanna!
Innalza a te il grido di lode la
tua Chiesa, santa e peccatrice, riconosce in te
l’unica ragione di vivere,
l’unica ricerca, l’unico annuncio, Osanna Maestro amato.
Luca racconta la sua passione
lasciando trasparire tutto il bene che ha
ricevuto da Cristo.
Lo ama il Dio di Gesù, ama il
Signore che egli ha conosciuto attraverso le
parole vibranti di Paolo.
E racconta le ultime ore di
battaglia, racconta dello scontro titanico tra il Dio
rifiutato e la tenebra incombente
che suggerisce (a ragione?) a Gesù di
abbandonare l’uomo al suo
destino.
La battaglia, l’agonia è, in Luca,
tutta concentrata nella preghiera sanguinante
del Getsemani.
Capiranno, gli uomini?
O anche quel gesto passerà
inosservato e inutile come tanti altri?
Altro è predicare e guarire,
altro morire, nudi, appesi alla croce.
Gesù sceglie: consapevolmente,
drammaticamente, dolorosamente.
Andrà fino in fondo, si immergerà
nella volontà degli uomini (di morte),
sperando che essi scoprano la
volontà di Dio (di dono di sé).
Accetta di morire il Nazareno, il
Figlio di Dio, perché nessuno possa dire
che ciò che Egli annuncia è
fantasia o delirio.
Dopo, tutto diventa miracolo.
Al servo viene riattaccato
l’orecchio, Pilato ed Erode diventano amici, Pietro
piange il suo tradimento, Gesù
viene riconosciuto “giusto” dal procuratore
pagano, le donne vengono
consolate e scosse, il ladro appeso alla croce
perdonato e la folla torna a casa
percuotendosi il petto.
È piena di inattesa dolcezza la
morte di Dio.
Così siamo amati, fratelli, così
siete accolte, sorelle.
Meditando la passione restiamo
anche noi allibiti, costernati.
Assistiamo allo spettacolo della
morte di Dio, del dono totale di sé.
Ecco Dio; pende dalla croce,
morto per amore.
Dio muore d’amore.
Dobbiamo esserci, fratelli, facciamo
come dice Luca; assistiamo allo
spettacolo della morte di un Dio
che muore.
Spettacolo che scava le
coscienze, che spalanca i cuori, che mozza il fiato.
Quando accogliamo il dolore e lo
affidiamo, quando, nonostante la violenza,
siamo resi capaci di perdonare e
donarci, anche la nostra vita produce inattesi
miracoli, prodigi e conversioni,
senza che neppure ce ne accorgiamo.
Santa Domenica delle Palme,
amici, Fausto.