sabato 20 luglio 2024

Il Vangelo di Domenica 21 Luglio 2024

 

Della 16° Domenica del Tempo Ordinario.

San Lorenzo da Brindisi.

Prima Lettura

Radunerò il resto delle mie pecore,

costituirò sopra di esse pastori.

Dal libro del profeta Geremìa (23,1-6)

Dice il Signore: «Guai ai pastori che

fanno perire e disperdono il gregge

del mio pascolo.

Oracolo del Signore.

Perciò dice il Signore, Dio d'Israele,

contro i pastori che devono pascere

il mio popolo: Voi avete disperso le

mie pecore, le avete scacciate e non

ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò

per la malvagità delle vostre opere.

Oracolo del Signore.

Radunerò io stesso il resto delle mie

pecore da tutte le regioni dove le ho

scacciate e le farò tornare ai loro pascoli;

saranno feconde e si moltiplicheranno.

Costituirò sopra di esse pastori che le

faranno pascolare, così che non dovranno

più temere né sgomentarsi; non ne

mancherà neppure una.

Oracolo del Signore.

Ecco, verranno giorni-oracolo del

Signore-nei quali susciterò a Davide

un germoglio giusto,

che regnerà da vero re e sarà saggio ed

eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.

Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e

Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno

con questo nome: Signore-nostra-giustizia».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 22 (23)

Ripetiamo. Il Signore è il mio

pastore: non manco di nulla.

 

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l'anima mia. R.

 

Mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle

oscura, non temo alcun male,

perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro

mi danno sicurezza. R.

 

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca. R.

 

Sì, bontà e fedeltà mi saranno

Compagne tutti i giorni della mia

vita, abiterò ancora nella casa del

Signore per lunghi giorni. R.

 

Seconda Lettura

Egli è la nostra pace, colui che di

due ha fatto una cosa sola.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

agli Efesìni (2,13-18)

Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un

tempo eravate lontani, siete diventati

vicini, grazie al sangue di Cristo.

Egli infatti è la nostra pace, colui che di

due ha fatto una cosa sola, abbattendo il

muro di separazione che li divideva, cioè

l'inimicizia, per mezzo della sua carne.

Così egli ha abolito la Legge, fatta di

prescrizioni e di decreti, per creare in se

stesso, dei due, un solo uomo nuovo,

facendo la pace, e per riconciliare tutti e

due con Dio in un solo corpo, per mezzo

della croce, eliminando in se stesso l'inimicizia.

Egli è venuto ad annunciare pace a voi

che eravate lontani, e pace a coloro che

erano vicini.

Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci,

gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Le mie pecore ascoltano la mia voce,

dice il Signore, e io le conosco ed

esse mi seguono. (Gv 10,27)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Erano come pecore che non hanno pastore.

Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34) anno B.

In quel tempo, gli apostoli si riunirono

attorno a Gesù e gli riferirono tutto

quello che avevano fatto e quello che

avevano insegnato.

Ed egli disse loro: «Venite in disparte,

voi soli, in un luogo deserto,

e riposatevi un po'».

Erano infatti molti quelli che andavano

e venivano e non avevano neanche il

tempo di mangiare.

Allora andarono con la barca verso un

luogo deserto, in disparte.

Molti però li videro partire e capirono,

e da tutte le città accorsero là a piedi

e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande

folla, ebbe compassione di loro, perché

erano come pecore che non hanno pastore,

e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Stanchezza.

Alzi il dito chi non si è mai sentito

stanco, esausto, scoppiato.

Non parlo, ovvio, della stanchezza esteriore,

ma dell’innaturale stanchezza che prende

ciascuno di noi alla fine di una settimana

lavorativa passata non a lavorare a picco

e pala ma davanti ad un bizzoso computer

o imbottigliati per due ore al giorno nel

traffico; parlo di quella più drammatica,

quel dolore sordo che ti prende in pieno

petto quando meno te lo aspetti, magari

quando la tensione per un lavoro si è

sovrapposta alle preoccupazioni in casa,

parlo dell’urlo straziante che alberga in

fondo al nostro cuore, quel dover sempre

a tutti i costi dimostrare di valere, di

essere un buon marito, una brava madre,

un buon prete, l’urlo profondo di

stanchezza, di urgente ed ineludibile

bisogno di senso, di gioia, di pace che

si sfoga (ma pensa!) quando ci lasciamo

travolgere dall’euforia collettiva per avere

vinto una partita di calcio.

Oggi parliamo proprio di questo bisogno,

cari amici, parliamo del fatto che se non

troviamo un senso alla nostra vita,

se non arriviamo a capire la ragione per

cui siamo nati allora-prima o poi-scoppiamo.

E scoppiamo scappando o tacendo o

stordendoci o illudendoci che alla nostra

felicità manca qualche decina di cavalli

nel motore della nostra auto o qualche

ruga in meno.

E Gesù vede, se ne accorge, ne prova

compassione, tenerezza.

La sua non è una tenerezza

sdrucciolevole e finta.

Il suo è un accorgersi pieno di autentica

compassione, di condivisione adulta del

sogno e del dolore degli uomini.

Gesù conosce il dolore perché è uomo

fino in fondo, perché ama davvero questo

Dio timido e pieno di esperienza.

Gesù vede che i suoi stanno scoppiando,

come tanti di noi con le nostre attività

frenetiche, come se dovessimo serrare le

fila e tappare i buchi, Gesù vede i suoi

pieni delle preoccupazioni dei malati che

chiedono una guarigione e penso alla

mamma stanca di non dormire-tre figli

in tre anni-che ha pianto dalla paura di

non farcela; Gesù sa che abbiamo bisogno

di dentro, di pace, di luce, di vacanza.

Vacanza bella non piena e stupida, non

stordente e chiassosa.

Non vi è mai successo?

Hai preparato un viaggio con cura, lo hai

atteso, hai comprato le cose per il viaggio,

un pò eccitato e preoccupato e poi ti sei

trovato agli antipodi del mondo su una

spiaggia o nella città dei grattacieli con

un senso di smarrimento nel cuore, perché

tu sei sempre lo stesso, anche abbronzato

sulla spiaggia e se non trovi senso viaggi

senza mai arrivare.

Il Signore ci propone di passare le vacanze

con Lui, nel silenzio, nel deserto, ci chiede

di fidarci, di guardarlo negli occhi,

perché Lui è il pastore che si commuove

della fatica delle pecore, il pastore che non

vuole a tutti i costi venderci qualcosa.

Gesù propone ai suoi di andare in disparte,

con Lui, a riposare un pò.

La vacanza è il momento in cui andare in

disparte e riposarsi un pò con il Signore Gesù.

C’è il rischio di vedere la vacanza come

un momento di euforia, di eccesso,

di esteriorità.

Le vacanze, specie quelle che permettono

viaggi lontani, sono sempre più diffuse ma

sono davvero occasioni di rispetto e

confronto con culture diverse?

Di approfondimento della complessità dell’uomo?

Sappiamo cogliere la vacanza come un

dono, come un momento di ascolto e di

confronto con gli altri, uscendo dal nostro

orizzonte e dai nostri giudizi per

accogliere con dignità la vita di altri popoli?

Abbiamo sempre pronta la scusa di non

avere tempo da dedicare alla preghiera;

perché non ricavarlo durante il tempo

del riposo?

Il Signore ci invita a riposarci, ad

andarcene in disparte certo, ma con

Lui, per ritrovare l’armonia tra il corpo

e lo spirito che la frenesia del lavoro

spesso interrompe.

Una seconda, consolante parola, per

tutti gli altri.

Per quelli, la maggioranza (!), che non

hanno, né avranno la possibilità di fare

vacanza, specialmente per quelli che

d’estate vivono ancora più soli; gli anziani,

gli ammalati, le persone separate, chi è

in difficoltà economica.

Il Signore guarda la folla e prova

compassione, si commuove, perché,

allora come oggi, noi uomini siamo

come pecore senza pastore.

Animo, amici!

Il Signore non si dimentica di noi, non

ci lascia soli, diventa nostro pastore.

A questo Dio di tenerezza e di

compassione sappiamo rivolgere il

nostro sguardo e la nostra preghiera.

Buona Domenica, Fausto