sabato 7 febbraio 2015

Il Vangelo di Domenica 8 Febbraio 2015

Il Vangelo della 5° Domenica del Tempo Ordinario
Dal libro di Giobbe (7,1-4.6-7)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo
ai Corinzi (9,16-19.22-23)
Dal Vangelo secondo Marco (1,29-39) anno B.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito
andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia
di Giacomo e Giovanni.
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito
gli parlarono di lei.
Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano;
la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano
tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò
molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare,
perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e,
uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.
Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce.
Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!».
Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini,
perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro
sinagoghe e scacciando i demòni.
Parola del Signore.
L’esperienza della malattia è un banco di prova per tutti;
essa ci cambia profondamente e segna profondamente il
nostro modo di vedere la vita e di concepire il nostro
stesso essere creature.
Le parole di Giobbe esprimono l’angoscia di colui che
vive nel dolore e nella sofferenza; il tempo sembra non
passare mai, e soprattutto sembra non avere senso alcuno,
per cui i minuti passano e si rincorrono uguali ed eterni,
mentre una penetrante sofferenza ci scava profonde
lacerazioni dentro il corpo ed il cuore.
Eppure, proprio quest’esperienza, dura e difficile, ci dà
il senso di quello che siamo davvero; solo un soffio,
che passa e non torna più.
La vera sapienza della vita comincia quando abbiamo
capito questa verità.
Ed è proprio quando si scopre davvero il Vangelo,
e si fa esperienza di Colui che è nascosto dietro queste
parole di vita, che non si può più restare indifferenti,
ed è nello scoprire quell’immenso tesoro d’amore e di
grazia di Dio, che ci rende più disposti ad accogliere
la sofferenza, dopo aver compreso che Gesù stesso
è venuto a condividerla.
E proprio Gesù stesso ce lo fa capire.
Gesù iniziò la sua predicazione e la sua opera di
evangelizzazione anzitutto guarendo gli ammalati
che andavano da Lui.
Gesù comprende che non si può parlare di salvezza
da parte di Dio se prima non si dà all’uomo un segno
tangibile della sua vicinanza e condivisione.
Ma la guarigione che Gesù offre ha un valore ben più
grande, in quanto essa significa che il Messia,
da tanto atteso è finalmente tra loro.
Quelle guarigioni dunque attestano per certo che
Dio si è veramente ricordato del suo popolo
mandando il suo Figlio.
Perciò anche a noi Dio chiede la stessa cosa; andare
al di là di quelli che possono essere segni e prodigi
tangibili, per credere con tutto il cuore nell’amore di
Gesù che ci ha liberati da una malattia terribile; il peccato.
Se lo abbiamo capito, ringraziamolo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.