sabato 9 marzo 2019


Il Vangelo di Domenica 10 Marzo 2019.
Della 1° Domenica di Quaresima.
1° Lettura dal libro del Deuteròmio (26,4-10)
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10,8-13)
Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13) anno C.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era
guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo.
Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.
Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra
che diventi pane».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l’uomo"».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra
e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata
data e io la do a chi voglio.
Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo
renderai culto"».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: "Ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano"; e anche: "Essi
ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"».
Gesù gli rispose: «È stato detto: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino
al momento fissato.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Eccoci, infine.
Quaranta giorni l’anno, poco più del 10% del tempo che vivremo.
Quaranta giorni, come quaranta furono gli anni che servirono ad un popolo
di schiavi per scoprirsi figli.
Quaranta furono i giorni che il Nazareno volle vivere prima di iniziare la
sua missione e decidere quale Messia diventare.
Deponiamo le maschere; quelle di Carnevale e quelle che la vita ci ha cucito
addosso, quelle che gli altri ci hanno messo, quelle dietro cui ci rifugiamo
per paura delle scelte.
Davanti a Dio, almeno davanti a Lui, possiamo restare nudi senza provare vergogna.
Gesù è spinto dallo Spirito Santo; i suoi anni di quotidianità, il silenzio
assordante di Nazareth è ormai alle spalle.
Ora è pronto per dire Dio.
Gesù solidale con l’uomo vuole ripercorrere il sentiero di Israele, sperimenta
la fame, si lascia avvolgere dal silenzio stordente del deserto, si lascia invadere
dalla luce accecante del sole che riflette i colori delle scarne rocce del
deserto di Giuda.
Gesù vuole scegliere come annunciare la Parola, come svelare il mistero di Dio.
La conoscenza che Gesù ha di Dio è assoluta; egli è il Verbo di Dio.
Ma, in quanto uomo, egli vuole poter scegliere, elabora un piano pastorale,
cerca nel silenzio una risposta.
Dio, fattosi uomo, ora conosce l’odore della resina e la stanchezza di una
giornata di lavoro. Ora egli sa.
Come sa che l’uomo è fragile, ondivago, buffo, scostante; come aiutarlo a
superare la brutta immagine di Dio che si è fatto?
Gesù entra nel silenzio del deserto per decidere quale Messia essere.
Noi entriamo nel deserto per chiederci se l’uomo che siamo è quello che
avremmo voluto diventare e, soprattutto, se assomiglia all’uomo, magnifico,
che Dio porta nel cuore.
Gesù ha davanti a sé una strada maestra, consolidata, preparata dai profeti,
lievitata nel cuore di un popolo servo e oppresso da secoli da potenze straniere;
il Messia vittorioso.
Un Messia muscoloso, politico, deciso, condottiero.
La gente si aspetta qualcuno che magicamente risolva i problemi, che punisca
i malvagi (sempre gli altri, ovvio) e che ristabilisca un bel governo come quello
del re Davide, magari esentasse.
Ma il demonio arriva.
Più suadente e affascinante di tutte le rappresentazioni grottesche che ne abbiamo fatto.
La sua proposta è semplice, ragionevole, scontata.
Vuoi fare il Messia? Magnifico!
Non esagerare, però; riguardati, affidati a un personal trainer, cura l’immagine,
se non fai lo splendido nessuno ti noterà.
Vuoi fare il Messia? Geniale!
Ti toccherà contattare politici e sacerdoti, ragionare con loro, qualche
compromesso sarà necessario.
Vuoi fare il Messia? Notevole!
Qualche bel miracolo, Gesù, qualche statua della Madonna che lacrima sangue,
qualche segno prodigioso e vedrai che le folle si strapperanno i capelli per te!
Ha ragione, il demonio.
Cita pure la Parola di Dio.
Non basta conoscere la Bibbia per fare la volontà di Dio.
Gesù replica; no, non farò così.
La vita è essenza, non immagine, fosse anche immagine religiosa.
Andrò al cuore delle persone, sarà il mio amore, attinto dal Padre, a scavare
i solchi nelle anime.
Il potere è ambiguo; se da, pretende.
Io voglio essere libero di parlare del vero volto di Dio.
Il miracolo è pericoloso; voglio che la gente ami Dio per ciò che Dio è, non
per ciò che dà.
Ecco, Dio ha deciso.
In queste parole l’essenza del suo ministero.
E del suo fallimento. Temporaneo.
Gesù sarà un Messia di basso profilo, Gesù, non userà nessun altro strumento
se non l’amore per convincere, per annunciare, per convertire.
È un rischio enorme, il suo.
Capirà, il popolo? Si accontenterà?
Spalancherà il proprio cuore allo stupore di incontrare un Dio dimesso e fragile,
un Dio vissuto e adulto?
La sfida è lanciata, il demonio lo lascia.
Tornerà al momento giusto, nel Getsemani, per dire a Gesù che è stato un illuso,
che si è sbagliato, per convincerlo ad abbandonare l’inutile gesto di morire per amore.
E noi amici, che uomo vogliamo essere? Che donna? Che marito, figlio o collega?
Chi vogliamo essere?
Davanti a noi molte scelte, immensi consigli, suadenti tentazioni che ci raggiungono ininterrottamente; appari, cambia, rifatti, imponi, urla, combatti.
Ma noi, dentro, cosa vogliamo davvero essere?
Guardiamo l’orologio, allora, quaranta giorni da ora per accorgerci che la
nostra livida città è un deserto e che questo deserto lo possiamo e lo
dobbiamo attraversare.
Lo ha fatto Dio.
Lo possiamo fare anche noi.
Santa 1° Domenica di Quaresima amici, Fausto