sabato 31 luglio 2021

Il Vangelo di Domenica 1 Agosto 2021

 

Della 18° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant’Alfonso Maria de Liguori, sacerdote e confessore misericordioso.

Prima Lettura

Io farò piovere pane dal cielo per voi.

Dal libro dell’Èsodo (16,2-4.12-15)

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè

e contro Aronne.

Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto,

quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!

Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta

questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi:

il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo

metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge.

Ho inteso la mormorazione degli Israeliti.

Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete

di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».

La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno

strato di rugiada intorno all’accampamento.

Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una

cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra.

Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano

che cosa fosse.

Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Rivestite l'uomo nuovo, creato secondo Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (4,17.20-24)

Fratelli, vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più

come i pagani con i loro vani pensieri.

Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato

ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad

abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe

seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente

e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Parola di Dio.

Vangelo

Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,24-35) anno B.

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi

discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.

Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete

visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita

eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà.

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».

Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?

Quale opera fai?

I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro

da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il

pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame

e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È l’inizio della fine.

Non lo sa Gesù, tenero, ma la moltiplicazione dei pani e dei pesci segna il

declino della sua popolarità.

Ma anche, come vedremo più avanti, motiverà la decisione, da parte sua,

di cambiare strategia pastorale; non si rivolgerà più alle folle ma al gruppo

dei discepoli, agli intimi.

Il Maestro pensava, sperava, che la gente fosse pronta al salto di qualità.

Così come sperava che i suoi avessero superato la più impegnativa delle prove,

quella della compassione.

Entrambi falliranno.

La folla, manipolando e stravolgendo il chiaro messaggio inerente al miracolo.

I discepoli che, nel Vangelo di Marco, vogliono che ciascuno se ne torni casa.

Gesù, davanti alla folla, davanti alla missione impossibile di trovare pane a

sufficienza per tutti, davanti alla pressione dei problemi concreti e reali che

anche noi dobbiamo affrontare, propone la soluzione; imitare il gesto ingenuo

e profetico dell’adolescente che mette in gioco la merenda.

Il miracolo della condivisione, del mettersi in gioco senza attendere che altri

lo facciano al posto nostro.

La gente ha capito l’esatto contrario; ecco un Dio che ci sfama gratuitamente.

Povero Gesù. Poveri noi.

L’impatto emotivo su Gesù è enorme; decide di andarsene, di fuggire, la situazione

è fuori controllo.

Vogliono farlo re; chi non voterebbe un partito che, invece di pretendere delle tasse,

ci regalasse del denaro?

La delusione del Signore è quasi palpabile ma né la folla, né i discepoli hanno

colto la pesantezza della situazione; anzi, sembra quasi che il Nazareno si faccia

desiderare, che cerchi complimenti.

Lo cercano, lo raggiungono, trovano un Gesù riflessivo, duro, la prima

affermazione è una staffilata.

Voi non mi cercate per me o per le mie Parole, ma perché avete la pancia piena.

Doccia fredda.

Parole dirette e vere, verità provata, talmente evidente da essere imbarazzante.

Istintivamente non cerchiamo Dio perché ci indichi una strada per crescere,

per capire, per amare, ma perché ci risolva i problemi.

Senza faticare, se possibile.

Anzi; per molti Dio esiste proprio se risolve i miei guai.

Se permangono i miei problemi, Dio non esiste.

Siamo noi a stabilire l’utilità di Dio, a cosa ci serve la sua presenza, qual’è

il suo ruolo.

Siamo ridicoli e arroganti, preferiamo una visione meschina di Dio, servo

delle nostre pretese!

È grande il nostro Dio, onnipotente.

Si fa servo, sì, ma per prenderci per mani e portarci alla verità delle cose e di noi

stessi, per spingerci a fare la sua volontà di bene, non per piegare la sua volontà

ai nostri capricci.

È vero; cerchiamo Dio per averne un tornaconto.

Ma possiamo convertirci, o almeno lo spero.

Gesù non sta rinchiuso nella sua delusione, non fa l’imbronciato; offre una via

d’uscita alla folla. E a noi.

Cercate il pane vero, quello che sazia.

Esiste, quindi, un pane che sazia e uno che lascia la fame.

L’essere umano è divorato dalla fame, dal desiderio.

Mi piace il termine desiderio perché ha a che fare con le stelle (de-sidera).

Solo se guardiamo il alto, altrove, solo se indirizziamo la fame verso una

pienezza possiamo placarla.

La fame del successo, di denaro, di approvazione, di gratificazione, anche se

soddisfatta, ci lascia un vuoto nello stomaco, sembra saziare, ma non colma.

Meglio seguire la fame interiore, quella di senso, quella della verità profonda,

del giudizio sul mondo e sulla storia che Dio solo può dare.

Gesù spiega; il pane che sazia, solo io ve lo posso dare.

Pretende di essere l’unico che sazia, l’unico che colma.

Godiamoci le gioie legittime che la vita ci offre; gli affetti, le soddisfazioni,

le vacanze, ben sapendo che la nostra pienezza è altrove, è in Dio.

La folla replica; cosa dobbiamo fare?

Fare, sempre fare.

Fare o non fare, a questo abbiamo ridotto la fede, a morale.

Gesù sa che prima del fare c’è l’essere e il credere.

Ecco cosa “fare”; “credere” in colui che il Padre ha inviato.

La folla chiede; quale segno fai perché possiamo crederti?

Quale segno? Prego? Come?

Ha appena sfamato cinquemila persone!

Di quanti segni necessitiamo per credere?

Perché continuiamo a ricattare Dio?

Si aspettano la manna, ovvio.

Si aspettano che continui quella grazia.

Mosè sì che era un grande, li ha sfamati nel deserto.

Per quarant’anni.

Meglio di un vitalizio, in questi tempi di crisi.

Gesù puntualizza, non è Mosè che vi ha dato la manna, ma il Dio di Mosè.

Lo stesso che ha mandato il pane che sazia il cuore, non la pancia, il pane della

vita eterna che dona vita ad un mondo altrimenti esangue ed inanimato.

La folla è stranita, e chiede; dacci questo pane.

Non è una preghiera autentica, la loro, non converte il loro cuore, non sono

ancora disposti a mettersi in gioco, neanche un pò.

Chiedono, ma per avere ancora, senza cambiare, senza convertirsi.

Gesù replica; è Lui il pane di vita, l’unico che sazia.

Non cerchiamo Dio perché ci esaudisca, perché ci risolva i guai in cui ci mettiamo.

Non cerchiamo di dissetarci all’acqua di cisterne screpolate.

Gesù dice di essere l’unico che sazia la fame interiore.

Che abbia ragione? Credo proprio di sì, amici.

Solo amando il Signore possiamo sfamarci, Santa Domenica Fausto.