Della 14° Domenica del Tempo Ordinario.
Sant'Elisabetta del
Portogallo, Regina.
Prima lettura.
Sono una genìa di
ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Dal libro del profeta
Ezechièle (2,2-5)
In quei giorni, uno
spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui
che mi parlava.
Mi disse: "Figlio
dell'uomo, io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli,
che si sono rivoltati
contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro
di me fino ad oggi.
Quelli ai quali ti
mando sono figli testardi e dal cuore indurito.
Tu dirai loro:
"Dice il Signore Dio".
Ascoltino o non
ascoltino-dal momento che sono una genìa di ribelli-, sapranno
almeno che un profeta
si trova in mezzo a loro".
Parola di Dio.
Seconda lettura.
Mi vanterò delle
mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Dalla seconda lettera
di san Paolo apostolo ai Corìnzi (12,7-10)
Fratelli, affinché io
non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina,
un inviato di Satana
per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per
tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me.
Ed egli mi ha detto: "Ti
basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente
nella debolezza".
Mi vanterò quindi ben
volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la
potenza di Cristo.
Perciò mi compiaccio
nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle
persecuzioni, nelle
angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole,
è allora che sono
forte.
Parola di Dio.
Vangelo.
Un profeta non è
disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo
Marco (6,1-6) anno B.
In quel tempo, Gesù
venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si
mise a insegnare nella sinagoga.
E molti, ascoltando,
rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose?
E che sapienza è
quella che gli è stata data?
E i prodigi come
quelli compiuti dalle sue mani?
Non è costui il
falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses,
di Giuda e di Simone?
E le sue sorelle, non
stanno qui da noi?".
Ed era per loro motivo
di scandalo.
Ma Gesù disse loro:
"Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria,
tra i suoi parenti e
in casa sua".
E lì non poteva
compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.
E si meravigliava
della loro incredulità.
Gesù percorreva i
villaggi d'intorno, insegnando.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
La fede dell’emorroissa l’ha
guarita dopo dodici anni di pena e di immensa solitudine.
Ha cercato di toccare il Maestro,
anche se le era proibito e, invece di contaminarlo,
è stata salvata.
La fede di Giairo ha resuscitato
sua figlia.
Non ha ascoltato i famigliari che
già intonavano il canto funebre per la sua bambina.
Credere che Gesù è colui che
domina le tempeste frena le nostre emorragie.
Rianima la nostra parte più vera
e autentica, il bambino che è in noi.
Ma non credere
in Lui significa restare inchiodati alla nostra paura, imbalsamati
nelle nostre
certezze, schiavi della nostra arroganza.
Chiedetelo ai
concittadini e ai famigliari di Gesù.
L’evangelista Marco affronta in
poche battute un episodio che deve avere
profondamente impressionato la
prima comunità.
Già al terzo capitolo ci ha
parlato di una crescente tensione fra il Maestro e i suoi parenti,
scesi da Nazareth con un
impegnativo viaggio di due giorni per riportare a casa Gesù,
il falegname che si è montato la
testa.
Da Gerusalemme i custodi della
religione ebraica hanno mandato dei controllori per
verificare la dottrina e l’azione
di questo profeta improvvisato e hanno concluso che,
evidentemente, è un indemoniato.
La notizia dev’essere giunta in
qualche modo a Nazareth e i suoi famigliari, il clan, per
tutelare il buon nome della
famiglia, si sono precipitati a bloccare Gesù, senza riuscirci.
Ora è Lui, sconsiderato, a salire
a Nazareth.
Il clima non gli è affatto favorevole;
Marco, da abile scrittore, sottolinea un incrocio
di meraviglia, di stupore.
Ma in negativo; i concittadini di
Gesù si stupiscono (letteralmente sono feriti) dalla
sua predicazione.
Gesù è scosso dalla loro
incredulità.
Perché tanta incredulità?
I parenti di Gesù si fermano alle
sue umili origini, alla sua mancanza di titoli, alla sua
modesta provenienza.
Secondo alcuni biblisti il
mestiere di Gesù era il ripiego di chi non aveva dei terreni
e che, quindi, diventava il
tuttofare della comunità.
Non solo; i profeti del passato
avevano tutti origini misteriose, o nobili.
E la loro missione era
accompagnata da prodigi inconfutabili.
Gesù, invece, non soddisfa queste
attese.
Anzi, è accusato di essere poco
religioso e, addirittura, un pazzo o un indemoniato.
I nazaretani non ascoltano le sue
parole, non accolgono la sua prospettiva,
non vedono i frutti della sua
predicazione.
Pensano di sapere, credono di
credere, già sanno.
Come i tanti (quanti ne
conoscono!) che non ascoltano il Vangelo a causa degli
scandali che noi cristiani
commettiamo.
Intendiamoci; un cristiano che si
definisce tale e che contraddice pesantemente
i valori del Vangelo ci turba e
interroga.
Ma accanto a uno che tradisce,
mille restano fedeli.
Accanto a uno che nega il valore
del discepolato, diecimila testimoniano nei fatti
la verità dell’incontro!
Da parte di chi osserva, di chi
giudica, rimane la scelta; o fermarsi al dito o guardare
la luna che il dito indica.
I cristiani non sono perfetti e
forse neanche più buoni degli altri e forse nemmeno
tanto coerenti.
Ma questo non basta a fermare la
Parola, non basta a fermare il Cristo, non sgambetta
il contagioso annuncio della
Parola.
Nel Vangelo gli apostoli, ben
lontani dal nostro modello asettico e idealista di uomo
di fede, vivono la loro
pesantezza con realismo e tragicità.
Ma Gesù li ha scelti, perché
sappiano comprendere le miserie degli altri, accettando
anzitutto le proprie.
La Chiesa non è la comunità dei
perfetti, dei giusti, dei puri, ma dei riconciliati, dei figli.
Fatichiamo ad accettarlo,
rischiamo di voler correggere il Vangelo perché noi,
in fondo in fondo, siamo un pò’
meglio della gente che critichiamo.
Sogno il sogno di Dio; una
comunità di persone che si accolgono per ciò che sono,
che hanno il coraggio del proprio
limite, che non hanno bisogno di umiliare l’altro
per sentirsi migliori.
Gesù è rifiutato, e con Lui viene
rifiutato il Vangelo e la presenza di Dio; troppo
umano questo Messia, troppo
pesante il suo passo, banale il suo vivere, troppo
povero, troppo fragile.
Talora anche noi siamo talmente
attenti a sottolineare l’incoerenza dei discepoli
da non accogliere il Vangelo,
talmente scandalizzati dai presunti difetti degli altri
da non voler entrare a un altro
livello di autenticità e vedere che l’essenziale non
è la coerenza costi quel che
costi, ma la misericordia.
Ancora intorno a noi uomini e
donne profetizzano, leggono la realtà, ci richiamano
all’essenziale, innalzano la loro
voce nel deserto mediatico che ci circonda.
Ascoltiamoli da vivi i profeti,
non da morti!
Riconosciamo i profeti,
diventiamo profeti, lasciamo che la Parola ci aiuti a
leggere questi tempi e
raccontiamolo-Dio benedetto-questo Vangelo.
Malgrado e attraverso la nostra
fragilità.
Si amici, raccontiamolo
con semplicità il Vangelo, Santa Domenica Fausto.