Della 20° Domenica del Tempo Ordinario.
Maria Santissima
Assunta in Cielo.
Prima Lettura
Una donna vestita
di sole, con la luna sotto i suoi piedi.
Dal libro
dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (11,19a;12,1-6a.10ab)
Si aprì il tempio di
Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso
apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto
i suoi piedi e, sul
capo, una corona di dodici stelle.
Era incinta, e gridava
per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un
altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste
e dieci corna e sulle
teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle
stelle del cielo e le
precipitava sulla terra.
Il drago si pose
davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare
il bambino appena lo
avesse partorito.
Essa partorì un figlio
maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro
di ferro, e suo figlio
fu rapito verso Dio e verso il suo trono.
La donna invece fuggì
nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce
potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza,
la forza e il regno
del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».
Parola di Dio.
Seconda Lettura
Cristo risorto è la
primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.
Dalla prima lettera di
san Paolo apostolo ai Corìnzi (15,20–27a)
Fratelli, Cristo è
risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Perché, se per mezzo
di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà
anche la risurrezione
dei morti.
Come infatti in Adamo
tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo
posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta,
quelli che sono di
Cristo.
Poi sarà la fine,
quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto
al nulla ogni
Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti
che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.
L’ultimo nemico a
essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto
sotto i suoi piedi.
Parola di Dio.
Vangelo
Grandi cose ha
fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili.
Dal Vangelo secondo
Luca (1,39-56) anno B.
In quei giorni Maria
si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda.
Entrata nella casa di
Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe
udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata
di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra
le donne e benedetto
il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la
madre del mio Signore venga da me?
Ecco, appena il tuo
saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di
gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha
creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta
in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto
per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di
generazione in
generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza
del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del
loro cuore; ha
rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha
ricolmato di beni gli
affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele,
suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva
detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei
circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Ferragosto; il cuore dell’estate,
la gente che affolla le località turistiche, (chi se
lo può permettere), perché la
pandemia ha dimezzato di molto le disponibilità
economiche, per non parlare di
chi ha perso il lavoro.
Quest’anno abbiamo la gioia di
celebrare, di Domenica, la festa dell’Assunzione
di Maria, festa che ci richiama
all’opera di Dio in Maria di Nazareth, discepola
del Signore.
Non vi nascondo, però, un sottile
disagio a parlare di Lei.
La ragione principale è la sua
connaturale timidezza, di ragazza di paese,
quindicenne, abituata a lavorare
in silenzio, lontano dai palchi delle veline.
La seconda ragione del disagio è
un’eccessiva devozione nei confronti di Maria,
fatta in buona fede, ovviamente,
ma pericolosa.
Pericolosa perché nei fratelli in
cerca di Dio, ai catecumeni che vogliono passare
dal cristianismo al discepolato,
tutto questo eccesso di zelo frastorna.
Il rischio?
Di sottolineare le così tante
straordinarietà della madre di Gesù dal finire
coll’allontanarla anni luce dalla
(povera) concretezza della nostra vita.
Insomma; il più grande torto che
possiamo fare a Maria è metterla in una
nicchia e incoronarla con una
corona d’oro!
Da ridere, al solito; Dio ci dona
una discepola esemplare, (forte Dio,
in un mondo di maschilisti pone
una donna a modello!) che, per prima, ha
scoperto il volto del Dio
incarnato, e noi subito a metterla sul piedistallo,
santa stratosferica da invocare
nei momenti di sofferenza.
Per favore, no!
Maria ci è donata come sorella
nella fede, come discepola del Signore, come
madre dei discepoli.
Il cuore del suo cammino è
narrato da Luca, in quella corsa frenetica,
tumultuosa, che Maria compie
all’indomani dell’annuncio dell’angelo.
Non gli aveva forse detto,
l’angelo, della gravidanza della sua vecchia cugina?
Maria parte volentieri da
Nazareth, ha bisogno di riflettere, di capire.
Ha paura di essersi sbagliata, di
avere avuto un colpo di sole.
Possibile? Il Messia verrà?
Possibile?
Lei è stata scelta come madre?
Maria sale a sud, due giorni di
viaggio, pensieri che affollano la mente.
Forse è in compagnia di Giuseppe,
non era opportuno che le donne
viaggiassero da sole.
Ho potuto contemplare un’affresco,
dove un simpatico pittore dell’ottocento,
ha rappresentato l’incontro fra
le due donne.
In secondo piano, dell’affresco,
Zaccaria e Giuseppe si fanno un cenno con la
mano, un pò protagonisti
marginali di questo affare misterioso di donne che è
la maternità, mistero che
estranea un pò noi uomini e, ancora di più,
Giuseppe e Zaccaria, due grandi
uomini, chiamati a fare da padri e due
personaggi illustri; Gesù e
Giovanni il Battista.
E l’incontro tra la matura
Elisabetta e l’adolescente Maria è un’apoteosi,
un fuoco d’artificio.
Solo loro sanno, solo loro
capiscono, i servi e i famigliari guardano attoniti
queste due donne che ridono e si
abbracciano e piangono di gioia.
Roteano nella polvere, ora,
Elisabetta solleva in un abbraccio la piccola
Maria: “Come sei cresciuta! Che
bella che sei!”; poi la posa, la guarda
scuotendo la testa: “Come hai
fatto a credere, Maria?”.
Sì, Maria, anche noi lo
ripetiamo, scuotendo la testa; come hai potuto credere
che davvero Dio diventasse
sguardo, sudore e calore nel tuo ventre?
Come hai fatto a credere che-sul
serio-Dio avesse bisogno di te, e di noi,
per salvare l’umanità?
Come hai fatto a credere che il
tuo acerbo ventre contenesse l’Assoluto?
Beata te che hai creduto Maria.
Beati noi, fragili discepoli, che
sentiamo l’orgoglio riempirci di lacrime gli occhi
e la nostalgia della santità
mozzarci il fiato, tu sei figlia della nostra umanità,
tu sei il riscatto delle nostre
tiepidezze.
E Maria canta e danza roteando
nella polvere.
Allora è tutto vero, ciò che ha
visto era davvero il messaggero di Dio, allora
tutte le stanche e impolverate
profezie ascoltate il Sabato in sinagoga,
si stavano realizzando.
Dio non si è stancato del suo
popolo, Dio non l’ha abbandonato, non ci ha
abbandonato, Dio è presente.
La danza finisce in un canto, lo
stupore della logica di Dio che prende una
quindicenne illeterata, figlia
povera di una terra occupata, in un tempo senza
internet e networks, per salvare
l’umanità.
Ecco, amici, questa è
la festa dell’Assunzione, la storia di una discepola che
ha creduto davvero
nella Parola del suo Dio, che insegna a noi, tiepidi credenti,
l’ardire di Dio, la
follia dell’Assoluto.
Questa donna, noi
crediamo, dopo la lunga esperienza di una fede abitata dal
Mistero, è andata,
prima tra i credenti, al Dio che l’aveva chiamata.
Non poteva conoscere la
corruzione della morte colei che aveva dato alla luce
l’autore della vita.
Siamo in buona
compagnia, amici!
Lasciamoci fare, allora;
grandi cose ha fatto Dio in Maria; grandi cose può
fare in noi, se lo
lasciamo fare!
Danta Domenica
dell’Assunzione di Maria a tutti voi amici, Fausto.