domenica 22 dicembre 2019

Il Vangelo del Lunedì 23 Dicembre 2019


Feria di Avvento propria del 23 Dicembre.
Che sarò mai questo bambino?
1° Lettura dal libro del profeta Malachìa (3,1-4.23-24)
Così dice il Signore: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la
via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e
l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta?
Chi resisterà al suo apparire?
Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà
come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia.
Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei
giorni antichi, come negli anni lontani.
Ecco, io invierò il profeta Elìa prima che giunga il giorno grande e terribile del
Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i
padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (1,57-66) anno pari.
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande
misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con
il nome di suo padre, Zaccarìa.
Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome».
Tutti furono meravigliati.
All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della
Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai
questo bambino?».
E davvero la mano del Signore era con lui.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
In questi giorni stiamo sicuramente ricomponendo il presepio nelle nostre case,
nelle chiese, nei bellissimi angoli delle nostre antiche città e borgate.
Ci mettiamo tutti i personaggi classici della storia, più o meno citati dal
Vangelo; i pastori, Giuseppe e Maria, il bue e l’asino.
Poi aggiungiamo molto del nostro, le nostre tradizioni, i nostri personaggi
caratteristici, all’Epifania arriveranno i re magi e nella notte di Natale ci mettiamo
il bambinello, che i nostri ragazzi in queste domeniche hanno portato in chiesa
perché fosse benedetto.
Ci si applicano con pazienza i papà che pure tornano stanchi dal lavoro,
le mamme, i giovani.
I ragazzi lo cominciano, poi si stancano e qualcuno deve finirlo.
Ci si applicano artisti e associazioni.
Insomma, il presepio è un luogo di convergenza di storia, fede, tradizioni,
sentimenti di bontà, ricerca di identità umana e religiosa, (ma ora, in nome
dell’integrazione vogliono levarci, e io non ci sto.
Non fa parte del presepio perché abita lontano, ha già incontrato Gesù, ancora
prima di nascere e lo introdurrà tra la gente che lo aspetta senza conoscerlo
alle rive del Giordano, un altro grande personaggio legato alla nascita di Gesù.
È Giovanni, il battezzatore.
Nel presepio non c'è, ma aleggia la sua presenza ovunque.
È stato accolto da poco nella sua grande famiglia.
Elisabetta l’aveva aspettato con tanta apprensione, alla sua età, dopo che aveva
già sepolto velleità e speranze, ma aveva avuto fiducia in Dio.
E quel Dio che aveva sorpreso Zaccaria. piuttosto malfidente, ma non Elisabetta,
che era sempre stata pronta ad accogliere, ora sorprende ancora di più.
Si tratta di dare un nome a questo bambino inaspettato e regalato e si va nelle
memorie della famiglia.
Ognuna aveva la sua genealogia ed era bello continuare a ricordare e far rivivere
il passato, ma qui c`è una decisa rottura.
Zaccaria lo vuol chiamare Giovanni.
Il mondo non va più avanti come prima.
La venuta di Cristo è un salto di qualità.
Come lo deve essere per noi il Natale.
È una rottura col passato, si porta dentro novità di vita; non è una rottura perché
saremo obbligati a qualche gesto religioso di convenienza per far contenti i nonni
almeno una volta all’anno.
Natale è una rottura con la noia, è un’altra chiamata alla vera speranza.
Ma dove la trovo?
Dove l’ha trovata Elisabetta, nella fiducia e nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

Ed eccoci amici più vicini al Dio con noi, 7° giorno della Novena di Natale.


22 Dicembre; 7° giorno della Novena di Natale.
Un canto di speranza, un inno alla vita.
Ho il cuore che scoppia di gioia, Dio è grande e non ci ha
abbandonato, ritorna per donarci fiducia nella nostra vita.
Ogni nazione ha il suo inno nazionale.
In genere è un inno di tratto marziale, composto in tempi bellicosi in cui
occorreva mostrare i muscoli contro il nemico per dare identità a un popolo;
così è la Marsigliese che parla di un sangue impuro che deve impregnare le
zolle della patria, così è il nostro Fratelli d’Italia, che dice che tutti siamo
pronti alla morte per difendere la patria.
Quando lo si canta, si sente un fremito, una appartenenza aldilà delle parole
che si cantano, una nostalgia, un desiderio di diritti e di identità, di calore
dell’accoglienza e di senso di appartenenza.
Lo cantano gli sportivi sul podio, lo cantano i tifosi allo stadio, i ragazzi a scuola.
Anche nella Bibbia ci sono canti che ricordano ed esaltano la vita del popolo d’Israele.
La sorella di Mosè al passaggio del Mar Rosso, esplose in un canto di liberazione,
i deportati a Babilonia intonavano salmi struggenti.
Anche nel Nuovo Testamento c’è un canto, un inno che dice l’inizio della
nuova era, del tempo definitivo di Dio; il Magnificat.
Non è un canto di guerra, non è un inno marziale che mostra i muscoli, ma la
visione che Maria si è fatta della storia.
È Maria, la madre di Gesù, che lo canta e che lo canterà sempre a Gesù
nella sua infanzia.
È lei che ci apre alla nuova visione di mondo che si avvera con la venuta del
Messia, del Cristo, di Gesù il Salvatore.
Ho il cuore che scoppia di gioia, Dio è grande.
Se ama, ama per sempre, non ci ha lasciato a noi stessi, i suoi occhi sono per
i poveri, per i senza futuro, per chi si mette a servire.
Non lasciamoci incantare dai successi, dai potenti, dagli apparati di guerra,
dall’imponenza degli strumenti, da chi gozzoviglia sulla vita del povero.
È vero, il mondo è stato suddiviso male dall’uomo ingordo.
Molti si sono presi quello che aspetta a tutti, ma Dio rimanda i ricchi a mani
vuote, disperde la gente piena di sé, ascolta chi si affida a Lui.
Io, nella mia nullità, mi sono sentita accolta, amata a dismisura, tirata dentro
nel suo progetto di mondo nuovo.
Il nostro Israele tiepido e, spesso, recalcitrante ritorna ad essere il suo popolo.
Il sentimento del mio spirito è gioia, esultanza, lode.
Il Signore è grande nell’amore.
La visione che Maria canta è la speranza di ogni uomo, di ogni società,
soprattutto oggi che molti poveri sono continuamente calpestati, oggi che il
mondo è diviso malamente in chi, i pochi, si prendono il necessario dei molti.
Dio dirige le migrazioni, Dio fa sconfinare i poveri dalle loro case misere,
dai territori di guerra, perché Lui è la pace, è la vita per tutti.
Se gli uomini non capiscono questo, Lui, che conduce la storia,
fa il passo dell’affamato.
Il Natale è un invito a fare in modo che sia il passo di tutti i cristiani.
Vieni Gesù, ti aspettiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, aspettando il Signore che viene, Fausto.