sabato 1 marzo 2025

Il Vangelo di Domenica 2 Marzo 2025

 

Della 8° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant’Agnese di Boemia, principessa, badessa.

Prima lettura.

Non lodare nessuno prima che abbia parlato.

Dal libro del Siràcide (27,5-8)

Quando si scuote un setaccio restano i

rifiuti; così quando un uomo discute,

ne appaiono i difetti.

I vasi del ceramista li mette a prova la

fornace, così il modo di ragionare è il

banco di prova per un uomo.

Il frutto dimostra come è coltivato

l'albero, così la parola rivela i pensieri

del cuore.

Non lodare nessuno prima che abbia

parlato, poiché questa è la prova

degli uomini.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal. 91.

 

Ripetiamo: È bello rendere

grazie al Signore.

 

È bello rendere grazie al Signore

e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunciare al mattino il tuo amore,

la tua fedeltà lungo la notte. R.

 

Il giusto fiorirà come palma,

crescerà come cedro del Libano;

piantati nella casa del Signore,

fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

 

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno verdi e rigogliosi, per

annunciare quanto è retto il Signore,

mia roccia: in lui non c'è malvagità. R.

 

Seconda Lettura.

Ci ha dato la vittoria per

mezzo di Gesù Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (15,54-58)

Fratelli, quando questo corpo corruttibile

si sarà vestito d'incorruttibilità e questo

corpo mortale d'immortalità, si compirà

la parola della Scrittura:

"La morte è stata inghiottita nella vittoria.

Dov'è, o morte, la tua vittoria?

Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?".

Il pungiglione della morte è il peccato

e la forza del peccato è la Legge.

Siano rese grazie a Dio, che ci dà la

vittoria per mezzo del Signore

nostro Gesù Cristo!

Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete

saldi e irremovibili, progredendo sempre

più nell'opera del Signore, sapendo che

la vostra fatica non è vana nel Signore.

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo Alleluia, Alleluia.

 

Risplendete come astri nel mondo,

tenendo salda la parola di vita.

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo.

La bocca esprime ciò che

dal cuore sovrabbonda.

Dal Vangelo secondo

Luca (6,39-45) anno C.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli

una parabola: "Può forse un cieco guidare

un altro cieco?

Non cadranno tutti e due in un fosso?

Un discepolo non è più del maestro; ma

ognuno, che sia ben preparato, sarà come

il suo maestro.

Perché guardi la pagliuzza che è

nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi

della trave che è nel tuo occhio?

Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello,

lascia che tolga la pagliuzza che è nel

tuo occhio", mentre tu stesso non vedi

la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!

Togli prima la trave dal tuo occhio e allora

ci vedrai bene per togliere la pagliuzza

dall'occhio del tuo fratello.

Non vi è albero buono che produca un

frutto cattivo, né vi è d'altronde albero

cattivo che produca un frutto buono.

Ogni albero infatti si riconosce dal suo

frutto: non si raccolgono fichi dagli spini,

né si vendemmia uva da un rovo.

L'uomo buono dal buon tesoro del suo

cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo

dal suo cattivo tesoro trae fuori il male:

la sua bocca infatti esprime ciò che dal

cuore sovrabbonda".

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Togli prima la trave dal tuo occhio e

allora potrai vederci bene nel togliere

la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Gesù ci propone oggi un Vangelo piuttosto

ostico, con il desiderio-da parte sua-di

lasciare che le beatitudini dirigano la

nostra vita.

Ricordiamoci, però, questo dato

fondamentale della vita cristiana; la vita

morale è conseguenza di un incontro,

non uno sterile moralismo, la legge di

Dio, ricorda san Paolo, è opera del

Signore, non fatica vana come

l’obbedire esternamente ad una norma.

È un pò come quando vediamo uno dei

nostri ragazzi che si prende una cotta; la

prima cosa che salta agli occhi è che si

curano di più, si tengono in ordine,

diventano improvvisamente puntuali;

perché innamorati.

Gesù ci chiede di essere misericordiosi

perché il Padre è misericordioso; il nostro

agire è conseguenza dell’incontro che

abbiamo avuto con Dio.

Il peccato, dunque, è l’agire morale.

E subito, sicuramente, ci vengono in mente

le grandi tragedie della vita, gli omicidi,

le stragi, le guerre e le aberrazioni di

cui veniamo a conoscenza.

Bhé, visto tutto ciò che capita nel mondo

noi non siamo poi così tanto male!

Non uccidiamo, non rubiamo (nel senso

di rapina a mano armata, ma se capita di

grattare senza troppi danni qualche

soldino) quindi siamo a posto.

Invece la Scrittura ci invita a leggere la

nostra vita puntando in alto, di non

paragonarci a chi si comporta peggio,

trovandoci passabili, ma confrontandoci

col sogno di Dio su di noi.

Dio ci vede come dei capolavori, dei

pezzi unici, come dei figli.

Vuole che-come aquile-voliamo in alto,

e noi invece, sembriamo dei paperi che

guardano con sufficienza le galline.

Gesù è chiaro; non guardare alla pagliuzza

nell’occhio del fratello tu che hai una

trave nell’occhio.

Quant’è vero!

Quanta fatica facciamo a riconoscere

i nostri sbagli!

Quanto siamo pronti a giustificarli,

ad attenuarli!

Con me sono comprensivo e benevolo,

con gli errori degli altri sono spietato

e giudico con durezza eccessiva.

Esagero? Ascoltiamoci!

Ascoltiamoci quando si tratta di parlare

di un’altra persona, dei nostri vicini,

dell’amministratore del nostro

condominio, ecc. ecc.

Siamo sempre troppo adolescenti, intenti

a proteggerci per paura che qualcuno ci

ferisca, sempre troppo concentrati a far

apparire il meglio di noi per paura che

gli altri non vedano il peggio.

Liberi, amici, siamo liberi!

Siamo aquile fatte per volare,

sbattiamo le ali!

Dio ci dona ali di aquila per accogliere

ciò che siamo con verità, per imparare

ad amarci e ad amare gli altri con

semplicità, per sapere che siamo

capolavori in costruzione e durante

i lavori in corso uno sopporta un pò

di polvere e di rumore.

Impariamo a vedere noi stessi e gli altri

così come Dio ci vede.

Non si tratta allora di non giudicare le

situazioni, di non esprimere pareri, no.

Ma di cambiare il criterio di riferimento,

di vedere le cose con lo sguardo pieno

di speranza del Padre che fa sorgere

il sole sui buoni e sui cattivi.

È una vera conversione quella che Gesù

chiede, un cambiare del tutto

l’atteggiamento, un guardare in

modo diverso.

Siamo tutti peccatori, siamo tutti figli;

non abbiamo bisogno, come i bambini

dell’asilo, di fare bella figura davanti

alla maestra; un padre e una madre

conoscono i difetti dei propri figli e

amorevolmente li accettano e

cercano-insieme-di migliorarli.

Gesù ci invita a guardare i fatti, non

i sogni; dai frutti si vedono gli alberi.

Frutto buono-albero buono,

semplice, no? E’ vero!

Può essere un’idea interrogarsi sulla

propria vita, sulle cose che crediamo

importanti, sulle nostre scelte;

che frutti danno?

Siamo sereni, pieni di vita, capaci

di affrontare le avversità?

Buon segno, abbiamo messo il

Vangelo al centro.

Ma se-invece-il lavoro sempre più

ingombrante, l’ansia del benessere

o la voglia di apparire ci danno

inquietudine, interroghiamoci per avere

l’umiltà della retromarcia.

In settimana cominciamo la Quaresima;

perché non fare la ‘penitenza’ di entrare

in questa logica, perché non vedere il lato

luminoso della vita e degli altri, invece

di vedere sempre l’aspetto negativo?

Varrebbe più di mille Venerdì di magro

e dell’obolo per le missioni (facciamolo

comunque, ma con il cuore!).

Santa Domenica a tutti voi, amici, Fausto.