martedì 24 dicembre 2024

Il Vangelo del Mercoledì 25 Dicembre 2024

 

Santo Natale di Gesù.

Santa Messa del giorno.

Prima Lettura

Tutti i confini della terra vedranno

la salvezza del nostro Dio.

Dal libro del profeta Isaìa (52,7-10)

Come sono belli sui monti i piedi del

messaggero che annuncia la pace, del

messaggero di buone notizie che

annuncia la salvezza, che dice

a Sion: «Regna il tuo Dio».

Una voce! Le tue sentinelle alzano la

voce, insieme esultano, poiché vedono

con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.

Prorompete insieme in canti di gioia,

rovine di Gerusalemme, perché il Signore

ha consolato il suo popolo, ha

riscattato Gerusalemme.

Il Signore ha snudato il suo santo

braccio davanti a tutte le nazioni; tutti

i confini della terra vedranno la

salvezza del nostro Dio.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale dal Sal 97 (98)

Ripetiamo. Tutta la terra ha veduto

la salvezza del nostro Dio.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo. R.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua

salvezza, agli occhi delle genti ha

rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d'Israele. R.

 

Tutti i confini della terra hanno

Veduto la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni! R.

 

Cantate inni al Signore con la cetra,

con la cetra e al suono di strumenti

a corde; con le trombe e al suono

del corno acclamate davanti

al re, il Signore.  R.

 

Seconda Lettura

Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Dalla lettera agli Ebrei (1,1-6)

Dio, che molte volte e in diversi modi

nei tempi antichi aveva parlato ai padri

per mezzo dei profeti, ultimamente,

in questi giorni, ha parlato a noi per

mezzo del Figlio, che ha stabilito erede

di tutte le cose e mediante il quale ha

fatto anche il mondo.

Egli è irradiazione della sua gloria e

impronta della sua sostanza, e tutto

sostiene con la sua parola potente.

Dopo aver compiuto la purificazione

dei peccati, sedette alla destra della

maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto

superiore agli angeli quanto più

eccellente del loro è il nome che

ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai

detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho

generato?», e ancora: «Io sarò per lui

padre ed egli sarà per me figlio»?

Quando invece introduce il primogenito

nel mondo, dice: «Lo adorino

tutti gli angeli di Dio».

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Un giorno santo è spuntato per

noi: venite tutti ad adorare il

Signore; oggi una splendida

luce è discesa sulla terra.

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo.

Il Verbo si fece carne e venne

ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo

Giovanni (1,1-18) anno pari.

In principio era il Verbo, e il Verbo

era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto

è stato fatto per mezzo di lui e senza

di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli

uomini; la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l'hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo

nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare

testimonianza alla luce, perché tutti

credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare

testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella

che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto

per mezzo di lui; eppure il mondo

non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo

hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato

potere di diventare figli di Dio: a quelli

che credono nel suo nome, i quali, non

da sangue né da volere di carne né da

volere di uomo, ma da Dio sono

stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare

in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato

la sua gloria, gloria come del Figlio

unigenito che viene dal Padre, pieno di

grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi: Colui che viene

dopo di me è avanti a me, perché era

prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo

ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di

Mosè, la grazia e la verità vennero

per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio

unigenito, che è Dio ed è nel

seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

È Natale, amici! Auguri!

Miagola, pigola, vagisce con una flebile

voce, come fanno i cuccioli d’uomo

appena nati.

Gli occhi socchiusi, le minuscole mani

serrate a pugno, appoggia il viso

grinzoso all’acerbo seno della madre.

Per un istante spalanca gli occhi, come ad

essere rassicurato, poi ripiomba nel sonno.

La madre, inesperta, attinge il dito mignolo

in una tazza di coccio e glielo appoggia

sulle piccole labbra che si dischiudono

e si bagnano del latte di capra.

Maria gli aggiusta la coperta di lana che

protegge il corpo nudo del neonato dal

freddo del deserto che lambisce le

case di Betlemme.

Sorride, pensando a quando, poche ore

prima, la levatrice lo aveva rudemente

pulito dalla placenta e dal sangue,

incurante delle urla di protesta del piccolo.

Sorride, Maria, e guarda Giuseppe, seduto

sulla paglia, esausto dal lungo viaggio

e dalle emozioni delle ultime ore.

Anch’io taccio, in un angolo della stalla,

senza fare rumore, sospeso fra la

commozione e la stanchezza.

Ecco Dio, dunque.

Ecco Dio, siamo tutti spiazzati, ancora.

Ecco Dio, ecco com’è veramente.

Che ha a che vedere, questo neonato,

con l’idea che ci siamo fatti di Lui?

Che c’entra?

Guardo lungamente, ora anche Maria

appoggia il capo alla parete di pietra,

cercando un improbabile sonno.

Ecco Dio, enorme inerme, possente

fragile, debole per scelta.

Suscita tenerezza, viene voglia di

prenderlo in mano di accarezzarlo.

Ecco l’uomo, Maria ha creduto nelle

parole del principe degli angeli, ha

messo la sua vita nelle mani di Dio.

E ora è lì, con il mistero dell’Universo

che stringe a sé.

Frastornata e meditabonda, con il suo

cuore, immenso cuore di discepola,

altalenante fra il gioire dell’essere

diventata madre e lo stupirsi nel tenere

Dio appeso al suo collo.

Prima fra i folli di Dio, prima fra i credenti,

prima fra le donne, benedette figlie di

Eva che di Dio condividono il generare.

Giuseppe siede stanco.

Anche lui ha detto sì, ma il suo è stato

sofferto, faticoso, strappato.

I suoi sogni ora sono il sogno di Dio, non

ha più futuro, né spazio, né ambizione,

né comprensibile orgoglio di padre.

Il Padre lo ha reso padre, lui, ora dovrà

accudire Dio e la sua madre, proteggerli

e lasciarli crescere, loro così abitati

dal Mistero, lui così consapevole che la

vita non si misura dai risultati ma dalla

fedeltà agli eventi.

Sulle colline intorno a Betlemme,

i pastori, i bastardi di Dio, i perdenti,

gli zingari, gli arraffatori, gli uomini

senza dignità, senza futuro, senza

speranza, bestemmiano in cuor loro

la sorte, ricacciando il dolore che sale

a soffocare la gola e a riempire gli

occhi di lacrime.

Fine di un giorno uguale come i

precedenti, uguale come i futuri, senza

scampo, senza tregua, senza luce.

E un angelo appare loro.

Per voi, dice.

Una mangiatoia, dice.

E vanno, e trovano Dio che abita una

mangiatoia, come se fosse un trono,

e capiscono che anche una mangiatoia

che odora di sterco di pecora può

diventare il trono del Dio degli sconfitti.

A est, lontano, un gruppo di curiosi

accampati discutono, alzando il prezzo

della scommessa, chi sostiene che il

segno nel cielo indica la nascita di un

re, altri dicono che, invece, prospetta

una catastrofe, altri ancora che non

significa nulla.

E scherzano e ridono, mentre i servi

portano la carne cotta al fuoco.

Andranno a dormire presto, domani

ripartiranno verso la Giudea.

Sazi di denaro, sazi di cultura, sazi di beni.

Ma ancora curiosi, ancora si interrogano

e cercano.

A Gerusalemme i Sommi Sacerdoti

commentano la giornata, pianificano

il futuro del nuovo, splendido tempio.

Alla fine si congedano, pregano,

invocano la venuta del Messia.

Qualcuno sorride, ci mancherebbe la

venuta del Messia, ora.

Erode caccia la concubina dal suo letto,

stenta a prendere sonno.

Si affaccia sulla terrazza del palazzo

che domina la sua città.

No, la folla non lo ama, nonostante tutto,

pazienza, se non sarà ricordato per la

sua gloria, sarà ricordato per il suo odio.

Noi, ecco Dio, mi ripeto, ora dopo aver

aiutato mia moglie ad andare in bagno

e averla messa a letto, mi rifugio in

quella che è diventata la mia chiesa;

davanti allo schermo del mio computer,

perché non posso lasciarla da sola neanche

una mezzora, penso a quanto è successo

a Betlemme in quella notte Santa.

E mi ripeto ancora una volta; che Dio

non si è ancora stancato di noi, se

chiede di nascere.

Prego, ora, affidando tutti, però tutti

quelli che ho conosciuto nei miei

pellegrinaggi, quelli che mi hanno

chiesto aiuto amici e non, che non

riescono a stare nella mia povera preghiera.

Penso a chi soffre, questa notte, perché

nessun angelo gli ha ancora detto

che Dio nasce proprio per lui.

Prego per i tanti, che ho incontrato in

questo anno così doloroso e intenso

per me, e a come Dio sia stupefacente

nel disegnare nuove strade per chi

si affida a Lui.

Penso alla nostra Italia così litigiosa,

così affaticata e delusa, che non ha più

speranza, che pensa di essere davvero

mediocre come appare, e chiedo al

Signore un regalo, di ricordarci da dove

proveniamo e verso chi andiamo, tutti.

Vedo il bambino, nella penombra

del mio presepe.

E mi dico in che cavolo di guaio mi

sono messo, seguendo un Dio che,

invece di risolvermi i problemi, me ne

crea a bizzeffe.

Vorrei stringerlo fra le mie braccia,

riempirlo di baci questo Dio, dire che lo

amo, proprio perché così imprevedibile,

perché così misteriosamente

incontrabile e banale.

Maria guarda Gesù e pensa; questo

Dio è mio figlio.

È Dio. E mi assomiglia.

Un Dio bambino che si può prendere

fra le braccia e coprire di baci.

Un Dio caldo che sorride e respira.

Un Dio che si può toccare e che respira,

un Dio che si può toccare e ride.

È in uno di questi momenti che dipingerei

Maria, se fossi pittore.

Buon Natale, cercatori di Dio.

Lasciamoci e lasciatevi trovare, perché,

con immensa gioia vi annuncio

che Dio è quì ancora con noi.

Buon Natale; un abbraccio a tutti voi,

amici, è stupore sapere di come quel

burlone di Dio usi le mie povere parole

di cercatore di Dio per scuotere altri cuori.

Buon Natale amici, che vi ostinate tutti

i giorni a leggere quello che scrivo sulla

Parola del Signore, che questo Natale

sia per tutti voi un momento di serenità

e pace, in voi, ma soprattutto nelle vostre

famiglie, ed in particolare modo in chi

soffre come noi, che questo Dio di Gesù

vi colmi di tenerezza, Fausto.