domenica 26 novembre 2023

Il Vangelo del Lunedì 27 Novembre 2023

 

Della 34° settimana del Tempo Ordinario.

Beata Vergine della Medaglia Miracolosa, apparizione.

Prima Lettura

Non si trovò nessuno pari a

Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.

Dal libro del profeta Daniele (1,1-6.8-20)

L’anno terzo del regno di Ioiakìm, re di

Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia,

marciò su Gerusalemme e la cinse d’assedio.

Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle

sue mani, insieme con una parte degli

arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò

nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio,

e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio.

Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi

funzionari di corte, di condurgli giovani

israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile,

senza difetti, di bell’aspetto, dotati di ogni

sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter

stare nella reggia, e di insegnare loro la

scrittura e la lingua dei Caldèi.

Il re assegnò loro una razione giornaliera

delle sue vivande e del vino che egli beveva;

dovevano essere educati per tre anni,

al termine dei quali sarebbero entrati

al servizio del re.

Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele,

Ananìa, Misaèle e Azarìa.

Ma Daniele decise in cuor suo di non

contaminarsi con le vivande del re e con il

vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei

funzionari di non obbligarlo a contaminarsi.

Dio fece sì che Daniele incontrasse la

benevolenza e la simpatia del capo

dei funzionari.

Però egli disse a Daniele: «Io temo che

il re, mio signore, che ha stabilito quello

che dovete mangiare e bere, trovi le vostre

facce più magre di quelle degli altri

giovani della vostra età e così mi

rendereste responsabile davanti al re».

Ma Daniele disse al custode, al quale il

capo dei funzionari aveva affidato Daniele,

Ananìa, Misaèle e Azarìa: «Mettici alla

prova per dieci giorni, dandoci da

mangiare verdure e da bere acqua, poi

si confrontino, alla tua presenza, le nostre

facce con quelle dei giovani che mangiano

le vivande del re; quindi deciderai di fare

con i tuoi servi come avrai constatato».

Egli acconsentì e fece la prova per dieci

giorni, al termine dei quali si vide che le

loro facce erano più belle e più floride di

quelle di tutti gli altri giovani che

mangiavano le vivande del re.

Da allora in poi il sovrintendente fece

togliere l’assegnazione delle vivande e

del vino che bevevano, e diede loro

soltanto verdure.

Dio concesse a questi quattro giovani di

conoscere e comprendere ogni scrittura

e ogni sapienza, e rese Daniele interprete

di visioni e di sogni.

Terminato il tempo, stabilito dal re, entro

il quale i giovani dovevano essergli

presentati, il capo dei funzionari li portò

a Nabucodònosor.

Il re parlò con loro, ma fra tutti non si

trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa,

Misaèle e Azarìa, i quali rimasero al

servizio del re; su qualunque argomento

in fatto di sapienza e intelligenza il re li

interrogasse, li trovava dieci volte superiori

a tutti i maghi e indovini che c’erano in

tutto il suo regno.

Parola di Dio.

Vangelo

Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

Dal Vangelo secondo Luca (21,1-4) anno dispari.

In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide

i ricchi che gettavano le loro offerte nel

tesoro del tempio.

Vide anche una vedova povera, che vi

gettava due monetine, e disse: «In verità

vi dico: questa vedova, così povera, ha

gettato più di tutti.

Tutti costoro, infatti, hanno gettato come

offerta parte del loro superfluo.

Ella invece, nella sua miseria, ha gettato

tutto quello che aveva per vivere».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La vedova offre a Dio il necessario che

ha per vivere, non il superfluo.

La fede di questa donna, fede popolare,

semplice, fede che si traduce nel gesto

all’apparenza insignificante, è colto dal

Signore Gesù come il più bel dono fatto

al tesoro del Tempio.

Donare è difficile, donare bene,

quasi impossibile.

Questa donna è libera nella sua devozione

e nella sua semplicità, non si ferma davanti

all’uso che del denaro veniva fatto (discorso

che sento tirare in ballo per giustificare la

nostra allergia all’elemosina), non si

scandalizza delle belle pietre che adornano

il rifatto tempio, né invoca presunti soldi

dei Sommi Sacerdoti (tra l’altro la storia

ci dice che la gestione del tempio era

piuttosto discutibile).

La donna dona a Dio attraverso gli uomini,

si mette in gioco, rischia.

E questo gesto stupisce Gesù, lo commuove.

Gesù guarda il cuore di questo dono di

pochi Euro, dono dell’essenziale,

dono sofferto e meditato.

Costa fatica donare, lo so, ma Dio vede.

E noi, amici, cosa siamo disposti a

donare oggi al Maestro?

Del tempo? Un sorriso? Un perdono?

Diamo dell’essenziale, del nostro,

del ‘dentro’ perché il Signore lo prenda

e lo faccia lievitare, lo faccia trasfigurare,

lo usi per diffondere il suo Regno di

pace e di amore.

Se sfidiamo Dio in generosità, donando

la nostra vita, offrendogli i nostri

sedimenti, credetemi, è sempre il

Signore a vincere restituendo cento

volte tanto, per questo preghiamo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.