venerdì 21 marzo 2025

Il Vangelo del Sabato 22 Marzo 2025

 

Della 2° settimana di Quaresima.

Santa Lea, vedova romana.

Prima lettura.

Il nostro Dio viene a salvarci.

Dal libro del profeta Michèa (7,14-15.18-20)

Pasci il tuo popolo con la tua verga,

il gregge della tua eredità, che sta

solitario nella foresta

tra fertili campagne; pascolino in Basan

e in Gàlaad come nei tempi antichi.

Come quando sei uscito dalla terra

d'Egitto, mostraci cose prodigiose.

Quale dio è come te, che toglie

l'iniquità e perdona il peccato al resto

della sua eredità?

Egli non serba per sempre la sua ira, ma

si compiace di manifestare il suo amore.

Egli tornerà ad avere pietà di noi,

calpesterà le nostre colpe.

Tu getterai in fondo al mare tutti i

nostri peccati.

Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,

ad Abramo il tuo amore, come hai giurato

ai nostri padri fin dai tempi antichi.

Parola di Dio.

Vangelo.

Questo tuo fratello era morto

ed è tornato in vita.

Dal Vangelo secondo

Luca (15,1-3.11-32) anno dispari.

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti

i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.

I farisei e gli scribi mormoravano

dicendo: «Costui accoglie i peccatori

e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola:

«Un uomo aveva due figli.

Il più giovane dei due disse al padre:

"Padre, dammi la parte di patrimonio

che mi spetta".

Ed egli divise tra loro le sue sostanze.

Pochi giorni dopo, il figlio più giovane,

raccolte tutte le sue cose, partì per un

paese lontano e là sperperò il suo

patrimonio vivendo in modo dissoluto.

Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse

in quel paese una grande carestia ed egli

cominciò a trovarsi nel bisogno.

Allora andò a mettersi al servizio di uno

degli abitanti di quella regione, che lo

mandò nei suoi campi a pascolare i porci.

Avrebbe voluto saziarsi con le carrube

di cui si nutrivano i porci; ma nessuno

gli dava nulla.

Allora ritornò in sé e disse: "Quanti

salariati di mio padre hanno pane in

abbondanza e io qui muoio di fame!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli

dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo

e davanti a te; non sono più degno di

essere chiamato tuo figlio.

Trattami come uno dei tuoi salariati".

Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre

lo vide, ebbe compassione, gli corse

incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato

verso il Cielo e davanti a te; non sono

più degno di essere chiamato tuo figlio".

Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate

qui il vestito più bello e fateglielo

indossare, mettetegli l'anello al dito

e i sandali ai piedi.

Prendete il vitello grasso, ammazzatelo,

mangiamo e facciamo festa, perché

questo mio figlio era morto ed è tornato

in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi.

Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì

la musica e le danze; chiamò uno dei

servi e gli domandò che cosa fosse

tutto questo.

Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui

e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello

grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo".

Egli si indignò, e non voleva entrare.

Suo padre allora uscì a supplicarlo.

Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti

servo da tanti anni e non ho mai

disobbedito a un tuo comando, e tu non

mi hai mai dato un capretto per far festa

con i miei amici.

Ma ora che è tornato questo tuo figlio,

il quale ha divorato le tue sostanze con

le prostitute, per lui hai ammazzato il

vitello grasso".

Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre

con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma

bisognava far festa e rallegrarsi, perché

questo tuo fratello era morto ed è tornato

in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Dio non è come il padrone della vigna

che potrebbe intervenire e punire gli

affittuari che usano di essa come se

fosse di loro proprietà, tiranneggiando

con violenza su tutti gli altri poveri servi.

No, Dio non è così, non agisce con spirito

di vendetta nei confronti di noi uomini,

che dimentichiamo di essere qui solo

come ospiti, o come operai.

In contrapposizione alla visione orribile

che abbiamo di Dio, un Dio padrone,

Gesù propone l’immagine del padre

prodigo, generoso, eccessivo.

Un padre che lascia andar via il figlio

minore, sapendo che non può cambiare

l’immagine che questi si è fatto di Lui,

che corre il rischio educativo di perderlo

e che, pure, lo aspetta tutti i giorni

scrutando l’orizzonte.

Un padre che, contravvenendo agli usi

del tempo, corre incontro al figlio che

ritorna e non gli rinfaccia la sua

vita dissoluta.

Un padre che fa festa e invita tutti a fare

festa per questo figlio perduto che torna

alla pienezza della vita, e che esce a

convincere il fratello maggiore, dal

cuore retto ma piccino, offeso proprio

dalla generosità di suo padre.

Ecco, amici, questo è il padrone della

vigna, colui che mi ha fatto capire

veramente cosa vuol dire amare, (perché

mi immedesimo nella Parabola del figliol

prodigo, per il semplice fatto che

assomiglia alla mia esperienza di padre

abbandonato dal figlio), colui che ancora

cerca di convincere l’uomo a convertire

il proprio cuore alla vera immagine di Dio.

Ed in quel tempo che ho aspettato

il suo ritorno, è stata la preghiera che

mi ha aiutato a non impazzire.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

Il Vangelo del Venerdì 21 Marzo 2025

 

Della 2° settimana di Quaresima.

Transito di San Benedetto.

Prima lettura.

Eccolo! È arrivato il signore dei sogni!

Orsù, uccidiamolo!

Dal libro della Gènesi (37,3-4.12a-13b.17-28).

Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi

figli, perché era il figlio avuto in

vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica

con maniche lunghe.

I suoi fratelli, vedendo che il loro padre

amava lui più di tutti i suoi figli, lo

odiavano e non riuscivano a parlargli

amichevolmente.

I suoi fratelli erano andati a pascolare il

gregge del loro padre a Sichem.

Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi

fratelli sono al pascolo a Sichem?

Vieni, ti voglio mandare da loro».

Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi

fratelli e li trovò a Dotan.

Essi lo videro da lontano e, prima che

giungesse vicino a loro, complottarono

contro di lui per farlo morire.

Si dissero l'un l'altro: «Eccolo!

È arrivato il signore dei sogni!

Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in

una cisterna!

Poi diremo: "Una bestia feroce

l'ha divorato!".

Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».

Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle

loro mani, disse: «Non togliamogli la vita».

Poi disse loro: «Non spargete il sangue,

gettatelo in questa cisterna che è nel

deserto, ma non colpitelo con la vostra

mano»: egli intendeva salvarlo dalle

loro mani e ricondurlo a suo padre.

Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi

fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica,

quella tunica con le maniche lunghe che

egli indossava, lo afferrarono e lo

gettarono nella cisterna: era una

cisterna vuota, senz'acqua.

Poi sedettero per prendere cibo.

Quand'ecco, alzando gli occhi, videro

arrivare una carovana di Ismaeliti

provenienti da Gàlaad, con i cammelli

carichi di rèsina, balsamo e làudano,

che andavano a portare in Egitto.

Allora Giuda disse ai fratelli: «Che

guadagno c'è a uccidere il nostro fratello

e a coprire il suo sangue?

Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra

mano non sia contro di lui, perché è

nostro fratello e nostra carne».

I suoi fratelli gli diedero ascolto.

Passarono alcuni mercanti madianiti; essi

tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla

cisterna e per venti sicli d'argento

vendettero Giuseppe agli Ismaeliti.

Così Giuseppe fu condotto in Egitto.

Parola di Dio.

Vangelo.

Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!

Dal Vangelo secondo

Matteo (21,33-43.46) anno dispari.

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei

sacerdoti e agli anziani del popolo:

«Ascoltate un'altra parabola: c'era un

uomo che possedeva un terreno e vi

piantò una vigna.

La circondò con una siepe, vi scavò una

buca per il torchio e costruì una torre.

La diede in affitto a dei contadini e se

ne andò lontano.

Quando arrivò il tempo di raccogliere i

frutti, mandò i suoi servi dai contadini

a ritirare il raccolto.

Ma i contadini presero i servi e uno lo

bastonarono, un altro lo uccisero, un

altro lo lapidarono.

Mandò di nuovo altri servi, più numerosi

dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

Da ultimo mandò loro il proprio figlio

dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!".

Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra

loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo

e avremo noi la sua eredità!".

Lo presero, lo cacciarono fuori dalla

vigna e lo uccisero.

Quando verrà dunque il padrone della

vigna, che cosa farà a quei contadini?».

Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire

miseramente e darà in affitto la vigna ad

altri contadini, che gli consegneranno

i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto

nelle Scritture: "La pietra che i costruttori

hanno scartato è diventata la pietra

d'angolo; questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi"?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno

di Dio e sarà dato a un popolo che ne

produca i frutti».

Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti

e i farisei capirono che parlava di loro.

Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura

della folla, perché lo considerava un profeta.

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

L’immagine della vigna è cara ai profeti

che hanno sempre visto nel miracolo della

vite e del vino, e nella cura che il viticoltore

ha per essa, l’immagine dell’attenzione e

della cura che Dio ha nei confronti del popolo.

Quando Gesù parla di vigna, sa bene che

l’uditorio pensa all’esperienza di Israele.

Ma quando poi amplia ed elabora

drammaticamente tale parabola,

l’uditorio resta sgomento.

Ecco, Dio ha donato agli affittuari la

vigna sperando di ricavarne qualcosa, ma

ne ha ricevuto solo disprezzo e violenza.

L’immagine è chiara e forte; il figlio del

padrone, Gesù, è ora davanti a loro e

chiede a loro cosa deve fare suo Padre.

Violenza, vendetta, uccisione è la

risposta degli affittuari.

Già; sarebbe la scelta giusta; violenza

e oppressione.

No, non farà così il Padre, lascerà che

suo Figlio vada fino in fondo alle sue

scelte, morendone.

Ora l’uditorio capisce il gioco, si identifica

e reagisce con inattesa violenza prefigurando

la veridicità della parabola.

Quando Dio ci mette di fronte alla nostra

inadempienza, invece di interrogarci e di

cambiare, preferiamo far fuori Dio,

e gettarlo fuori dalle nostre vite.

Ma quando impareremo che tutto

ci è donato?

Ecco, amici, perché il mondo va a rotoli,

per la mancanza di Dio nei nostri

cuori, per questo preghiamo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.