sabato 1 ottobre 2022

Il Vangelo di Domenica 2 Ottobre 2022

 

Della 27° Domenica del Tempo Ordinario.

Santi Angeli Custodi.

Prima Lettura

Il giusto vivrà per la sua fede.

Dal libro del profeta Abacuc (1,2-3;2,2-4)

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il

grido: «Violenza!» e non salvi?

Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?

Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese.

Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle

tavolette, perché la si legga speditamente.

È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce;

se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà.

Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà

per la sua fede».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (1,6-8.13-14)

Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante

l’imposizione delle mie mani.

Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di

carità e di prudenza.

Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che

sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.

Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede

e l’amore, che sono in Cristo Gesù.

Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso

che ti è stato affidato.

Parola di Dio.

Vangelo

Se aveste fede!

Dal Vangelo secondo Luca (17,5-10) anno C.

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire

a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando

rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”?

Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e

sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”?

Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato,

dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Trema la nostra fede.

Scossa dai terremoti e dagli eventi, dalle paure e dalla sensazione di abitare

un tempo che si sta spegnendo, di un cambiamento epocale, radicale, che

cogliamo da mille segnali quotidiani.

Il mondo come lo abbiamo conosciuto sta rapidamente cambiando e noi italiani

ci accorgiamo di non essere più al centro della scena, ma sempre più ai lati,

inutili comparse rispetto al ribollire degli eventi.

E la fede, in questo, rischia di ritrovarsi inadeguata, zoppicante, di non sapere

dire nulla di veramente credibile.

È come ritrovarsi in mano un telefono che ha sempre funzionato dignitosamente

ma che, di colpo, scopri essere un pezzo da museo.

Così, per molti, è il rapporto con la fede cristiana; qualcosa che ha sempre

funzionato, che serve dignitosamente al suo scopo ma che, alla fine, non ti

connette col mondo reale.

Sì, crediamo, certo.

Ma non sappiamo cosa dire davanti al dolore, o alla violenza di chi si appella

alla religione per uccidere, o davanti ad una logica di mercato che sembra un

lupo travestito da agnello.

La Parola, oggi, ci viene in soccorso, ci aiuta a definire e a riflettere sulla fede.

La fede è legata alla fiducia, al fidarsi, all’affidarsi.

Dio ci chiama a fare alleanza, a scoprire la nostra natura profonda, il nostro

destino inserito nel suo grande progetto d’amore.

La risposta affermativa che gli diamo è la fede; noi crediamo in ciò che ci rivela,

che ci dice, ci fidiamo delle sue scelte, anche se molte cose non le capiamo.

Ci fidiamo perché Dio è affidabile, perché abbiamo sperimentato concretamente

che egli è compassione e misericordia e ci ama teneramente.

La fede nasce quando scopriamo di essere pensati e attesi, accolti e amati,

rispettati e considerati da Dio.

Crediamo. Credo. Mi fido; almeno si spera.

Abacuc è sconfortato, come non capirlo?

Il piccolo e ostinato popolo di Israele deve continuamente lottare per sopravvivere

in mezzo ai giganti; gli egiziani e gli assiri prima, i babilonesi poi; tutta la storia

è un susseguirsi di invasioni e colpi di stato, di tragedie e di ingiustizie.

Ora ai confini di Israele premono i Caldei.

Il re d’Israele, un idiota, pensa solo a farsi costruire un palazzo.

Il profeta, esasperato, rivolge la propria preghiera a Dio; ha un bel difenderlo di

fronte al popolo, ma come si fa a suscitare la fede in un popolo esasperato?

Dio risponde invitando Abacuc e Israele alla fede, a conservare la fede, la fiducia.

Come Lazzaro domenica scorsa, Dio promette di stringere tra le proprie braccia

con immenso affetto il giusto che vive a causa della fede.

Profeti di ieri e di oggi si scontrano continuamente con la stessa disarmante

obiezione; dov’è Dio quando l’uomo scatena la propria violenza?

Quando prevale la tenebra?

Quando il giusto è irriso e disprezzato?

E la Parola oggi risponde; solo con la fede possiamo osare.

Abacuc è invitato a fidarsi, Timoteo riceve una commovente lettera da Paolo

incarcerato ed è invitato a fare memoria della propria vocazione episcopale,

gli apostoli, dopo un primo galvanizzante momento di euforia per i successi

conseguiti dal Nazareno, cominciano a scontrarsi con il proprio limite e con

l’ostilità di alcuni farisei e sentono la fiammella (timida) del credere

lentamente vacillare.

Fidatevi, dice la Parola, fidati, affidati, diffida delle tue presunte certezze.

La fede è il ragionevole abbandonarsi nelle braccia dell’amato, nel gesto

incosciente e ovvio del bambino che si getta fra le braccia del padre.

Non siamo chiamati a fidarci di un mistero imperscrutabile, a seguire ciecamente

gli ordini della divinità, ad abbassare la testa alla volontà ostica e incomprensibile

di una moloch a cui dobbiamo credere.

Il Dio di Israele chiede fiducia, il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto,

amato e sorretto.

Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto seriamente e intensamente ama.

Dobbiamo avere fiducia in Lui.

Fiducia nel Nazareno rivelatore del padre, figlio del Dio benedetto che ha sconvolto

la vita dei suoi discepoli svelando il volto del Padre morendo sulla croce.

Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice il Maestro.

Allora vedremo gli alberi sradicarsi, le cose inamovibili smuoversi.

Abacuc non lo sa, ma l’ennesimo scontro con una cultura straniera obbligherà

Israele a riscoprire le proprie radici e diventare (tornare ad essere?) segno nel mondo.

Paolo non lo sa, ma le sue parole doloranti e aspre saranno prese dallo

Spirito Santo e riempite di Dio così che noi, oggi, leggiamo la Parola di Dio

sulle labbra screpolate di Paolo lo scoraggiato e irrequieto apostolo.

Pietro e Giovanni e gli altri non lo sanno, ma la loro fede, più piccola di un

granellino di senapa, crescerà e diventerà un immenso albero alla cui ombra

ci riposiamo noi, arroganti discepoli del terzo millennio.

Anche quando i cristiani smontavano la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo.

La nostra non è la fede dei meriti, come quella dei farisei.

Non possiamo porre una dogana alla porta della Chiesa facendo entrare solo

coloro che se lo meritano.

Siamo tutti servi che fanno il proprio dovere, non esistono, agli occhi di Dio,

migliori o peggiori.

Dio dona a ciascuno secondo la propria necessità, non secondo il proprio merito.

Siamo solo dei servi della Parola.

Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi.

A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro.

A noi Gesù chiede di vivere come uomini di fede, a camminare nel nostro

cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente.

Con leggerezza.

Siamo servi inutili che Dio rende preziosi.

Ed annunciare il Regno è talmente bello che ci dimentichiamo delle nostre necessità.

Questa è la bellezza dello spiegare a tutti della Parola del Signore.

Per il resto lasciamo a Dio fare il suo mestiere, Santa Domenica Fausto.