sabato 10 agosto 2024

Il Vangelo di Domenica 11 Agosto 2024

 
Della 19° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Chiara di Assisi.

Prima Lettura

Con la forza di quel cibo camminò

fino al monte di Dio.

Dal primo libro dei Re (19,4-8)

In quei giorni, Elìa s’inoltrò nel deserto

una giornata di cammino e andò a

sedersi sotto una ginestra.

Desideroso di morire, disse: «Ora

basta, Signore!

Prendi la mia vita, perché io non sono

migliore dei miei padri».

Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.

Ma ecco che un angelo lo toccò e gli

disse: «Àlzati, mangia!».

Egli guardò e vide vicino alla sua testa

una focaccia, cotta su pietre roventi,

e un orcio d’acqua.

Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.

Tornò per la seconda volta l’angelo del

Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati,

mangia, perché è troppo lungo per

te il cammino».

Si alzò, mangiò e bevve.

Con la forza di quel cibo camminò per

quaranta giorni e quaranta notti fino al

monte di Dio, l’Oreb.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 33 (34)

Ripetiamo. Gustate e vedete

com'è buono il Signore.

 

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

 

Magnificate con me il Signore,

esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

 

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo

ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. R.

 

L’angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia. R.

 

Seconda Lettura

Camminate nella carità come Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

agli Efesìni (4,30-5,2)

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito

Santo di Dio, con il quale foste segnati

per il giorno della redenzione.

Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno,

ira, grida e maldicenze con ogni sorta

di malignità.

Siate invece benevoli gli uni verso gli

altri, misericordiosi, perdonandovi a

vicenda come Dio ha perdonato a

voi in Cristo.

Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli

carissimi, e camminate nella carità, nel

modo in cui anche Cristo ci ha amato e

ha dato se stesso per noi, offrendosi a

Dio in sacrificio di soave odore.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Io sono il pane vivo, disceso dal

cielo, dice il Signore.

Se uno mangia di questo pane

vivrà in eterno. (Gv 6,51)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,41-51) anno B.

In quel tempo, i Giudei si misero a

mormorare contro Gesù perché aveva

detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».

E dicevano: «Costui non è forse Gesù,

il figlio di Giuseppe?

Di lui non conosciamo il padre e la madre?

Come dunque può dire: “Sono disceso

dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi.

Nessuno può venire a me, se non lo attira

il Padre che mi ha mandato; e io lo

risusciterò nell’ultimo giorno.

Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno

istruiti da Dio”.

Chiunque ha ascoltato il Padre e ha

imparato da lui, viene a me.

Non perché qualcuno abbia visto il Padre;

solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

In verità, in verità io vi dico: chi crede

ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita.

I vostri padri hanno mangiato la manna

nel deserto e sono morti; questo è il pane

che discende dal cielo, perché chi ne

mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Se uno mangia di questo pane vivrà in

eterno e il pane che io darò è la mia carne

per la vita del mondo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La parentesi (bella) sulla bellezza di Dio

ha interrotto la lettura del sesto capitolo

in Giovanni.

Gesù, dopo avere moltiplicato il pane,

resta turbato dalla reazione della folla

che lo vuole fare re.

Col suo gesto Egli voleva invitare i

discepoli a mettersi in gioco, a dare del

proprio di fronte ai problemi; la gente

ha capito, al contrario, che Dio avrebbe

definitivamente risolto le loro difficoltà.

La folla, e questo ci siamo persi

Domenica scorsa, rincorre Gesù

e lo raggiunge.

Il Maestro inizia un discorso amaro e

crudo in cui accusa la gente di cercarlo

perché sazi, non perché affamati di verità.

Gesù pretende di essere l’unico in grado

di saziare la nostra fame del cuore, fame

che non può essere saziata dal fare ma dal

credere che Gesù è l’inviato dal Padre.

Discorso sempre più impegnativo, quello

che si svolge tra la folla sfamata ed

ex-entusiasta del Rabbì di Nazareth;

discorso che però può mettere in

discussione il nostro credere e permetterci

di dedicare qualche tempo della nostra

vacanza al ‘dentro’.

La gente è perplessa; va bene un Maestro

che fugge la notorietà, che è scocciato

perché la folla non ha capito il miracolo

ma vuole solo avere la pancia piena

(come biasimarli?), va bene una ricerca

di un’altra sazietà non basata sul fare

ma sul credere, va bene non chiedere

segni, ma questo chi si crede di essere?

Lui capace di riempire i nostri cuori?

Il falegname di Nazareth?

Il figlio del bravo Giuseppe?

Questo è davvero eccessivo!

Fa amaramente sorridere, ma Gesù viene

accusato di essere poco ‘religioso’, poco

carismatico, poco messianico.

Tutti abbiamo un’idea di Dio; un Dio

potente, glorioso, muscoloso, interventista.

Gesù il Nazareno, invece, sconcerta per la

sua normalità, è banale nel suo apparire.

Così è Dio, sempre diverso da come

ce lo aspetteremmo.

Vogliamo i miracoli, ed Egli si nasconde

nella quotidianità, chiediamo di non

soffrire, ed Egli soffre con noi, lo

accusiamo del dolore dell’innocente,

ed Egli ci chiede di sollevarlo, quel dolore.

La gente mormora, pone obiezioni,

resta interdetta.

Gesù chiede di non mormorare ma

di mettersi in discussione.

Succede anche a me; tutte le volte che

capita qualcosa che rischia di mettermi

in discussione, cerco qualcuno che mi

dia ragione, mormoro per confermare

le mie obiezioni, esco rafforzato nella

mia convinzione.

Anche nella fede accade; rischio di

interpretare Dio, di mettere in dubbio

l’esperienza di comunità; visto che Dio

mi tratta da adulto e mi spinge a

conversione, che mi permetta almeno

di scegliere da dove iniziare!

Gesù ha ragione; evitiamo la

mormorazione, fidiamoci una volta

tanto, smettiamola di comportarci come

bambini obiettando a Dio che ciò che

chiede è difficile, rischioso eccetera.

Se Gesù ha ragione-questo è il

problema-allora davvero devo

arrendermi all’evidenza; solo Lui può

colmare il mio cuore, solo Lui e null’altro,

quindi è meglio che mi svegli e la smetta

di mettere acqua in cisterne screpolate.

Gesù dice che possiamo andare a Lui

solo se attirati dal Padre.

È un’esperienza comune a molti; quando

sentiamo dentro il desiderio di Assoluto

e, dopo avere cercato, ci apriamo alla

meraviglia di Dio, ci rendiamo conto che

è proprio Lui, Dio ad avere sedotto il

nostro cuore, ad avere suscitato il

desiderio di cercarlo.

Quale Dio?

Gesù è tranciante; nessuno ha visto

Dio, solo Lui.

Il Dio in cui credo, che Dio è?

Il Dio di Gesù o un Dio che più o meno

mi hanno insegnato e che non ho mai

preso la briga di verificare per pigrizia?

Dopo più di duemila anni, francamente,

sono più le persone che incontro e che

hanno una idea approssimativa di Dio

che gente che davvero ha conosciuto

il Dio di Gesù.

Gesù parla di Dio con verità perché Lui

è la presenza stessa di Dio, perché Lui

e il Padre sono una cosa sola, fidiamoci,

allora, bazzichiamo-finalmente!-il

Vangelo per conoscere il Dio del

Signore e Maestro Gesù.

Gesù ci dice che chi crede ha la vita eterna.

Ha la vita eterna, non ‘avrà’.

La vita eterna, cioé, non è una specie di

liquidazione che accumulo con i miei

meriti e di cui potrò godere alla fine

della mia vita.

La vita eterna è già cominciata, credere

significa acquisire uno sguardo nuovo

su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia.

Vero, amici, verissimo, per me avere

abbracciato il Vangelo, essermi arreso

a Dio, ha coinciso con una vita nuova

che continua, con una vita che-pur

restando legata ai limiti dell’essere-ha

sfumature di eternità, ha visioni di

profondità e di amore impensabili.

Gesù non vuole la nostra frustrazione,

né ci impone una religiosità ombrosa

o reazionaria.

Gesù offre una vita diversa, vera, giusta,

piena di bagliori di luce, solo bisogna

fidarsi, far tacere le ultime mormorazioni

e obiezioni e arrendersi.

Diventare persone nuove, come dice

Paolo nella seconda lettura, persone

che imitano Gesù, che scelgono

radicalmente il dono di sé nell’equilibrio

e nella gioia.

In questo percorso da luce a luce Dio ci

dona un cibo per sostenerci, un pane del

cammino simile a quello di Elia, travolto

dalla violenza nei suoi confronti, dalla

rabbia della regina Gezabele, dalle sue

scelte che ora sente sbagliate.

Vuole morire, Elia, e Dio lo incoraggia

e lo nutre; con quel pane attraverserà il

deserto della vita per arrivare al monte

di Dio, l’Oreb.

L’Eucarestia che celebriamo ogni

Domenica è questo pane del cammino

che ci aiuta ad attraversare il deserto,

che ci aiuta a superare lo scoraggiamento,

che ci sazia il cuore.

Anche qui, però, occorre conversione,

fidarsi, crederci, celebrare.

Diventino incontro le nostre messe, amici,

diventino gioia e preghiera, diventino

stazioni di servizio sulla strada verso

il regno, diventino-infine!-veri momenti

di incontro tra eternità, cioé pienezza,

e il nostro cammino di vita.

Santa Domenica, Fausto.