martedì 10 novembre 2020

Il Vangelo del Mercoledì 11 Novembre 2020

 

Della 32° settimana del Tempo Ordinario.

San Martino di Tours, vescovo.

Prima lettura dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito (3,1-7).

Carissimo, ricorda [a tutti] di essere sottomessi alle autorità che governano,

di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno,

di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.

Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di

passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.

Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini,

egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia,

con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi

in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per

la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (17,11-19) anno pari.

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono

a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».

Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».

E mentre essi andavano, furono purificati.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si

prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo.

Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci?

E gli altri nove dove sono?

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,

all'infuori di questo straniero?».

E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Sono solo lebbrosi, non samaritani o ebrei.

Il dolore ci rende uguali, elimina le differenze, la disperazione cuce rapporti impensabili.

Gesù li ascolta ma chiede di andare dai sacerdoti del tempio; la guarigione è in

un percorso, è progressiva, non è mai tutta di colpo.

Ci vogliono degli anni per convertirsi, degli anni per diventare veramente discepoli.

E si mettono in strada.

Trovatisi guariti ecco che le differenze ritornano; i nove ebrei vanno al tempio

ma il samaritano non ha un tempio, il suo è stato raso al suolo un secolo

prima, proprio dagli ebrei.

Allora si rivolge al Tempio.

E il Tempio, Gesù, lo accoglie e commenta amareggiato; dieci sono stati sanati,

uno solo è stato salvato.

Non è vero che basta la salute, non è vero che la salute è tutto.

C'è di più; la salvezza.

La salvezza di sapersi amati, di essere nel cuore di Dio, di essere donati al mondo.

L’ingratitudine è più difficile da guarire della lebbra, perciò, preghiamo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.