sabato 1 aprile 2023

Il Vangelo di Domenica 2 Aprile 2023

 

Della Domenica delle Palme.

San Francesco da Paola, eremita.

Prima Lettura

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli

sputi, sapendo di non restare confuso.

(Terzo canto del Servo del Signore)

Dal libro del profeta Isaìa (50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da

discepolo, perché io sappia indirizzare

una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio

perché io ascolti come i discepoli.

Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e

io non ho opposto resistenza, non mi

sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,

le mie guance a coloro che mi strappavano

la barba; non ho sottratto la faccia agli

insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste, per questo non

resto svergognato, per questo rendo la mia

faccia dura come pietra, sapendo di non

restare confuso.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 21 (22)

 

Ripetiamo. Dio mio, Dio mio,

perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,

storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!». R.

 

Un branco di cani mi circonda,

mi accerchia una banda di malfattori;

hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa. R.

 

Si dividono le mie vesti,

sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, vieni presto in mio aiuto. R.

 

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,

ti loderò in mezzo all'assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli

dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d'Israele. R.

 

Seconda Lettura

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,6-11)

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione

di Dio, non ritenne un privilegio l’essere

come Dio, ma svuotò se stesso assumendo

una condizione di servo, diventando

simile agli uomini.

Dall’aspetto riconosciuto come uomo,

umiliò se stesso facendosi obbediente

fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il

nome che è al di sopra di ogni nome,

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio

si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto

terra, e ogni lingua proclami: «Gesù

Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

Per noi Cristo si è fatto obbediente

fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome

che è al di sopra di ogni nome. (Fil 2,8-9)

 

Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

Vangelo

La passione del Signore.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo

secondo Matteo (26,14-27,66) anno A.

Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato

Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti

e disse: «Quanto volete darmi perché io

ve lo consegni?».

E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.

Da quel momento cercava l'occasione

propizia per consegnare Gesù.

Dove vuoi che prepariamo per te, perché

tu possa mangiare la Pasqua?

Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli

si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove

vuoi che prepariamo per te, perché tu possa

mangiare la Pasqua?».

Ed egli rispose: «Andate in città da un tale

e ditegli: Il Maestro dice: Il mio tempo è

vicino; farò la Pasqua da te con i

miei discepoli».

I discepoli fecero come aveva loro

ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Uno di voi mi tradirà.

Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici.

Mentre mangiavano, disse: «In verità

io vi dico: uno di voi mi tradirà».

Ed essi, profondamente rattristati,

cominciarono ciascuno a domandargli:

«Sono forse io, Signore?».

Ed egli rispose: «Colui che ha messo con

me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà.

Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto

di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il

Figlio dell'uomo viene tradito!

Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».

Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?».

Gli rispose: «Tu l'hai detto».

Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue.

Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane,

recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo

dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate:

questo è il mio corpo».

Poi prese il calice, rese grazie e lo diede

loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché

questo è il mio sangue dell'alleanza, che è

versato per molti per il perdono dei peccati.

Io vi dico che d'ora in poi non berrò di

questo frutto della vite fino al giorno in

cui lo berrò nuovo con voi, nel regno

del Padre mio».

Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso

il monte degli Ulivi.

Percuoterò il pastore e saranno disperse

le pecore del gregge

Allora Gesù disse loro: «Questa notte per

tutti voi sarò motivo di scandalo.

Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge.

Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò

in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno

di te, io non mi scandalizzerò mai».

Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa

notte, prima che il gallo canti, tu mi

rinnegherai tre volte».

Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire

con te, io non ti rinnegherò».

Lo stesso dissero tutti i discepoli.

Cominciò a provare tristezza e angoscia

Allora Gesù andò con loro in un podere,

chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:

«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».

E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,

cominciò a provare tristezza e angoscia.

E disse loro: «La mia anima è triste fino

alla morte; restate qui e vegliate con me».

Andò un poco più avanti, cadde faccia

a terra e pregava, dicendo: «Padre mio,

se è possibile, passi via da me questo calice!

Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati.

E disse a Pietro: «Così, non siete stati

capaci di vegliare con me una sola ora?

Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione.

Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

Si allontanò una seconda volta e pregò

dicendo: «Padre mio, se questo calice

non può passare via senza che io lo beva,

si compia la tua volontà».

Poi venne e li trovò di nuovo addormentati,

perché i loro occhi si erano fatti pesanti.

Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò

per la terza volta, ripetendo le stesse parole.

Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro:

«Dormite pure e riposatevi!

Ecco, l'ora è vicina e il Figlio dell'uomo

viene consegnato in mano ai peccatori.

Alzatevi, andiamo!

Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono

Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare

Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande

folla con spade e bastoni, mandata dai capi

dei sacerdoti e dagli anziani del popolo.

Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo:

«Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!».

Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!».

E lo baciò.

E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!».

Allora si fecero avanti, misero le mani addosso

a Gesù e lo arrestarono.

Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù

impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo

del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio.

Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada

al suo posto, perché tutti quelli che prendono

la spada, di spada moriranno.

O credi che io non possa pregare il Padre mio,

che metterebbe subito a mia disposizione più

di dodici legioni di angeli?

Ma allora come si compirebbero le Scritture,

secondo le quali così deve avvenire?».

In quello stesso momento Gesù disse alla

folla: «Come se fossi un ladro siete venuti

a prendermi con spade e bastoni.

Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare,

e non mi avete arrestato.

Ma tutto questo è avvenuto perché si

compissero le Scritture dei profeti».

Allora tutti i discepoli lo abbandonarono

e fuggirono.

Vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla

destra della Potenza

Quelli che avevano arrestato Gesù lo

condussero dal sommo sacerdote Caifa,

presso il quale si erano riuniti gli scribi

e gli anziani.

Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano,

fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò

e stava seduto fra i servi, per vedere come

sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio

cercavano una falsa testimonianza contro

Gesù, per metterlo a morte; ma non la

trovarono, sebbene si fossero presentati

molti falsi testimoni.

Finalmente se ne presentarono due, che

affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso

distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo

in tre giorni».

Il sommo sacerdote si alzò e gli disse:

«Non rispondi nulla?

Che cosa testimoniano costoro contro di te?».

Ma Gesù taceva.

Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti

scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se

sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l'hai

detto-gli rispose Gesù-; anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo

seduto alla destra della Potenza e venire

sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le

vesti dicendo: «Ha bestemmiato!

Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?

Ecco, ora avete udito la bestemmia;

che ve ne pare?».

E quelli risposero: «È reo di morte!».

Allora gli sputarono in faccia e lo

percossero; altri lo schiaffeggiarono,

dicendo: «Fa' il profeta per noi, Cristo!

Chi è che ti ha colpito?».

Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai

tre volte Pietro intanto se ne stava seduto

fuori, nel cortile.

Una giovane serva gli si avvicinò e disse:

«Anche tu eri con Gesù, il Galileo!».

Ma egli negò davanti a tutti dicendo:

«Non capisco che cosa dici».

Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra

serva e disse ai presenti: «Costui era con

Gesù, il Nazareno».

Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non

conosco quell'uomo!».

Dopo un poco, i presenti si avvicinarono

e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei

uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!».

Allora egli cominciò a imprecare e a

giurare: «Non conosco quell'uomo!».

E subito un gallo cantò.

E Pietro si ricordò della parola di Gesù,

che aveva detto: «Prima che il gallo canti,

tu mi rinnegherai tre volte».

E, uscito fuori, pianse amaramente.

Consegnarono Gesù al governatore Pilato

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti

e gli anziani del popolo tennero consiglio

contro Gesù per farlo morire.

Poi lo misero in catene, lo condussero via

e lo consegnarono al governatore Pilato.

Allora Giuda-colui che lo tradì-, vedendo

che Gesù era stato condannato, preso dal

rimorso, riportò le trenta monete d'argento

ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo:

«Ho peccato, perché ho tradito sangue

innocente».

Ma quelli dissero: «A noi che importa?

Pensaci tu!».

Egli allora, gettate le monete d'argento nel

tempio, si allontanò e andò a impiccarsi.

I capi dei sacerdoti, raccolte le monete,

dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro,

perché sono prezzo di sangue».

Tenuto consiglio, comprarono con esse

il Campo del vasaio per la sepoltura

degli stranieri.

Perciò quel campo fu chiamato Campo

di sangue fino al giorno d'oggi.

Allora si compì quanto era stato detto per

mezzo del profeta Geremia: «E presero

trenta monete d'argento, il prezzo di colui

che a tal prezzo fu valutato dai figli d'Israele,

e le diedero per il campo del vasaio, come

mi aveva ordinato il Signore».

Sei tu il re dei Giudei?

Gesù intanto comparve davanti al governatore,

e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei

tu il re dei Giudei?».

Gesù rispose: «Tu lo dici».

E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani

lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante

testimonianze portano contro di te?».

Ma non gli rispose neanche una parola,

tanto che il governatore rimase assai stupito.

A ogni festa, il governatore era solito

rimettere in libertà per la folla un carcerato,

a loro scelta.

In quel momento avevano un carcerato

famoso, di nome Barabba.

Perciò, alla gente che si era radunata,

Pilato disse: «Chi volete che io rimetta

in libertà per voi: Barabba o Gesù,

chiamato Cristo?».

Sapeva bene infatti che glielo avevano

consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua

moglie gli mandò a dire: «Non avere a

che fare con quel giusto, perché oggi,

in sogno, sono stata molto turbata

per causa sua».

Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani

persuasero la folla a chiedere Barabba

e a far morire Gesù.

Allora il governatore domandò loro:

«Di questi due, chi volete che io rimetta

in libertà per voi?».

Quelli risposero: «Barabba!».

Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò

di Gesù, chiamato Cristo?».

Tutti risposero: «Sia crocifisso!».

Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?».

Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi

che il tumulto aumentava, prese dell'acqua

e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo:

«Non sono responsabile di questo sangue.

Pensateci voi!».

E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue

ricada su di noi e sui nostri figli».

Allora rimise in libertà per loro Barabba

e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo

consegnò perché fosse crocifisso.

Salve, re dei Giudei!

Allora i soldati del governatore condussero

Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno

tutta la truppa.

Lo spogliarono, gli fecero indossare un

mantello scarlatto, intrecciarono una

corona di spine, gliela posero sul capo

e gli misero una canna nella mano destra.

Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo

deridevano: «Salve, re dei Giudei!».

Sputandogli addosso, gli tolsero di mano

la canna e lo percuotevano sul capo.

Dopo averlo deriso, lo spogliarono del

mantello e gli rimisero le sue vesti, poi

lo condussero via per crocifiggerlo.

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni

Mentre uscivano, incontrarono un uomo

di Cirene, chiamato Simone, e lo

costrinsero a portare la sua croce.

Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa

«Luogo del cranio», gli diedero da bere

vino mescolato con fiele.

Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere.

Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue

vesti, tirandole a sorte.

Poi, seduti, gli facevano la guardia.

Al di sopra del suo capo posero il motivo

scritto della sua condanna: «Costui è Gesù,

il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni,

uno a destra e uno a sinistra.

Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!

Quelli che passavano di lì lo insultavano,

scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che

distruggi il tempio e in tre giorni lo

ricostruisci, salva te stesso, se tu sei

Figlio di Dio, e scendi dalla croce!».

Così anche i capi dei sacerdoti, con gli

scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui

dicevano: «Ha salvato altri e non può

salvare se stesso!

È il re d'Israele; scenda ora dalla croce

e crederemo in lui.

Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora,

se gli vuol bene.

Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!».

Anche i ladroni crocifissi con lui lo

insultavano allo stesso modo.

Elì, Elì, lemà sabactàni?

A mezzogiorno si fece buio su tutta la

terra, fino alle tre del pomeriggio.

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce:

«Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa:

«Dio mio, Dio mio, perché mi

hai abbandonato?».

Udendo questo, alcuni dei presenti

dicevano: «Costui chiama Elia».

E subito uno di loro corse a prendere

una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò

su una canna e gli dava da bere.

Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se

viene Elia a salvarlo!».

Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce

ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in

due, da cima a fondo, la terra tremò, le

rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono

e molti corpi di santi, che erano morti,

risuscitarono.

Uscendo dai sepolcri, dopo la sua

risurrezione, entrarono nella città

santa e apparvero a molti.

Il centurione, e quelli che con lui

facevano la guardia a Gesù, alla vista

del terremoto e di quello che succedeva,

furono presi da grande timore e dicevano:

«Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che

osservavano da lontano; esse avevano

seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.

Tra queste c'erano Maria di Màgdala,

Maria madre di Giacomo e di Giuseppe,

e la madre dei figli di Zebedèo.

Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo

depose nel suo sepolcro nuovo

Venuta la sera, giunse un uomo ricco,

di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche

lui era diventato discepolo di Gesù.

Questi si presentò a Pilato e chiese il

corpo di Gesù.

Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato.

Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in

un lenzuolo pulito e lo depose nel suo

sepolcro nuovo, che si era fatto scavare

nella roccia; rotolata poi una grande

pietra all'entrata del sepolcro, se ne andò.

Lì, sedute di fronte alla tomba, c'erano

Maria di Màgdala e l'altra Maria.

Avete le guardie: andate e assicurate la

sorveglianza come meglio credete.

Il giorno seguente, quello dopo la

Parascève, si riunirono presso Pilato

i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo:

«Signore, ci siamo ricordati che

quell'impostore, mentre era vivo,

disse: Dopo tre giorni risorgerò.

Ordina dunque che la tomba venga

vigilata fino al terzo giorno, perché

non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e

poi dicano al popolo: È risorto dai morti.

Così quest'ultima impostura sarebbe

peggiore della prima!».

Pilato disse loro: «Avete le guardie:

andate e assicurate la sorveglianza

come meglio credete».

Essi andarono e, per rendere sicura la

tomba, sigillarono la pietra e vi

lasciarono le guardie.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Ci siamo. Inizia la grande Settimana.

Fine della Quaresima, fine dei nostri sforzi,

fine dei bilanci, ora non importa più nulla;

è come se ci si preparasse ad una festa,

ad una prima teatrale; concitati fino alla

fine, ci si scalda, si soffre, oppure si resta

tiepidi spettatori. 

Ma arriva un momento preciso, l’ora,

in cui inizia la rappresentazione; quello

che è successo è successo, e ciò che sta

per succedere che ormai importa.

È in questo grande dramma, in questa storia

assolutamente vera e sconvolgente, che si

gioca la nostra fede. 

Ne siamo come immersi, spettatori e

protagonisti, forse nascosti tra la folla

al Gòlgota o inneggianti euforici

all’ingresso in città.

Ci siamo, comunque.

Questa settimana, così grande, così

importante da essere chiamata “santa”,

è il gioiello dell’anno liturgico, una perla

troppo spesso dimenticata da noi cristiani, a

vantaggio di feste forse più sentimentali ma

intrise di riletture consumistiche (vedi il Natale). 

Qui no.

Un morto in croce non si vende, non

suscita sentimenti di bontà.

Anzi; se ne parla poco e male di questo

Dio che sale su di una croce e muore.

Rimane difficile da capire il mistero di

una tomba vuota e del significato

profondo della parola “resurrezione”.

Tant’è; la Chiesa si ferma stupita.

È curioso, normalmente l’anno liturgico

sintetizza la Storia della salvezza in poco

tempo, così in dodici mesi ripercorriamo

la vita di Gesù. 

Invece, durante la settimana santa ci si

ferma, giorno per giorno, ora per ora,

regoliamo i nostri orologi e il nostro

tempo a quel momento cruciale per la

storia dell’umanità.

Fermi, zitti, Dio si prepara a morire,

Cristo celebra la sua presenza nell’ultima

Pasqua, la nuova, viene arrestato,

condannato, ucciso, sepolto, vive.

In questa preziosa settimana, qualunque

cosa faremo, in ufficio, a scuola, a casa,

potremo fermarci, socchiudere gli occhi

e pensare a Cristo, ai suoi sentimenti,

alla sua angoscia, alla sua bruciante

passione, al suo desiderio.

Straordinario.

Prendetevi del tempo, giovedì sera, venerdì

e sabato notte, celebreremo il Triduo

Pasquale, partecipate, lasciatevi

trascinare da queste celebrazioni

dense di fede.

E questa settimana inizia oggi, Domenica

delle Palme, gravida di ricordi da bambino,

di rami di ulivo addobbati con caramelle

e mele (i più fortunati con le uova di

cioccolato) da sventolare in alto per

manifestare la gioia dell’incontro con Dio.

Ironia dell’incoerenza umana, le stesse

voci, le stesse braccia, non più con le

palme aperte verso il cielo, ma a pugni

serrati, trasformeranno la loro gioia per il

Messia, figlio di David, in un’invocazione

terrificante: “Crocifiggilo!”. 

Uomo sciocco, come sciocchi e tardi nel

credere siamo noi, ancora inconsapevoli

del tesoro che abbiamo nelle mani, così

disposti anche noi a trasformare la nostra

preghiera di benedizione in invocazione

di morte!

Eppure da quella croce pende il destino

dell’uomo, con quel sangue è firmato il

patto dell’Amicizia eterna di Dio, in quel

Pane è conservato il Cuore di Colui che

desidera ardentemente di mangiare la

Pasqua con noi.

Vi ritrovate in questo racconto?

Ci siamo? Dove?

Forse negli apostoli paurosi e sconcertati,

o nel cinico potere di Pilato, o nella trama

intrigante contro il fratello, o nella

sofferenza cruenta del Cireneo che porta

la Croce, o forse nel peccato desideroso

di salvezza del ladro o, Dio non voglia,

nell’indifferenza di quei pii ebrei che,

entrando in città, affrettando il passo per

l’imminente temporale, gettarono uno

sguardo di disprezzo verso gli ennesimi

condannati a morte, feccia della società,

che venivano esemplarmente puniti.

Lì, Dio moriva.

Su quella Croce si consuma la follia di

un uomo che inchioda Dio perché in Lui

vede un concorrente, non un compagno.

Ma l’augurio, caloroso, che mi faccio

e che vi faccio, è di ritrovarci-un poco

almeno-in quel Centurione straordinario,

di cui la storia ha taciuto il nome, che

davanti al modo di morire di quell’uomo,

al dono di sé fino alla fine, rimane stupito,

turbato, scosso fino nell’intimo e riconosce

in lui il Figlio di Dio.

Ecco la fede, la grande fede, che può sgorgare

nel cuore di ciascuno di noi, davanti

all’uomo crocifisso, davanti alla sconfitta

più assurda, davanti alla delusione di un

sogno massacrato, riconoscere la potenza

del Dio immortale.

Allora potremo cantare, con la liturgia del

Venerdì santo: “Dio santo, Dio forte,

Dio immortale, abbi pietà di noi!”.

Santa Domenica delle Palme, amici, Fausto.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.