sabato 26 aprile 2025

Il Vangelo di Domenica 27 Aprile 2025

 

Della 2° Domenica di Pasqua.

Domenica della Divina Misericordia,

liberazione dalle pene.

Prima lettura.

Venivano aggiunti credenti al Signore,

una moltitudine di uomini e di donne.

Dagli Atti degli Apostoli (5,12-16).

Molti segni e prodigi avvenivano fra il

popolo per opera degli apostoli.

Tutti erano soliti stare insieme nel portico

di Salomone; nessuno degli altri osava

associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.

Sempre più, però, venivano aggiunti

credenti al Signore, una moltitudine di

uomini e di donne, tanto che portavano

gli ammalati persino nelle piazze,

ponendoli su lettucci e barelle, perché,

quando Pietro passava, almeno la sua

ombra coprisse qualcuno di loro.

Anche la folla delle città vicine a

Gerusalemme accorreva, portando

malati e persone tormentate da spiriti

impuri, e tutti venivano guariti.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale del Sal 117

Ripetiamo: Rendete grazie al Signore

perché è buono: il suo amore è per sempre.

 

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

Dica la casa di Aronne: «Il suo amore

è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre». R.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d'angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.

 

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!

Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome

del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.

 

Seconda Lettura.

Ero morto, ma ora vivo per sempre.

Dal libro dell'Apocalisse di san

Giovanni apostolo (1,9-11a.12-13.17.19).

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno

nella tribolazione, nel regno e nella

perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola

chiamata Patmos a causa della parola di

Dio e della testimonianza di Gesù.

Fui preso dallo Spirito nel giorno del

Signore e udii dietro di me una voce

potente, come di tromba, che diceva:

«Quello che vedi, scrivilo in un libro

e mandalo alle sette Chiese».

Mi voltai per vedere la voce che parlava

con me, e appena voltato vidi sette

candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri,

uno simile a un Figlio d'uomo, con un

abito lungo fino ai piedi e cinto al petto

con una fascia d'oro.

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi

come morto.

Ma egli, posando su di me la sua destra,

disse: «Non temere!

Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente.

Ero morto, ma ora vivo per sempre e

ho le chiavi della morte e degli inferi.

Scrivi dunque le cose che hai visto,

quelle presenti e quelle che devono

accadere in seguito».

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo

Alleluia, Alleluia.

 

Perché mi hai veduto, Tommaso,

tu hai creduto; beati quelli che non

hanno visto e hanno creduto!

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo.

Otto giorni dopo venne Gesù.

Dal Vangelo secondo

Giovanni (20,19-31) anno C.

La sera di quel giorno, il primo della

settimana, mentre erano chiuse le porte

del luogo dove si trovavano i discepoli

per timore dei Giudei, venne Gesù,

stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!

Come il Padre ha mandato me, anche

io mando voi».

Detto questo, soffiò e disse loro:

«Ricevete lo Spirito Santo.

A coloro a cui perdonerete i peccati,

saranno perdonati; a coloro a cui non

perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato

Dìdimo, non era con loro quando

venne Gesù.

Gli dicevano gli altri discepoli:

«Abbiamo visto il Signore!».

Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle

sue mani il segno dei chiodi e non metto

il mio dito nel segno dei chiodi e non

metto la mia mano nel suo fianco,

io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di

nuovo in casa e c'era con loro

anche Tommaso.

Venne Gesù, a porte chiuse, stette in

mezzo e disse: «Pace a voi!».

Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo

dito e guarda le mie mani; tendi la tua

mano e mettila nel mio fianco; e non

essere incredulo, ma credente!».

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore

e mio Dio!».

Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto,

tu hai creduto; beati quelli che non

hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli,

fece molti altri segni che non sono stati

scritti in questo libro.

Ma questi sono stati scritti perché

crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio

di Dio, e perché, credendo, abbiate

la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

“Maestro, poco fa volevano lapidarti

e tu ora decidi di scendere a

Gerusalemme per Lazzaro?”.

Andrea e Filippo sono esterrefatti.

Gesù tace, lo sguardo posato in

terra, pensieroso.

“Rabbì-interviene Pietro-hanno

ragione, il clima è troppo teso per

scendere in Giudea.

Non è proprio opportuno!”.

Gesù sospira.

“Occorre andare” sussurra il Nazareno.

Attimo di pesante silenzio, sguardi allibiti.

Poi è Tommaso a sciogliere la tensione:

“Dai, andiamo a morire con lui!”.

E tutti scoppiano a ridere.

È la prima volta, nel Vangelo di

Giovanni, in cui Tommaso parla.

La notte precedente Tommaso l’ha

passata nascondendosi sotto un vecchio

ulivo nella valle del Cedron.

Non sente i morsi della fame e

neppure il freddo.

Negli occhi ha solo l’immagine di Gesù,

il suo Gesù, straziato e sanguinante

pendere nudo dal patibolo mentre

la folla lo insulta.

Per qualche istante Tommaso era rimasto

impietrito, nascosto tra la folla dei curiosi.

Poi, se n’era andato per paura di

essere riconosciuto.

Ora, sotto l’ulivo, tutto gli torna alla mente.

Sente paura e rabbia, una rabbia terribile,

soffoca un urlo che gli spacca la testa.

“Andiamo a morire con Lui”».

Idiota, pauroso, vigliacco, mezzo uomo,

infame, meschino, mille volte maledetto,

dannato, traditore.

L’alba lo raggiunge intontito e assopito.

È l’umidità dell’aurora e il freddo del

deserto a svegliarlo.

Che fare?

Pensa agli altri; a Pietro, a Giovanni,

a Giuda. Dove saranno?

D’improvviso gli torna alla mente la

stanza al piano alto in cui avevano

celebrato la Pasqua, solo due giorni prima.

Un’eternità, ora.

Forse gli altri sono là.

Il Sabato è concluso, la gente

riprende il lavoro.

Forse è meglio aspettare il calare della sera.

Vaga tutto il giorno tra Betania e il

deserto di Giuda, svuotato,

esausto, consumato.

Verso sera, prudentemente, rasentando

i muri, sale a Sion per vedere se gli altri

si sono radunati.

Arriva alla porta e bussa con circospezione.

Nulla. Silenzio.

Poi una voce: “Chi è?”.

“Sono io, Natanaele, apri”

La porta si apre, per chiudersi subito dopo.

“Tommaso, abbiamo visto

il Signore! È vivo!”

Tommaso guarda i volti euforici dei

suoi compagni.

È sbalordito e attonito.

‘È così, Tommaso!

È anche apparso a Cleopa e Zaccaria,

nei pressi di Emmaus!’.

Tommaso indietreggia, non si lascia

abbracciare dagli altri.

‘Tu Andrea, tu Simone, tu Giovanni?

Voi mi venite a dire questo?

Dove eravate?

Dovevamo morire con Lui!

Siamo tutti fuggiti!

No, se non lo vedo, se non vedo le

sue ferite io non crederò!’.

Il sorriso si spegne sul volto degli altri.

Ha ragione, Tommaso.

Non se ne va Tommaso.

Non si sente offeso se il messaggio della

resurrezione è affidato alle nostre

fragilissime mani.

Non capisce ma resta, senza fondare una

Chiesa alternativa, senza sentirsi migliore,

senza andarsene.

E fa bene a restare.

Otto giorni dopo il Maestro torna,

apposta per lui.

Eccolo, il Risorto.

Leggero, splendido, sereno.

Sorride, emana una forza travolgente.

Gli altri lo riconoscono e vibrano.

Tommaso, ancora ferito, lo guarda

senza capacitarsi.

Viene verso di lui ora, il Signore, gli

mostra le palme delle mani, trafitte.

‘Tommaso, so che hai molto sofferto.

Anch’io ho molto sofferto; guarda qui’.

E Tommaso cede.

La rabbia, il dolore, la paura, lo

smarrimento si sciolgono come

neve al sole.

Si butta in ginocchio ora e bacia quelle

ferite e piange e ride.

‘Mio Signore! Mio Dio!’.

San Tommaso, patrono di tutti gli

entusiasti che buttano il cuore oltre

l’ostacolo, che ci credono a questo

Cristo, aiuta quelli che hanno

sperimentato sulla propria pelle

il fallimento della propria vita.

Dona loro di non lasciarsi travolgere

dalla rabbia e dal dolore, ma di sapere

che il Maestro ama la loro generosità,

come ha amato la tua.

San Tommaso, patrono di tutti gli

scandalizzati dall’incoerenza degli

uomini di Chiesa, aiuta chi è stato ferito

dalla spada del giudizio clericale a non

fermarsi alla fragilità dei credenti ma

di fissare lo sguardo sullo splendore del

risorto che essi indegnamente professano.

San Tommaso, patrono dei tenaci, aiuta

a non sentirci migliori quando, come te,

vediamo che i nostri fratelli nella fede

sono piccini, ma a restare fedeli al grande

sogno del Maestro che è la Chiesa e a

convertire la Chiesa a partire da noi stessi.

San Tommaso, patrono dei crocefissi

senza chiodi, che hai visto nel segno

delle palme del Signore riflesso lo

squarcio che la sua morte aveva

provocato nel tuo cuore, aiuta a vedere

che il dolore, ogni dolore, il nostro

dolore è conosciuto da Dio.

San Tommaso, patrono dei discepoli,

primo, tra i Dodici, ad avere professato

la divinità di Cristo, aiutaci a professare

con franchezza la nostra fede nel volto

di Dio che è Gesù.

Buona Domenica, amici, spero che vi

sentiate anche voi, un pò dei Tommaso,

amanti del Dio di Gesù, Fausto.