sabato 3 settembre 2022

Il Vangelo di Domenica 4 Settembre 2022

 

Della 23° Domenica del Tempo Ordinario.

Santa Rosalia vergine, eremita di Palermo.

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza (9,13-18)

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un

corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente

piena di preoccupazioni.

A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata

di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?

Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza

e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?

Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti

in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza.

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone (9b-10.12-17)

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero

di Cristo Gesù.

Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene.

Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.

Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono

in catene per il Vangelo.

Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia

forzato, ma volontario.

Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi

per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come

fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come

uomo sia come fratello nel Signore.

Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio.

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca (14,25-33) anno C.

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù.

Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami

suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria

vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere

mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa

e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?

Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro,

tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato

a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare

se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?

Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Eccoci ormai alla fine di un’ennesima estate.

Estate che si chiude con le insopportabili ed esasperanti fibrillazioni politiche,

mentre abbiamo le nostre aziende che devono chiudere per mancanza di

materie prime e l’esorbitante aumento di gas e luce.

Un’intricata storia di accuse e di contraddizioni della nostra classe politica,

che è (che fa) la nostra vita.

E qui, noi, a combattere la violenza che portiamo nel cuore, a cercare tracce di

luce, a rimboccarci le maniche offrendo soluzioni a partire dal quotidiano.

La Parola ci ha accompagnato con costanza e forza.

Brevi riflessioni che scavano i cuori di pietra per liberarne l’anima.

Il cammino di conversione è lungo, ma vale la pena affrontarlo.

L’alternativa è lasciarsi morire giorno per giorno travolti dal nulla che abbonda.

Animo, allora.

L’autore del libro della Sapienza scrive una riflessione che non stonerebbe

(anzi!) in uno dei nostri autorevoli quotidiani nazionali.

L’autore scopre che “I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre

riflessioni; chi può rintracciare le cose del cielo?”, scopre che, nonostante

tutto, non abbiamo in noi la risposta di senso.

Il nostro mondo, che ha fatto progressi incredibili nella scienza e nella

conoscenza, stenta a crescere nella sapienza, non riesce a dare risposte alle

domande di senso degli uomini.

Il nostro è un mondo tecnologico, organizzato, che desidera varcare gli spazi

siderali, che conosce gran parte dei segreti dell’energia, che riesce a migliorare

continuamente il benessere degli abitanti del pianeta (almeno quelli più ricchi!),

ma che non riesce a dare risposta al ragazzo che non trova lavoro, non riesce

a contenere l’odio che si scatena nella guerra, non scavalca l’indifferenza e la

solitudine che rinchiudono in gabbie di cemento le famiglie.

L’autore si dà una risposta; l’unica cosa essenziale è cercare la sapienza,

entrare dentro le cose, non accontentarsi, andare oltre l’apparenza, riscoprire

le profondità dell’essere, là dove dimora Dio.

La sapienza che non è cultura o intelligenza, ma assaporare la realtà (la parola

sapienza deriva da sàpere, insaporire), scoprire, come ci dirà Gesù, che

siamo creati per amare e, amando, cambiare il mondo.

Abbiamo bisogno del dono della Sapienza per sollevare il nostro sguardo in alto.

Per dove?

Dove si trova la felicità?

Gesù ha una risposta bruciante inebriante; io solo-dice-posso colmare ogni desiderio.

Alla fine dell’estate di riflessione, il Signore ci invita a farci due conti in tasca,

come faremmo prima di affrontare l’ingente spesa di una casa nuova, per accorgerci

che il nostro cuore ha bisogno di una pienezza che Dio solo può donare.

Gesù non si propone come il fondatore di una filosofia o di una religione ma

come l’unico in grado di portarci a Dio e di vivere in pienezza.

E Gesù incalza e ci sfida; pretende di essere più di ogni affetto, più della gioia

più grande (l’amore, la paternità, la maternità) che un uomo possa sperimentare.

Amare Lui di più significa che Egli è in grado di farci più della più grande gioia

che siamo in grado di vivere.

Che presuntuoso questo Gesù!

Davvero può donare una gioia più grande della più grande gioia che

riusciamo a sperimentare? Può.

Amici come noi, non esaltati, non “strani”, non diversi, hanno scoperto questa

cosa, ci testimoniano che sì, il Signore è la pienezza della vita.

E il cristianesimo ha scavalcato più di duemila anni di storia e di mediocrità

dei propri fedeli perché (pochi) uomini e donne divorati dall’incontro con

Cristo lo hanno reso credibile.

Sì; è possibile incontrare il Cristo.

Interiormente, nella preghiera, nel volto del fratello, per attimi.

Eppure è possibile, nonostante i nostri evidenti limiti.

Gesù è passione infinita, dono totale, pienezza, inquietudine.

Facciamoci bene i conti in tasca, allora, cercatori di Dio, calcoliamo attentamente

su cosa stiamo investendo, cosa ci stimola e ci inquieta, ci distrae e ci smuove.

La proposta del Signore è sconcertante e affascinante e se, dopo più di duemila

anni, milioni di persone oggi la ascolteranno, significa che forse è vero;

solo Dio può colmare la nostra inquietudine, Lui solo può riempire il desiderio

di infinito che abita in ciascuno di noi.

Così facendo la nostra vita, da ora, cambia di prospettiva.

Mettere la ricerca del tutto, la ricerca di Dio al centro della nostra vita, ci fa

diventare persone nuove.

Ne sa qualcosa Filemone, simpatico cristiano delle origini, cui Paolo indirizza

un biglietto di accompagnamento rimandandogli uno schiavo che si era

rifugiato presso l’apostolo.

Paolo invita Filemone ad uscire dalla logica di questo mondo, padrone-schiavo,

per entrare nella logica del Regno, fratello-fratello.

Paolo non lo sa, ma in questo piccolo biglietto pianta il seme che diventerà

l’albero dell’abolizione della schiavitù.

Il Cristo che mantiene ciò che promette, ci conceda, veramente, di avere il

coraggio di lasciare le nostre piccole certezze per affrontare con decisione

l’avventura di seguirlo.

Ecco cosa possiamo fare durante l’anno pastorale che andiamo ad iniziare;

cercheremo Dio.

Non quello piccino delle nostre paure, dei nostri deliri, delle nostre ossessioni.

Quello magnifico, quello che è venuto a spiegarci il Signore Gesù.

Più grande della più grande gioia che siamo in grado di vivere.

Cerchiamo veramente Dio, amici, Santa Domenica Fausto.