sabato 24 aprile 2021

Il Vangelo di Domenica 25 Aprile 2021

 

Della 4° Domenica del Tempo di Pasqua.

Prima lettura.

In nessun altro c'è salvezza.

Dagli Atti degli Apostoli (4,8-12)

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo

e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo

infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a

tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete

crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.

Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata

la pietra d'angolo.

In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome

dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-2)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente!

Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato

ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Parola di Dio.

Vangelo.

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18) anno B.

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore.

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Il mercenario-che non è pastore e al quale le pecore non appartengono-vede

venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde;

perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così

come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.

Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.

Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.

Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Se dovessi definire in che cosa consiste la vita direi che è l’opportunità che

ci è data per imparare ad amare.

E il desiderio di amare, più o meno esplicito in ciascuno di noi, a volte compresso

da vicende negative della vita, limiti caratteriali, paure e sensi di colpa, è ciò che

desideriamo con maggiore intensità.

Quando Gesù ci ordina di amare, sfonda porte aperte.

Ci chiede di fare esattamente ciò che maggiormente desideriamo.

Eppure, a guardarci con onestà, ci rendiamo conto che l’amore porta con sé anche

un immenso carico di sofferenza.

Si giunge ad uccidere “per amore”. Com’è possibile?

E, a volte, portiamo nel cuore una profonda e radicale delusione (da de-ludere,

la fine di un gioco) perché non ci sentiamo contraccambiati.

In particolare le persone maggiormente sensibili, o disposte a mettersi in gioco

rischiano di trovarsi invischiati in storie affettive con persone egoiste ed insensibili.

Certo, l’obiettivo è quello di giungere ad un amore incondizionato, cioè amare

senza porre condizioni.

Ma è realistico?

Diventiamo degli eroi capaci di non aspettarci nulla dagli altri?

Oppure, come propongono alcuni, dobbiamo proprio rassegnarci ed imparare

a non provare emozioni, in modo da non soffrire?

No, non sono riflessioni assonnate da primavera (e da lotta contro l’allergia che stordisce!).

Sono il Vangelo di oggi.

Gesù è molto realista; la stragrande maggioranza delle persone ama per averne un

tornaconto, fa le cose pensando di averne un profitto, sono dei calcolatori, dei mercenari.

È normale che sia così, istintivo; prima pensiamo a proteggere noi stessi e i nostri interessi,

poi quelli delle persone che amiamo e poi gli altri.

Il mercenario, davanti ad un pericolo, ai lupi che assalgono il gregge, ad esempio, fugge.

Non è questa la sensazione che portiamo nel cuore?

La solitudine che ci spaventa?

Non abbiamo forse il desiderio di essere accuditi e protetti da qualcuno che si occupi

di noi senza averne un tornaconto?

A chi sto davvero a cuore?

E Gesù risponde, semplicemente; a me stai a cuore.

Gesù ci ama gratis. E senza condizioni.

Ma, attenzione, il suo è un amore libero ed esigente che rende liberi ed esigenti.

Sì perché, di questi tempi, la notizia che Gesù ci ama, fulcro della calorosa ed

efficace predicazione di papa Francesco, spesso viene interpretata in maniera infantile.

Dio mi vuole bene a prescindere (ed è vero), quindi chi se ne importa di ciò che faccio (e non è vero).

Chi ama davvero una persona tiene a lei e alla sua felicità e se vede che si distrugge ne soffre terribilmente.

Dio ci ama perché cresciamo.

Va a cercare la pecora smarrita ma perché la smetta di fuggire e impari ad amare il gregge.

Gesù è il buon pastore e dà la sua vita per noi; siamo amati seriamente per imparare ad amare seriamente.

E Gesù ci offre un’interessante risposta sulla questione dell’amore incondizionato.

Il Padre ama il Figlio perché dà la sua vita e la riprende, nessuno gliela ruba, e una

volta ripresa è pronta a ridonarla.

A volte, specie in Italia!, viviamo due eccessi; o ce ne freghiamo degli altri e li

usiamo oppure facciamo delle relazioni un idolo.

La mamma considera il figlio una propria estensione.

Il papà si rispecchia nei suoi successi o fallimenti sportivi, l’amato esige dedizione

totale dall’amata e viceversa.

Un amore di fusione in cui si investe tutto sull’altro, aspettandosi tutto.

E se vivere da mercenari è triste, vivere da vampiri è peggio.

Gesù ha in mano la situazione, dona la vita ma non la fa bruciare dalle esigenze degli altri.

Ha un buon rapporto con se stesso, sa quanto vale, perciò può amare liberamente,

con intensità, ma senza farsi rubare, consumare, distruggere.

Spesso, specie in ambito cattolico, amiamo lasciandoci distruggere e, quel che è

peggio, crediamo pure, così facendo, di fare una cosa gradita a Dio!

E pensiamo a Gesù morto in croce per noi!

Ma non è questo l’amore che Dio vuole, un amore travolto e consumato, bensì

un amore donato da dare anche ad altri.

Nella vita dobbiamo imparare a donarci senza egoismi (quanti mercenari in giro!)

e senza farci distruggere.

Preghiamo perché sia così, agiamo per renderlo possibile.

Seguiamo il Pastore che ci ama e ci insegna da amare.

Santa Domenica dell’amore, amici, seguiamo anche noi il Buon Pastore Gesù,

per imparare veramente cosa vuol dire amare, Fausto.