sabato 20 maggio 2023

Il Vangelo di Domenica 21 Maggio 2023

 

Ascensione del Signore Gesù.

Santi Cristoforo Magallanes e 24

compagni Martiri messicani.

Prima Lettura

Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

Dagli Atti degli Apostoli (1,1-11)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato

di tutto quello che Gesù fece e insegnò

dagli inizi fino al giorno in cui fu

assunto in cielo, dopo aver dato

disposizioni agli apostoli che si era

scelti per mezzo dello Spirito Santo.

Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua

passione, con molte prove, durante

quaranta giorni, apparendo loro e

parlando delle cose riguardanti il

regno di Dio.

Mentre si trovava a tavola con essi,

ordinò loro di non allontanarsi da

Gerusalemme, ma di attendere

l'adempimento della promessa del

Padre, «quella-disse-che voi avete udito

da me: Giovanni battezzò con acqua,

voi invece, tra non molti giorni, sarete

battezzati in Spirito Santo».

Quelli dunque che erano con lui gli

domandavano: «Signore, è questo il

tempo nel quale ricostituirai il regno

per Israele?».

Ma egli rispose: «Non spetta a voi

conoscere tempi o momenti che il

Padre ha riservato al suo potere, ma

riceverete la forza dallo Spirito Santo

che scenderà su di voi, e di me sarete

 testimoni a Gerusalemme, in tutta la

Giudea e la Samarìa e fino ai confini

della terra».

Detto questo, mentre lo guardavano,

fu elevato in alto e una nube lo

sottrasse ai loro occhi.

Essi stavano fissando il cielo mentre

egli se ne andava, quand'ecco due

uomini in bianche vesti si presentarono

a loro e dissero: «Uomini di Galilea,

perché state a guardare il cielo?

Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato

assunto in cielo, verrà allo stesso modo

in cui l'avete visto andare in cielo».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 46 (47)

 

Ripetiamo. Ascende il Signore tra canti di gioia.

 

Popoli tutti, battete le mani!

Acclamate Dio con grida di gioia,

perché terribile è il Signore, l'Altissimo,

grande re su tutta la terra. R.

 

Ascende Dio tra le acclamazioni,

il Signore al suono di tromba.

Cantate inni a Dio, cantate inni,

cantate inni al nostro re, cantate inni. R.

 

Perché Dio è re di tutta la terra,

cantate inni con arte.

Dio regna sulle genti,

Dio siede sul suo trono santo. R.

 

Seconda Lettura

Lo fece sedere alla sua destra nei cieli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

agli Efesìni (1,17-23)

Fratelli, il Dio del Signore nostro

Gesù Cristo, il Padre della gloria,

vi dia uno spirito di sapienza e di

rivelazione per una profonda

conoscenza di lui; illumini gli occhi

del vostro cuore per farvi comprendere

a quale speranza vi ha chiamati, quale

tesoro di gloria racchiude la sua eredità

fra i santi e qual è la straordinaria

grandezza della sua potenza verso di noi,

che crediamo, secondo l'efficacia della

sua forza e del suo vigore.

Egli la manifestò in Cristo, quando lo

risuscitò dai morti e lo fece sedere alla

sua destra nei cieli, al di sopra di ogni

Principato e Potenza, al di sopra di

ogni Forza e Dominazione e di ogni

nome che viene nominato non solo nel

tempo presente ma anche in quello futuro.

Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi

e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte

le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza

di colui che è il perfetto compimento

di tutte le cose.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice

il Signore.

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino

alla fine del mondo. (Mt 28,19a.20b)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

A me è stato dato ogni potere

in cielo e sulla terra.

Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20) anno A.

In quel tempo, gli undici discepoli

andarono in Galilea, sul monte che

Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono.

Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è

stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Andate dunque e fate discepoli tutti i

popoli, battezzandoli nel nome del

Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,

insegnando loro a osservare tutto ciò

che vi ho comandato.

Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni,

fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Uomini di Galilea, perché continuate

a guardare il cielo?

Sono stupiti e amareggiati, i discepoli.

Il Maestro se ne va proprio ora che, infine,

avevano capito il grande disegno di Dio

su Gesù, proprio ora che, finalmente,

avevano superato il dolore e si erano

convertiti alla gioia!

Proprio ora che, come nel finale in una

bella commedia americana, tutto

sembrava chiaro, lineare; il Regno era

finalmente iniziato e Gesù avrebbe regnato

con i suoi fedeli apostoli per l’eternità.

E invece no.

Spiazzati, nuovamente.

Gesù torna al Padre, e affida l’annuncio

del Regno ai discepoli.

Che storia.

Uomini di Galilea, perché continuate

a guardare il cielo?

Quante domande la Parola rivolge al

cercatore di Dio.

Perché piangi, anima mia, perché su

di me gemi?

Perché cercate fra i morti uno che è vivo?

Dio ci interroga, ci scuote, ci invita ad

andare oltre, a crescere, a credere.

Paradosso insostenibile del cristianesimo!

Prima ci chiede di credere che il Dio

invisibile si è fatto uomo.

Ora ci chiede di credere che il Dio

accessibile si consegna nelle fragili

mani di uomini peccatori e incoerenti!

Scambio sfavorevole; invece di incontrare

il volto radioso e sereno del Maestro,

incontriamo il volto rugoso e segnato

dei cristiani.

Il racconto di Luca prende ampiamente spunto

dall’ascensione di Elia, una pagina molto

conosciuta in Israele e punto di riferimento

anche per i neo-convertiti.

Troviamo il racconto dell’ascensione di

Elia nel secondo libro dei Re; il grande

profeta viene rapito in cielo sopra un

carro di fuoco, sparisce fra le nubi e il

suo discepolo, Eliseo, ha la certezza di

ricevere almeno una parte dello spirito

profetico, avendolo visto sparire.

Luca descrive l’evento dell’ascensione

usando lo stesso paradigma; le nubi,

simbolo dell’incontro con Dio (ricordate

il Sinai? O il Tabor?), i due uomini che

richiamano i due angeli testimoni della

resurrezione, il bianco delle vesti, segno

del mondo divino.

Il cuore del racconto non è, quindi, la

descrizione di un prodigio, ma la

descrizione di una consegna: come

Eliseo riceve lo spirito della profezia

da parte di Elia, così gli apostoli

ricevono il mandato dell’annuncio

da parte del Risorto.

L’ascensione segna l’inizio del tempo

della Chiesa.

Sono gli angeli a dare la chiave

interpretativa dell’evento: non

guardate il cielo, guardate in terra,

guardate la concretezza dell’annuncio.

I discepoli del risorto sono chiamati

ad annunciarlo, finché egli venga,

a renderlo presente.

La Chiesa, allora, diventa il luogo

dell’incontro privilegiato col risorto,

e assolve il suo compito solo quando

rende presente il vangelo.

Matteo ci dice come.

Diversamente da Luca, Matteo situa

l’addio in Galilea, su di un monte.

Monte che rappresenta il luogo

dell’esperienza divina; solo chi l’ha

incontrato può raccontarlo con credibilità.

E in Galilea; il luogo della frontiera,

del meticciato, del confine.

La terra che per prima è caduta sotto

l’invasore, gli assiri, allora, e che è

sopravvissuta fra vicissitudini e

compromessi, ben lontani dal rigore

richiesto dai puri di Gerusalemme!

Ai tempi di Gesù dare del galileo ad

una persona era un insulto!

La Galilea, però, è anche il luogo dove

tutto è iniziato, il luogo dell’incontro,

dell’innamoramento; solo attingendo

alle esperienze che ci hanno convertito

possiamo annunciare con verità il Signore.

Ecco cosa significa non guardare il cielo;

partire dalla povertà della mia parrocchia,

dal senso di disagio che provo nel vivere

in un paese rissoso e partigiano (mi

racconta un’amica milanese di essere

stata verbalmente aggredita da una

gruppo di cristiani che fuori dalla chiesa

sostenevano un candidato sindaco!),

dall’impressione di vivere alla fine di un

Impero che crolla pesantemente sotto

un cumulo di verbosità.

Qui siamo chiamati a realizzare il Regno,

a rendere presente la speranza.

Qui, in questa Chiesa fragile, in un

mondo fragile.

Ma che Dio ama.

Allora non stupisce il dubbio dei

discepoli, che è il nostro.

Non è una Chiesa muscolosa quella che

annuncia con verità, ma autentica e

in conversione.

Il dubbio è un atteggiamento fondamentale

per il credente, essenziale per la crescita.

L’ateo è sommerso dai dubbi,

il credente li fugge.

All’ateo Gesù si propone come verità.

Al credente come l’innovatore.

E ci rassicura; non siamo soli, Egli è con noi.

È iniziato il tempo della Chiesa, fatta di

uomini fragili che hanno fatto esperienza

di Dio e lo raccontano nella Galilea delle genti.

La smettiamo di lamentarci e ci

rimbocchiamo le maniche?

O deve ritornare ancora Gesù, perché non

siamo riuscite a capire il suo insegnamento!

Santa Domenica dell’Ascensione

a tutti voi, amici, Fausto.